domande. Mi affrettai verso un’altra stewardess che stava uscendo in quel momento dagli spogliatoi riservati al personale femminile. Sapevo che aveva lavorato con Greta un paio di volte, anche se poi era stata assegnata al prestigioso
Ando a un telefono, parlo con qualcuno e quando torno da me appariva preoccupata. — Strano — disse. — Sembra che l’abbiano fermato fuori stazione. Per prendere a bordo un nuovo conduttore.
— C’e qualcosa che non mi persuade — commentai. D’un tratto avevo la gola secca. Cosa poteva esser andato storto? Un guasto? Un conduttore che aveva avuto un attacco di cuore, o era impazzito, o… Non c’era limite alle disgrazie che potevano balenarmi alla mente.
Ma ero lontanissimo dall’immaginare quella giusta.
Per una ventina di minuti restai seduto li ad aspettare che succedesse qualcosa, e quel che successe non fu per nulla soddisfacente. Si realizzo in tre atti. Il primo atto fu quando un fattorino arrivo di corsa e con l’aria agitatissima. — Roba da non credersi! — grido a un collega, entrando negli spogliatoi. — Hanno fermato il treno fuori stazione. Hanno fatto scendere tutte le stewardess, il conduttore, gli inservienti, il macchinista, il fuochista… l’unico motivo per cui hanno lasciato proseguire me, credo, e perche sostitutivo un collega e non faccio parte dell’equipaggio regolare. Piazza pulita! E ho sentito uno di quei tipi parlare di una cospirazione…
Il secondo atto fu quando, ancora sbalordito, mi giunse all’orecchio la voce di qualcuno che domandava chi erano
E il terzo atto fu quando mi alzai in fretta, dirigendomi all’uscita, e due giovanotti in completo grigio mi si materializzarono accanto, uno per parte. Le mie braccia vennero attanagliate da mani esperte.
Sulla porta del locale
E ora le veniva portato l’ultimo boccone.
Ero stato un idiota a non capire quanto fosse semplice la soluzione del problema per l’Agente Capo Nyla Christophe. I testimoni oculari mi avevano fornito un alibi fastidioso? Nessuna difficolta: bastava arrestare i testimoni. E un testimone che fosse chiuso in una cella dell’FBI non poteva piu considerarsi — a tutti gli effetti — un testimone di niente. Cosi si poteva procedere con la necessaria semplicita verso la chiusura di un caso basato su ottime foto e ottime impronte digitali, spazzando via tutti i noiosi dettagli secondari. Nessun problema, dunque… per Nyla Christophe.
Ma per me, invece, problemi a valanghe. E il peggiore che mi fosse mai capitato cominciava proprio in quel momento.
Mentre aspettavo che Nyla arrivasse dall’aereoporto, mi addormentai in poltrona. E quando infine giunse in albergo, suppongo che le fece comodo evitare di svegliarmi. Avrei dovuto aspettarmelo. Aveva sempre avuto il vezzo di mettersi a fare un po’ di esercizi appena ci incontravamo, a volte prima di disfare le valigie, o perfino ancor prima di andare in bagno. — Che hai fatto di bello alla Carnegie Hall? — si domandava da sola. E da sola si dava la risposta: — Esercizi, esercizi, esercizi! E sai bene che quando mi costringi a farne a meno, dopo e piu dura per me, Dom caro. — Cosi quel che mi sveglio fu il suono del suo Guarnerius dalla stanza accanto: un pezzo di Bach per violino solista. Lo identificai subito. Questo non mi sarebbe stato facile fino a un anno prima, perche la musica classica e una delle cose per cui non si ha molto tempo nella carriera politica, ma avere una relazione sentimentale con Nyla Bowquist era stato educativo sotto non pochi aspetti. E quello era uno dei minori.
