divieto di avvicinarsi e di scattare fotografie al muro, l’unico ormai esistente in Europa», aggiunse Firenall.

«Bene, a ogni modo abbiamo superato il primo ostacolo: non ci resta che pensare a quale luogo possa aver scelto il Giusto per mettere in atto la sua ennesima minaccia.» Cassandra aveva appena terminato la frase che due auto di colore scuro affiancarono la Passat, stringendola verso il ciglio della strada.

L’uomo che scese dalla seconda auto non poteva che appartenere ai servizi di sicurezza. Con aria di superiorita fece cenno a Carl di scendere dall’auto. Oswald e Cassandra rimasero invece all’interno, rinfrescati dall’impianto di condizionamento che Firenall aveva il vizio di tenere sempre al massimo.

L’uomo con l’aria da James Bond parlotto brevemente con Firenall, quindi si accosto al finestrino posteriore e aspetto che Oswald lo aprisse. Quando vide il volto di Breil, il turco ebbe un moto di stupore.

«Chiedo scusa, signore», disse rivolto a Oswald, «ma lei e Oswald Breil, l’ex primo ministro di Israele?»

«Si, sono io.»

«Sono onorato di fare la sua conoscenza e capisco che ci dev’essere qualcosa di molto importante perche uno come lei si trovi nella nostra isola. Mi chiamo Ihsan Sukru, generale Ihsan Sukru, comandante dei servizi di sicurezza turco-ciprioti. Ho ricevuto l’ordine di condurvi al vostro albergo, dove vi e stata riservata una stanza per ciascuno. Nel frattempo sara nostro compito adempiere alle pratiche per…»

«Sono altrettanto onorato, generale Sukru.» Se si fosse trovato in un’altra circostanza, Oswald avrebbe sorriso, chiedendo quanta truppa fosse assoggettata al generale; ma non era quello il momento piu adatto per indulgere al sarcasmo, e non bisognava dimenticare l’assoluta riservatezza che doveva contraddistinguere la loro missione. «Ma vorrei sottolineare l’importanza e la segretezza di questa nostra visita non proprio ufficiale al suo paese…»

«Capisco, dottor Breil.» Il generale pareva irremovibile. «Sara mio dovere farvi ottenere il visto di ingresso quanto prima. Nel frattempo godrete degli ottimi servizi di un lussuoso albergo…»

«Generale, forse lei non ha capito bene: siamo qui per sventare una gravissima minaccia.»

«E io sono qui per far rispettare le leggi del mio paese. Se non le dispiace, dovrebbe consegnarmi i documenti suoi e quelli della signora. Le assicuro che vi verranno restituiti quanto prima con il visto di ingresso.»

«Generale», Cassandra era rimasta in silenzio sino a quel momento. «Il mio nome e Cassandra Ziegler. Sono uno dei direttori esecutivi dell’FBI. Non abbiamo tempo per restare confinati dentro un albergo mentre voi date avvio alla vostra ricerca di informazioni. Non abbiamo tempo per vederci consegnare tra qualche giorno un visto d’entrata. I minuti sono importanti e, se non sbaglio, domani si festeggia il Giorno della Vittoria nella zona musulmana di Cipro. Abbiamo fondati motivi per credere che proprio quella data sia stata scelta da un terrorista internazionale per commettere un terribile attentato. Ora sa tutto, generale Sukru, e non dovra perdere ulteriore tempo per reperire notizie. Quello che le chiedo e di mostrarsi collaborativo nei nostri confronti.»

Non ci voleva un’intelligenza superiore per capire il tono di quelle parole: la reazione a un direttore dell’FBI quando formula un invito che puo essere anche inteso come una minaccia deve sempre essere diplomatica.

«E chi mai dovrebbe essere questa minaccia planetaria?» chiese il generale con l’aria compunta di un gerarca di provincia.

«Il Giusto in nome di Dio, credo che lei ne abbia sentito parlare, Sukru.»

«Lasciate che vi conduca in albergo un paio d’ore, signori. Anche io ricevo ordini dall’alto e una visita come questa puo non essere ben vista, se non se ne conoscono i reali motivi. Consentitemi di illustrare la situazione ai membri del mio governo, e poi saro a vostra disposizione per sventare la minaccia.» Dalle parole del turco-cipriota trasparivano incredulita e scetticismo.

«Va bene, generale. Ma faccia davvero in fretta, anche i minuti sono preziosi.»

