Accenno di si come per dire: —
Non ci mettemmo ad analizzare quel che era successo tra noi quella notte. Avrebbe potuto far scoppiare come una bolla tutto quel che avevamo dentro. Potevamo parlare della nostra
Halum mi aveva ispirato. La mattina dopo sarei uscito a cercar discepoli.
Si udi del rumore in cortile. Guardai dalla finestra e vidi un carro da terra: Noim era tornato dal suo viaggio d’affari. Entro in casa, lo sentii passare nel corridoio davanti alla mia camera, poi sentii bussare piu in la. Sbirciai nel corridoio: stava davanti alla porta di Halum e parlava con lei. Cosa significava? Andava da Halum, che per lui non era nient’altro che un’amica, e non veniva a salutare il suo fratello di legame? Sospetti non degni di me mi si affacciarono alla mente… accuse false. Li scacciai. La conversazione fini, la porta di Halum si chiuse. Noim, senza accorgersi di me, prosegui verso la sua stanza da letto.
Non riuscivo a dormire. Scrissi qualche pagina, ma era tutta roba che non valeva nulla, e verso l’alba uscii a passeggiare tra la nebbia grigia. Mi sembro di udire un grido in lontananza. Qualche animale che cercava il suo compagno, pensai. Qualche belva sperduta che si aggirava nell’alba.
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Ero solo a colazione. Era una cosa insolita ma non strana: Noim, arrivato a casa dopo un lungo viaggio in macchina a meta nottata, avrebbe voluto dormire fino a tardi e senza dubbio la droga aveva lasciata Halum spossata. Avevo molto appetito e mangiai per tre, continuando a far piani per distruggere il Comandamento. Mentre sorseggiavo il te, uno dei servitori di Noim irruppe convulso nella sala da pranzo. Aveva le guance in fiamme e le narici dilatate come se avesse corso parecchio e fosse sull’orlo del collasso. — Venite — grido ansimando. — Gli scudi-di-tempesta… — Mi afferro per un braccio, trascinandomi via dalla sedia. Mi precipitai dietro di lui. Era gia lontano sulla strada non lastricata che portava alle gabbie degli scudi-di-tempesta. Lo seguii, chiedendomi se le bestie fossero scappate nella notte, se avrei dovuto di nuovo passare la giornata dando la caccia a quei mostri. Avvicinandomi alle gabbie, non mi sembro che fossero rotte, non vidi segni di artigli, sbarre abbattute. Il servitore si attacco alle sbarre della gabbia piu grande, che conteneva nove o dieci scudi-di-tempesta. Guardai dentro. Gli animali erano raggruppati, le fauci insanguinate, le pellicce bagnate di sangue, intorno a dei pezzi di carne a brandelli. Digrignavano i denti e si litigavano gli ultimi brani di carne: potevo vedere le tracce del loro banchetto sparse sul terreno. Forse qualche sfortunato animale domestico entrato per caso nel buio tra quegli assassini? Come poteva essere successa una cosa simile? E perche il servitore aveva pensato di farmi interrompere la colazione per farmi vedere una cosa simile? Lo presi per un braccio e gli chiesi cosa ci fosse di tanto strano nello spettacolo degli scudi-di-tempesta che divoravano la loro preda. Egli si volto verso di me, la faccia sconvolta, e grido con voce strozzata: — La signora… la signora…
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Noim fu brutale con me. — Hai mentito — grido, — hai detto di non avere droga con te, ma hai mentito. E l’hai data a lei ieri sera. Non e vero? Non e vero? Non e vero? Non nascondere niente ora, Kinnall. Tu gliel’hai data!
— Tu le hai parlato — riuscivo appena a pronunciare le parole. — Cosa ti ha detto?
— Ci si e fermati alla sua porta perche sembrava di sentire un suono di singhiozzi — rispose Noim. — Le si e chiesto se si sentisse bene. Usci fuori: aveva il volto strano, pieno di sogni, gli occhi vitrei come metallo lucidato e si, si, aveva pianto. Le si e chiesto cosa fosse successo, se fosse accaduto qualcosa. No, rispose, andava tutto bene. Disse che tu e lei avevate parlato tutta la notte. E allora perche piangeva? Scrollo le spalle, sorrise e disse che erano cose da donne, cose di poca importanza… le donne piangono sempre, disse, e non devono dar spiegazioni. Sorrise di nuovo e chiuse la porta. Ma quello sguardo nei suoi occhi… era la droga, Kinnall! Nonostante tutti i tuoi giuramenti tu gliel’hai data! E ora… e ora…
— Per favore — dissi a bassa voce. Ma egli continuo a gridare, mi ricopriva di accuse ed io non potevo rispondere.
I servitori avevano ricostruito tutto: avevano trovato le tracce di Halum sulla strada sabbiosa umida di rugiada, avevano trovata semiaperta la porta interna che da sul cancello da cui si porge il cibo agli animali. Era passata di li: aveva aperto cautamente il cancello e con altrettanta cautela se l’era richiuso dietro per non scatenare liberi nella proprieta addormentata quegli assassini. Poi si era offerta agli artigli che l’aspettavano. Tutto era successo tra il buio e l’alba, forse mentre io passeggiavo altrove. Quel grido nella nebbia… Perche? Perche? Perche? Perche?
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Nel primo pomeriggio avevo gia radunato le poche cose che possedevo. Chiesi in prestito a Noim un carro da terra ed egli me lo concesse con un brusco cenno della mano. Non c’era nemmeno da pensare di rimanere. C’erano echi di Halum dappertutto e poi io avevo la necessita di trovare un posto dove raccogliere le idee senza essere disturbato, e prendere in esame tutto quel che avevo fatto e che mi proponevo di fare. Inoltre, non desideravo essere presente quando la polizia del distretto avrebbe iniziato le indagini sulla morte di Halum.
Non si era sentita in grado di trovarsi di nuovo faccia a faccia con me la mattina dopo, ora che aveva dato via la sua anima? All’inizio, era stata contenta di dividerla. Ma forse piu tardi, nell’ondata di colpevole ripensamento che spesso segue il primo svelarsi dell’anima, aveva visto le cose sotto un aspetto diverso: il riaffiorare di vecchie abitudini alla reticenza, un improvviso, travolgente senso d’orrore di fronte a tutto quel che aveva rivelato. Poi l’improvvisa, irrevocabile decisione, i passi, con il volto gelido, verso le gabbie degli scudi-di-tempesta, il disgraziato passaggio attraverso l’ultimo cancello, l’attimo di pentimento nel momento in cui gli animali le si scagliavano