si era sforzata di sentirle davvero. Ma Marlene aveva colto facilmente la verita che si celava dietro quel commento. E non era la prima volta che succedeva. Ormai Eugenia aveva la sensazione che Marlene soppesasse e valutasse le variazioni di tono, le esitazioni, i gesti, e capisse sempre quello che gli altri volevano tenerle nascosto. Doveva essere per questo che lei aveva sempre piu paura della figlia. Non era piacevole essere come un libro aperto.

Per esempio, se Marlene credeva che la Terra fosse condannata alla distruzione, cosa aveva detto Eugenia per spingerla a quella conclusione? Era un argomento da affrontare.

Eugenia Insigna si senti improvvisamente stanca. Se era impossibile ingannare Marlene, perche provare? «Be’, veniamo al sodo, cara. Cos’e che vuoi?»

«Vedo che ti interessa davvero saperlo, quindi te lo diro. Voglio andarmene.»

«Andare via?» ripete Eugenia, senza riuscire a capire la semplice risposta della figlia. «Andare, dove?»

«Non esiste solo Rotor, mamma.»

«D’accordo. Pero non c’e altro nel raggio di due anni luce.»

«No, mamma, non e vero. A meno di duemila chilometri c’e Eritro.»

«Questo non conta. La non si puo vivere.»

«C’e della gente che vive proprio la.»

«Gia, ma sotto una cupola. Un gruppo di scienziati e di tecnici, che vivono su Eritro perche stanno svolgendo un compito necessario di carattere scientifico. La Cupola e molto piu piccola di Rotor. Se qui ti senti a disagio per lo spazio ristretto, la come ti sentirai?»

«Su Eritro c’e un mondo intero all’esterno della Cupola. Un giorno la gente si espandera e vivra su tutto il pianeta.»

«Forse. La cosa non e assolutamente certa.»

«Per me, si.»

«In ogni caso, ci vorranno secoli.»

«Ma un inizio deve pur esserci. Perche non posso far parte dell’inizio?»

«Marlene, non essere assurda. Qui stai benissimo. A quando risale questa fissazione?»

Marlene serro un attimo le labbra prima di rispondere. «Non ne sono sicura. A qualche mese fa, ma la voglia di andare via e sempre piu forte. Non sopporto piu di stare qui su Rotor.»

Eugenia guardo la figlia, corrugando la fronte. 'Sente di avere perso Aurinel' riflette. 'Ha il cuore infranto, vuole partire e punire Aurinel in questo modo. Vuole andare in esilio su un mondo desolato, cosi lui si pentira…'

Si, era un ragionamento plausibilissimo. Eugenia ricordava i suoi quindici anni. 'I cuori sono cosi fragili allora, basta un nonnulla perche si spezzino. Gli adolescenti guariscono in fretta, pero a quell’eta si stenta a crederci, sembra impossibile riprendersi. Quindici anni! E dopo… e dopo che…'

Inutile pensarci!

«Cos’ha di speciale Eritro per attirarti tanto, Marlene?» chiese.

«Non so, di preciso. E un mondo grande. Non e naturale desiderare un mondo grande…» Marlene esito prima di completare la frase, ma, alla fine, ci riusci. «Come la Terra?» aggiunse.

«Come la Terra!» sbotto sua madre. «Non sei mai stata sulla Terra. Non sai nulla della Terra!»

«Ho visto parecchie cose, mamma. Le biblioteche sono piene di film sulla Terra.»

(Era vero. Da qualche tempo, Pitt era convinto che quei film andassero sequestrati… o addirittura distrutti. Secondo lui, staccarsi dal Sistema Solare significava staccarsi definitivamente; era sbagliato mantenere vivo un romanticismo artificiale nei confronti della Terra. Eugenia dissentiva in modo netto, ma adesso, di colpo, le sembrava di comprendere le argomentazioni di Pitt.)

«Marlene, non puoi basarti su quei film» disse. «Idealizzano le cose. Perlopiu, parlano del passato remoto, di un periodo in cui la situazione sulla Terra era migliore, e, anche se un tempo le cose andavano meglio, quei film esagerano comunque, dipingono un quadro troppo roseo della realta.»