Il lussuoso albergo aveva servizi fatiscenti come quelli di una bettola malfamata, che stonavano in una struttura degna di un Grand Hotel della Costa Azzurra. Sorgeva lungo un viale alberato e mostrava i segni della piu totale assenza di manutenzione.

Una volta in camera Oswald si getto sotto la doccia. Quindi, dopo essersi rivestito con i suoi variopinti abiti da adolescente, si affaccio alla finestra e rimase a osservare la strada sottostante. Le auto in coda pareva utilizzassero il clacson per farsi strada come fosse la benna di una ruspa. I cartelloni pubblicitari sotto i tigli del viale… i cartelloni…

Oswald lesse a fatica, ma non ci voleva un esperto in lingua turca per capire che il cartellone reclamizzava un incontro di calcio che si sarebbe tenuto proprio nel Giorno della Vittoria. Guardo l’orologio: era trascorsa un’ora da quando Sukru li aveva accompagnati in albergo. Si calo il cappellino da baseball sul capo e infilo la porta: non c’era tempo da perdere.

Cassandra Ziegler sedette sul letto. Si era avvolta nell’accappatoio e con una seconda salvietta asciugava le gocce d’acqua che le imperlavano il volto. In quell’istante suono il telefono. Convinta si trattasse di Oswald, Cassandra rispose con un tono amichevole. La voce contraffatta e metallica all’altro capo della linea la fece rabbrividire.

«Una bella donna come lei dovrebbe trovare un cavaliere piu aitante dell’ometto che l’accompagna, dottoressa Ziegler.»

«Chi parla?» chiese Cassandra, mentre il dubbio iniziale si trasformava in certezza.

«Quello che lei e Breil state cercando, bella signora. O forse sono io quello che sta cercando voi? Staremo a vedere. Lascia che venga con noi domani a divertirsi e a giocare; veglieremo su di lui. Mi auguro davvero di vederla presto, dottoressa Ziegler. Sono sicuro che avra mie notizie. Un caro saluto a lei e al suo uomo in miniatura.»

46

Dagli appunti raccolti da Asher Breil

a Cortina d’Ampezzo, 1967

Il piccolo lago alpino era circondato da abeti secolari. Le conifere addolcivano con i loro profumi balsamici l’aria delle Dolomiti. Sul tavolino esterno del ristorante a Lago Scin, poco distante da Cortina, Sciarra della Volta raccontava con ordine gli episodi della sua vita, dimostrando una capacita narrativa degna di un romanziere di professione.

Il colonnello Thomas Edward Lawrence aveva voluto che, in segno di riconoscenza, i suoi cammellieri si schierassero e rendessero gli onori militari all’ufficiale italiano. Sciarra passo in rassegna quegli uomini dal volto segnato dal sole del deserto, quindi si arresto davanti al colonnello inglese. Lawrence era in sella al suo cammello, un animale eccezionale come il suo padrone: fedele e resistente a ogni fatica. Sciarra guardo Thomas Edward Lawrence: sapeva con certezza che non si sarebbe mai dimenticato del periodo trascorso al suo fianco.

Il copricapo candido circondava il viso magro e scavato dell’inglese. Il mantello di lana scendeva quasi sino a coprire mezza coscia del cammello.

L’italiano estrasse la sciabola e l’alzo dinanzi al volto in segno di saluto. Lawrence rispose con il medesimo gesto, quindi parlo con voce ferma: «E stato un onore, Alberto, poter lavorare con voi. Spero che non ci perderemo di vista».

«Anche io lo spero, Thomas. E sono io a esservi grato per avermi insegnato tanto: ora, grazie a voi, la guerra in questa terra non mi e piu sconosciuta e potro affrontare la prossima missione con maggiore consapevolezza, sapendo che reclutare tribu pronte a ribellarsi ai turchi non e sempre impresa facile.»

«Ricordatevi, Alberto: quella che combattiamo noi nel deserto non e una vera e propria guerra. Ho cercato di spiegarlo ai nostri strateghi, ma per loro e impensabile che ci siano altri modi di combattere che non siano lo scontro aperto. Io la chiamo guerriglia: colpire e fuggire senza lasciare traccia. Sono convinto che questo sia il modo migliore di operare in questi territori. Ora pero separiamoci: gli addii non si adattano a un soldato.»

Sciarra si allontano, scortato da una decina di arabi: i pilastri sui quali avrebbe creato un contingente

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