— Aspetta, aspetta. — Galder si gratto il mento. — Stiamo parlando di quello nella testa di Scuotivento? Un uomo alto e magro, un po’ scarno? Quello…
— CHE LUI SI E PORTATO IN GIRO TUTTI QUESTI ANNI, SI.
Galder aggrotto la fronte. Gli sembrava fatica sprecata. Tutti sanno che quando un mago muore, gli incantesimi chiusi nella sua testa si liberano. Quindi, perche darsi la pena di salvare Scuotivento? Alla fine l’incantesimo sarebbe tornato indietro fluttuando.
— Hai idea del perche? — domando senza pensarci e poi, rammentando in tempo chi era, aggiunse in fretta: — In nome di Yrriph e Kcharla, io ti ripudio e…
— VORREI CHE TU NON CONTINUASSI A FARLO — disse la Morte. — SO SOLTANTO CHE TUTTI GLI INCANTESIMI DEVONO ESSERE PRONUNCIATI INSIEME LA PROSSIMA NOTTE DELLA POSTA DEL CINGHIALE O IL DISCO SARA DISTRUTTO.
— Parla piu forte! — domando Greyhald Spold.
— Chiudi il becco! — ordino Galder.
— IO?
— No, lui. Vecchio pazzo…
— Ho sentito! — urlo Spold. — Voi giovani… — Si fermo. La Morte lo guardava pensierosa, come cercasse di tenere a mente la sua faccia.
— Senti — disse Galder — ripeti l’ultimo pezzo, vuoi? Il Disco sara cosa?
— DISTRUTTO — disse la Morte. — POSSO ANDARMENE ORA? NON HO FINITO IL MIO DRINK.
— Aspetta — disse in fretta Galder. — In nome di Cheliliki e Orizone e cosi via, cosa intendi per distrutto?
— E UN’ANTICA PROFEZIA SCRITTA SUI MURI INTERNI DELLA GRANDE PIRAMIDE DI TSORT. A ME SEMBRA CHE LA PAROLA DISTRUTTO NON ABBIA BISOGNO DI SPIEGAZIONI.
— Questo e tutto cio che ci puoi dire?
— SI.
— Ma mancano soltanto due mesi alla Notte della Posta del Cinghiale!
— SI.
— Almeno puoi dirci dov’e adesso Scuotivento!
La Morte scrollo le spalle, un gesto per il quale lei era particolarmente adatta.
— NELLA FORESTA DI SKUND, AI PIEDI DELLE MONTAGNE RAMTOP.
— Che ci fa li?
— SI LAMENTA DELLA SUA SORTE.
— Oh!
— POSSO ANDARE ORA?
Galder fece un cenno di testa distratto. Si era ripromesso con grande piacere di pronunciare il rituale della messa al bando, che cominciava 'Vattene, ombra malvagia' e conteneva dei brani di grande effetto, sui quali lui si era esercitato. Pero non gli riusci di trovare l’entusiasmo necessario.
— Oh, si — si limito a rispondere. — Si, grazie. — E poi, giacche tanto vale non farsi dei nemici neppure tra le creature della notte, aggiunse cortesemente: — Spero che sia un bel ricevimento.
La Morte non rispose. Fissava Spold come un cane fissa un osso, solo che nel suo caso le cose stavano piu o meno al contrario.
— Ho detto che spero sia un bel ricevimento — ripete’Galder.
— IN QUESTO MOMENTO SI. CREDO CHE A MEZZANOTTE POTREBBE PEGGIORARE MOLTO RAPIDAMENTE.
— Perche?
— E QUANDO PENSANO CHE MI TOGLIERO LA MASCHERA.
Svani, lasciandosi dietro soltanto uno spiedino da cocktail e una bandierina di carta.
Un osservatore aveva visto di nascosto tutta la scena. La cosa naturalmente era contraria a tutte le regole, ma Trymon sapeva tutto delle regole e aveva sempre pensato che esse fossero fatte per essere stabilite, non per essere RISPETTATE.
Molto prima che gli otto maghi iniziassero seriamente a discutere di quanto aveva voluto dire l’apparizione, lui era sceso al piano principale della biblioteca dell’Universita.
Era un luogo che incuteva un timore reverenziale. Molti libri erano magici e non bisogna dimenticare che essi sono letali nelle mani di un bibliotecario fanatico dell’ordine, che si sente obbligato a disporli tutti insieme sullo stesso scaffale. Questa non e una buona idea con libri che tendono a trasudare magia, perche piu di uno o due insieme formano una Massa Nera potenzialmente pericolosa. Per soprammercato, molti degli incantesimi minori sono molto suscettibili a proposito della compagnia in cui si trovano e sono inclini a esprimere le loro obiezioni scaraventando i libri attraverso la stanza. E poi c’e sempre l’impalpabile presenza degli Esseri provenienti dalle Dimensioni Sotterranee, i quali si affollano la dove filtra la magia ed esplorano senza sosta i muri della realta.
Per un bibliotecario magico, obbligato a trascorrere i suoi giorni feriali in questa atmosfera altamente carica, il suo e un lavoro a rischio.
Seduto sul suo tavolo a sbucciare con calma un’arancia, il Bibliotecario Capo ne era perfettamente consapevole.
