Magruder, seduto accanto a me, non si fece uscire di bocca una parola. Non mi guardo neppure. Si limito a tenere lo sguardo fuori dal finestrino, a labbra serrate. Non potevo biasimarlo: in quella faccenda era in gioco la testa di tutti quanti, compresa la sua. Restai immobile come una statua e mi aggrappai al sedile per evitare, se avessimo preso una buca, di finirgli addosso.

Sperare che si dimenticasse della mia presenza era inutile, purtroppo.

Ci fermammo in un’altra nuvola di sabbia e Magruder balzo fuori. Poi si volse e il suo sguardo s’induri. Cio che gli aveva fatto indurire lo sguardo era la vista della sergente Sambok e del tecnico civile, il Dr. Willard, assistente dello scomparso Dr. Douglas. Li aveva lasciati li mentre scendeva a prendermi personalmente, con null’altro da fare che sudare sotto il sole. E a vederli sembravano sul punto di soccombere a un’insolazione. Ma questi non erano gli umili particolari a cui il Generale prestava attenzione, visto che non era possibile dar ordini al sole o metterlo a rapporto, e dunque non restava che ignorarlo sprezzantemente. Diede un calcio a un cespo d’erba bufala, sputo, e mosse un pollice verso il rimorchio adibito a ufficio. — Dentro, voi tre — ordino.

All’interno del veicolo non si stava meglio che fuori. C’era piu fresco, ma non tanto per l’aria condizionata quanto per il gelo che sprigionava dalla faccia di Magruder. Sapeva fissare i subordinati con occhi che sembravano appena tolti dal freezer. Ero troppo impensierito dai miei guai per preoccuparmi anche della sergente Sambok, e meno ancora del Dr. Willard che dopotutto era un civile. Tutta la sua colpa stava nel fatto che non era intervenuto allorche, mentre si trovava ai pannelli di comando accanto a Douglas, l’alter-ego che si spacciava per me era arrivato con la carabina a tracolla, aveva spinto Douglas attraverso il portale e poi era saltato dietro di lui. Willard non avrebbe comunque potuto far molto, poiche (cosa che Magruder riteneva pero irrilevante) era fisicamente piuttosto esile, e come tutti i civili non portava armi.

Per Nyla Sambok le cose stavano diversamente. Rispose alle domande di Magruder con voce rigida e sincera. — Sissignore, il senatore era affidato alla mia custodia. Sissignore, gli ho permesso di sopraffarmi e disarmarmi. Sissignore, ho agito con negligenza. Nossignore, non ho nessuna scusante. — Ma che fosse veramente sincera ne dubitavo, poiche nel suo tono e nei suoi occhi lessi che doveva esser accaduto qualcosa di piu di cio che aveva ammesso.

Una volta avevo fatto parte di una corte marziale, per giudicare un capitano reo d’aver violentato un’ufficialessa sul percorso d’addestramento ginnico, a tarda sera. L’uomo, convinto sostenitore della superiorita del sesso maschile, l’aveva sfidata a una gara a ostacoli, e lei, offesa, aveva raccolto la sfida. Subito dopo il passaggio del reticolato il capitano aveva voluto dimostrarle la sua superiorita in un altro modo. L’espressione dell’ufficialessa era uguale a quella che adesso vedevo in Nyla: colma di risentimento e furia, ma piu contro se stessa che verso il suo aggressore.

Naturalmente non poteva esser successo niente del genere fra lei e l’altro DeSota. O no? Magruder s’era pero voltato a fissare me, e dimenticai i guai della sergente Sambok per pensare ai miei.

Neppure novanta minuti prima ero stato seduto io sullo scranno del giudice, davanti al soldato Dormeyer. Il yo-yo va su e giu.

C’era un’ottima ragione per cui lo chiamavano Facciaditopo: fronte sfuggente, mento aguzzo, un lungo naso appuntito, e a rendere piu vivace la somiglianza due baffetti orizzontali dalle punte aguzze in cui c’era piu brillantina che nei suoi capelli. Sedeva teso in avanti come se avesse voglia di mordere e ci guardava a occhi stretti, tamburellando con le dita su un bracciolo della poltroncina. Ci lascio li in piedi ad attendere finche non ebbe finito di ruminare quel che stava ruminando.

Poi disse: — Ci sono alcune cose che dovete sapere.

Continuammo ad aspettare.

— La prima cosa — ci informo, — e che quella squinzia che qui hanno mandato alla Casa Bianca ha dato una risposta al messaggio del Presidente Brown, e di conseguenza passeremo all’effettuazione della Fase Due.

Fece un’altra lunga pausa.

— La seconda cosa e che io avevo richiesto un elicottero HU-70 da trasporto truppe, per trasferire con la necessaria sicurezza i prigionieri. Ma mi e stato negato, perche qualcuno aveva paura che un satellite russo lo vedesse, e al suo posto hanno mandato due schifosi frullini da uova.