«Un tempo la situazione era migliore, pero…»

«Macche! Lo sai cos’e la Terra? E una fogna squallida e invivibile. Ecco perche la gente se n’e andata e ha formato le Colonie. Ha lasciato un mondo enorme e orribile come la Terra e si e spostata sulle Colonie, piccole e civili. Nessuno vuole tornare indietro.»

«Miliardi di persone continuano a vivere sulla Terra.»

«Ecco perche e una fogna invivibile. Le persone rimaste la partono non appena possono. Ecco perche sono state costruite tante Colonie, che adesso sono affollatissime. E per questo motivo che abbiamo abbandonato il Sistema Solare e siamo venuti qui, cara.»

Marlene disse sottovoce: «Papa era un terrestre. Lui non ha lasciato la Terra, anche se avrebbe potuto farlo».

«No, non l’ha lasciata. E rimasto.» Eugenia aggrotto le ciglia, cercando di controllare il tono della propria voce.

«Perche, mamma?»

«Via, Marlene. Ne abbiamo gia parlato. Molti sono rimasti. Non volevano abbandonare un luogo familiare. In quasi tutte le famiglie di Rotor c’e stato qualcuno che non si e mosso dalla Terra. Lo sai benissimo. Vuoi tornare sulla Terra? E questo il problema?»

«No, mamma. Assolutamente.»

«Anche se volessi tornare, sei a oltre due anni luce di distanza, quindi e impossibile. Lo capisci, no?»

«Certo che capisco. Stavo solo cercando di far notare che abbiamo un’altra Terra proprio qui. E Eritro. E la che voglio andare. Lo desidero moltissimo.»

Eugenia Insigna non riusci a trattenersi e, provando quasi un senso di orrore nel sentire le sue stesse parole, eruppe: «Dunque vuoi staccarti da me, come tuo padre!»

Marlene sussulto, poi si riprese. «E proprio vero che lui si e staccato da te, mamma? Forse le cose sarebbero andate diversamente se tu ti fossi comportata in modo diverso» disse. Poi, tranquillamente, come se stesse annunciando di avere terminato la cena, soggiunse: «Sei stata tu a respingerlo, vero, mamma?»

4 Padre

VII

Strano, o forse stupido, che lei fosse ancora capace di ferirsi in modo cosi doloroso con pensieri del genere dopo quattordici anni.

Crile era alto un metro e ottanta, mentre su Rotor la statura media per gli uomini era leggermente inferiore a un metro e settanta. Quel particolare gia di per se (come nel caso di Janus Pitt) gli conferiva un’aura prepotente di forza che non era scomparsa nemmeno quando Eugenia si era resa conto, pur non ammettendolo mai nel proprio intimo, di non poter contare sulla sua forza.

Inoltre, Crile aveva una faccia dai lineamenti aspri, irregolari; naso e zigomi prominenti, un mento forte… un’aria, si, famelica e selvaggia, in qualche modo. In lui, tutto esprimeva una intensa virilita. A Eugenia era sembrato quasi di poterla annusare quando lo aveva conosciuto, ed era rimasta subito affascinata.

Era ancora una studentessa neolaureata in astronomia all’epoca, stava completando il suo periodo di specializzazione sulla Terra, e non vedeva l’ora di tornare su Rotor e di ottenere l’abilitazione necessaria per lavorare alla Sonda Remota. Sognava gia i grandi progressi che la Sonda avrebbe reso possibili (e non aveva mai pensato che proprio lei avrebbe fatto la scoperta piu sorprendente).

Poi aveva incontrato Crile e, confusa, si era ritrovata follemente innamorata di un terrestre… un terrestre. In un attimo, aveva smesso di pensare alla Sonda Remota, e si era sentita pronta a rimanere sulla Terra, solo per stare con lui.

Ricordava ancora l’espressione meravigliata di Crile e le parole che le aveva detto. «Rimanere qui con me? Preferisco venire su Rotor con te.» Non avrebbe mai immaginato che lui volesse

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