radioattiva e alla contaminazione che subiranno cose, animali e persone», stava dicendo Cruner. «Quello che e proprio impossibile calcolare e la magnitudo del terremoto che si sviluppera a seguito dell’esplosione: abbiamo collocato la bomba all’interno di una faglia sismica di superficie. Le conseguenze potrebbero essere ben piu gravi dell’esplosione atomica: il recente terremoto in Oriente e il relativo tsunami possono dare un’idea della catastrofe generata dallo smottamento di una faglia. Il Piper che ho noleggiato fingendomi un ricco arabo ci aspetta su una pista poco distante da qui. Ci godremo lo spettacolo dall’alto, a una debita distanza di sicurezza.»

«Alzate le mani immediatamente o apriamo il fuoco!»

Glakas e Cruner si girarono nella loro direzione, con un’espressione incredula.

«Vi ho detto di alzare le mani, e fatelo in fretta se non volete che anticipi il verdetto della corte che vi dovra giudicare. E vi assicuro che mi farebbe un immenso piacere farmi giustizia da solo. Lei mi capisce, vero, Cruner ‘il Giusto’?»

Lentamente i due sollevarono le mani. Se i loro sguardi avessero potuto lanciare fiamme, Oswald e Cassandra sarebbero stati inceneriti in un attimo.

«Adesso vi allontanerete dalla bomba e resterete con le spalle contro la parete rocciosa sino a che non vi daro ordine di muovervi nuovamente.»

«Obbediremo a tutto quello che dice, caro il nostro nano. Tanto non c’e piu nulla da fare, ormai. La bomba e innescata e qualunque cosa lei fara, a meno che non sia un esperto in disinnesco di ordigni nucleari o non sia dotato di un razzo vettore interplanetario su cui collocare la valigetta, buona parte di questa regione di infedeli verra comunque cancellata dalla faccia della terra.»

«Staremo a vedere. Si sposti, Cruner.»

«State tutti fermi e tenete le mani bene in vista!» disse in inglese una voce dalla decisa inflessione araba dietro di loro.

Lo stesso poliziotto che li aveva redarguiti il giorno prima, mentre sgomitavano per raggiungere Glakas tra la folla, teneva il fucile mitragliatore puntato contro Oswald e Cassandra. Era visibilmente nervoso. Grosse gocce di sudore gli imperlavano la fronte.

«Posate a terra le pistole, voi due!»

«C’e un grave errore, agente. Noi siamo qui per scongiurare un…»

«Stia zitto. Il suo viso mi era sembrato subito familiare. Oggi, quando vi ho visto di nuovo, ho avuto un’illuminazione e vi ho seguiti. Le ho detto di posare a terra la pistola, Oswald Breil. Lei e la sua amica dovrete spiegare alle autorita saudite che cosa ci facevate nella Citta Santa.»

Oswald e Cassandra obbedirono.

Il militare arabo sembro rilassarsi. Ma fu un attimo e un’aria attonita si dipinse sul suo volto, mentre il proiettile gli disegnava un cerchio preciso, dai contorni rosso fuoco, sulla fronte.

Cruner stringeva nella destra una pistola automatica e, a giudicare dalla mira dimostrata, pareva saperla usare molto bene. Con una smorfia simile a un ghigno, l’anchorman rivolse l’arma verso Glakas. «Ormai non mi servi piu, Glakas: anche nel tuo ambiente puzzi come un pesce marcio.»

Cruner premette il grilletto e Glakas, colpito in pieno petto, si accascio a terra.

«… e finalmente avro il piacere di liberarmi di voi due. A lei l’onore di essere il primo, dottor Breil», disse il Giusto puntando l’arma in mezzo agli occhi dell’israeliano.

Quando lo sparo risuono all’interno della grotta Oswald stava pensando all’appuntamento che aveva dato a Sara Terracini da li a pochi giorni. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato quello il pensiero che lo avrebbe accompagnato in punto di morte. E infatti non si trovava in punto di morte.

Con le ultime forze che gli rimanevano Glakas aveva estratto la pistola e aveva esploso un solo colpo prima di morire, ma non aveva centrato in pieno il bersaglio: Cruner aveva la mano destra a brandelli. Il sangue zampillava copioso dalle vene recise.

Cassandra gli balzo addosso senza esitazione, seguita in una frazione di secondo da Oswald, che si era appena ripreso dallo stupore: insieme ridussero Cruner all’impotenza.

Oswald raccolse la sua pistola e afferro la suitcase nuke. Quindi, indicando la via con la canna dell’arma, fece cenno a Cruner di precederli.

