«Preferivo Morty» disse Morty.
«Avete anche un interessantissimo stemma» disse la regina. «Falci incrociate su una clessidra rampante in campo di sabbia. Ha provocato nel Collegio Reale dei discreti mal di testa.»
«Non che mi dispiaccia di essere un duca» disse Morty. «E l’essere sposato con una duchessa che mi fa rimanere scioccato.»
«Ti ci abituerai.»
«Spero di no.»
«Bene. E adesso, Ysabell» disse Keli, indurendo l’espressione «se ti dovrai muovere in circoli reali ci sono delle persone che devi assolutamente conoscere…»
Ysabell getto a Morty uno sguardo di disperazione mentre veniva trascinata nella folla e spari presto alla vista.
Morty si passo un dito all’interno del colletto, gettando un’occhiata a destra e a sinistra e poi fisso un’angolo ombreggiato da una felce piu o meno alla estremita del buffet dove si sarebbe potuto godere qualche attimo di solitudine.
Dietro di lui il Maestro di Cerimonia si schiari la gola. Il suo sguardo assunse un aspetto vitreo e distante.
«La Rapitrice di Anime» disse con la voce strana di uno le cui orecchie non riescono bene a sentire quello che la bocca sta dicendo. «Distruttrice degli Imperi, Ingoiatrice di Oceani, Ladra degli Anni, Estrema Realta, Mietitrice dell’Umanita…»
«VA BENE, VA BENE. POSSO PRESENTARMI DA SOLA.»
Morty si immobilizzo con una coscia di tacchino freddo a mezza via per la sua bocca. Non si volto. Non aveva bisogno di farlo. Non si poteva confondere quella voce, percepita piu che udita, o il modo in cui l’aria si raffreddava e si scuriva. Il chiacchierio e la musica del ricevimento nuziale si abbassarono e si dissolsero.
«Non pensavamo che saresti venuta» disse lui a un vaso di felci.
«AL MATRIMONIO DI MIA FIGLIA? E POI, E STATA LA PRIMA VOLTA CHE MI E STATO RECAPITATO UN INVITO PER QUALCHE COSA. ERA BORDATO D’ORO E C’ERA TANTO DI
«Gia, ma visto che non eri presente alla cerimonia…»
«HO PENSATO CHE NON SAREBBE STATO PRECISAMENTE APPROPRIATO.»
«Be’, si, suppongo di si…»
«SE DEVO ESSERE SINCERA, PENSAVO CHE AVRESTI SPOSATO LA PRINCIPESSA.»
Morty arrossi. «Ne abbiamo parlato» disse. «Poi abbiamo pensato che soltanto perche ti e capitato di salvare una principessa, non dovresti imbarcarti in certe imprese.»
«MOLTO SAGGIO. ANCHE TROPPE GIOVANI DONNE CADONO NELLE BRACCIA DEL PRIMO GIOVANOTTO CHE LE SVEGLIA DOPO UN CENTINAIO D’ANNI DI SONNO, TANTO PER FARE UN ESEMPIO.»
«E, be’, abbiamo pensato, tutto sommato, be’, appena ho conosciuto meglio Ysabell, be’…»
«SI, SI, NE SONO CERTA. UNA DECISIONE
«Davvero?»
«A PARTE CHE A LIVELLO UFFICIALE, OVVIAMENTE. LA COSA STAVA ANNEBBIANDO IL MIO METRO DI GIUDIZIO.»
Una mano scheletrica apparve al limite della vista di Morty e fece abilmente sparire un uovo ripieno. Morty si volto di scatto.
«Che cosa e successo?» chiese. «Lo devo sapere! Un momento ci trovavamo nella Sala Lunga e quello successivo eravamo in un campo alle porte della citta ed eravamo realmente noi! Voglio dire, la realta era stata alterata per poterci accogliere! Chi lo ha fatto?»
«HO SCAMBIATO DUE CHIACCHIERE CON GLI DEI.» La Morte sembrava a disagio.
«Oh. Sei stata tu, non e vero?» disse Morty. La Morte evito il suo sguardo.
«SI.»
«Non penso che siano stati molto contenti.»
