sedia.

Si dice che il silenzio sia l’opposto del rumore. Non e vero. Il silenzio e soltanto l’assenza di rumore. Il silenzio sarebbe stato un tremendo fracasso a confronto dell’improvvisa implosione di quiete assoluta che colpi i maghi con la forza dell’esplosione di un fiore di tarassaco.

Un’improvvisa colonna di luce scoppiettante sprizzo fuori dal libro, colpi il soffitto con una fiammata e scomparve.

Galder continuava a guardare dal buco, senza badare alla sua barba strinata. A un tratto, punto un dito in alto con gesto drammatico.

— Alle soffitte! — grido e si slancio su per la scala di pietra. Ciabattando, le camicie da notte svolazzanti, gli altri maghi lo seguirono, urtandosi nella fretta di non rimanere per ultimi.

Tuttavia fecero tutti in tempo a vedere la palla di fuoco dell’occulta potenzialita scomparire nel soffitto della stanza di sopra.

— Urgh — esclamo il mago piu giovane e indico il pavimento.

La stanza aveva fatto parte della biblioteca, finche la magia l’aveva attraversata e aveva riassemblato con violenza le particelle di possibilita di tutto cio che si era trovato sul suo cammino. Cosi era ragionevole presumere che i piccoli tritoni purpurei avessero fatto parte del pavimento e che la gelatina di pompelmo una volta fosse stata dei libri. E piu tardi diversi maghi giurarono che il piccolo orangutango triste seduto li nel mezzo somigliasse moltissimo al bibliotecario capo.

Galder alzo gli occhi. — Alle cucine! — tuono, procedendo a stento attraverso la gelatina diretto alla vicina rampa di scale.

Nessuno scopri mai in che cosa fosse stata trasformata la grande stufa di ferro, perche questa aveva sfondato la parete ed era riuscita a fuggire prima che irrompesse nel locale il gruppetto dei maghi, scarmigliati e con lo sguardo spiritato. Lo chef addetto alla preparazione delle verdure venne trovato molto dopo nascosto nel pentolone della zuppa a bofonchiare parole sconnesse come: 'Le nocche! Quelle orribili nocche!'.

Gli ultimi sprazzi di magia, ora piu lenti, stavano scomparendo nel soffitto.

— Alla Grande Sala!

Li la scala era molto piu larga e meglio illuminata. Ansimanti e odorosi di pompelmo, i maghi piu in forma arrivarono in cima nel momento in cui la palla di fuoco aveva raggiunto il centro dell’enorme locale pieno di spifferi che era la sala principale dell’Universita. La sfera di fuoco era immobile nell’aria, salvo che per la piccola protuberanza che di tanto in tanto si gonfiava e crepitava sulla sua superficie.

I maghi fumano, come tutti sanno. Questo probabilmente spiegava il coro di tossi cavernose e stridenti sternuti che eruppe dietro a Galder mentre questi se ne stava fermo a valutare la situazione e a chiedersi se era il caso di cercare dove nascondersi. Afferro uno studente spaventato.

— Portami gli uomini dotati della facolta di vedere nel futuro, anche lontano, e nelle cose nascoste — abbaio. — Voglio che tutto questo venga studiato!

All’interno della palla di fuoco qualcosa stava prendendo forma. Galder si riparo gli occhi con la mano e la fisso. Impossibile sbagliarsi. Era l’universo.

Il mago ne era sicuro, perche nel suo studio aveva il modello che, per consenso generale, era giudicato molto piu straordinario dell’universo vero. Messo di fronte alle possibilita offerte dalle perle scaramazze e dalla filigrana d’argento, il Creatore si era trovato a malpartito.

Ma il minuscolo universo all’interno della palla di fuoco era stranamente… be’, reale. L’unica cosa che gli mancava era il colore. Era tutto di un vago bianco traslucido.

C’era la Grande A’Tuin e i quattro elefanti e il Disco stesso. Da quell’angolo Galder non poteva vedere molto bene la superficie, ma sapeva per certo che era modellata con assoluta accuratezza. Distingueva, pero, una replica in miniatura di Cori Celesti, sul cui picco piu alto gli dei del mondo, litigiosi e alquanto borghesi, vivevano in un palazzo di marmo, in suite di tre locali d’alabastro e moquette, che avevano scelto di chiamare Dunmanifestin. Per un cittadino del Disco con pretese culturali era sempre fonte di notevole irritazione il fatto di essere governato da dei la cui idea di un’esperienza artistica esaltante era un campanello a carillon.