«Dobbiamo fare presto, Cassandra, se non vogliamo fare cancellare i nostri nomi dai registri d’anagrafe e l’intera Arabia Saudita dall’atlante.»

Una volta fuori, Oswald osservo il cielo: nell’oscurita, vide il faro dell’elicottero che si avvicinava da sud.

«Cerchi di fermare l’emorragia, Cruner. Tra poco arrivera l’elicottero e lei ricevera cure mediche, mentre noi cercheremo di disinnescare la bomba.»

«Che cosa cambia, per me? La mia missione sta per compiersi e voi e la bomba dovrete restare a terra con me», disse Cruner con un’espressione folle dipinta in volto. Quindi, si rivolse urlando alla folla di pellegrini che camminavano a pochi passi da loro. «Ascoltatemi, voi, maledetta carne di maiale putrefatta. Io sono il Giusto in nome di Dio e ho avuto il piacere di fare a brandelli molte delle vostre mogli, dei vostri padri, dei vostri figli.»

L’elicottero, un CH47 Chinook da trasporto truppa che stava volteggiando sopra le loro teste, aveva i colori delle forze armate arabe: la fusoliera era dipinta di bianco e il ventre era giallo.

«Ho goduto nel vedere le loro membra dilaniate disperse nel raggio di decine di metri. Io sono il Giusto in nome di Dio», sbraitava ancora Cruner, mentre il rumore dei rotori dell’elicottero copriva in parte le sue parole.

I pellegrini in un primo momento non gli avevano prestato attenzione, quindi si erano fermati interrompendo la preghiera. Ognuno di loro aveva raccolto nel corso delle giornate precedenti le sette pietre con cui avrebbero dovuto simulare la lapidazione di Satana il giorno successivo: le pietre, lungo i percorsi del pellegrinaggio, erano diventate rare piu dei diamanti e ogni fedele si premuniva per tempo. Il primo sasso colpi Cruner a una spalla, proprio nel momento in cui veniva calato il cavo di salvataggio dal velivolo.

Oswald e Cassandra si assicurarono alle imbracature e dall’elicottero diedero avvio al recupero.

Oswald guardo in basso: centinaia di pietre, scagliate da altrettante mani, stavano cadendo come una pioggia di proiettili contro colui che si era proclamato il Giusto in nome di Dio.

Oswald vide Cruner accasciarsi, incespicando nella protesi della gamba amputata, il volto ormai ridotto a una maschera di sangue. Il fatto che fosse caduto a terra semisvenuto non fu sufficiente perche i pellegrini interrompessero il lancio contro Satana in carne e ossa. Il Giusto stava morendo lapidato.

«Benvenuto a bordo, dottor Breil. Se permette mi occupo io del suo bagaglio», disse una voce familiare.

Deidra Blasey e il sergente Kingston presero la suitcase nuke dalle mani di Breil.

«Quanto tempo abbiamo?» chiese Deidra prima di iniziare le operazioni.

«Credo ci sia rimasta un’ora e una quindicina di minuti e mi lasci aggiungere, colonnello, che sono felice di rivederla», rispose Breil.

«Un’ora e diciotto minuti», lo corresse Kingston indicando il display sul detonatore.

«Dovremmo avere il tempo sufficiente per individuare il codice e disattivare l’innesco.» Mentre parlava, Deidra si era gia messa all’opera.

«Comandante Breil», disse uno dei membri dell’equipaggio dell’elicottero.

Oswald si trovo a pensare da quanto tempo nessuno lo chiamava piu «comandante».

«Comandante Breil», ripete il soldato saudita. «C’e una comunicazione radio per lei.»

Oswald si mise le cuffie e la voce di re Fahd gli giunse nitida alle orecchie: «So quello che ha fatto per il mio paese, Oswald. E mi creda, non sapro mai come ringraziarla. Ho gia avvertito il mio governo. Credo proprio che il suo operato sara un ottimo punto di partenza per dare avvio a un futuro di pace tra i nostri paesi».

«Sono io a ringraziare lei, eccellenza, se non fosse stato per il suo tempestivo intervento, adesso non saremmo a bordo di questo elicottero delle forze armate saudite: un velivolo americano che avesse sorvolato La Mecca senza autorizzazione avrebbe creato non poco scompiglio e avrebbe corso il rischio di essere abbattuto dai militari arabi. Comunque, ‘non dire gatto, finche non ce l’hai nel sacco’.»

«Che cosa ha detto?» chiese re Fahd.

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