all’indipendenza di Bucarest da Mosca.
«In un modo o nell’altro bisognera pure combattere i servi dei bolscevichi che occupano la Bessarabia!» sostenevano i piu convinti nel giustificare i sistemi della Securitate. «Non si puo pensare di tacitare persone come la Pauker solo con le buone maniere.»
Anna Pauker era stata una dirigente politica, paladina filosovietica, pronta a consegnare chiunque al plotone di esecuzione, compreso un marito colpevole di essere sospettato di attivita antisovietica. L’eredita che Dej aveva lasciato all’ex ciabattino Nicolae Ceausescu era stata l’eliminazione di ogni esponente del fronte filosovietico, di cui anche la Pauker aveva fatto parte. L’impresa di mantenere nei confronti di Mosca una posizione critica e, nei limiti del possibile, neutrale, si era rivelata piu facile del previsto per Ceausecu, liberato dal peso di una pericolosa opposizione interna. E contro il rinascere di qualsiasi moto antigovernativo vigilava il regime del terrore instaurato dalla Securitate.
Il lavoro da me svolto come copertura mi poneva in una posizione di vantaggio, rispetto a qualsiasi cittadino straniero di stanza a Bucarest: oltre ai privilegi di cui godevo grazie alla confidenza che si era instaurata tra me e Ceausescu, ero il solo a conoscere buona parte degli spostamenti dei fondi «paralleli». Non mi illudevo che tutti i conti segreti del leader e della sua compagna transitassero per il mio ufficio, ma ero convinto che una buona parte dei loro «depositi familiari» fosse affidata al segreto dei conti cifrati nella banca svizzera da me rappresentata. E gli affari dei Ceausescu di cui mi occupavo corrispondevano a cifre da capogiro. Spesso venivo invitato dal leader a partecipare a cruente battute di caccia all’orso nel casino di Dealul Negru (Colle Nero).
Il copione era sempre identico: giungevamo in zona con un elicottero, quindi venivamo condotti alla residenza. Al mattino ci si trasferiva sul luogo dell’appostamento e li iniziava la mattanza: nelle circa quattrocento aree venatorie della Romania dove si trovavano gli orsi, gli addetti provvedevano costantemente a rifornire gli animali del nutrimento supplementare. Le «stazioni di ristoro» per orsi erano composte da una mangiatoia e una rastrelliera a cui venivano appesi brandelli di carne e altre prelibatezze.
Ceausescu si appostava in un’altana sopraelevata dotata di un paio di stanze, bagno, cucinino e frigorifero. Faceva fuoco sugli animali rimanendo seduto in poltrona e, a volte, arrivava a uccidere sino a venti orsi al giorno.
Io restavo a guardare: quel tiro a segno contro un animale indifeso non faceva per me. Eunica cosa che mi induceva a trascorrere intere giornate in una stanzetta mimetizzata nel mezzo della foresta erano le confidenze a cui si lasciava andare il conducator in quei momenti. Ognuna di queste, ricomposta come in un puzzle, avrebbe potuto rappresentare la sola strada in grado di condurmi fino al simbolo del nostro popolo: il sigillo del Re dei Re.
«Vorrei parlarle ancora di un personaggio molto importante per il mio paese, messo al bando tra gli occidentali a causa dell’opera di uno scrittore dotato di grande fantasia. Sto parlando di Vlad Dracula: un eroe che ho intenzione di riabilitare agli occhi del mondo intero», mi disse un giorno, mentre eravamo impegnati in una logorante attesa della preda sorseggiando rari te indiani accompagnati da prelibati dolci serviti su vassoi d’argento. «Cio che noi sappiamo di Dracula, o meglio, cio che il mondo conosce, corrisponde alla figura del vampiro di Bram Stoker. Il protagonista degli incubi di migliaia di lettori. In alcuni casi, invece, il Vlad realmente esistito e considerato come uno spietato assassino, passato alla storia con l’appellativo di Tepes, l’Impalatore. Dracula fu invece un sovrano integerrimo. Non nego sia stato inflessibile e severo, ma come non esserlo a quei tempi, con la minaccia dell’Islam alle porte? Fu lui che impedi ai musulmani, con invalicabili barriere, di invadere l’Europa. Il mondo occidentale deve anche a Vlad Tepes la preservazione delle proprie frontiere e la sopravvivenza della civilta cristiana. Non creda che questa sia una rilettura della Storia da parte di un uomo di governo accecato dal sentimento patriottico: Dracula fu una pedina importante nello scacchiere europeo di quell’epoca.»
«Anche Dracula faceva parte del disciolto Ordine del Drago, non e vero?»
«L’Ordine del Drago non e mai stato sciolto, dottor Breil. Molte persone tuttora ne fanno parte e ancora oggi si adoperano affinche il loro mondo non cada nelle mani sbagliate…»
«E col Mio permesso risuscitasti il morto…» ripete ancora una volta Cassandra Ziegler rivolta a Oswald Breil.
