«Sa di Nemesis e del Sistema Solare.»
«Impossibile. A meno che non gliel’abbia raccontato tu.»
Eugenia Insigna allargo le braccia in un gesto di impotenza. «Io non le ho detto nulla, figurati… ma con lei non c’e bisogno di parlare. Non so come, ma a quanto pare Marlene sente e vede tutto. E dalle piccole cose che sente e che vede ricava il quadro completo. Ha sempre avuto questa capacita, ma nell’ultimo anno l’ha sviluppata moltissimo.»
«Be’, fa delle supposizioni e a volte indovina, mi sembra. Dille che si sbaglia, e fai in modo che non ne parli.»
«Ma lo ha gia detto a un ragazzo, che e venuto e riferirmelo. Ecco come l’ho saputo. Da Aurinel Pampas. E un amico di famiglia.»
«Ah, si. So chi e… piu o meno. Basta che tu gli dica di non dare retta alle fantasie di una bambina.»
«Non e una bambina. Ha quindici anni.»
«Per lui e una bambina, te lo assicuro. Ho detto che un po’ lo conosco, il giovanotto. Ho l’impressione che abbia molta fretta di diventare adulto, e ricordo che quando avevo la sua eta le ragazzine di quindici anni non erano degne della minima attenzione, soprattutto quelle…»
«Capisco» fece Eugenia sarcastica. «Soprattutto quelle basse, grassocce e bruttine. Il fatto che sia intelligentissima non ha nessuna importanza?»
«Per te e per me, certo. Per Aurinel, sicuramente no. Se sara necessario, parlero io al ragazzo. Tu parla a Marlene. Dille che e un’idea assurda, che non e vero, e che non deve diffondere delle favole inquietanti.»
«Ma se
«Questo non c’entra. Senti, Eugenia, tu ed io abbiamo tenuto nascosta questa eventualita per anni, ed e meglio che continuiamo a tenerla nascosta. Se dovesse diffondersi una voce del genere, verrebbe gonfiata, provocherebbe delle reazioni emotive… del sentimentalismo inutile. Ci distrarrebbe soltanto dal compito a cui ci siamo dedicati da quando abbiamo lasciato il Sistema Solare, e a cui continueremo a dedicarci per generazioni, forse.»
Lei lo guardo. Scioccata. Incredula.
«Non provi proprio nulla per il Sistema Solare, per la Terra, il mondo su cui ha avuto origine il genere umano?»
«Si, Eugenia, provo sentimenti di tutti i tipi. Ma sono viscerali, e non posso lasciarmi condizionare. Abbiamo abbandonato il Sistema Solare perche pensavamo che per l’umanita fosse giunto il momento di espandersi verso l’esterno. Il nostro esempio sara seguito da altri, sicuramente; forse sono gia in viaggio. Grazie a noi, l’umanita e diventata un fenomeno galattico, e dobbiamo smetterla di pensare in termini ristretti, limitando i nostri orizzonti a un unico sistema planetario. Il nostro compito e
Si fissarono, poi Eugenia disse: «Mi convincerai di nuovo. Mi hai convinta per tanti anni, ormai…».
«Gia, ma il prossimo anno dovro farlo ancora, e l’anno dopo, idem. Non vuoi convincerti, Eugenia, e mi stanchi. La prima volta doveva bastare.» E Janus Pitt distolse lo sguardo, tornando a concentrarsi sul computer.
2 Nemesis
La prima volta che l’aveva convinta era stata sedici anni prima, nel 2220, l’anno eccitante in cui le possibilita della Galassia si erano aperte per loro.
Allora Janus Pitt aveva i capelli castano scuro, e non era ancora Commissario di Rotor, anche se tutti lo consideravano un personaggio in ascesa. Pero era a capo del Dipartimento dell’Esplorazione e del Commercio, ed era responsabile della Sonda Remota, che in gran parte era frutto delle sue azioni.
Era il primo tentativo di spingere la materia nello spazio con un sistema propulsivo iperassistito.
