sulla tundra. Riusciva a scorgere le bolle di fango dove i nastri pompavano calore nel terreno. Un banco di nebbia si stava formando a poca distanza dal suolo, al livello a cui il gelo dell’Artico si scontrava con il calore che saliva. Thor sentiva il terreno percosso da rumori di tuono, strani risucchi di fango che si libera dal fango. Quanto sara gia grande, la deviazione dalla verticale? si chiese. Due gradi? Tre? Quanto dovra inclinarsi perche il centro di gravita esca dal basamento e tutta la costruzione si strappi dal suolo?
— Guarda — bisbiglio improvvisamente Lilith.
Un’altra figura usciva incespicando dal trasmat; Manuel Krug. Era vestito da alfa (vestiti miei, comprese Thor), ma era stracciato e sporco di sangue; attraverso gli strappi si potevano scorgere graffi profondi. Manuel non pareva accorgersi del freddo. Corse verso di loro con una luce folle, angosciata negli occhi.
— Lilith? Thor? Oh, grazie a Dio! Ho cercato dappertutto un volto amico. Il mondo e diventato matto?
— Dovreste indossare abiti piu pesanti, a questa latitudine — disse Thor, tranquillamente.
— Che importa? Sentite, dov’e mio padre? I nostri androidi si sono ribellati. Clissa e morta. L’hanno violentata, l’hanno fatta a pezzi. Io sono riuscito a scappare per un pelo. E dappertutto… Thor, cosa succede? Cosa succede?
— Non avrebbero dovuto far del male a vostra moglie — disse Thor. — Vi faccio le mie scuse. Non era necessario.
— Era loro amica — disse Manuel. — Dava segretamente del denaro al PEA, lo sapevi? E… e… Dio mio, perdo la testa. Mi pare che la torre non sia piu dritta. — Sbatte le palpebre e si schiaccio le dita sugli occhi. — Eppure continua a sembrarmi inclinata. Si e spostata fin li? E come puo essere? No. No. Sono pazzo. Dio, aiutami. Almeno ci sei tu. Lilith? Lilith? — Si mosse per abbracciarla. Tremava convulsamente. — Fa cosi freddo, Lilith. Per favore, stringimi. Portami via. Noi due soli. Ti amo, Lilith. Ti amo, ti amo, ti amo. Mi resti solo tu…
Fece per abbracciarla.
Lei evito l’abbraccio. Le braccia di Manuel si chiusero sull’aria. Lilith si allontano da lui e si getto contro Thor, abbracciandolo. Thor la strinse a sua volta: sorrise trionfalmente. Passo le mani sul suo corpo sottile, le fermo sulla carne soda della schiena. Le sue labbra cercarono quelle della donna. Tuffo la lingua nella sua bocca tiepida.
— Lilith! — urlo Manuel.
Thor provo uno schiacciante fremito di sensualita. Il suo corpo era in fiamme; ogni terminazione nervosa pulsava: ora sentiva pienamente destata la sua virilita. Lilith era come argento vivo tra le sue braccia. Il suo petto, il suo ventre, le sue cosce ardevano contro di lui. Si accorse solo vagamente dell’esclamazione angosciata di Manuel.
— La torre! — gridava Manuel. —
Thor si stacco da Lilith. Si volto verso la torre, teso e in attesa. Dalla terra venne un terribile rumore di macina. Un risucchio di fango gorgogliante. La tundra s’increspo e ribolli. Uno schianto come quello di un albero abbattuto. La torre s’inclino. La torre s’inclino. La torre s’inclino. I riflettori gettarono uno splendente rivolo di luce lungo la parete esterna. All’interno, gli apparecchi di comunicazione, chiaramente visibili, parevano semi nel baccello. La torre s’inclino. Dalla parete ovest del basamento grandi lastre di terreno gelato furono scagliate in aria e giunsero quasi a sfiorare l’ingresso del centro di controllo. Crepitarono forti schiocchi, come di corde di violino spezzate. La torre s’inclino. Si udi uno sdruscio, uno strofinio: quante tonnellate di cristallo rotavano sulle fondamenta? Quali grandi legami cedevano in seno alla terra? Gli androidi, fermi a gruppetti all’esterno della zona pericolosa, continuavano disperatamente a farsi il segno di “Krug ci salvi”, il mormorio delle loro preghiere superava i sovrannaturali rumori del profondo. Manuel singhiozzava. Lilith ansava e gemeva come Thor l’aveva udita solo due volte, quando si dibatteva nelle scosse finali dell’orgasmo. Thor era sereno. La torre s’inclino.