Cosi si concludeva l’ultima missiva del Giusto.
«Quale segreto si nasconde dietro a queste parole?»
«Ragioniamo con calma», disse Oswald premendosi le mani sulle tempie. Quindi, aprendo una copia del Corano, disse, prima di incominciare a leggere: «Quella frase fa parte di un versetto del Corano che recita: E quando Allah dira: ‘O Gesu figlio di Maria, ricorda la Mia grazia su di te e su tua madre e quando ti rafforzai con lo Spirito di Santita! Tanto che parlasti agli uomini dalla culla e in eta matura. E quando ti insegnai il Libro e la saggezza e la Tora e il Vangelo, quando forgiasti con la creta la figura di un uccello, quindi vi soffiasti sopra e col Mio permesso divenne un uccello. Guaristi, col Mio permesso, il cieco nato e il lebbroso. E col Mio permesso risuscitasti il morto. E quando ti difesi dai Figli d’Israele allorche giungesti con le prove. Quelli di loro che non credevano, dissero: “Questa e evidente magia” ’».
«Si tratta della quinta sura del Corano, ‘La Tavola Imbandita’. E uno dei tanti passi coranici in cui si fa riferimento alla vita di Cristo. Naturalmente il morto resuscitato e Lazzaro, che Cristo riporta in vita con il permesso di Allah misericordioso.»
Cassandra lesse per l’ennesima volta la copia della lettera. L’originale, come sempre, era gia stato inviato alla CIA, titolare delle indagini: «Quando giungerete dove il morto e vissuto per poi morire, riceverete nuove informazioni. ‘E col Mio permesso risuscitasti il morto’…»
Il solito sigillo ne confermava la provenienza.
«Lazzaro… Lazzaro…» disse Oswald come se il miracolato da Cristo potesse in qualche modo illuminarlo… «Il Giusto vuole mandarci in un luogo, un luogo legato a Lazzaro vivo…» Le dita di Oswald corsero rapide sulla tastiera del computer, impartendo i comandi e, in breve, apparve sul monitor una pagina corredata da alcune fotografie.
Oswald lesse: «San Lazzaro e il patrono di Larnaca, l’antica Kition: le sue spoglie riposano nei pressi della citta moderna. Resuscitato da Cristo in Betania e perseguitato poi dai giudei, si reco a Cipro dove divenne vescovo. Quando mori, dopo trent’anni, fu deposto nel sarcofago sotto la chiesa di Agios Lazaro che reca incisa l’epigrafe: ‘L’amico di Cristo’».
«Ecco il luogo ove il Giusto vuole che ci rechiamo: l’isola di Cipro.»
«Cipro?» chiese Cassandra guardandolo con aria interrogativa.
Glakas era tornato soltanto due volte nella terra che gli aveva dato i natali. In entrambe le occasioni la ragione del viaggio era stata un lutto in famiglia: motivo che non aveva certo contribuito a rendere piacevoli quelle visite. Ora che nessun vincolo familiare lo legava piu all’isola del Mediterraneo, nulla avrebbe persuaso Glakas a rimetterci piede. Il solo pensare a Cipro provocava in lui un profondo senso di malinconia e una rabbia feroce nei confronti dei turchi che avevano causato la morte di sua madre, cancellando la sua giovinezza e ogni gioia di vivere. Era colpa dei musulmani turchi se George e i suoi parenti erano stati costretti ad abbandonare ogni cosa nell’arco di poche ore. Mille volte aveva meditato la sua vendetta personale, e si era ripromesso di metterla in atto non appena ne avesse avuto l’occasione. Ma per poterlo fare al meglio doveva avere il supporto di un incarico ufficiale che solo il raggiungimento dei piu alti vertici della CIA gli avrebbe conferito. Cosi aveva continuato ad aspettare. Adesso ci avrebbe pensato il Giusto, sollevandolo da un compito tutt’altro che facile. In seguito Glakas sarebbe riuscito a chiudere il suo conto col serial bomber: era convinto di essere giunto alla sua identificazione.
Il vento del Mediterraneo spazzava la superficie dell’acqua, mitigando l’arsura dell’estate. Il profumo del mare si mischiava a quello delle spezie.
Oswald e Cassandra scesero dall’Executive e si infilarono nell’auto che li attendeva.
Alla guida si trovava un agente federale in servizio come capo della sicurezza presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Cipro, Carl Firenall, un americano alto e dinoccolato, che dimostrava una cinquantina d’anni. L’uomo aveva ormai perso le velleita di carriera della gioventu, depositandole lungo le tappe di un percorso di poliziotto distaccato presso le ambasciate americane in ogni angolo del mondo. Non si era mai sposato, anche se in ogni