schermo, e lei non riusciva a immaginare di trovarsi sulla sua superficie e di spingere lo sguardo per centinaia di chilometri, o addirittura migliaia. Pero sapeva che voleva farlo. Lo desiderava moltissimo.
Ad Aurinel non interessava Eritro, purtroppo. Aurinel diceva di avere altro a cui pensare; prepararsi per l’universita, per esempio. Aveva diciassette anni e mezzo. Marlene ne aveva appena compiuti quindici. Una differenza minima dal momento che le ragazze si sviluppavano e maturavano piu in fretta, penso con un moto di ribellione.
Almeno, avrebbero dovuto avere uno sviluppo piu rapido. Marlene si guardo e, delusa e costernata come al solito, riflette che il suo aspetto era ancora quello di una bambina, bassa e tozza.
Guardo di nuovo Eritro, grande, bello, e leggermente rosso nella zona illuminata. Era abbastanza grande da essere un pianeta, ma in realta si trattava di un satellite. Ruotava attorno a Megas, ed era Megas (ancora piu grande) il vero pianeta, anche se tutti si riferivano a Eritro usando quel termine. Megas ed Eritro,
«Marlene!»
Marlene udi la voce alle sue spalle e capi che si trattava di Aurinel. Negli ultimi tempi le era capitato sempre piu spesso di ritrovarsi senza parole con lui, e per un motivo imbarazzante. Le piaceva il modo in cui lui pronunciava il suo nome. Lo pronunciava correttamente. Tre sillabe: MarLEne, facendo vibrare lievemente la «r». Le bastava sentirlo per provare un senso di eccitazione.
Si giro. «Ciao, Aurinel» farfuglio, cercando di non arrossire.
Lui le sorrise. «Stai fissando Eritro, vero?»
Marlene non rispose alla domanda. Logico che stesse osservando Eritro. Tutti sapevano che era attratta da Eritro. «Come mai sei qui?» ('Dimmi che mi stavi cercando' penso.)
«Mi ha mandato tua madre.»
('Oh, be’…') «Perche?»
«Ha detto che eri di cattivo umore e che, quando sei depressa, vieni quassu. Mi ha incaricato di venire a prenderti perche restando qui diventi solo piu scontrosa. Perche sei di cattivo umore?»
«Non sono di cattivo umore. E se lo sono, c’e un motivo.»
«Quale? Su, non sei piu una bambina. Sarai capace di esprimerti.»
Marlene aggrotto le ciglia. «Mi esprimo benissimo, grazie. Il motivo e semplice, mi piacerebbe viaggiare.»
Aurinel rise. «Hai viaggiato, Marlene. Hai viaggiato per piu di due anni luce. Nella storia del Sistema Solare nessuno ha mai percorso nemmeno una piccola parte di anno luce… Tranne noi. Quindi non puoi lamentarti. Tu sei Marlene Insigna Fisher, Viaggiatrice Galattica.»
Marlene soffoco una risatina. Insigna era il nome da nubile di sua madre; ogni volta che la chiamava cosi, pronunciando il suo nome per intero, Aurinel salutava militarmente con una smorfia, ed era da un pezzo che non lo faceva. Probabilmente perche ormai era un adulto e doveva abituarsi ad assumere un atteggiamento dignitoso, riflette Marlene.
Disse: «Non ricordo affatto quel viaggio. Non posso ricordarmelo. E se non lo ricordo, non conta. Siamo qui, a oltre due anni luce dal Sistema Solare, e non torneremo piu».
«Come lo sai?»
«Via, Aurinel. Hai mai sentito parlare di un nostro ritorno? Non ne parla nessuno.»
«Be’, anche se non torneremo, che importa? La Terra e un mondo affollato, e tutto il Sistema Solare ormai non aveva piu nulla da offrire. Stiamo meglio qui… padroni di tutto quello che osserviamo.»
«Non e vero. Osserviamo Eritro, pero non scendiamo laggiu a dominarlo.»
«Si, invece. Abbiamo una Cupola che funziona perfettamente su Eritro. Lo sai.»
«Non e per noi. Solo per qualche scienziato. Sto parlando di
«Questione di tempo» disse allegro Aurinel.