Ora cadde. L’aria spostata dalla mole in caduta si avvento selvaggiamente su Thor e per poco non lo getto a terra. Il basamento della torre pareva quasi immobile, ma la sezione mediana cambiava d’angolo in modo misurato e la sommita ancora incompiuta descriveva un arco brusco, fiammeggiante, avvicinandosi ferocemente al terreno. Giu, giu, giu, giu cadde. La caduta era incapsulata in un momento al di fuori del tempo; Thor riusciva a distinguere ogni singola fase del crollo, a separarla dalla fase precedente, come se fosse stata una serie di immagini staccate. Giu. Giu. L’aria urlava e gemeva e portava odore di bruciato. La torre colpi il terreno, non tutta ma a sezioni, colpendo e rimbalzando e toccando di nuovo, spaccandosi, scagliando nell’aria immensi schizzi di fango, scagliando a enorme distanza i suoi stessi blocchi frantumati.
Il punto culminante della caduta parve durare molti minuti, con monconi di parete cristallina che si alzavano e cadevano; la torre parve contorcersi come un gigantesco serpente in agonia. Un insopportabile fragore di tuono continuo a echeggiare senza posa. Poi, finalmente, tutto torno immobile e rimasero solo frammenti di cristallo dispersi per centinaia di metri. Gli androidi chinavano il capo in preghiera. Manuel, accovacciato tristemente ai piedi di Lilith, premeva la guancia contro il suo polpaccio. Lilith, ferma a gambe divaricate, le spalle all’indietro, il petto in tumulto, brillava dei residui dell’estasi. Thor, poco distante da lei, meravigliosamente calmo, sentiva farsi strada tra la sua esultanza la prima macchia di tristezza ora che la torre era caduta. Strinse Lilith piu forte.
L’istante successivo, Simeon Krug emerse da uno dei trasmat. Thor gia se l’aspettava. Krug si porto la mano agli occhi, come per parare un bagliore accecante, e si guardo intorno. Osservo il punto dove prima sorgeva la torre. Guardo i gruppi silenziosi, stipati, di androidi. Fisso lungamente l’immensa distesa di schegge lucide. Infine si volto verso Thor Guardiano.
— Com’e successo? — chiese con calma, tenendo la voce sotto rigido controllo.
— I nastri refrigeranti hanno cessato di funzionare nel modo corretto. Il terreno si e sgelato.
— C’era una decina di controlli di sicurezza per evitare questo pericolo.
— Ho assunto il controllo dei controlli.
— Tu?
— Sentivo la necessita di un sacrificio.
La sovrannaturale calma di Krug non si dileguo ancora. — E dunque questa la tua riconoscenza, Thor? Ti ho dato la vita. Sono tuo padre, in un certo modo. Ti ho negato quanto volevi, e tu mi hai distrutto la torre. Eh? Che senso ha, Thor?
— Ha senso.
— Per me non ne ha — disse Krug. Rise amaramente. — Ma, e chiaro, io sono solamente un dio. Forse gli dei possono non capire le ragioni dei mortali.
— Gli dei possono tradire il loro popolo — disse Thor. — Voi ci avete tradito.
— Ma era anche la
Krug s’interruppe, tossendo, ansando.
Thor prese Lilith per mano. — Ora dobbiamo andare. Qui abbiamo fatto quanto dovevamo fare. Torniamo a Stoccolma dagli altri.
Passarono accanto al silenzioso, immobile Krug e si diressero verso le cabine trasmat. Thor ne mise in azione una. Il campo era verde puro: il colore giusto; tutto doveva essere tornato a posto nelle centrali trasmat.
Comincio a formare le coordinate. Mentre lo faceva, udi il ruggito spasmodico di Krug:
—
L’androide si guardo alle spalle. Krug era a pochi metri dalla cabina. Aveva il volto arrossato e distorto dalla collera, le labbra contratte, gli occhi stretti come fessure; rughe profonde gli solcavano le guance. La sua mano sferzava l’aria. Con un improvviso scatto di furia, afferro Thor per il braccio e lo tiro fuori del trasmat.
Krug pareva cercare delle parole. Non le trovo. Dopo un istante in cui rimase fermo a fissare Thor, alzo il braccio e lo schiaffeggio. Fu un colpo violento, ma l’androide non fece alcun tentativo per restituirlo. Krug lo colpi di nuovo, questa volta con un pugno. Thor indietreggio verso il trasmat.
Con un urlo spesso, strangolato, Krug si avvento in avanti. Prese Thor per le spalle e comincio a scrollarlo freneticamente. Thor era stupefatto dalla furia che si era impossessata di Krug. Krug lo prendeva a calci, gli sputava in faccia, gli affondava le unghie nella carne. Thor cerco di separarsi. Krug sferrava testate contro il petto di Thor. Sarebbe stato facile scagliarlo via, si accorse lui. Ma non poteva farlo.
Non poteva levare la mano su Krug.
Nella furia dell’assalto, Krug l’aveva spinto fin quasi al bordo del campo. Thor si guardo preoccupato alle spalle. Non aveva formato tutte le coordinate; il campo era ancora aperto: un condotto verso il nulla. Se lui o Krug ci fossero caduti dentro…
— Thor! — grido Lilith. — Attento!
La fiamma verde lo sfiorava. Krug, piegato sotto di lui, continuava a colpire. Occorreva porre termine alla