«GLI DEI SONO GIUSTI. SONO ANCHE DEI SENTIMENTALI. IO NON SONO MAI STATA IN GRADO DI ESSERLO, PER MIO CONTO.
«MA NON SIETE ANCORA LIBERI. DOVRETE FARE IN MODO CHE LA STORIA SI REALIZZI.»
«Lo so» disse Morty. «Unendo i regni e via dicendo.»
«POTRESTI ANCHE FINIRE COL DESIDERARE DI ESSERE RIMASTO CON ME.»
«Ho certamente imparato moltissime cose» ammise Morty. Si porto la mano alla faccia e se la passo distrattamente sulle quattro bianche e sottili cicatrici che aveva sulla guancia. «Ma non penso che fossi tagliato per quel genere di lavoro. Ascolta, mi dispiace davvero…»
«HO UN REGALINO PER TE.»
La Morte appoggio il suo piatto di antipasti e rovisto nei misteriosi recessi della sua tunica. Quando la sua scheletrica mano riemerse, stava tenendo fra pollice e indice un piccolo globo.
Esso aveva piu o meno il diametro di otto centimetri. Sarebbe potuta essere la perla piu grossa del mondo ma la sua superficie era un turbinare semovibile di complesse figure d’argento, sempre sul punto di focalizzarsi in una qualche forma riconoscibile, ma che riuscivano sempre ad evitare di farlo.
Quando la Morte la fece cadere sul palmo aperto della mano di Morty essa si rivelo essere pesantissima e leggermente calda.
«PER TE E LA TUA SIGNORA. UN REGALO DI NOZZE. UNA DOTE.»
«E magnifica! Pensavamo che la griglia tostapane d’argento venisse da te.»
«ERA DI ALBERT. TEMO CHE NON SIA DOTATO DI UNA GRANDE FANTASIA.»
Morty continuo a rigirarsi il globo nella mano. Le forme che vi ribollivano all’interno sembravano rispondere al suo tocco, inviando minute correnti di luce ad inarcarsi attraverso la superficie in direzione delle sue dita.
«E una perla?» chiese.
«SI. QUANDO QUALCHE COSA IRRITA UN’OSTRICA E NON PUO ESSERE RIMOSSA, LA POVERA BESTIOLA LA RICOPRE DI MUCO E LA TRASFORMA IN UNA PERLA. QUESTA E UNA PERLA DI UN COLORE DIFFERENTE. UNA PERLA DI REALTA. TUTTA QUESTA ROBA LUCCICANTE E L’ATTUALITA CONGELATA. DOVRESTI RICONOSCERLA… DOPO TUTTO L’HAI CREATA TU.»
Morty la fece passare delicatamente da una mano all’altra.
«La metteremo fra i gioielli del castello» disse. «Non ne abbiamo poi molti.»
«UN GIORNO ESSA SARA IL SEME DI UN NUOVO UNIVERSO.»
A Morty manco la presa ma allungo la mano con la velocita del fulmine e la riafferro prima che essa finisse sul pavimento.
«Cosa?»
«LA PRESSIONE DI
La Morte piego il cranio da una parte. «E SOLTANTO UNA COSETTA» aggiunse. «TU AVRESTI POTUTO AVERE L’ETERNITA.»
«Lo so» disse Morty. «Sono stato molto fortunato.»
La appoggio con grande cautela sulla tavola del buffet, fra le uova di quaglia e i rotolini di salsicce.
«C’E ANCHE UN’ALTRA COSA» disse la Morte. Infilo nuovamente la mano nella tunica e tiro fuori una sagoma oblunga incartata con scarsa perizia e legata con un cordino.
«QUESTO E PER TE» disse. «E PERSONALE, NON HAI MAI MOSTRATO PER ESSO ALCUN INTERESSE PARTICOLARE, PRIMA, PENSAVI FORSE CHE NON ESISTESSE?»
Morty apri il pacchetto e si rese conto di trovarsi fra le mani un piccolo libro rilegato in pelle. Sulla costola era impresso, con una brillante sfoglia d’oro una singola parola:
Sfoglio a ritroso le pagine non ancora scritte finche non trovo la sottile traccia di inchiostro che si dipanava pazientemente lungo la pagina e lesse: