nel senso che ogni singola loro parte era commestibile, altamente nutritiva, e poteva essere preparata e mangiata in centinaia di modi diversi. Tuttavia, le piante prosciugavano letteralmente il terreno in cui crescevano, e di conseguenza a ogni nuova semina andavano restituite alla terra le sue sostanze nutritive. Queste ultime venivano fornite dalle stazioni di riciclaggio, che trasformavano in una melma scura qualsiasi tipo di detrito alimentare che passasse attraverso gli scarichi dei rifiuti organici e attraverso i sistemi digestivi dei membri dell’equipaggio.

Ma anche quel lavoro non era poi tanto male se paragonato alla pulizia delle stalle degli hoo’hik, gli animali da macello a quattro zampe pallidi, docili e pelosi. Gli hoo’hik erano grandi come lo stesso Lisandro e avevano un carattere generalmente docile e affettuoso. A dir la verita puzzavano parecchio, e le loro feci erano ancora peggio, ma erano decisamente molto affettuosi, tanto che capitava spesso che qualcuno di loro premesse dolcemente il muso contro il corpo di Lisandro, anche mentre li portava al macello; in alcune occasioni, li aveva addirittura visti sollevare le loro zampe pelose per accarezzare dolcemente il macellaio stesso, mentre attendevano con espressioni inebetite il colpo che li avrebbe uccisi. Gli hoo’hik non avevano praticamente nulla a che vedere con i cani e i gatti che Sandy aveva visto alla TV terrestre, ma allo stesso tempo erano la cosa piu simile a un cane o a un gatto che ci fosse da quelle parti. A volte Lisandro si ritrovava a desiderare di avere un cucciolo di hoo’hik come animale domestico. Ma naturalmente una cosa del genere era del tutto impossibile. Nessun tipo di animale domestico poteva essere ammesso sulla grande nave hakh’hli.

A meno che non si consideri come tale lo stesso Lisandro Washington.

— Su, sbrigatevi, sbrigatevi — ripeteva in continuazione MyThara mentre la coorte si soffermava a guardare con aria malinconica ogni corridoio e compartimento davanti al quale si trovasse a passare, zone che erano sempre state a loro disposizione e alle quali ora era stato negato l’accesso. Gli hakh’hli che incontravano si fermavano tutti per osservarli, poiche la Coorte Missione Terra era ormai diventata la piu famosa di tutta la nave. In condizioni normali, i componenti della coorte non avrebbero mai potuto ottenere una simile attenzione, per nessun motivo. Per gli standard sociali hakh’hli infatti loro non erano altro che dei “cheth”, il che significava che erano adulti, ma ancora non del tutto. In condizioni normali, nessuno dei membri della coorte sarebbe stato considerato degno di assumersi qualsiasi tipo di seria responsabilita per almeno altri sei anni. Tuttavia, in questo caso le condizioni non erano affatto normali. I componenti della Coorte Missione Terra non avevano il tempo per diventare piu vecchi e piu saggi, poiche il momento in cui sarebbero entrati in azione era ormai prossimo. Di conseguenza, gli altri hakh’hli li vedevano un po’ allo stesso modo in cui un giapponese particolarmente cinico avrebbe potuto vedere un giovane volontario kamikaze nel corso della Seconda guerra mondiale. L’importanza e la serieta del lavoro che avrebbero intrapreso faceva si che meritassero un certo rispetto, ma allo stesso tempo rimanevano pur sempre dei ragazzini, e per di piu con la testa ancora piena di piume.

Il loro compito di quel giorno consisteva nel fissare le reti nell’asilo. Quando la nave sarebbe entrata nell’orbita del pianeta Terra, i suoi motori sarebbero stati spenti, e a quel punto tutto cio che si trovava al suo interno avrebbe perso immediatamente peso. Quello era il momento in cui sarebbero risultate necessarie le reti, affinche i piccoli hakh’hli appena nati, che saltellavano felicemente in giro per l’asilo, non si rompessero le loro piccole teste sulle pareti.

— Sandy, tu vai in cima — ordino Demetrio dopo aver controllato la situazione. — Il piu leggero sei tu.

— Ma e il lavoro piu faticoso di tutti — si lamento Sandy. Chi si trovava in cima alle pareti infatti avrebbe dovuto ancorarsi con uno o piu arti e cercare di prendere al volo con gli arti rimasti liberi le pesanti sfere di fibra elastica che gli venivano lanciate.

— Ti sta bene-gracchio con tono maligno Elena. — Era ora che tu cominciassi a fare qualche lavoro un po’ serio. — Dato che era la seconda piu piccola dopo Sandy, anche se la differenza di massa fra i due era notevole, Elena venne subito mandata in cima alla parete opposta per raccogliere i lanci di rimando.

Per non sprecare quel tempo, la coorte organizzo immediatamente uno dei suoi tipici giochi informali. Il gioco si chiamava semplicemente “Domande” e, dato che era stata Elena a proporlo, tocco a lei scegliere la categoria delle domande.

— Secondi nomi — decreto.

