«Nulla, eccellenza, nulla. Solo un vecchio proverbio. Volevo dire che non e finita. Ora stiamo dirigendo a tutta velocita verso il mare aperto, ma a bordo abbiamo ancora una bomba atomica innescata.»
Un’ora e quindici minuti piu tardi Deidra Blasey digitava l’ultima cifra di una combinazione di sei numeri sulla tastiera del sistema d’innesco.
«Te ne prego, Martell», sussurro Deidra.
Da qualche parte nel cielo, il figlio del colonnello dei marine parve ascoltare la preghiera di sua madre: il display, con un’ultima pulsazione, si spense.
Snagov, Romania, 27 gennaio 2005
Sara Terracini entro per prima nella cappella annessa al monastero sull’isola di Snagov. La giovane osservo per qualche istante il sepolcro dove si pensava riposassero le spoglie di Dracula, ma all’interno del quale era stato rinvenuto solo lo scheletro di un animale.
Fu Bernstein, che non aveva voluto perdersi il gran finale, a parlare per primo: «Vede, dottoressa Terracini, a differenza di quanto si pensa nel mondo occidentale, il nome di Dracula, qui in Romania, e associato all’immagine di un eroe nazionale ed e un punto di riferimento per tutti i governanti di questo paese».
«Un tale punto di riferimento», continuo Oswald, «da condizionare l’intera vita, ma soprattutto le ultime ore, di Nicolae Ceausescu.»
«In che senso?» chiese Sara.
«Durante il periodo della sua dittatura, Nicolae Ceausescu ha messo in opera una vera e propria campagna di glorificazione del suo eroe culminata, nel 1976, con una sontuosa celebrazione del quinto centenario della morte del principe di Valacchia. In quella occasione venne anche coniato un francobollo commemorativo che reca il ritratto di Vlad Dracula l’Impalatore. L’evento, o meglio, la serie di eventi, che ancora oggi a noi sembrano incomprensibili, sono accaduti quasi tredici anni dopo, nei giorni immediatamente precedenti il Natale del 1989.»
Oswald si incammino lungo la parete perimetrale della cappella e nel frattempo continuo a parlare. «Come ti ho gia detto, Sara, l’ultima delegazione ufficiale che si reco in visita nella Romania di Ceausescu fu quella cinese. In quella circostanza Nicolae, che ormai sentiva sul collo il fiato della controrivoluzione, fece dono agli esponenti del governo di Pechino dell’Anello dei Re. ‘Poco male’, avra pensato il
Oswald fece una breve pausa. La sua ombra, proiettata sulle pareti della chiesa, dava l’impressione che il piccolo uomo fosse un gigante. Ma Oswald era davvero un gigante a discapito della sua statura.
«Torniamo al
Oswald continuava a camminare all’interno della piccola chiesa, percorrendone il perimetro a passi lenti.
«E ora veniamo a Nicolae Ceausescu e a Elena Petrescu nei giorni appena precedenti alla loro fucilazione: e il 15 dicembre quando un pastore evangelico di origini ungheresi, Laszlo Tokes, al punto culminante della sua predica nella chiesa di Timisoara, dice quello che pensa, e che tutti pensano sul regime in Romania. La sua non e una protesta isolata: le rivoluzioni avvengono perche una goccia fa traboccare un vaso gia pieno da tempo. Quando la gente si riversa sulle strade, gli uomini della Securitate intervengono con determinazione, ma la folla oppone una strenua resistenza. Scoppiano tumulti. Si contano anche i primi morti, che una squadra speciale della polizia rumena provvede a cremare immediatamente senza troppa pubblicita. Seguono due giorni di relativa calma, poi la protesta di quelli che Ceausescu denuncia come ‘infiltrati fascisti ungheresi’ riprende vigore nelle vie di Timisoara. Si e ormai alla guerra civile ed e combattuta senza esclusione di colpi negli stretti vicoli della citta. La polizia e, soprattutto, la Securitate, vengono autorizzate all’uso di proiettili veri anziche di gomma. Il 21 dicembre Ceausescu trasmette per radio un comunicato al popolo rumeno. La reazione non e quella che il leader si era aspettato: solo otto minuti dopo che il
Le candele all’interno della chiesa illuminavano le antiche travi in legno del soffitto. Sara e Bernstein, in silenzio, ascoltavano avvinti le parole del piccolo uomo.
«Cio che incuriosisce e che cosa abbia spinto Ceausescu a un comportamento illogico: perche un uomo in fuga invece di allontanarsi dal pericolo pare volervisi gettare? L’elicottero si alza dal tetto della sede del Comitato centrale del Partito comunista di Bucarest. La folla preme attorno al palazzo. Entro breve rompera i cordoni dei pochi fedeli rimasti. L’ordine che il
«Giunto in questa zona Nicolae Ceausescu verra arrestato da una pattuglia del Fronte di liberazione che ha intercettato l’elicottero mentre atterrava a pochi passi dalla riva del lago. Sono in molti a sostenere che il
Nella cappella erano in corso alcuni lavori di manutenzione. Oswald prese un martello che si trovava in un secchio pieno di attrezzi da muratore.
Oswald ripercorse, indicandole con un dito, le prime cinque stazioni della Via Crucis. Si fermo alla sesta e guardo Sara. «Ricordi, Sara? Le Equidistant Letter Sequences? Qual era il risultato dell’enigma? La sesta stazione!» Cosi dicendo Oswald brandeggio il martello e colpi con forza il muro, proprio tra le lettere V e I che componevano il numero sei in caratteri romani. La parete rispose con un tonfo sordo, a riprova che il punto corrispondeva a una cavita nel muro perimetrale della chiesa.
Oswald diede una seconda martellata e la sottile parete di mattoni cedette.
«In questo vano segreto», continuo Oswald, «oltre al vero sepolcro di Vlad III l’Impalatore, credo che troveremo il ‘lasciapassare per il futuro’ del principe di Valacchia e il leggendario tesoro di Dracula. Ho gia preavvertito le autorita rumene. Tra circa un’ora saranno qui per prendere in consegna quello che, se non mi sbaglio, e un tesoro dal valore incalcolabile.»
Breil stava per sferrare un altra martellata quando una voce lo blocco. «Basta cosi, dottor Breil. A questo punto lei ha detto tutto cio che volevo sapere, anche se con alcune imprecisioni. La piu evidente e che non saranno le autorita rumene a impossessarsi del tesoro, ma io stessa.»
Tutti si volsero verso il luogo da dove proveniva la voce. Fu Bernstein il primo a riprendersi dallo stupore: «Bors! Il colonnello Bors!» esclamo l’ufficiale del Mossad.
«Si, capitano, ma puo chiamarmi con il nome che mi hanno dato i miei genitori: Jenica Balaj.»