Seguitammo a lasciarci raggelare dal suo sguardo, ma con un lieve filo di speranza in piu: stava forse dicendo che avevamo un qualche genere di scusante? Perche, se avessero mandato l’elicottero piu adatto, i prigionieri avrebbero potuto starci tutti e l’incidente non sarebbe mai avvenuto. Non si trattava che di una speranza esile, tuttavia era rafforzata dal fatto ovvio che Magruder non intendeva trovar scuse per noi: stava mettendo insieme la storia di copertura con cui proteggere prima di tutto la sua testa.

— Guardate di non fraintendermi — sbotto. — Voi tre siete ancora nella merda fino al collo. Lei, DeSota, perche gli ha dato una divisa. Taccia! — m’interruppe mentre accampavo una spiegazione. — Lei, sergente, per essersi lasciata disarmare. E lei, Williard, per aver permesso a quel figlio di puttana di Douglas di almanaccare coi comandi del portale senza un ufficiale presente. Senza parlare del fatto che non avete mosso un dito per impedire a quei due di passare oltre.

— Generale Magruder — disse disperatamente Willard, — io sono qui come consulente civile, e se esistono delle accuse a mio carico ho il diritto di udirle in presenza di un avvocato. Chiedo di…

— Lei non chiede niente — lo corresse Magruder. — Quello che ora fara, Willard, e di offrirsi volontario insieme a questi due, i quali da adesso sono assegnati al Campo Bolling.

— Il Campo Bolling? — gemette Willard. — Ma e a Washington, Generale. E io non…

Magruder non gli intimo di tacere. Non ne ebbe bisogno: si limito a fissarlo e l’obiezione si congelo sulla lingua di Willard.

All’esterno si udi avvicinarsi il rombo dei rotori di un elicottero. Quando Magruder ci precedette alla porta e la apri lo vidi atterrare. Il portello scivolo lentamente di lato, il pilota alzo un pollice verso di noi.

— Questo e per voi — disse Magruder. — Vi portera all’aeroporto, dove un MATS C-III sta aspettando che arriviate. La Fase Due scattera al piu presto.

Quando l’anziano signore, sbirciando fuori dalla porta, si fu accertato che sulle scale non c’erano vicini curiosi o rumori sospetti, scese rapidamente a controllare la cassetta della posta. La preziosa busta marrone con l’assegno dell’Assistenza Sociale era li. Se la mise in tasca, ciabatto svelto su per le scale, e appena dentro diede tre mandate al catenaccio della serratura. Adesso avrebbe potuto passare qualche serata allegra al Seven Eleven, pagare i conti del droghiere e comprarsi quelle eleganti scarpe nere in vetrina da Macy’s. Non s’accorse del lieve sospiro di… qualcosa… che lo sfioro. Ma quando si volse constato stupefatto che il suo appartamento era stato saccheggiato! Nello spazio di un minuto il televisore era scomparso, il contenuto degli armadi scaraventato al suolo, le poltrone sventrate, e la cucina era un massacro di stoviglie e cibarie rovesciate dappertutto. Con un gemito apri la porta della camera: la sua preziosa collezione di stampe era stata fatta a pezzi… e c’era qualcuno steso di traverso sul letto. Un uomo. Aveva la gola tagliata, gli occhi sbarrati, un’espressione di spavento e d’orrore incollata sul volto… e quel volto era il suo.

24 Agosto 1983 Ore 4,20 del pomeriggio — Mrs. Nyla Christophe Bowquist

Avrei dovuto essere gia in volo verso Rochester, per gli spot pubblicitari pre-concerto. Non ero stata capace di lasciare Washington. La giornata mi roteava attorno in una serie d’immagini folli, scoordinate, nebulose, e l’ora della partenza era passata senza che me ne accorgessi. Amy mi aveva prenotato un posto su un volo della sera, e le avevo detto di cancellare anche quello. Poi feci cio che faccio quando mi sento disperata, confusa, stordita e preoccupata: mi esercitai sul violino. Misi nel registratore una cassetta con la parte per orchestra di un pezzo di Cajkowskij, tolsi l’audio al televisore acceso e cominciai a suonare in concerto. Ripetei l’esecuzione piu volte, ma i miei occhi non si staccavano dalla TV che ogni venti minuti circa ripeteva la pazzesca trasmissione della sera prima, dove Dom — caro Dom, mio amato, mio amante, mio complice nell’adulterio! — sedeva con quell’untuoso sorriso sul volto e presentava quell’incredibile Presidente degli Stati Uniti, dicendo quelle cose incredibili. I programmi normali erano stati abbandonati, ma tutti continuavano ad occuparsi di quell’unica notizia. Le truppe straniere nel New Mexico tenevano saldamente l’area che avevano invaso, le nostre non le attaccavano, e a Washington nessuno voleva rilasciare dichiarazioni ufficiali.

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