— Di presidenti degli Stati Uniti? — aggiunse timidamente Chiappa. Chiappa era sempre il piu diffidente fra loro. Ed era anche il piu grasso e il piu basso della coorte. Veniva sempre preso in giro da tutti per il modo goffo in cui si muoveva, ma quando faceva una proposta, sempre ammesso che venisse ascoltata, tutti trovavano quasi sempre che si trattasse di una buona idea.

— Va bene — disse Sandy con tono carico di aspettativa mentre sistemava il suo apparecchio acustico per essere sicuro di non perdere nulla. — Inizio io allora. Che ne dite di Herbert Hoover?

— Clark — ribatte immediatamente Demmy. — Il suo secondo nome era Clark. Herbert Clark Hoover, 1929 -1933. Era presidente durante il grande crollo della Borsa del 1929, quello che porto alla Grande Depressione, ai venditori di mele, alle file per il pane, alla disoccupazione, al minigolf…

Polly gli scaglio addosso una palla di corda. — Limitati a dire il nome — ordino con tono scocciato. — Continua, tocca a te.

Demmy emise una risatina mentre afferrava il rotolo, con gli occhi umidi di vanita. Lancio la palla a Sandy, che rimase in ascolto mentre fissava l’anello della rete a uno dei pioli infissi nella parete. — Va bene — disse Demmy. — Che ne dite di Richard Nixon?

— Milhous! — esclamo immediatamente Polly, che era gia pronta con la sua prossima domanda. — Calvin Coolidge — disse orgogliosa leccandosi le labbra con fare soddisfatto. Era certa di averli fregati, ma Chiappa non si lascio ingannare tanto facilmente.

— Era Calvin! — sbotto in tono trionfante. — Il suo secondo nome era proprio Calvin! Il primo era… era…

— Era cosa? — domando Polly. — Non hai risposto alla domanda.

— Invece si! — grido Chiappa.

— Invece no!

— Stupida spilungona succhiasangue — sibilo Chiappa, tentando di mettere a frutto il suo gergo terrestre nonostante l’evidente difficolta nel pronunciare le “esse”. — Ho risposto correttamente!

— E invece no. Calvin e il nome che ho detto io. Tu devi dire l’altro nome, altrimenti hai perso e tocca di nuovo a me e… oof! — Polly annaspo mentre Chiappa le balzava addosso sbattendo la massiccia testa triangolare direttamente nella sua pancia.

La rissa che si sviluppo pose temporaneamente fine al lavoro che stavano svolgendo. Elena balzo immediatamente giu dal suo trespolo per unirsi alla lotta, mentre Sandy invece rimase appollaiato dov’era. Queste risse non rappresentavano nulla di particolarmente pericoloso per i suoi compagni di coorte, che pesavano tutti almeno il doppio di lui e in linea di massima si equivalevano come forza fisica. Per Sandy invece la questione era ben diversa. Egli non possedeva ne la massa sufficiente ne la pelle dura degli hakh’hli, e di conseguenza partecipare a una rissa del genere sarebbe stato a dir poco deleterio per lui. Tanto piu che non aveva nemmeno la forza muscolare necessaria per parteciparvi, dato che qualunque giovane hakh’hli avrebbe potuto tranquillamente staccargli gli arti uno per uno come se staccasse i petali da una margherita. In passato, quando erano tutti molto piu giovani, vi erano state occasioni in cui si era quasi giunti fino a quel punto.

In verita, Lisandro Washington non era affatto un mingherlino. Sulla Terra non sarebbe mai stato considerato tale, solo che gli hakh’hli erano tutt’altra cosa rispetto agli esseri umani. Fortunatamente, ne erano perfettamente consapevoli. Quando qualche suo compagno di coorte si arrabbiava con Sandy, non arrivava mai fino al punto di esercitare violenza fisica su di lui. I componenti della coorte sapevano benissimo che cosa sarebbe loro accaduto se avessero danneggiato in qualsiasi modo l’unico membro di razza umana del gruppo, ma questo non era l’unico motivo per il quale lo rispettavano. Gli altri membri della coorte di Sandy infatti erano piuttosto felici di averlo con loro. Anzi, gli erano addirittura grati, poiche in realta gli dovevano molto. Tutti infatti sapevano benissimo che se non fosse stato per il fatto che quella creatura terrestre, Lisandro Washington, aveva avuto bisogno di compagni per crescere (non compagni umani, naturalmente, poiche sulla grande nave non ve ne erano proprio, ma piuttosto gli esseri piu simili agli umani che gli hakh’hli erano riusciti a trovare), con ogni probabilita tutti loro sarebbero stati ancora sotto forma di uova, congelate nella grande incubatrice criogenica della nave.

Cosi, mentre gli altri si picchiavano, Sandy scivolo giu dalla sua parete e si infilo in un angolo seminascosto protetto da una fila di nidi vuoti. Gli infanti hakh’hli che avrebbero dovuto occupare quei nidi non erano ancora usciti dall’incubatrice. Dopo essersi messo comodo, felice di avere avuto la possibilita di scendere dal suo trespolo sulla parete, Sandy tiro fuori da una tasca un piccolo bloc-notes e una penna. Abbasso la testa per proteggersi da eventuali oggetti lanciati dai suoi compagni e inizio a scrivere una poesia.

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