Confesso ch’ero venuto in preda a uno stato d’animo bellicoso.

Invece si e limitato a dire: «La prossima relazione non ha bisogno in realta di alcuna presentazione. Abbiamo tutti sentito parlare del lavoro stupefacente svolto all’universita Beekman, con l’appoggio della Fondazione Welberg e la direzione del preside della facolta di psicologia professor Nemur, in collaborazione con il dottor Strauss del Centro neuropsichiatrico della Beekman. Inutile dirlo, e questa una relazione che noi tutti abbiamo atteso con sommo interesse. Cedo la parola al professor Nemur e al dottor Strauss».

Nemur ha ringraziato graziosamente con un cenno del capo per la presentazione elogiativa del presidente e, nel trionfo del momento, ha strizzato l’occhio a Strauss.

Il primo oratore della Beekman e stato il professor Clinger.

Incominciavo a irritarmi e vedevo che Algernon, disturbato dal fumo, dal ronzio, dall’ambiente inconsueto, si aggirava nervosamente nella gabbia. Ho provato lo stranissimo impulso di aprire lo sportellino e di lasciarlo uscire. Era un’idea assurda, piu un prurito che un pensiero, e ho cercato di ignorarla. Ma mentre ascoltavo la stereotipata relazione del professor Clinger su «Gli effetti delle cassette a meta sinistrorsa in un labirinto a T rispetto alle cassette a meta destrorsa in un labirinto a T», mi sono sorpreso a giocherellare con il meccanismo della chiusura a scatto della gabbia di Algernon.

Di li a poco (prima che Strauss e Nemur rivelassero il loro supremo successo), Burt avrebbe letto una relazione che descriveva le procedure e i risultati dei test di apprendimento e di intelligenza da lui escogitati per Algernon. Questa lettura sarebbe stata seguita da una dimostrazione e Algernon avrebbe risolto un problema per avere il suo pasto (una cosa che non ha mai smesso di esasperarmi).

Non ch’io avessi qualcosa contro Burt. Era sempre stato schietto con me, piu di quasi tutti gli altri, ma quando ha descritto il topolino bianco al quale era stata data l’intelligenza, mi e sembrato pomposo e artificioso come Nemur e Strauss. Quasi stesse provandosi la toga dei suoi maestri. Mi sono trattenuto, a questo punto, piu per amicizia nei suoi riguardi che per altro. Lasciare uscire Algernon dalla gabbia avrebbe significato provocare il caos, e in fin dei conti questo era il debutto di Burt nella corsa di topi della carriera accademica.

Tenevo il dito sulla chiusura a scatto dello sportello della gabbia e, ne sono sicuro, mentre Algernon fissava il movimento della mia mano con gli occhietti rosa-caramella, sapeva quello che avevo in mente. In quel momento Burt ha preso la gabbia per fare la dimostrazione. Ha spiegato quanto e complicata la serratura e quale capacita di risolvere problemi occorra ogni volta che deve essere aperta. (Sottili chiavistelli di plastica si spostano in modi diversi e debbono essere azionati dal topo, che abbassa una serie di leve nello stesso ordine.) Man mano che l’intelligenza di Algernon si era accresciuta, la sua rapidita nel risolvere i problemi era aumentata… e questo e ovvio. Ma poi Burt ha rivelato una cosa che io ignoravo.

Una volta raggiunto il culmine dell’intelligenza, il rendimento di Algernon era divenuto variabile. V’erano momenti, stando alla relazione di Burt, in cui Algernon si rifiutava completamente di lavorare, anche quando, apparentemente, era affamato, e altri momenti in cui risolveva il problema, ma invece di consumare il cibo che costituiva la ricompensa si gettava contro le pareti della gabbia.

Quando uno degli ascoltatori ha domandato a Burt se ne deducesse che questo comportamento capriccioso fosse causato direttamente dall’accresciuta intelligenza, Burt ha aggirato la domanda. «Per quanto mi concerne», ha detto. «non esistono prove sufficienti per convalidare tale conclusione. Vi sono altre possibilita. E possibile che tanto l’accresciuta intelligenza quanto il comportamento imprevedibile a questo livello siano stati determinati dall’intervento chirurgico iniziale, anziche essere l’una in funzione dell’altro. E possibile inoltre che questo comportamento capriccioso sia tipico di Algernon. Non lo riscontriamo in nessuno degli altri topi ma, d’altro canto, nessuno di essi e pervenuto a un livello di intelligenza cosi alto ne lo ha mantenuto a lungo come Algernon.»

Mi sono reso conto immediatamente che questo particolare mi era stato nascosto. Ne ho sospettato il motivo, e la cosa mi ha irritato, ma tutto cio non era nulla in confronto all’ira che ho provato quando hanno proiettato i film.

Non avevo mai saputo che i miei primi test in laboratorio erano stati filmati. Eccomi la, al tavolino accanto a Burt. confuso e a bocca aperta mentre cercavo di seguire il labirinto con lo stilo elettrico. Ogni volta che sentivo la scossa, la mia espressione mutava divenendo una smorfia assurda a occhi sbarrati, per essere poi nuovamente sostituita dal sorriso ebete. Ogni volta che cio accadeva, tutti i presenti scoppiavano in una risata. Un labirinto dopo l’altro, la situazione si ripeteva, e ogni volta tutti la trovavano ancor piu comica di prima.