Mi alzai e andai in camera da letto. Era li in piedi accanto al caminetto e mi volgeva le spalle, mentre l’archetto andava avanti e indietro sul prezioso violino e tutto il suo corpo ondeggiava a tempo con la musica. Mi accostai in punta di piedi, passai le mani sotto le sue braccia sollevate e le afferrai dolcemente i seni. Lei non perse battuta. Occhi socchiusi, archetto che danzava sulle corde, disse: — Dammi altri due minuti, tesoro.
— E cosa si suppone che io debba fare in questi due minuti? — chiesi.
Lei me lo canticchio sull’aria che suonava: — Ordina un po’ di champagne… Oppure tira via il copriletto… o se vuoi, se proprio vuoi farlo… comincia a spogliarti, mio caro.
La baciai sul collo. — Opto per il suggerimento numero tre — dissi. Ma non andai a spogliarmi. Una delle cosette che avevo imparato con Nyla era che mi divertivo molto di piu quando lo facevamo insieme. Tornai in soggiorno… no, credo che gli si sarebbe adattato un nome piu classico, il salone, forse. Sapevo che i suoi «due minuti» erano almeno quindici o venti. Quando e in tournee, l’assillo di Nyla e di poter dimenticare qualcosa d’importante: come eseguire un certo passaggio, quante volte far vibrare la corda col mignolo su una certa nota. Di conseguenza si esercita eseguendo il pezzo da cima a fondo, il che richiede tempo. Sedetti di nuovo nella grossa poltrona e allungai una mano al telefono.
Mentre aspettavo che il mio ufficio rispondesse mi guardai attorno. Era dolce pensare che non sarei stato io a mettere il conto di quell’albergo sul mio conto spese. Alla gente che pagava le tasse non sarebbe piaciuto. E non sarebbe stato comprensivo neppure l’IRS, se un normale essere umano avesse dichiarato che una suite di quattro camere era una spesa di lavoro inevitabile. Ma quello era uno dei lati positivi d’essere una concertista. Nyla affermava sempre d’aver bisogno di locali spaziosi e risonanti in cui esercitarsi prima di un concerto. Probabilmente aveva ragione. Comunque non s’era mai sentita rivolgere domande imbarazzanti da un revisore di conti dell’IRS, lei, visto che i suoi appartamenti in albergo erano prenotati e pagati dall’amministrazione dei teatri in cui si esibiva. E quella voce non appariva neppure fra le detrazioni dai suoi introiti.
Quando il mio ufficio rispose, chiesi di Jock McClenny. Lui riconosceva la mia voce, naturalmente, cosi dissi subito: — Sono al solito posto, Jock. C’e nulla di urgente?
— No, senatore, niente. Vi daro un colpetto di telefono, se sara il caso.
— Bene — dissi. Sapevo che avrebbe chiamato solo se fosse stato indispensabile, e sapevo anche che difficilmente sarebbe capitato qualcosa di abbastanza importante da convincere Jock a chiamarmi all’albergo di Nyla. Ma il modo in cui lo sentii schiarirsi la gola m’impedi di metter giu il ricevitore. — Che c’e, Jock? — domandai.
— Be’, si tratta solo di un messaggio che ho avuto dal Pentagono, senatore. E abbastanza peculiare. Pare che da Sandia abbiano chiamato il Pentagono per avere conferma che voi foste giu da loro.
— Da loro? — brontolai, stupito. Sandia e un’installazione di ricerca nel New Mexico. — Come posso essere da loro, se sono qui?
— Appunto, senatore — disse, e mi parve quasi di vederlo mentre annuiva con un sorrisetto, compiaciuto dell’ironia della cosa. O meglio, compiaciuto davanti all’ottusita dei militari, perche Jock gongola quando coglie quelli del Pentagono a impantanarsi entro le goffaggini della routine. Specie per quanto riguarda le loro cervellotiche misure di sicurezza.
La faccenda, a dire il vero, divertiva anche me. Mi sarebbe piaciuto approfondire l’argomento, ma la musica del violino nella stanza accanto s’era interrotta.