Quando si estrassero a vicenda dalla neve, non scoprirono altro che la traccia lasciata da piccole orme. Centinaia di piccole orme di piedi, molto vicine le une alle altre, che indicavano la direzione attraverso la neve come la luce di un riflettore.
— Una negromante! — disse Scuotivento.
Di la dal fuoco, la vecchia alzo le spalle ed estrasse da una tasca invisibile un pacco di carte da gioco unte.
Malgrado fuori gelasse, dentro la tenda l’atmosfera era simile all’ascella di un fabbro e il mago gia sudava abbondantemente. Lo sterco di cavallo era un buon combustibile ma il Popolo dei Cavalli aveva da imparare ancora un sacco sull’aria condizionata. A cominciare da cio che significava.
Bethan si chino verso Scuotivento vicino a lei per chiedergli: — Cos’e manto nero?
— Negromanzia. Parlare con i morti — le spiego lui.
— Oh! — disse lei, vagamente delusa.
La loro cena era consistita di carne di cavallo, formaggio di cavallo, budino nero di cavallo e una birra leggera sulla quale Scuotivento preferi non indagare.
Cohen (al quale avevano dato minestra di cavallo) spiego che le Tribu del Cavallo delle steppe del Centro erano nate in sella (cosa che a giudizio del mago era un’impossibilita ginecologica). E che quelle tribu erano particolarmente esperte di magia naturale; infatti la vita sulla steppa sterminata ti fa vedere come il cielo combaci a perfezione con la terra tutto intorno al bordo. E cio naturalmente ispira alla mente pensieri profondi coi 'Perche?', 'Quando?' e 'Perche non proviamo il manzo tanto per cambiare?'.
Con un cenno a Scuotivento, la nonna del capotribu dispose le carte davanti a se.
Come gia e stato sottolineato, Scuotivento era il peggior mago del Disco: nessun altro incantesimo voleva rimanergli in mente una volta che l’Incantesimo vi si era insediato, pressappoco come il pesce non resta a ciondolare in uno stagno di lucci. Pero il mago aveva ancora il suo orgoglio e ai maghi non garba vedere le donne operare anche la magia piu semplice. L’Universita Invisibile non aveva mai ammesso le donne, borbottando di problemi con l’impianto igienico. Ma la ragione vera era la paura non dichiarata che, una volta avuto il permesso di pasticciare con la magia, le donne probabilmente si sarebbero dimostrate brave. Cosa assai imbarazzante…
— Comunque, io non credo ai carocchi — mugugno. — Tutte quelle chiacchiere che i carocchi sarebbero la saggezza distillata dell’universo, sono un mucchio di stupidaggini.
La prima carta, ingiallita dal fumo e accartocciata dall’eta, era… Sarebbe dovuta essere la Stella. Ma invece del familiare disco con i suoi piccoli raggi, era diventata un minuscolo punto rosso. La vecchia borbotto e gratto la carta con l’unghia, poi diede un’occhiata penetrante a Scuotivento.
— Io non c’entro niente — disse questi.
La donna volto l’Importanza di Lavarsi le Mani, l’Otto di Ottogrammi, la Volta del Cielo, lo Stagno di Notte, il Quattro di Elefanti, l’Asso di Tartarughe e… Rincewind se l’era aspettato… la Morte.
Ma anche con la Morte qualcosa era sbagliato. Sarebbe dovuto essere un disegno realistico della Morte sul suo cavallo bianco, e infatti Lei era sempre li. Ma il cielo era illuminato di rosso e una minuscola figura, appena visibile alla luce delle lampade a grasso di cavallo, veniva giu da una distante collina. Scuotivento non dovette disturbarsi a identificarla, perche dietro a lei c’era una cassa con centinaia di gambette.
Il Bagaglio avrebbe seguito il suo proprietario ovunque.
Il mago guardo Duefiori, una forma indistinta su un mucchio di pelli di cavallo, dall’altra parte della tenda.
— E davvero morto? — chiese. Cohen tradusse per la vecchia, che scosse la testa. Si chino su una cassetta di legno accanto a lei e prese a frugare tra una collezione di sacchetti e di bottiglie finche non trovo una fiala di liquido verde che verso nella birra di Scuotivento. Lui la fisso sospettoso.
— Lei disce che e una spescie di medicina — gli spiego Cohen. — Io la berrei, se fosci in te. Queshta gente s’inquieta se uno non ascetta la sua ospitalita.
— Non e che mi fa saltare via la testa? — s’informo il mago.
— Lei disce che e escenziale che tu la bevi.
— Be’, se sei sicuro che e tutto okay. Di certo non puo peggiorare il sapore della birra.
Bevve un sorso, conscio di avere gli occhi di tutti fissi su di lui.
— Uhm. In realta non e proprio ca…
Si senti prendere e gettare in aria. Solo che, d’altro canto, lui sedeva ancora accanto al fuoco… si vedeva li, una figura che andava diminuendo nel cerchio della luce che si faceva rapidamente piu piccolo. Intorno, le figurine fissavano intente il suo corpo. A eccezione della vecchia. Che guardava dritto
Invece i maghi piu anziani del Mare Circolare non sorridevano affatto. Si rendevano conto di assistere a un fenomeno del tutto nuovo e spaventevole: un giovane rampante.
In realta nessuno di loro sapeva di sicuro quanti anni avesse Trymon, ma i suoi radi capelli erano ancora neri e la sua pelle aveva la levigatezza della cera che poteva essere scambiata, alla luce fioca, per il fiore della gioventu.