Dicevo a me stesso che costoro non erano stupidi individui avidi di curiosita, ma scienziati che si trovavano li per allargare le loro conoscenze. Non avrebbero potuto fare a meno di trovare buffe quelle immagini… eppure, mentre Burt, centrando lo stato d’animo generale, faceva commenti divertenti sul film, mi sono sentito sopraffatto da una smania di malignita. Sarebbe stato ancora piu divertente far fuggire Algernon dalla gabbia e vedere tutti quegli individui sparpagliarsi e strisciare qua e la carponi nel tentativo di riprendere un minuscolo genio bianco in fuga.

Ma sono riuscito a dominarmi e, quando Strauss si e alzato per parlare, l’impulso era passato.

Strauss ha esposto principalmente la teoria e le tecniche della neurochirurgia, descrivendo in particolare come gli studi pionieristici sull’individuazione dei centri di controllo ormonali gli avessero consentito di isolare e stimolare tali centri e al contempo di eliminare quella parte di corteccia cerebrale che produce la sostanza inibitrice dell’ormone. Ha spiegato la teoria del blocco dell’enzima e ha continuato descrivendo le mie condizioni fisiche prima e dopo l’intervento. Sono state distribuite e commentate fotografie (non sapevo di essere stato fotografato), e ho potuto arguire, dai cenni d’assenso e dai sorrisi, che la maggior parte dei presenti convenivano con lui che «l’espressione facciale ottusa e vacua» si era trasformata in un «aspetto sveglio e intelligente». Burt ha esaminato inoltre nei particolari gli aspetti pertinenti delle nostre sedute psicoterapiche… e in particolare i miei mutati atteggiamenti nei confronti della libera associazione.

Mi trovavo li come parte d’una presentazione scientifica e m’ero aspettato di essere messo in mostra, ma tutti seguitavano a parlare di me come se fossi stato una sorta di oggetto creato ex novo che essi stavano presentando al mondo scientifico. Nessuno in quella sala mi considerava un individuo… un essere umano. Il costante accostamento «Algernon e Charlie» e «Charlie e Algemon», lasciava capire chiaramente che essi pensavano a entrambi come a una coppia di animali per esperimenti, inesistenti al di fuori del laboratorio. Ma, a parte la mia ira, non riuscivo a togliermi dalla mente la convinzione che v’era qualcosa di sbagliato.

Infine e toccato a Nemur parlare, per riassumere ogni cosa come direttore dell’esperimento e per essere illuminato dalle luci della ribalta come iniziatore di un tentativo originale. Era questo il momento ch’egli aveva aspettato.

Era imponente quando si e alzato sulla pedana e, mentre parlava, mi sono sorpreso ad annuire, approvando affermazioni che sapevo essere vere. Le prove, l’esperimento, l’intervento chirurgico e il mio successivo sviluppo mentale, tutto e stato descritto minuziosamente e ravvivato da citazioni tolte dai miei rapporti sui progressi. Piu di una volta ho dovuto ascoltare qualcosa di intimo o di stupido letto agli ascoltatori. Grazie a Dio avevo badato bene a conservare nella mia cartella personale quasi tutti i particolari concernenti Alice e me.

Poi, a un certo punto del suo compendio, Nemur lo ha detto: «Noi che abbiamo lavorato a questo esperimento all’universita Beekman siamo soddisfatti di sapere che abbiamo eliminato uno degli errori della natura e creato, con le nostre nuove tecniche, un essere umano superiore. Quando Charlie venne da noi era un reietto della societa, solo in una grande metropoli, senza amici o parenti che si occupassero di lui, senza la struttura mentale necessaria per condurre un’esistenza normale. Nessun passato, nessun contatto con il presente, nessuna speranza nell’avvenire. Si potrebbe dire che Charlie Gordon non esisteva, in realta, prima di questo esperimento…»

Non so perche mi esasperasse cosi intensamente il fatto che essi pensavano a me come a qualcosa di appena coniato nella loro zecca privata, ma si trattava, ne sono sicuro, di echi di quell’idea che aveva risuonato nelle latebre della mia mente dal momento in cui eravamo giunti a Chicago. Avrei voluto balzare in piedi e dimostrare a tutti quanto egli era stupido, gridargli: Sono un essere umano, un individuo… con genitori e ricordi e un passato… e lo ero prima che mi portaste sul lettino a rotelle in quella sala operatoria!

Al contempo, nel profondo della vampata d’ira, andava forgiandosi l’intuizione travolgente di cio che mi aveva turbato quando aveva parlato Strauss e di nuovo quando Nemur aveva elaborato i suoi dati. Entrambi avevano commesso un errore… ma certo! La valutazione statistica del periodo d’attesa necessario per dimostrare la permanenza del mutamento si era basata su esperimenti precedenti nel campo dello sviluppo mentale e dell’apprendimento, sui periodi d’attesa nel caso di animali normalmente ottusi o normalmente intelligenti. Ma

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