E un altro: — Gia. Al piano di sotto. Credo che siano quelli dell’Inganno.

— Mi pareva che tu avessi detto che li avevamo seminati!

— Ehi, voi due, questo posto si puo mangiare. Guarda qui, si puo…

— Chiudi il becco!

Ancora altri scricchiolii e un grido soffocato dal piano inferiore dove un Venerabile Vedente, entrato dalla finestra rotta, mentre avanzava strisciando nell’oscurita, aveva pestato le dita di uno dell’Inganno che si nascondeva sotto un tavolo. Segui istantaneo il sibilo della magia.

— Accidenti! — esclamo una voce. — L’hanno preso! Andiamocene!

Ancora scricchiolii, quindi silenzio. Dopo un po’, Duefiori chiamo: — Scuotivento, mi pare che nell’armadio ci sia una scopa.

— Be’, cosa c’e di strano?

— Questa ha il manubrio.

Dal basso venne un grido acuto. Nell’oscurita uno dei maghi aveva tentato di aprire il coperchio del Bagaglio. Un fracasso dal retrocucina rivelo l’arrivo improvviso di un gruppo di Maghi Illuminati del Circolo Intatto.

— Che stanno cercando, secondo te? — bisbiglio Duefiori.

— Non lo so, ma per me sarebbe una buona idea non scoprirlo — rispose pensieroso Scuotivento.

— Forse hai ragione.

Scuotivento apri guardingo la porta. La stanza era vuota. Si avvicino in punta di piedi alla finestra e guardo giu per trovarsi davanti le facce volte verso l’alto di tre Fratelli dell’Ordine di Mezzanotte.

— E lui!

Il mago si ritiro svelto e si precipito per le scale.

Dabbasso lascena era indescrivibile. Ma, poiche nel regno di Olaf Quimby II una simile affermazione si meriterebbe la pena di morte, e meglio fare un tentativo. Anzitutto, la maggior parte dei maghi che lottavano, cercavano di illuminare la scena con fiamme varie, palle di fuoco e chiarore magico. Cosi l’illuminazione generale dava l’impressione di una discoteca in una fabbrica stroboscopica. Ognuno cercava di trovare una posizione dalla quale vedere il resto della stanza senza essere attaccato. E ognuno senza eccezione si sforzava di tenersi alla larga dal Bagaglio, il quale aveva immobilizzato in un angolo due Venerabili Vedenti e faceva schioccare il coperchio contro chiunque si avvicinava.

Ma uno dei maghi alzo gli occhi per caso.

— E lui!

Scuotivento fece un balzo indietro e si senti urtare. Diede una rapida occhiata intorno e spalanco gli occhi alla vista di Duefiori seduto sulla scopa… la quale galleggiava a mezz’aria.

— Deve averla lasciata la strega — spiego Duefiori. — Una vera scopa magica!

Scuotivento esito. Scintille di ottarino sprizzavano dalle setole della scopa e lui odiava le altezze quasi piu di ogni altra cosa. Ma quello che in realta odiava ancora di piu era un gruppetto di maghi arrabbiatissimi e irascibili che si precipitassero su per la scala verso di lui. Ed era cio che stava accadendo.

— Va bene — acconsenti — ma guido io.

Sferro un calcio col suo stivale a un mago, che era a meta di un Incantesimo d’Inceppamento, e salto sulla scopa. Questa oscillo giu per la tromba delle scale e poi si capovolse cosi che Scuotivento si ritrovo a fissare negli occhi un Fratello della Mezzanotte.

Mando uno strillo e sterzo convulsamente il manubrio.

Accaddero diverse cose tutte insieme. La scopa balzo in avanti e si apri un varco nel muro tra una pioggia di croste; il Bagaglio si fece sotto e azzanno la gamba del Fratello; e, con uno strano suono sibilante, una freccia apparsa non si sa da dove manco Scuotivento di pochi centimetri e ando a colpire con un forte tonfo il coperchio del Bagaglio.

Il Bagaglio svani.

In un piccolo villaggio sepolto nella foresta un vecchio sciamano getto ancora qualche ramoscello sul fuoco e fisso attraverso il fumo il suo apprendista che appariva confuso.

— Una cassa con le gambe? — domando.

— Si, maestro. E spuntata dal cielo e mi ha guardato — rispose l’apprendista.

— Allora questa cassa aveva gli occhi?

— N… — comincio l’apprendista e si fermo, perplesso. Il vecchio aggrotto la fronte.

— Molti hanno visto Topaxci, Dio del Fungo Rosso, e si guadagnano il titolo di sciamano — disse. — Alcuni hanno visto Skelde, spirito del fumo, e sono chiamati stregoni. Solo pochi hanno avuto il privilegio di vedere Umcherrel, l’anima della foresta, e questi sono conosciuti come spiriti maestri. Ma nessuno di loro ha visto una cassa con centinaia di gambe che li guardava senza occhi, e questi sono conosciuti come idio…

L’interruzione era causata da un gran fracasso improvviso e da un turbine di neve e di scintille che fecero volare il fuoco nell’oscurita della capanna: vi fu una rapida visione confusa e poi il muro opposto si squarcio e l’apparizione svani.