Alzo gli occhi quando entro Trymon.
— Sto cercando tutto cio che abbiamo sulla Piramide di Tsort — disse questi. Era venuto preparato e tiro fuori di tasca una banana.
Il bibliotecario lo guardo con aria lugubre e salto pesantemente a terra. Infilata con garbo una mano in quella di Trymon, gli fece strada tra gli scaffali con andatura ondeggiante. Al giovane mago sembrava di tenere un piccolo guanto di pelle.
Intorno a loro i libri sfrigolavano ed emettevano scintille. Di tanto in tanto una scarica di magia guizzava su per le barre di messa a terra, inchiodate per precauzione agli scaffali. C’era un lievissimo profumo azzurro e, appena percettibile, l’orribile mormorio delle creature sotterranee.
Come molte altre parti dell’Universita Invisibile, la biblioteca occupava piu spazio di quanto avrebbero lasciato supporre le sue dimensioni esterne. Questo perche la magia distorce lo spazio in strani modi e probabilmente quella era l’unica biblioteca dell’universo attrezzata con scaffali Mobius. Ma il catalogo mentale del suo bibliotecario funzionava a meraviglia. Egli si fermo vicino a un’alta pila di vecchi libri e si levo roteando nel buio. Segui un fruscio di pagine e una nuvola di polvere volteggio su Trymon. Poi il bibliotecario torno, con uno smilzo volume nelle mani.
— Oook — disse. Trymon prese il libro.
La copertina era graffiata con gli angoli accartocciati e l’oro del titolo molto sbiadito, ma lui riusci a decifrare, nella vecchia lingua magica della Tsort Valley, le parole: 'Iyl Gryend Teympiyo hdy Tsort, Una Hyistoriya Myistyica'.
— Oook? — chiese ansioso il bibliotecario.
Trymon giro le pagine con prudenza. Non era molto bravo con le lingue, che aveva sempre considerato cose molto inefficienti da sostituire con un qualche sistema numerico facilmente comprensibile. Ma il libro che aveva in mano sembrava proprio cio che cercava, con intere pagine coperte da significativi geroglifici.
— Questo e il solo libro che hai sulla Piramide di Tsort? — Fece la domanda lentamente.
— Oook.
— Ne sei proprio sicuro?
— Oook.
Trymon rimase in ascolto. Senti, molto distante, il suono di passi che si avvicinavano e di voci che discutevano. Ma si era preparato anche a questo.
Si mise una mano in tasca.
— Ti piacerebbe un’altra banana? — chiese.
La Foresta di Skund era veramente incantata, cio che sul Disco non aveva nulla d’insolito, ed era anche l’unica foresta in tutto l’universo a chiamarsi, nella lingua locale. Il Tuo Dito, Sciocco. Significato letterale della parola Skund.
La ragione di questo, purtroppo, e fin troppo banale. Quando i primi esploratori venuti dalle calde terre intorno al Mare Circolare s’inoltrarono nel gelido entroterra, dovevano riempire gli spazi vuoti sulle loro mappe. La fecero, afferrando il primo indigeno a portata di mano, puntando un dito verso un’altura lontana, staccando bene le parole a voce alta, e scrivendo qualsiasi cosa gli dicesse il poveretto confuso. Furono cosi immortalate in generazioni di atlanti stranezze geografiche, quali: 'Una Montagna, Non So, Cosa?'. E, naturalmente: 'Il Tuo Dito, Sciocco'.
Nuvole gravide di pioggia erano addensate intorno alle cime brulle del Monte Oolskunrahod (Chi e questo Stupido che non.Conosce Cos’e una Montagna) e il Bagaglio si sistemo piu comodamente sotto un albero sgocciolante, che cerco invano d’intavolare discorso.
Duefiori e Scuotivento stavano discutendo. Oggetto della discussione era la creatura che, seduta su un fungo, li osservava con interesse. Aveva l’aspetto di uno che mandasse l’odore di uno che vive in un fungo. E questo irritava Duefiori.
— Be’, perche non ha un cappello rosso?
Scuotivento esitava, cercando disperatamente d’immaginare a che cosa mirasse l’amico.
Alla fine ci rinuncio. — Cosa?
— Dovrebbe avere un cappello rosso — affermo Duefiori. — E dovrebbe di sicuro essere piu pulito e molto, molto piu allegro. Non mi pare affatto che somigli a uno gnomo.
— Ma di che stai parlando?
— Guardagli la barba — ribatte Duefiori in tono severo. — Ho visto barbe migliori della sua su un pezzo di formaggio.
— Senti, e alto quasi venti centimetri e vive in un fungo — sbotto Scuotivento. — Naturale che sia un maledetto gnomo.
— Di questo, abbiamo soltanto la sua parola.
Scuotivento abbasso gli occhi sullo gnomo.
— Scusami — disse. Condusse Duefiori dall’altro lato della radura.
— Ascolta — sibilo. — Se fosse alto venti metri e affermasse di essere un gigante, anche per questo noi avremmo soltanto la sua parola, no?
— Potrebbe essere un goblin — replico Duefiori in tono di sfida.
Scuotivento si giro a guardare l’esserino, affaccendato a scaccolarsi.
— Be’? — esclamo. — E allora? Gnomo, goblin, folletto… e allora?