«Gia, quando saro vecchia. O morta.»
«Dai, la situazione non e poi cosi brutta. Comunque, vieni via da questo posto, tuffati nel mondo e fai felice tua madre. Non posso stare qui. Ho delle cose da fare. Dolorette…»
A Marlene ronzarono le orecchie. Non senti le parole successive di Aurinel. Le era bastato sentire… Dolorette!
Marlene
Ma tanto era inutile. Aurinel le stava attorno, e guardandolo Marlene capi subito quali fossero i suoi sentimenti per Dolorette. E adesso lo avevano mandato li, a cercare
All’improvviso, Marlene provo il desiderio di ferirlo, di trovare le parole giuste per farlo soffrire. Parole vere, pero. Non voleva mentirgli. «Non torneremo piu nel Sistema Solare» disse. «Io
«Oh, perche?» Vedendo che Marlene esitava, Aurinel aggiunse: «Qualche mistero?»
Marlene rimase indecisa. Non avrebbe dovuto parlarne. «Non voglio dire nulla» rispose. «E una cosa che io non dovrei sapere.» Ma
«Pero a me la dirai. Siamo amici, no?»
«Davvero?» chiese Marlene. «D’accordo, parlero. Non torneremo piu perche la Terra sara distrutta.»
Aurinel ebbe una reazione che la sorprese. Scoppio in una risata fragorosa. Si calmo solo dopo alcuni istanti, e lei lo fisso torva, indignata.
«Marlene, dove hai sentito questa storia? Hai guardato qualche thriller, eh?»
«
«Ma allora come puoi dire una cosa del genere?»
«Perche lo so. Lo capisco. Da quello che la gente dice e non dice, da quello che fa senza rendersene conto. E dalle informazioni che mi fornisce il computer quando lo interrogo nel modo giusto.»
«Quali informazioni? Sentiamo un esempio.»
«Non ho intenzione di dirtelo.»
«E se fosse tutto frutto della tua immaginazione?» osservo Aurinel, alzando due dita. «
«No, impossibile. La Terra non sara distrutta subito… magari accadra solo tra migliaia di anni… pero sara distrutta.» Marlene annui, l’espressione serissima. «E nulla potra impedirlo.»
Quindi si giro e si allontano, infuriata con Aurinel perche dubitava di lei. E non dubitava soltanto. No. Pensava che fosse pazza. Ecco! Lei aveva parlato troppo ed era stato inutile; non aveva ottenuto nulla. Era
Aurinel la stava seguendo con lo sguardo. Sul suo bel volto non c’era piu traccia di riso, e una certa inquietudine stava increspando la pelle tra le sopracciglia.
Eugenia Insigna aveva raggiunto la mezz’eta durante il viaggio verso Nemesis e la lunga permanenza dopo l’arrivo. Nel corso degli anni si era detta periodicamente, come monito: 'Siamo qui per restarci tutta la vita… la nostra vita, e quella dei nostri figli che hanno di fronte a se un futuro ignoto'.
Quel pensiero la opprimeva continuamente.
Perche? Sapeva che era la conseguenza inevitabile di quel che avevano fatto dal momento in cui Rotor aveva lasciato il Sistema Solare. Tutti su Rotor (tutti volontari) lo sapevano. Chi non aveva avuto il coraggio di affrontare la separazione definitiva aveva abbandonato Rotor prima della partenza, e tra le persone rimaste indietro c’era…
Eugenia non termino il pensiero. L’assillava spesso, e lei cercava sempre di lasciarlo in sospeso.
Adesso erano li su Rotor, ma Rotor era la loro «casa»? Per Marlene si; non aveva mai conosciuto nient’altro. Ma per lei, Eugenia? La sua casa erano la Terra, la Luna, il Sole e Marte, e tutti gli altri mondi che avevano accompagnato l’umanita attraverso la storia e la preistoria, che avevano accompagnato la vita fin dagli albori. Li su Rotor Eugenia non si sentiva nel proprio ambiente naturale, nemmeno ora.
Del resto, aveva trascorso i primi ventotto anni della sua vita nel Sistema Solare, e dal ventunesimo al