Segui un lungo silenzio. Poi un silenzio piu breve. Quindi il vecchio sciamano chiese: — Tu non hai visto due uomini volare a testa in giu su una scopa, urlandosi improperi, vero?

Il ragazzo lo guardo senza scomporsi. — Certamente no — rispose.

Il vecchio ebbe un sospiro di sollievo. — Grazie al cielo. Nemmeno io.

Nel cottage c’era il caos perche, non soltanto i maghi volevano seguire la scopa, ma volevano anche impedirsi l’un l’altro di farlo. E questo causo vari incidenti spiacevoli. Il piu spettacolare e di certo il piu tragico si ebbe quando uno dei Vedenti tento di usare i suoi stivali delle sette leghe senza la debita sequenza d’incantesimi e di preparativi.

Come gia accennato, gli stivali delle sette leghe sono, nel migliore dei casi, una forma rischiosa di magia. E il mago si rammento troppo tardi che occorre prendere le massime precauzioni nel servirsi di una forma di trasporto che, in fin dei conti, basa la sua efficienza nel cercare di mettere un piede trentatre chilometri davanti all’altro.

Le prime tempeste di neve dell’inverno imperversavano e infatti una pesante coltre di nubi si stendeva sulla quasi totalita del Disco, lasciando prevedere il peggio. Eppure, molto piu in alto, alla luce argentea della minuscola luna del mondo-Disco, si presentava una delle viste piu belle del multiverso.

Grandi nastri di nuvole, lunghi centinaia di chilometri, turbinavano dalla cascata dell’Orlo alle montagne del Centro. Nel freddo silenzio cristallino l’enorme spirale bianca scintillava come ghiaccio sotto le stelle, roteando appena, come se Dio avesse rimescolato il suo caffe e poi ci avesse versato dentro la panna liquida.

Nulla disturbava la scena meravigliosa, che…

Attraverso lo strato di nubi sbuco un oggetto piccolo e distante, in una scia di vapore. Nella calma stratosferica si udi distintamente il suono di due voci che litigavano.

— Hai detto che sapevi volare su uno di questi arnesi!

— Ma non sono mai salito su uno di questi prima di ora!

— Che coincidenza!

— Comunque, tu hai detto… guarda il cielo!

— No che non l’ho detto!

— Che e successo alle stelle?

E fu cosi che Scuotivento e Duefiori furono le prime due persone sul Disco a vedere cio che teneva in serbo il futuro.

A piu di mille chilometri dietro di loro la montagna del Centro, Cori Celesti, forava il cielo e gettava un’ombra scintillante come una lama attraverso le nuvole vorticose, tanto che anche gli dei avrebbero dovuto accorgersene… Ma di solito gli dei non guardano il cielo e in ogni caso erano occupati a litigare con i Giganti del Ghiaccio, che si erano rifiutati di abbassare la loro radio.

A Rimwards, verso l’Orlo, nella direzione in cui viaggiava la Grande A’Tuin, dal cielo erano state spazzate via le stelle.

Nel cerchio di oscurita c’era una sola stella, una stella rossa e funesta, una stella simile allo scintillio nell’occhiaia di un visone rabbioso. Era piccola e orribile e inflessibile. E il Disco veniva trasportato diritto verso di lei.

Scuotivento sapeva esattamente cosa fare in tali circostanze. Con uno strillo, punto la scopa in basso.

In piedi al centro dell’ottogramma, Galder Weatherwax alzo le mani.

— Urshalo, dileptor, c’hula, ubbiditemi!

Sulla sua testa si formo un anello di foschia. Il mago lancio un’occhiata di traverso a Trymon, che se ne stava imbronciato all’orlo del cerchio magico.

— Il pezzetto che segue e proprio impressionante — annuncio Galder. — Osserva. Kot-b’hai! Kot-sham! A me, o spiriti delle piccole rocce solitarie e dei topi inquieti lunghi non meno di cinque centimetri!

— Cosa? — disse Trymon.

— Per questo pezzo ho dovuto fare un sacco di ricerche — convenne Galder — specie per i topi. A ogni modo, dov’ero? Ah, si…

Alzo di nuovo le mani. Trymon lo osservava e si lecco distratto le labbra. Il vecchio pazzo si concentrava davvero, la mente tutta presa dall’incantesimo, senza fare attenzione a lui.

Le parole del potere rotolavano per la stanza, rimbalzavano sulle pareti e andavano a nascondersi dietro gli scaffali e i barattoli.

Galder chiuse per un momento gli occhi, il volto una maschera di estasi mentre pronunciava la parola finale.

Trymon s’irrigidi e le sue dita si richiusero di nuovo sul coltello. E Galder apri un occhio, fece un cenno col capo nella sua direzione e scaglio obliquamente una scarica di potere che colse in pieno il giovane mago e lo mando a spiaccicarsi contro la parete.

Galder gli fece l’occhiolino e sollevo di nuovo le braccia.

— A me, o spiriti di…

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