— Direttore Klyos? — disse Sidney. La voce calma e profonda suono perplessa ma cortese. — Cosa posso fare per voi?

— Non so niente di musica, ma mi dicono che e un onore conoscervi.

— Da bambino avrete certamente canticchiato qualche filastrocca. Quindi di musica un pochino ne sapete.

— No.

— Oh.

— Signor Halleck — disse Jase con cura, cercando di ricordare lo sproloquio di Jeri. — Ci siete stato raccomandato dall’ufficio artistico del GLM e dall’Ente governativo per… ah… le istituzioni sociali. Vorrei che parlaste per qualche minuto con il nostro direttore di riabilitazione, il dottor Jeri Halpren. Sta sperimentando un nuovo programma per reclusi in attesa di reinserimento nella societa terrestre. Posso passarvelo?

— Prego — disse Sidney Halleck, stupito. — Ma non so proprio come potrei essergli d’aiuto. Non conosco niente, sulle prigioni, pero…

— Vi spieghera lui. — Jase lancio un’occhiata a Jeri, che lo fissava con incredulita e stupore. Si sforzo di mantenere un tono cortese. — Vi ringrazio molto, signor Halleck. E stato un piacere… Oh! — Si interruppe, sorpreso. — Mi venga un colpo!

— Prego?

— Mi e appena tornata in mente una poesiola.

Sidney sorrise cordialmente. — Il cervello e un meraviglioso deposito di cianfrusaglie.

— Davvero.

— Che canzoncina era?

— Ah… parlava di crostate. La Regina di Cuori preparo le crostate in un giorno d’estate… Pero, signor Halleck, e una filastrocca senza musica.

— A rigor di termini, e vero — disse Sidney in tono di scusa. — Avete ragione. Ma ha un certo ritmo, e se definiamo la musica come una successione o uno schema di intervalli sonori disposti secondo un ritmo prevedibile o variato, ci siamo quasi con La Regina di Cuori, giusto? Mentre una poesiola come Giro giro matto.

— Oh, gia… la scimmia caccia il ratto…

— Ha in realta una melodia propria. Ricordate?

— Come diavolo era il verso seguente? — Rimasero tutt’e due in silenzio, a pensarci. Poi Jase si accorse che accanto a lui Jeri cominciava ad agitarsi. Gli lancio un’occhiata. — Ah — disse. — Il direttore della riabilitazione diventa irrequieto. Signor Halleck…

— Sidney, vi prego.

— Sidney, se decidete di visitare Averno, spero di poter chiacchierare ancora con voi.

— Mi auguro di poter essere d’aiuto. Buon giorno, direttore Klyos.

Jase passo la linea a Jeri e si alzo per allontanarsi dalla sua irritante voce nasale. Qual era il verso? La scimmia caccia il ratto… E chi era la Regina di Cuori? Continuo a ripetersi la domanda con lo sguardo fisso nel vuoto, finche fu colpito dalla totale assurdita del proprio comportamento: restarsene li impalato nel Mozzo di Averno a cercare di scoprire l’identita del personaggio di una poesiola infantile.

Pero, si disse intestardendosi, sottintendevano sempre qualcosa, tutte quelle filastrocche. Non era cosi? Politica, calamita, incendio, vita e morte… Soffoco l’impulso di interrompere la conversazione di Jeri, ma alla fine cedette, proprio nel momento in cui l’altro interrompeva il contatto e diceva: Verra qui. — Il suo sorriso si allargo di fronte all’intensa irritazione di Jeri e si smorzo. — Ho fatto qualcosa di male?

— Volevo chiedergli una cosa. Volevo chiedergli… — Mosse la mano. — Non farci caso. E ridicolo. — Ma la filastrocca gli stuzzico di nuovo il cervello, mentre riprendeva il lavoro. La scimmia caccia il ratto… Solo che lui dava la caccia anche alla Regina di Cuori. E… Pop!

Spariti.

