— Chiedilo a me — disse Swires. — Nonnina Whitlow faceva dolci. Avresti dovuto vedere le sue meringhe…

— L’ho fatto — ribatte Scuotivento. — Ho esaminato i materassi…

— Il pan di zenzero e piu tradizionale — asseri Duefiori.

— Cosa, per i materassi?

— Non dire sciocchezze. Chi ha mai sentito parlare di un materasso di pan di zenzero? — replico Duefiori.

Il mago brontolo. Lui stava pensando al cibo. Piu precisamente al cibo di Ankh-Morpork. Strano come il posto gli sembrasse piu attraente quanto piu se ne allontanava. Gli bastava chiudere gli occhi per rivedere in dettaglio, con l’acquolina in bocca, i banchi di cibarie di un centinaio di culture diverse nella piazza del mercato. Li uno poteva mangiare squishi o zuppa di pinne di pescecane cosi fresche che i nuotatori non ci si sarebbero avvicinati, e…

— Pensi che potrei comprare questo posto? — chiese Duefiori. Scuotivento esito. Aveva imparato che gli conveniva sempre riflettere bene prima di rispondere alle domande le piu sorprendenti del suo amico.

— Perche mai? — domando cauto.

— Be’, si sente un’atmosfera.

— Oh!

— Che cos’e atmosfera? — chiese Swires, annusando guardingo e con l’aria di dire che lui non l’aveva fatto, qualunque cosa fosse.

— Mi pare che sia una specie di rospo — affermo Scuotivento. — A ogni modo, non puoi comprare questo posto perche non c’e nessuno da cui comprarlo…

— Probabilmente potrei sistemare la cosa, per conto del consiglio della foresta, certo — lo interruppe Swires, cercando d’ignorare l’occhiataccia del mago.

— …e ad ogni modo non potresti portartelo via. Voglio dire non potresti mica riporlo nel Bagaglio, non ti pare? — Scuotivento accenno al Bagaglio, che se ne stava accanto al fuoco e si sforzava, senza successo, di sembrare una tigre soddisfatta ma vigile. E poi riporto lo sguardo su Duefiori. Fece una smorfia di disappunto.

— Non ti pare? — ripete.

Non si era mai potuto rassegnare al fatto che l’interno del Bagaglio non sembrava appartenere al medesimo mondo dell’esterno. Certo, questo non era che uno degli aspetti minori della sua natura bizzarra. Ma lo sconcertava vedere Duefiori riempirlo di camicie sporche e vecchi calzini e poi riaprire il coperchio su una pila di bucato fresco, leggermente odoroso di lavanda. L’ometto comprava pure un sacco di prodotti dell’artigianato locale (porcherie, le definiva Scuotivento). E perfino una lancia cerimoniale per la caccia al cinghiale, alta piu di due metri, ci entrava dentro con la massima facilita senza sporgere da nessuna parte.

— Non so — disse Duefiori. — Tu sei un mago e sai tutto di queste cose.

— Si, be’, certo. Ma la magia da bagaglio e un’arte altamente specializzata — obietto Scuotivento. — Comunque, sono sicuro che agli gnomi non piacerebbe venderlo. E, e… — cerco il termine tra quanto sapeva del pazzo vocabolario di Duefiori — …e un’attrazione turistica.

— Che cos’e? — Swires era interessato.

— Significa che un sacco di persone come lui verranno a guardarlo — spiego Scuotivento.

— Perche?

— Perche… — di nuovo il mago cerco le parole — e bizzarro. Uhm, da vecchio mondo. Folcloristico. Ehm, uno stupendo esempio di un’arte popolare scomparsa, che affonda le sue radici nelle tradizioni di un’epoca remota.

— Davvero? — Swires guardo stupefatto il cottage.

— Si.

— E tutto questo?

— Ho paura di si.

— Vi aiutero a riporlo.

E la notte trascorre, sotto una coltre di nuvole basse che nasconde il Disco quasi per intero. Per fortuna perche, quando rischiara e gli astrologi possono vedere bene il cielo, li aspetta una vista che li mette in collera e li sconvolge.

Intanto, in varie parti della foresta, gruppi di maghi si perdono, girano in tondo, si nascondono gli uni dagli altri e sono sconvolti perche, ogni volta che sbattono contro un albero, questo si scusa. Ma, anche se procedono a tentoni, parecchi di loro arrivano molto vicino al cottage.

E tempo ormai di tornare alle costruzioni irregolari dell’Universita Invisibile e in particolare agli appartamenti di Greyhald Spold, il mago piu vecchio che viva sul Disco e deciso a continuare ad esserlo.

Ha appena avuto una grossa sorpresa ed e turbato.