A quanto si sapeva, solo Rotor aveva messo a punto l’iperassistenza, e Pitt era stato il piu accanito fautore della segretezza. A una riunione del Consiglio aveva detto: «Il Sistema Solare e affollato. Dato il numero delle Colonie spaziali, lo spazio disponibile si riduce sempre piu. Perfino la fascia degli asteroidi e solo un palliativo. Ben presto sara affollatissima anche quella. Inoltre, ogni Colonia ha un proprio equilibrio ecologico, che contribuisce alla separazione e all’isolamento. Il commercio viene soffocato per paura di essere infettati dai parassiti o dagli agenti patogeni di qualcun altro. L’unica soluzione, amici consiglieri, e lasciare il Sistema Solare… senza tanto chiasso, all’improvviso. Partiamo e troviamo una nuova patria, dove potere costruire un nuovo mondo, col nostro tipo di umanita, la nostra societa, il nostro modo di vivere. Senza iperassistenza e impossibile… ma noi abbiamo l’iperassistenza. Prima o poi anche qualche altra Colonia scoprira questa tecnica e partira. Il Sistema Solare sara un dente di leone ormai secco che spargera i suoi semi nello spazio.
'Ma se partiremo per primi, forse troveremo un mondo prima che gli altri ci seguano. Potremo insediarci stabilmente, e quando gli altri ci seguiranno e forse si imbatteranno nel nostro nuovo mondo, noi saremo abbastanza forti da mandarli altrove. La Galassia e grande. Dev’esserci per forza qualche altro posto.»
C’erano state delle obiezioni, naturalmente, e violente. Alcuni si opponevano per paura… paura di abbandonare il noto per l’ignoto. Altri si opponevano per sentimentalismo… in quanto legati affettivamente al pianeta d’origine. Altri ancora si opponevano per idealismo… il desiderio di diffondere la conoscenza, perche anche gli altri potessero partire.
Pitt non si aspettava di spuntarla. Ci era riuscito perche Eugenia Insigna gli aveva fornito l’argomento vincente. Si era rivolta subito a lui… un colpo di fortuna incredibile!
Era giovane, allora. Aveva appena ventisei anni; era sposata, ma non era ancora incinta. Era eccitata, rossa in viso, carica di tabulati.
Pitt ricordava di averla guardata in cagnesco per quell’intrusione. Era Segretario del Dipartimento, e lei… be’, lei non era nessuno, anche se avrebbe cessato di essere una persona qualsiasi in quel preciso istante.
Naturalmente, Pitt non poteva saperlo, ed era seccato perche lei era voluta entrare ad ogni costo…
Di fronte all’eccitazione evidentissima della ragazza, Pitt ebbe un sussulto interiore. Intendeva fargli esaminare il materiale astruso che aveva in mano, e con un entusiasmo che lo avrebbe prostrato in breve tempo.
Avrebbe dovuto consegnare un riassunto conciso a uno dei suoi assistenti, invece. Pitt decise di dirglielo. «Vedo che ha dei dati da sottoporre alla mia attenzione, dottoressa Insigna. Li guardero volentieri, a tempo debito. Perche non li lascia a un mio collaboratore?» E indico la porta, sperando ardentemente che lei si girasse e uscisse. (Negli anni successivi, nei momenti d’ozio, si sarebbe chiesto a volte cosa sarebbe successo se lei fosse uscita, e avrebbe provato un brivido di terrore a quel pensiero.)
Ma lei disse: «No, no, signor Segretario, devo assolutamente parlare con lei». Le tremava la voce, come se l’eccitazione interiore fosse insopportabile. «E la piu grande scoperta che sia stata fatta da… da…» Rinuncio a specificare
Pitt guardo dubbioso i fogli che stringeva. Vibravano, ma lui rimase freddo. Ah, gli specialisti! Pensavano sempre che qualche minuscolo progresso nel loro microsettore avesse una portata sensazionale.
Rassegnato, disse: «Be’, dottoressa, puo spiegare di che si tratta in parole povere?»
«Siamo schermati, signore?»
«Perche dovremmo essere schermati?»
«Non voglio che qualcun altro senta, finche non saro sicura… sicurissima… Devo controllare di nuovo, e ricontrollare, per eliminare qualsiasi dubbio. Anche se in realta non ho alcun dubbio. Non sto parlando in modo sensato, vero?»
«Vero» ammise freddo Pitt, posando la mano su un contatto. «Siamo schermati. Sentiamo, dunque.»
«E tutto qui. Ora le mostro…»
«
Lei respiro a fondo. «Signor Segretario, ho scoperto la stella piu vicina.» Aveva gli occhi spalancati, e il respiro affannoso.