Era Teela Brown. Louis non ne rimase troppo sorpreso.
Il secondo passeggero era un tipo cosi appariscente che Louis scoppio in una risata. Teela si mostro sorpresa e ferita.
Teela Brown era pallida, spettinata, dimagrita. Ma ancora piu carina. Indico il suo compagno e disse: — Si chiama Seeker.
— E che significa, Seeker?
— E un nome che si e dato lui. Secondo lui vuol dire Cercatore.
Seeker osservava Louis e Prill con umilta e ossequio. Era alto e muscoloso. Era facile immaginarlo combattere contro i draghi. Portava una spada. I suoi tratti ricordavano quelli della scultura in metallo del Castello Paradiso. Era accuratamente rasato. Forse un Ingegnere, ma un mezzosangue. I capelli, biondo cenere, erano lunghi e non troppo puliti. Allacciata alla vita, portava una pelle d’animale.
— E lui che mi ha salvata — disse Teela.
Stavano oltrepassando l’Occhio. Il vento ruggiva lungo le scale, e fischiava nei corridoi. I vestiboli erano inondati di pioggia. Teela aveva mangiato e si era riposata.
Erano tutti riuniti nella stanza di Louis, che fungeva da plancia e da soggiorno.
— Coraggio — disse Speaker a Teela. — Racconta.
Il congegno della polizia aveva quasi fatto saltare in aria il volociclo di Teela Brown. Il localizzatore, l’interfono e la cucina si era bruciati in un colpo solo.
Teela era ancora viva perche il campo sonico aveva attuato, per contatto, un’onda permanente. La ragazza aveva attivato il retrocampo, prima che la velocita Mach due le facesse esplodere il cranio. In pochi secondi era discesa sotto il limite di velocita consentito dalle autorita. Il campo-trappola aveva fatto saltare il motore frenante. Cerco un posto per atterrare planando. Era scesa, bruscamente, nei giardini di un viale.
Aveva appena messo piede a terra quando il veicolo si era sollevato da solo.
— Ero perduta — disse Teela. — Non sapevo dove mi trovavo… Non c’era nessuno. Allora, mi sono seduta su una panchina, e mi sono messa a piangere.
Si era disperata per ore. Aveva paura di andarsene, perche pensava che i suoi compagni l’avrebbero cercata nella zona.
— Poi e arrivato lui.
Teela indico Seeker, il quale sorrise. Anche Louis sorrise: Teela aveva fiducia in chiunque. Era inevitabile che chiedesse aiuto e conforto al primo estraneo. Ed era altrettanto inevitabile che, con la sua fortuna ricorrente, le andasse bene.
— Seeker mi ha nutrita e mi ha difesa. Ieri, quattro uomini hanno tentato di aggredirmi, e Seeker li ha stesi con un colpo di spada. Cosi ho imparato un mucchio di parole in lingua locale.
— E che cosa fa, per vivere?
— Va a caccia. E intanto e impegnato in una ricerca. Ha giurato, cento anni fa, che sarebbe arrivato alla base dell’Arco.
— La base dell’Arco?
Teela fece segno di si con la testa, sorridendo maliziosamente. Non si capiva, nelle sue mosse da ochetta simpatica, se facesse sul serio o se scherzasse.
— Piccola idiota — disse Louis, — non sai che l’Arco non esiste, e che noi siamo dentro a un cerchio?
— Certo che lo so. Mi hai preso per una stupida?
— Allora perche non glielo dici?
— Louis, se glielo dici tu ti odiero per tutta la vita. Ha passato quasi tutta la vita a cercare la base dell’Arco.
— Non mi sembra molto intelligente.
— No, non lo e — rispose Teela come se la cosa non avesse la minima importanza. — Pero, se viaggio con lui, potro insegnare un mucchio di cose alla gente di qui.
Louis non volle pensare a cos’altro avesse fatto Teela con il suo eroe ammazza-draghi. La invito a continuare il racconto.
— Seeker ha cominciato a verificare i motori delle macchine vecchie — disse la ragazza. — Lui dice che i guidatori, quando vengono catturati, spengono i motori. Cosi evitano di bruciarli.
Nessus, Speaker e Louis si guardarono. Seeker raccontava frottole, perche quasi tutte le macchine sospese nel labirinto erano rimaste in funzione.
— Ne abbiamo presa una in buono stato — disse Teela. — Vi stavamo correndo dietro, poi ci siamo persi nel buio. Per fortuna, siamo stati catturati dal campo del vostro… del vostro grattacielo volante.
— Per fortuna, vero? — disse Nessus con la testa di sinistra.
Seeker non aveva ancora detto una parola. Placidamente seduto in poltrona, fissava Speaker con molto interesse. Halrloprillalar, invece, guardava oltre la finestra. L’ululato del vento si stava riducendo a un sibilo sottile.
— Seeker mi ha parlato di Halrlar… Horlapr… di una dea, insomma, e del palazzo che catturava le macchine. Ecco perche siamo venuti qui. Per cercarvi.
Prill continuava a fissare fuori dalla finestra, e rabbrividi. Forse aveva gia visto formazioni come quella dell’Occhio. Piccole trafitture di asteroidi, rapidamente riparate, dovevano capitare ovunque e venivano fotografate per i giornali o i nastri d’informazione, o per che cosa diavolo ne faceva le veci, sul Mondo ad Anello. La tempesta dell’Occhio era paurosa per tutti. L’aria respirabile si disperdeva nello spazio interstellare.
Teela aggrotto le sopracciglia per l’ansieta. — Spero che l’edificio sia abbastanza solido — disse.
Louis era stupefatto.
— Ho bisogno di te — disse la ragazza. — Voglio Seeker.
— D’accordo.
— Anche lui mi vuole, ma ha uno strano senso dell’onore. Ho cercato di parlargli di te per portarlo sul palazzo. Era a disagio, e non ha piu voluto dormire con me. Crede che tu sia il mio padrone.
— Siamo alla schiavitu?
— Solo per le donne, credo. Gli dirai che non sei il mio padrone, vero?
Louis si senti stringere la gola. — Potrei evitare tante spiegazioni vendendoti a lui, se e questo che vuoi.
— E proprio cio che voglio: viaggiare con lui sull’Anello. Lo amo, Louis.
— Certo che lo ami. Siete fatti uno per l’altra.
Lei lo guardo, colta dal dubbio. — Non starai facendo… del sarcasmo, spero.
— Un mese fa non distinguevi il sarcasmo da un transistor. No, il bello e che non sto facendo del sarcasmo. I milioni di coppie non c’entrano perche non partecipavano all’esperimento di procreazione progettato dei burattinai.
Di colpo l’attenzione di tutti si concentro su di lui. Persino Seeker, che lo fissava cercando di capire di che cosa stessero parlando.
Louis aveva occhi solo per Teela Brown: — Siamo precipitati sul Mondo ad Anello — le disse gentilmente, — perche era il tuo ambiente ideale. Qui avresti imparato le cose che non potevi imparare sulla Terra. Forse c’erano anche altre ragioni: una droga piu efficace, per esempio, e maggiore spazio per respirare, ma la ragione principale che ti ha portato qui e imparare.
— Che cosa?
— Il dolore. La paura. La sconfitta. Da quando sei arrivata qui sei diventata un’altra donna. Prima eri una specie di astrazione. Hai mai inciampato con la punta di un piede?
— Non lo so.
— Ti sei mai scottata un dito?
Lei lo fisso. Non se lo ricordava.
— Ecco perche e precipitata la