Humarawa li seguiva a cavallo. Tutti speravano che la battuta di caccia di Adil si rivelasse proficua.
Poco piu a monte una donna stava sorvegliando una bambina dai capelli biondi, intenta a bagnarsi in un’ansa tranquilla del fiume. Fu sufficiente un attimo perche i piccoli piedi nudi scivolassero sulla superficie viscida dei ciottoli: la bimba venne trascinata via dalla corrente. Nulla poterono fare le tre donne che si trovavano sulla riva e le sei guardie che pareva facessero da scorta alla comitiva.
Le grida di aiuto allarmarono Wu, che si alzo in piedi sull’asse che fungeva da sedile e balzo giu dal carro. Vide la testa bionda lottare con la corrente: doveva fare in fretta o presto sarebbe stata travolta dalle rapide.
Combattendo contro la furia delle acque, il cinese entro nel fiume. Cammino aggrappandosi alle rocce e lotto con forza per mantenere la posizione dalla quale avrebbe potuto intercettare la piccola. Le mani si strinsero attorno al corpicino della bambina, mentre urla di gioia si levavano dalla riva.
Pochi istanti piu tardi un Wu grondante di acqua consegnava alla madre una figlia impaurita, gocciolante, ma sana e salva.
«Dio sia lodato, straniero!» disse la donna in preda alla commozione. «Dio sia lodato per averti fatto transitare su questa strada. Senza di te avrei senza dubbio perduto la mia amata figlia. Chiedimi tutto quello che vuoi e sarai accontentato, straniero.»
Con la disarmante semplicita di cui era capace, Wu rispose: «Vi ringrazio, mia signora. Sia io che i miei compagni non mangiamo da due giorni. Se vi fosse possibile soddisfare la nostra fame con del pane e del formaggio di capra… o qualsiasi altra cosa voi vogliate…»
«Pane e formaggio?» chiese la donna, incredula e divertita al tempo stesso. «Saranno proclamati tre giorni di festa e di banchetti in vostro onore nella nostra residenza. Mio marito, il principe Nicolae, sapra come ricompensarti per aver salvato la vita della sua adorata secondogenita.»
La residenza del principe Nicolae consisteva in un vasto podere circondato da un alto muro di cinta che il regnante della Valacchia occupava quando, come in quella occasione, si trovava in viaggio tra i suoi possedimenti.
La meta di un cervo ardeva sulla brace, mentre su altri fuochi erano disposte carni pregiate e verdure. Molti sudditi occupavano il cortile all’interno delle mura: il principe aveva voluto condividere la sua gioia con tutti gli abitanti della zona.
I due orientali fecero il loro ingresso seguiti da una donna, che teneva per mano due bambini pressoche identici, e da un ragazzo dai lineamenti sottili e dagli occhi blu intenso. Gli ospiti in onore dei quali si teneva il banchetto si erano vestiti con gli abiti migliori, e avevano approfittato delle acque del fiume per ritemprarsi dalla fatica e per detergersi dalla polvere che il lungo viaggio aveva depositato sulla loro pelle. Uno degli orientali vestiva con abiti finemente ricamati. Wu, come sempre, amava mettere in mostra il suo fisico possente. Il giovane dagli occhi blu, che la principessa non aveva conosciuto al fiume, recava sulle spalle un involto.
«Questi sono gli eroi che hanno salvato la vita alla nostra bambina, mio principe», disse la donna indicando il gruppo giunto al loro cospetto.
«Io vi sono grato, stranieri. La mia sposa mi ha detto del coraggio di uno di voi nel salvare dalle acque la nostra piccola. Mi ha detto anche che si e offerta per accontentare qualsiasi vostro desiderio e voi avete avanzato una richiesta talmente modesta da farvi onore. Che la festa incominci!»
Adil si sposto vicino al fuoco: si trattava di un immenso camino all’aperto, sotto al quale ardevano i ceppi.
Vladislav sovrintendeva alle operazioni di cottura: anche se solo in parte, il cervo era una sua preda di caccia e il giovane ci teneva a fare bella figura con gli ospiti e con i suoi sudditi.
«Ti ho portato l’altra meta, Vladislav», disse una voce alle sue spalle.
«Tu?» chiese il giovane principe con aria incredula. «Che cosa ci fai qui?»
«Quelle persone», disse Adil indicando i due orientali, la donna e i gemelli, «sono la mia famiglia e cio che ho di piu caro al mondo da quando i miei genitori sono morti. E stato per sfamare loro che io mi sono spinto a cacciare sulle vostre terre.»
«Sono felice di rivederti, Adil», disse Vladislav.
«Anch’io lo sono.»