Il piccolo embrione di universo prese a muoversi lentamente, inclinandosi…

Galder cerco di gridare, ma la voce si rifiuto di uscirgli.

La forma si espandeva adagio, ma con la forza di un’esplosione.

Lui la guardava pieno di orrore, poi di meraviglia, mentre la forma lo attraversava leggera come un pensiero. Sollevo una mano e rimase a contemplare i pallidi fantasmi di strati rocciosi scorrergli silenziosi attraverso le dita.

La Grande A’Tuin era gia affondata pacificamente sotto il livello del pavimento, piu larga di una casa.

Dietro a Galder, i maghi erano immersi fino al petto nei mari. Una barca piu piccola di un ditale attiro lo sguardo di Galder per un momento, prima di essere trasportata via attraverso la parete dalla corrente.

— Al tetto! — riusci a gridare il mago, puntando in alto un dito tremante.

I maghi ai quali erano rimasti abbastanza buonsenso per pensare e abbastanza fiato per correre lo seguirono, procedendo veloci attraverso continenti che varcavano come nevischio la solida pietra.

Era una notte tranquilla, colorata dalla promessa dell’alba. La luna crescente stava tramontando. Ankh-Morpork, la piu grande citta delle terre intorno al Mare Circolare, riposava.

Affermazione non del tutto vera.

Da un lato, i quartieri della citta che di solito svolgevano attivita quali, per esempio, vendere verdure, ferrare cavalli, intagliare piccoli squisiti ornamenti di giada, cambiare denaro e fabbricare tavoli, in complesso, dormivano. A meno che gli abitanti non soffrissero d’insonnia. O, come succede, si fossero alzati di notte per recarsi in bagno. D’altro lato, molti cittadini meno osservanti delle leggi erano svegli e occupati, per esempio, a scavalcare finestre che non gli appartenevano, a tagliare gole, a derubarsi, ad ascoltare musica a tutto volume in cantine fumose e in generale a divertirsi un sacco. Ma quasi tutti gli animali erano addormentati, a eccezione dei ratti. E anche dei pipistrelli, naturalmente. Quanto agli insetti…

Il fatto e che molto raramente la prosa descrittiva e del tutto accurata e durante il regno di Olaf Quimby II, Patrizio di Ankh, vennero approvati provvedimenti legislativi per cercare di mettere fine a questo genere di cose e introdurre un po’ di onesta nel racconto. Cosi, se una leggenda diceva di un eroe tanto famoso che 'tutti gli uomini parlavano delle sue prodezze', subito qualsiasi bardo che avesse cara la vita aggiungeva 'salvo che per un paio di tizi nel suo villaggio natale che lo reputavano un ladro e un sacco di altra gente che in realta non aveva mai sentito parlare di lui'. Una similitudine poetica era strettamente limitata ad affermazioni quali 'il suo potente destriero era rapido come il vento in una giornata calma, diciamo forza tre'. E i discorsi su una fanciulla amata, con un viso capace di varare un migliaio di navi, dovrebbero essere supportati dalla prova che l’oggetto del desiderio aveva in effetti l’aspetto di una bottiglia di champagne.

Alla fine Quimby fu ucciso da un poeta scontento durante un esperimento condotto sui terreni del palazzo per provare la controversa accuratezza del proverbio 'La penna e piu forte della spada'. Proverbio che in memoria del Patrizio e stato emendato per includervi la frase 'soltanto se la spada e molto piccola e la penna molto appuntita'.

Cosi, circa il sessantasette, forse il sessantotto per cento della citta dormiva. Non che i restanti cittadini, che se ne andavano in giro furtivi presi dalle loro occupazioni generalmente illecite, notassero la pallida ondata che si riversava per le strade. Solo i maghi, usi a vedere l’invisibile, l’osservavano spumeggiare attraverso i campi lontani.

Essendo piatto, il Disco non ha un vero orizzonte. I marinai avventurosi, che si sono fatti venire strane idee a forza di contemplare uova e aranci e sono partiti per gli antipodi, hanno imparato presto che la ragione per cui le navi sembrano scomparire al di la del bordo del mondo e che esse scompaiono al di la del bordo del mondo.