I sei capi superstiti degli Otto Ordini sedevano intorno al nuovo tavolo, lungo e lucente, in quello che era stato lo studio di Galder Weatherwax e ognuno si chiedeva cosa c’era di preciso in Trymon che faceva venire voglia di prenderlo a calci.
Non era che lui fosse ambizioso e crudele. Gli uomini crudeli erano stupidi: tutti loro sapevano come comportarsi con gli uomini crudeli e sapevano di certo come piegare le ambizioni altrui. Non si rimaneva a lungo un mago dell’Ottavo Livello se non si era esperto in una sorta di judo mentale.
Non era che lui fosse un violento, assetato di potere o particolarmente malvagio. Tutte cose che in un mago non costituivano necessariamente degli svantaggi. In linea di massima, i maghi non erano piu malvagi di, diciamo, un comitato del normale Rotary Club. E ognuno, nella professione da lui scelta, era arrivato in alto non tanto per le sue capacita magiche quanto per non essersi dimenticato mai di sfruttare le debolezze dei suoi avversari.
Non era che lui fosse saggio in particolar modo. Ogni mago si considerava un asso in quel campo: era la professione che lo richiedeva.
Non era che lui avesse carisma. Tutti loro riconoscevano il carisma quando ci si imbattevano. E Trymon possedeva il carisma di un uovo di oca.
In effetti, era proprio quello il punto…
Trymon non era affatto buono o cattivo o crudele o eccezionale fn alcun modo, se non uno solo. Cioe innalzare la mediocrita allo stato di una delle belle arti e coltivare una mente arida, spietata e logica come i pendii dell’Inferno.
E lo strano era che ognuno dei maghi, i quali nel corso del loro lavoro avevano incontrato, nella privacy di un ottogramma magico, piu di una entita sprizzante fuoco, con le ali di pipistrello e gli artigli di tigre, non avevano mai provato prima la stessa spiacevole sensazione che provavano adesso, dieci minuti dopo, quando Trymon entro nella stanza.
— Spiacente di essere in ritardo, signori — menti lui, fregandosi le mani con vivacita. — Ci sono tante cose da fare, tante cose da organizzare. Sono sicuro che sapete com’e.
I maghi si scambiarono un’occhiata di sottecchi mentre Trymon si sedeva a capotavola e sfogliava delle carte con aria affaccendata.
— Che ne e della poltrona del vecchio Galder, quella con i braccioli a forma di leone e le zampe da gallina? — chiese Jiglad Wert. Era sparita, insieme con la massima parte del mobilio familiare, e al suo posto c’erano delle basse poltrone di pelle dall’aria assai comoda fintantoche uno non ci si sedeva per cinque minuti.
— Quella? Oh, l’ho fatta bruciare — rispose Trymon, senza alzare gli occhi.
— Bruciare? Ma era un pezzo magico senza prezzo, una vera…
— Solo un pezzo di robaccia, temo — disse Trymon, con un sorrisetto appena accennato. — Sono sicuro che dei veri maghi non hanno bisogno di roba del genere. Ora se posso avere la vostra attenzione sullo scopo di questa riunione…
— Che cos’e questo foglio? — domando Jiglad Wert dell’Ordine dell’Occhiolino e intanto sventolava il documento che gli era stato lasciato davanti. E lo sventolava con tanta piu forza in quanto la sua poltrona, laggiu nella sua comoda e ingombra torre, era se mai ancora piu ornata di quanto fosse stata quella di Galder.
— E un’agenda, Jiglad — rispose paziente Trymon.
— E che sarebbe?
— E semplicemente un elenco delle cose che dobbiamo discutere. E molto facile. Mi dispiace se pensate che…
— Non ne abbiamo mai avuto bisogno prima!
— Forse
Wert esito. — Be’, d’accordo — concesse imbronciato e guardando intorno al tavolo in cerca di appoggio — ma che significa qui dove dice… — guardo il foglio piu da vicino — 'Successore di Greyhald Spold'. Sara il vecchio Rhunlet Vard, no? Sono anni che aspetta.
— Si, ma e una buona scelta’.’
— Cosa?
— Sono sicuro che tutti ci rendiamo conto dell’importanza della giusta leadership. Ora, Vard e… be’ una persona di valore, naturalmente, a modo suo, ma…
— Non e cosa che ci riguardi — sentenzio uno degli altri maghi. Tutti tacquero.
— Interferire negli affari di un altro Ordine? — disse Wert.
— Certo no — dichiaro Trymon. — Vi suggerisco soltanto che noi potremmo offrire… il nostro consiglio. Ma discuteremo di questo piu tardi…
I maghi non avevano mai sentito l’espressione 'base di potere', altrimenti Trymon non sarebbe mai riuscito a farcela. Ma la verita e che aiutare gli altri a conquistare il potere, anzi a rafforzare le proprie possibilita, era cosa a loro del tutto estranea. Per loro, ogni mago agiva da solo. Non considerando le entita paranormali ostili, un mago ambizioso aveva parecchio da fare a combattere i suoi nemici nel seno del proprio Ordine.
— Ritengo che adesso dovremmo esaminare il problema di Scuotivento — annuncio Trymon.
— E della stella — aggiunse Wert. — La gente la sta notando, sai.
Intervenne Lumuel Panter, dell’Ordine di Mezzanotte. — Si, dicono che
— Oh, e facile — asseri Wert. — Dicono che dovremmo leggere l’Octavo. E quello che dicono sempre. Il raccolto e cattivo. Leggete l’Octavo. Le vacche sono malate? Leggete l’Octavo. Gli Incantesimi aggiusteranno tutto.
— Potrebbe esserci del vero in questo — disse Trymon. — Il mio, ehm, predecessore studiava parecchio l’Octavo.