Gli occhi dei due ragazzi si incontrarono ancora una volta.
La festa continuo sino a notte tra pietanze succulente e abbondanti libagioni.
Finita la cena e prima di aprire le danze, entro un buffo giullare dall’aria effeminata. Tra lazzi volgari e risate, molti dei presenti si prendevano gioco del buffone, stuzzicandolo sulle sue preferenze sessuali.
Adil e Vladislav erano vicini.
«Per domani avrei organizzato una battuta di caccia al cinghiale», disse il principe rivolto a Humarawa e Wu. «Mi farebbe davvero piacere conoscere le tecniche di caccia degli uomini d’Oriente. Sarebbe per me un onore se voi, compreso il giovane di cui mio figlio ha parlato come di un ottimo cacciatore, voleste far parte del gruppo.»
Il mattino dopo, i latrati dei cani al guinzaglio precedettero di qualche tempo l’arrivo della luce. Gli uomini si portarono ai limiti della foresta illuminando il cammino con le lanterne.
I cacciatori scomparvero tra il fitto fogliame mentre, partendo da un altro punto della foresta, un nucleo formato da una trentina di battitori attendeva il sorgere del giorno per spingere le prede verso i cacciatori. La battuta sarebbe durata sino alla sera del giorno seguente.
Gli uomini si muovevano in coppia: i cinghiali selvatici non erano animali da sottovalutare ed era piu prudente che ognuno avesse un compagno al suo fianco in caso di necessita. Erano muniti di arco, di una spada corta e di un coltello affilato. Adil e Vladislav erano insieme.
Avevano camminato per chilometri e chilometri, e quando era giunta la sera ancora non avevano intercettato la loro preda. La caccia non era stata proficua. Adil disse: «Vladislav, mi pare che ci siamo lasciati alle spalle i battitori. Non vorrei che ci trovassimo fuori dalla zona di caccia».
«Non ti preoccupare: domattina, con la luce del giorno, ritroveremo la strada per il campo. Accendiamo il fuoco e mangiamo qualcosa. Purtroppo non abbiamo nemmeno un animale da arrostire sulla brace, ma ho alcune provviste nella bisaccia.» Vladislav prese una fiasca di vino e bevve un sorso, poi la passo a Adil.
Riscaldarono una minestra di fagioli e, insieme, risero scherzando della loro scarsa capacita venatoria.
I bagliori del fuoco sottolineavano il profilo di Adil e l’azzurro dei suoi occhi spiccava nella luce rossastra delle fiamme. Vlad si prese la testa fra le mani, come se volesse fermare il lieve capogiro provocato dal vino.
«Mi stanno succedendo cose strane da quando ti ho conosciuto, Adil. Sara meglio dormire: domani ci aspetta di nuovo una lunga marcia. Buonanotte», borbotto il giovane.
«Buonanotte a te.»
Vladislav si sdraio accanto al fuoco. Adil prese posto a poca distanza da lui.
Complici la notte scura della foresta e il cielo terso sopra le cime degli alberi, i due si avvicinarono, sino a quasi sfiorarsi. La mano di Vlad si poso dapprima sulla spalla, quindi accarezzo la nuca di Adil. Fu a questo punto che l’altro si volse e le loro labbra si incontrarono in un bacio lungo e appassionato.
«Che cosa stiamo facendo?» disse Vlad ritraendosi incredulo e imbarazzato. «Allontanati. Te ne prego.»
Adil si sposto, ma nello stesso tempo provo a parlare: «Aspetta, Vlad, non e come tu pensi…»
A un tratto un cespuglio poco lontano parve scosso da un vento tanto impetuoso quanto improvviso. Un istante piu tardi un orso sbucava dalla macchia.
L’animale era di medie dimensioni, ma non per questo poco pericoloso: non erano rari i casi in cui gli orsi bruni dei Carpazi avevano dilaniato e ucciso uomini e bestiame.
La mano di Vladislav corse istintivamente alla cintura. Il giovane sguaino la spada e si preparo a combattere.
Adil invece fu colto alle spalle dalla carica dell’animale. La zampa anteriore dell’orso fendette l’aria dietro la testa del giovane, che ebbe pero il tempo di girarsi di tre quarti e menare un fendente con il pugnale, nello stesso istante in cui l’orso stava per colpirlo.
Vlad si lancio addosso alla bestia: se non l’avesse fatto l’orso avrebbe ridotto a brandelli il suo compagno. Lo colpi piu volte alla schiena, ma non riusci a ferirlo a morte, anzi l’unico effetto che ottenne fu di scatenarne ulteriormente l’aggressivita. L’orso si volse, drizzandosi in piedi davanti a Vladislav, allargo minaccioso le zampe