Ma c’era un limite anche alla capacita di Galder di vedere nell’aria turbinosa di nebbia e piena di polvere. Il mago alzo gli occhi. Svettante al di sopra dell’Universita scorse la Torre dell’Arte, un edificio cupo e antico reputato il piu vecchio del Disco, con la sua famosa scala a chiocciola di ottomilaottocentottantotto scalini. Dal suo tetto merlato, ricovero delle cornacchie e di vigilanti mascheroni, un mago potrebbe vedere fino al bordo stesso del Disco. Dopo avere trascorso piu o meno dieci minuti scosso da una tremenda tosse, naturalmente.

— Accidenti! — borbotto Galder. — A che vale essere un mago, dopo tutto? Avyento, thessalous. Volero! A me, spiriti dell’aria e dell’oscurita!

Tese una mano nodosa verso un punto del parapetto sgretolato. Da sotto le sue unghie macchiate di nicotina sprizzo una fiamma di ottarino che ando a colpire la pietra molto piu in alto.

Questa cadde. Grazie a uno scambio di velocita accuratamente calcolato, Galder si sollevo in aria, con la camicia da notte che gli batteva sulle gambe ossute. Si levo sempre piu su, sfrecciando attraverso la pallida luce simile a, simile a… va bene, simile a un mago vecchio ma potente scagliato in alto sulle scale dell’universo da una schicchera ben calcolata.

Atterro su uno strato di vecchi nidi, si rimise in equilibrio e abbasso lo sguardo sulla vista vertiginosa di un’alba sul Disco. In quell’epoca del lungo anno il Mare Circolare si trovava quasi a ovest di Cori Celesti e via via che la luce si spandeva sulle terre intorno a Ankh-Morpork, l’ombra della montagna falciava il paesaggio come lo gnomone della meridiana di Dio. Ma verso settentrione, mentre la luce correva verso il bordo del mondo, si alzava una bianca linea di nebbia.

Galder udi alle sue spalle lo scricchiolio di rami secchi. Si volto e vide Ymper Trymon, secondo al comando dell’Ordine, che era stato tra gli altri maghi l’unico capace di innalzarsi.

Per il momento lo ignoro, attento soltanto a reggersi saldamente al parapetto di pietra e a rafforzare i propri incantesimi protettivi. In una professione che tradizionalmente garantiva una lunga vita, le promozioni erano lente e si accettava che i maghi piu giovani cercassero spesso l’avanzamento usando le babbucce dei morti, avendole prima vuotate dei loro occupanti. Inoltre, c’era qualcosa d’inquietante nel giovane Trymon. Non fumava, beveva solo acqua bollita e Galder nutriva lo sgradevole sospetto che fosse intelligente. Non sorrideva abbastanza spesso, gli piacevano i numeri e gli organigrammi con un sacco di quadratini e le frecce che indicano altri quadratini. In breve, era il tipo d’uomo da usare la parola 'personale' con cognizione di causa.

Tutta la porzione visibile del Disco era adesso coperta da una bianca pellicola luccicante che le aderiva perfettamente.

Galder si guardo le mani e le vide rivestite da un pallido reticolo di fili lucenti che seguivano ogni movimento.

Riconobbe quel tipo d’incantesimo. Che aveva usato lui stesso. Ma il suo era stato piu piccolo, molto piu piccolo.

— E l’incantesimo del Cambiamento — disse Trymon. — Il mondo intero sta cambiando.

Certe persone, penso cupamente Galder, avrebbero avuto la decenza di mettere un punto esclamativo alla fine di una simile affermazione.

Si udi il piu lieve dei suoni, alto e acuto, simile allo spezzarsi del cuore di un topino.

— Che e stato? — chiese il vecchio mago. Trymon piego la testa da un lato.

— Do diesis, credo — rispose.

Galder non disse nulla. Il luccichio bianco era svanito e i primi rumori della citta che si destava cominciarono a filtrare su fino ai due maghi. Tutto pareva esattamente com’era prima. Tutto quello, solo per mantenere le cose inalterate?

Si batte distrattamente sulle tasche della camicia da notte e alla fine trovo cio che cercava infilato dietro l’orecchio. Si mise in bocca la cicca umidiccia, si fece sprizzare di tra le dita il fuoco magico e aspiro con forza l’ignobile cosa fino a che delle fiammelle azzurre gli brillarono davanti agli occhi. Tossi una volta o due.

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