Nelle ultime ore ha avuto molto da fare. Puo essere pure sordo e un po’ lento di comprendonio; ma i maghi anziani sono dotati di un istinto di sopravvivenza molto ben allenato e sanno che quando un’alta figura con una tunica nera e il piu moderno arnese agricolo comincia a fissarti pensierosa, e tempo di agire in fretta. Gli inservienti sono stati congedati. Le porte sigillate con pasta di effimere in polvere e sulle finestre sono stati tirati gli ottogrammi protettivi. Oli rari e alquanto puzzolenti sono stati sparsi sul pavimento a formare complessi disegni che fanno male agli occhi, tali da suggerire che il disegnatore fosse ubriaco o venisse da un’altra dimensione. O, forse, entrambe le cose. Proprio nel mezzo della stanza c’e l’ottuplice ottogramma di Witholding, circondato da candele verdi e rosse. E al centro una cassa di legno di pino della varieta felce, una pianta centenaria; la cassa e tappezzata all’interno di seta rossa e altri amuleti protettivi. Perche Greyhald Spold sa che la Morte lo cerca, e pertanto ha impiegato lunghi anni a disegnare un nascondiglio inespugnabile.

Azionato il complicato meccanismo a orologeria della serratura e chiuso il coperchio, il vecchio mago si e sdraiato sulla schiena sapendo che quella e finalmente la difesa perfetta contro il piu definitivo di tutti i suoi nemici. Anche se non ha ancora preso in considerazione il ruolo importante che i fori di aerazione debbono avere in un’impresa de! genere.

E proprio al suo fianco, vicinissimo, all’orecchio, una voce ha appena detto: — E SCURO QUI DENTRO, VERO?

Aveva cominciato a nevicare. Le finestre di zucchero d’orzo del cottage brillavano gaie nell’oscurita.

Da un lato della radura risplendettero per un momento tre puntolini rossi e si udi una tosse di petto, subito messa a tacere.

— Piantala! — sibilo un mago di terzo grado. — Ci sentiranno!

— Chi ci sentira? Abbiamo seminato nelle paludi i ragazzi della Confraternita dell’Inganno e quegli idioti del Venerabile Consiglio di Vedenti hanno preso la strada sbagliata.

— Gia — disse il mago piu giovane — ma chi e che continua a parlarci? Dicono che questo sia un bosco magico, pieno di goblin e di lupi e…

— Alberi — venne dall’alto una voce nel buio, con una intonazione che possiamo descrivere solo come legnosa.

— Gia. — Il mago giovane succhio il suo mozzicone e rabbrividi.

Il capo del gruppo si sporse a guardare al di sopra del masso per osservare il cottage.

— State a sentire — disse e vuoto la pipa battendola contro il tacco del suo stivale delle sette leghe, che protesto con uno scricchiolio. — Facciamo irruzione, li acchiappiamo, ce la filiamo. Okay?

— Sei sicuro che si tratti delle persone giuste? — chiese nervosamente il mago piu giovane.

— Certo che sono sicuro — rispose sprezzante il capo. — Che ti aspetti, tre orsi?

— Potrebbero essere mostri. Questo e il genere di bosco che ha i mostri.

— E alberi — disse una voce cordiale dai rami.

— Gia — approvo il capo con voce circospetta.

Scuotivento osservo il letto. Era proprio un bel lettino, fatto di una specie di candito solido con incrostazioni di caramello. Avrebbe preferito mangiarselo piuttosto che dormirci e sembrava che qualcuno l’avesse gia fatto.

— Qualcuno ha mangiato il mio letto — affermo il mago.

— A me il candito piace — disse Duefiori sulla difensiva.

— Se non stai attento verra la fata a portarti via tutti i denti.

— No, quelli sono gli elfi — disse Swires, posato sulla toletta. — Gli elfi lo fanno. Anche le unghie dei piedi. Certe volte gli elfi possono essere assai suscettibili.

Duefiori si sedette pesantemente sul suo letto.

— Ti sbagli — dichiaro. — Gli elfi sono nobili e belli, saggi e leali. Sono sicuro di averlo letto da qualche parte.

Swires e la rotula di Scuotivento si scambiarono un’occhiata.

— Secondo me tu pensi a degli elfi diversi — disse lentamente lo gnomo. — Da queste parti abbiamo l’altro tipo. Non che si potrebbero chiamare irascibili — aggiunse in fretta. — A meno, comunque, che uno non voglia portarsi via i propri denti nel cappello.

Si senti il suono lieve ma inconfondibile di una porta di torrone che si apriva. Contemporaneamente, dall’altra parte del cottage, venne un debolissimo tintinnio come di un sasso che spaccasse una finestra di zucchero d’orzo il piu delicatamente possibile.

— Che e stato? — domando Duefiori.

— Quale dei due rumori? — chiese Scuotivento.

Un ramo pesante urto con un tonfo il davanzale. — Gli Elfi — grido Swires, che attraverso di corsa il pavimento e scomparve dentro una piccola tana di topo.

— Che facciamo? — disse Duefiori.

— Ci lasciamo prendere dal panico? — disse speranzoso Scuotivento. Sosteneva sempre che il panico era il miglior mezzo di sopravvivenza: nei vecchi tempi (cosi era la sua teoria) le persone che si trovavano di fronte tigri affamate dalle zanne affilate come lame potevano dividersi molto semplicemente in quelle che si lasciavano prendere dal panico e quelle che non si muovevano e dicevano 'Che bestia magnifica!' e 'Qui, gattino'.

— Li c’e un armadio. — Duefiori indico una porta stretta incassata tra la parete e la bocca del camino. I due amici s’infilarono nel vano che odorava di dolce e di muffa.

Fuori si senti scricchiolare un’asse di cioccolata del pavimento. Qualcuno disse: — Ho sentito delle voci.

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