Aggrotto severamente le ciglia, scacciando l’immagine bizzarra, e si concentro sul monotono, cruciale tran- tran di Averno.

3

Il Mago era steso sulla schiena sotto il pannello dei comandi del Pianto volante quando Aaron Fisher sali la rampa e busso al portello aperto. Non ricevendo risposta dal corpo steso sotto il pannello, Aaron entro nella spaziolancia. Mentre varcava la soglia risuono un sommesso e antico miscuglio di corni e trombe. Il Mago depose il saldatore laser e rotolo fuori troppo bruscamente, battendo la testa.

— Ahi, accidenti ai guasti… Ciao, Aaron. — Si alzo e sorrise, tendendo la mano e strofinandosi la testa.

— Tutto a posto?

— Sopravvivro. — Ruoto il sedile del capitano, lanciando un’occhiata all’uniforme sgualcita di Aaron. — Siediti. O sei in servizio?

Aaron scosse la testa, con aria stanca. — Sto tornando a casa.

— Caffe?

— Si. Anzi, no. Hai una birra gelata?

— Te la prendo subito. — Si trattenne un momento, massaggiandosi sempre la testa con aria assente e un’espressione bizzarra. — Spero che ti sia piaciuto il concerto dell’altra notte.

Aaron sorrise brevemente al ricordo, con aria meravigliata. — Fino a che ora hai continuato?

— Fino alle sei del mattino. Sidney era ancora li.

— Cosa combinavi? Semplice curiosita professionale.

— Niente. Alla fine ho deciso che uno dei neurocavi deve avermi fatto scattare qualcosa nel cervello, perche la musica non voleva saperne di smettere. Ma qui ho fatto delle prove, e non mi e successo niente.

Il sorriso di Aaron si spense. — Fai attenzione — disse, e gli occhi del Mago cambiarono, concentrandosi con inconscia curiosita sul poliziotto. Il viso di Aaron si sposto di una frazione di centimetro verso la calda luce del mattino che entrava dal portello aperto e colpiva il suo sedile. Il raggio di luce era piacevole, non ancora troppo caldo. L’aria attorno allo scalo, che piu tardi avrebbe puzzato di asfalto, gas di scarico, prodotti chimici, adesso portava con se un fresco sentore di mare. Il poliziotto, sentendo ancora su di se lo sguardo curioso e interrogativo, si giro per affrontarlo. Ma il Mago era sparito; Aaron udi provenire dalla minuscola cucina il fruscio della ghiacciaia aperta. Si sistemo meglio sul sedile, senza guardare niente in particolare.

Era un uomo alto, snello e robusto, con un viso amabile e aggressivo insieme. Portava un bel paio di baffi scuri all’antica, e non si preoccupava di far scomparire le rughe profonde dell’eta. I suoi occhi riflettevano il colore dell’ambiente. In quel momento, circondati dal grigio e argento del Pianto volante, erano scuri.

— Hai cambiato campanello — disse, quando il Mago torno con la birra.

— Mormorto d’acqua di Handel. - Ruoto il sedile del navigatore e si sedette. Aaron accenno al saldatore.

— Problemi?

— Il sistema di comunicazione. La ricevente e vecchia.

— Tutta la spaziomobile e vecchia. Ho fatto i miei voli d’addestramento su un modello uguale a questo, 13 anni fa. Brutta, ma affidabile. Averno cambia modello ogni quattro o cinque anni; questo qui era uno dei migliori.

— E cosi brutta — disse il Mago amorevolmente. — L’ho avuta in cambio di una canzone. — Si stiracchio contro il cuoio consunto e poso i piedi sulla cassetta per gli attrezzi. Per un istante parve perdersi in un mondo di sogno, e il suo viso divenne indecifrabile e quasi amorfo; teneva lo sguardo fisso sul caffe come se vi vedesse dentro panorami galleggianti.

— Cos’e successo stanotte? — chiese improvvisamente.

— Un cecchino.

— Chi e morto?

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