«Il Coordinatore della base ha fatto il punto della situazione» disse Ristin freddamente, annuendo. «Che cosa faremo noi?»

Un Vardda di alta statura balzo in piedi e grido: «Propongo di uccidere per prima cosa questi traditori!»

Ci fu un vivace coro di assenso di una mezza dozzina di voci. Ristin richiamo energicamente all’ordine.

«Vi ho ricordato che in questo momento noi dobbiamo pensare soprattutto ai veri interessi del nostro popolo! Che simili interruzioni non si ripetano.»

Un Vardda piu anziano si alzo tra i banchi e disse pianamente: «Prima di fare la mia proposta devo ammettere di aver sempre avuto una segreta simpatia per gli Orthisti. Non credo di essere il solo qui dentro a poter fare questa affermazione. Dovete ammetterlo.» Prosegui: «Da tempo mi sono auspicato la fine di questo assurdo monopolio. Ora ci hanno forzato la mano. A mio parere la migliore e piu saggia linea di condotta che possiamo adottare e di agire subito, di dichiarare pubblicamente che noi Vardda intendiamo rivelare il segreto a tutta la Galassia.»

S’interruppe per dare piu enfasi alla sua affermazione. «Il segreto e ormai di pubblico dominio in ogni caso. Ma agendo prontamente possiamo guadagnarne in credito. Possiamo affermare che la trasmissione e stata fatta con il nostro consenso. Ricordate: che a noi piaccia o no, nel giro di alcune generazioni gli abitanti di altri mondi saranno in grado di volare negli spazi interstellari, e non vogliamo che allora coltivino contro di noi un retaggio di odio.»

Trehearne, ascoltando, sorrideva amaramente: «La politica e la stessa in ogni parte della Galassia.»

«Ma e proprio quanto avevamo sperato» bisbiglio Edri. «E avra anche il suo effetto!»

Si erano scatenate dispute e aspri dibattiti, che continuarono ininterrottamente, in un clamore di voci che accusavano e negavano, mentre Ristin manteneva fermamente l’ordine, riportando di volta in volta la discussione al tema principale. Infine, approfittando di una pausa, Joris si fece improvvisamente avanti ad affrontare il Consiglio.

«Ora ascoltatemi» tuono il vecchio. «Dal modo come qualcuno di voi ha parlato pare siate convinti che questo significa la fine dei Vardda, la fine di Llirdis, la fine di tutto. E una poderosa sciocchezza. In primo luogo, le mutazioni non si compiono da un giorno all’altro. Ci vorranno una o due generazioni prima che altre razze comincino ad avventurarsi tra le stelle.»

Trehearne noto che il discorso faceva il suo effetto. Il Consiglio dei Vardda, essendo composto di esseri umani, non poteva preoccuparsi profondamente di un lontano futuro di cui non sarebbero stati spettatori.

«E inoltre» urlo Joris «quando tutte quelle mezze intelligenze dei popoli della Galassia intraprenderanno il volo interstellare, questo significhera forse che il grande commercio dei Vardda sara rovinato per sempre? Ascoltate! Noi Vardda fummo i primi ad avventurarci tra le stelle. I primi! Pensate che tutti quegli zotici popoli della Galassia possano competere con noi lassu? Lo pensate?»

Li incanto con questo, con l’orgoglio dei Vardda, la gloria dei Vardda.

Trehearne vide i volti contratti mutare espressione. Non tutti, ma molti.

Joris fece una pausa, prima di concludere: «Pensate che verra mai un tempo in cui i Vardda perderanno la loro autorita?»

Non si parlo molto, dopo questo. Vi furono domande, proteste, dubbi, ma poche discussioni. Tutti i punti principali erano gia stati toccati.

«Dobbiamo deciderci ora o mai piu» disse Ristin. «Se indugiamo troppo non vi sara piu possibilita di scelta.»

Trehearne udi la lettura della delibera, la votazione e il risultato. I Vardda non potevano piegarsi tanto facilmente! Quarantatre furono i voti contrari alla delibera. Ma settantanove erano in favore.

Infine Ristin proclamo: «Stasera verra annunciato con una trasmissione su tutte le linee che, in vista dei progressi della civilta sui pianeti di molti sistemi solari, i Vardda ritengono giunto il momento di far partecipi del segreto della mutazione altre razze scelte.»

Quom esulto: «E fatta, Trehearne, e fatta.»

Trehearne non poteva ancora afferrare in tutta la sua realta il fatto che quella semplice affermazione segnava un definitivo cambiamento nella Galassia. Che con essa tutte le razze umane cominciavano il grande mutamento verso l’Uomo Galattico.

«E questi criminali che ci hanno obbligati ad adottare questa risoluzione?» domando un Vardda riluttante, fissando Trehearne e i suoi compagni.

«Non abbiamo scelta» disse Ristin seccamente. «Se li punissimo per quanto hanno fatto, sveleremmo le vere ragioni del nostro annuncio. Le accuse di procedura normale vengono considerate nulle.»

«Cosi che non saranno puniti del loro crimine?»

Ristin sospiro con rammarico: «Gli interessi dello stato lo richiedono. No.»

I compagni di Trehearne stavano per venir meno a meta sbigottiti, a meta increduli della vittoria che avevano creduto impossibile. Ma stranamente Trehearne non pensava alla conquista che avevano fatto in nome delle razze della Galassia, sentiva in se l’orgoglio che la frase di Joris 'Noi Vardda' vi aveva acceso.

Noi Vardda, ed egli era uno di loro. Era uno dei signori delle stelle, i primi, i piu grandi degli stellari.

Edri pensava a qualcos’altro. Si era spinto avanti tra il frastuono generale per parlare a Ristin. «C’e un’altra cosa. Orthis…»

«Abbiamo inviato un caccia a sorvegliare la sua astronave» lo interruppe Ristin.

Edri annui tristemente. «Ma Orthis non era neppure figlio di un pianeta. Era figlio delle stelle, ha sempre vissuto tra le stelle. E rimasto tanto tempo su quel remoto pianeta. Se la sua astronave potesse di nuovo librarsi nello spazio…»

Ristin annui pensosamente: «Una buona idea. Dando alla sua astronave un’orbita intorno al nostro sistema creeremo un monumento che ricordera a tutta la Galassia che furono i Vardda a dar loro la possibilita di volare tra le stelle.»

Edri si volse a Trehearne e a Joris. Aveva le lacrime agli occhi. Disse: «Orthis torna a casa.»

Il messaggio lasciato per Trehearne diceva semplicemente che Shairn sarebbe stata alla Torre d’argento. Glielo consegnarono quando finalmente uscirono dal Palazzo del Consiglio. Joris gli procuro una macchina e un autista. Trehearne esito, con una improvvisa ripugnanza a separarsi dal vecchio. Edri, Quorn e gli altri avevano i loro tanto accarezzati piani. Ma per Joris la vittoria non rappresentava una gioia.

«Se tutto questo fosse accaduto una generazione fa, mio figlio sarebbe ora il capitano di un’astronave» mormoro in risposta alle incerte parole di Trehearne. «Bene…»

La macchina lo condusse fuori dalla citta, lieve e veloce; la gran luce di Aldebaran s’immerse nel mare e calo il crepuscolo. Le stelle fiorirono nel cielo e Trehearne alzo lo sguardo a esse. Guardo la vaga scintilla remota del piccolo Sole e penso alla Terra e a un trovatello di laggiu che per miracolo aveva ritrovato la via di casa.

Quella verde lontana Terra non sapeva ancora nulla delle battaglie combattute e vinte ai confini estremi della Galassia. Ma era stata una battaglia combattuta anche in suo favore ed essa l’avrebbe saputo in tempo. Tra una generazione le astronavi avrebbero cominciato a recarsi apertamente sulla Terra. E superati i loro mortali conflitti, anche i giovani della Terra si sarebbero avventurati tra le stelle per unirsi alla grande marcia dell’Uomo Galattico. Chi poteva mai dire dove questa marcia li avrebbe portati? Fino ad altre galassie, ad altri continenti astrali… I pensieri di Trehearne ritornarono alla realta dalle immensita del futuro quando scorse la Torre d’argento balenare al lume delle stelle. Usci dalla macchina e si avvio verso di essa e poi vide una pallida figura sulla spiaggia in ombra, accanto al lento sciacquio del mare e muto direzione.

La prese tra le braccia, ma lei lo allontano. Poi gli parlo, la voce chiara, il viso un’incerta macchia bianca nell’ombra. «Non voglio che tra noi rimangano dei malintesi. Voglio che tu lo sappia. Ti odio per quanto hai fatto ai Vardda. Ti odiero sempre per questo.»

Egli fece un passo indietro e lascio cadere le braccia. «In questo caso» disse «sara meglio che me ne vada.»

«No, aspetta.» Gli si avvicino e gli prese il viso tra le mani, molto dolcemente e disse: «Ti amo, malgrado tutto, non so perche. La mia ragione continua a ripetermi i motivi per cui non dovrei, ma… e strano, Michael, non sono mai stata innamorata prima d’ora. Mi accetti a questi patti?»

Egli l’abbraccio questa volta, la tenne stretta contro di se, sfiorandole le labbra con le sue, mentre rispondeva: «La vita con te non sara certo un’oasi di pace. Ne sono sicuro, ma lo seppi subito quando t’incontrai.»

Indugiando con lei nella penombra, mentre il vento del mare le gonfiava l’abito bianco e le scompigliava i capelli, il gioco della memoria lo riporto a quella notte sulla spiaggia bretone, secoli prima. Da allora aveva percorso un cosi lungo cammino, eppure di tutto quanto era accaduto, questo era quasi il suo ricordo piu nitido.

Seppe allora, con una saggezza che non aveva mai avuto prima, che a un uomo sarebbe accaduto sempre cosi, non erano i conflitti e la pena e il trionfo, non gli imperi e le stelle e lotte cio a cui la memoria aderiva piu a lungo. Erano le piccole cose, l’eco del riso di una ragazza, il grido degli uccelli portato dal vento marino, lo splendore di un lontano tramonto, che un uomo ricordava, che avrebbe sempre ricordato quando ogni altra cosa fosse scomparsa.

FINE
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