– Certo che mi piacete. Ma non continuate a tormentarmi.

– Sono a casa, al Chateau Bercy. Mi sento sola.

– Fatevi mandar su una dama di compagnia.

– Ma vi prego… Non e il modo di parlare. E una questione della massima importanza.

– Non ne dubito. Ma non e di quelle che si trattano nel mio ramo.

– Quella sporcacciona… Che cosa vi ha detto di me? – sibilo la ragazza.

– Niente. O forse vi ha chiamata sgualdrinella meticcia. Vi dispiace?

La cosa la diverti. La sua risatella argentina duro per qualche secondo.

– Sempre la battuta pronta, voi. Non e cosi? Ma, vedete, io non sapevo, allora, che voi foste un investigatore. Questo fa una grande differenza.

Avrei potuto spiegarle quanto si sbagliava. Invece dissi soltanto:

– Signorina Gonzales, avete accennato qualcosa a proposito di affari.

Di che affari si tratta, ammesso che non stiate prendendomi in giro?

– Vi piacerebbe guadagnare molto danaro? Una somma enorme di danaro?

– Intendete, senza farmi prendere a revolverate?

Il suono di un'inspirazione aspra, improvvisa, giunse lungo il filo.

– Si – mormoro lei, in tono pensoso. – C'e anche questo da considerare. Ma voi siete cosi coraggioso, cosi forte, cosi…

– Saro in ufficio domattina alle nove, signorina Gonzales. Saro infinitamente piu coraggioso, domattina. Ora, se volete scusarmi…

– Avete un appuntamento? E bella? Piu bella di me?

– Oh, per Cristo, – scattai – pensate sempre soltanto a quello?

– Crepa, tesoro – ribatte lei, e appese di scatto il ricevitore.

Spensi le luci e me ne andai. A meta del corridoio incontrai un uomo che stava guardando i numeri. Aveva un espresso in mano. Cosi dovetti tornare in ufficio a riporre la busta in cassaforte. E mentre lo stavo facendo suono il telefono.

Lo lasciai suonare. Ne avevo abbastanza, per un giorno. Non ne volevo sapere, ecco. Poteva anche essere la Regina di Saba in pigiama di cellophane… o senza pigiama… ma ero troppo stanco, per occuparmene. Mi sembrava di avere una secchia di sabbia bagnata, al posto del cervello.

Il telefono stava ancora suonando, quando arrivai alla porta. Niente da fare. Dovetti tornare indietro. L'istinto fu piu forte della stanchezza. Sollevai il ricevitore.

La vocetta tremula di Orfamay Quest disse:

– Oh, signor Marlowe, e tanto tempo che sto cercando di parlarvi. Sono cosi sconvolta. Sono…

– Domattina – interruppi. – L'ufficio e chiuso.

– Vi prego, signor Marlowe… solo perche ho perso la pazienza un momento…

– Domattina.

– Ma vi dico che devo vedervi. – La vocina urlava, quasi. – E tremendamente importante. E importantissimo.

– Uuuuuuh!

Lei tiro su col naso.

– Voi… voi mi avete baciata.

– Ne ho baciate di meglio, da allora. – All'inferno lei, all'inferno tutte le donne.

– Ho avuto notizie di Orrin.

Questo mi lascio interdetto, per un momento, poi scoppiai a riridere.

– Siete un'adorabile bugiarda. Saluti.

– Ma e vero. Mi ha chiamata, al telefono. Qui, dove abito.

– Ottimo – dissi – Quindi non avete piu bisogno di un investigatore.

E se anche vi occorresse ne avete uno piu bravo di me, in famiglia. Io non sono nemmeno riuscito a scoprire dove abitate.

Vi fu una breve pausa. Se non altro le stavo ancora parlando: era riuscita a impedirmi di mettere giu la cornetta. Questo dovevo riconoscerlo.

– Gli avevo scritto dove avrei alloggiato – disse Orfamay, finalmente.

– Gia. Solo che la lettera non gli e arrivata perche si e trasferito e non ha lasciato il nuovo indirizzo. Ricordate? Riprovate qualche altra volta, quando saro meno stanco. Buona notte, signorina Quest. E non e piu necessario che mi diciate dove abitate, ormai. Non lavoro per voi.

– Benissimo, signor Marlowe. Sono pronta a chiamare la polizia, ora… e 'delitto' e una gran brutta parola… non credete?

– Venite su – dissi. – Vi aspetto.

Deposi il ricevitore e tirai fuori la bottiglia del whisky. Non c'era nessuna traccia di flemma nel mio modo di versare il liquore e di buttarlo giu.

CAPITOLO XIV

Entro con una discreta vivacita, questa volta. I suoi gesti erano brevi, rapidi, decisi. Sorrideva: uno di quei sorrisi fragili, lustri, misurati. Depose la borsa con fermezza, si accomodo nella poltrona destinata ai clienti e continuo a sorridere.

– Siete stato molto carino, ad aspettarmi – disse. – Scommetto che non avete ancora cenato.

– Errore – risposi. – Ho cenato. E ora sto bevendo whisky. Voi non approvate i bevitori di whisky, vero?

– Sicuramente no.

– Magnifico – esclamai. – Speravo proprio che non aveste cambiato parere.

Deposi la bottiglia sulla scrivania e mi versai un altro cicchetto. Ne bevvi qualche sorso, e lanciai un'occhiata poco raccomandabile alla ragazza, al di sopra del bicchiere.

– Se continuate cosi non sarete in condizione d'ascoltare quel che vi diro – scatto lei.

– A proposito di quel delitto – risposi. – E qualcuno che conosco? A quanto vedo voi non siete stata assassinata… per ora.

– Prego, non siate inutilmente macabro. Non e colpa mia. Voi avete mostrato di dubitare di me, al telefono, e ho dovuto convincervi. Orrin mi ha davvero chiamata. Ma non ha voluto dirmi ne dove si trova ne cosa fa.

Non so perche.

– Voleva che lo scopriste da voi. Sta cercando di temprarvi il carattere.

– Non e una risposta spiritosa. E nemmeno intelligente.

– Pero dovete ammettere che e offensiva – replicai. – Chi e stato assassinato? O e un segreto anche questo?

Lei giocherello con la borsetta, ma non abbastanza per nascondere il suo imbarazzo, perche non era imbarazzata. Pero riusci a indurmi a versarmi dell'altro liquore.

– Quell'essere disgustoso della pensione e morto. Il signor… il signor…

Ho dimenticato come si chiama.

– Dimentichiamolo tutti e due – consigliai. – Facciamo qualcosa insieme, per una volta tanto. – Lasciai cadere la bottiglia del whisky nel cassetto e mi alzai. – Sentite, Orfamay, io non vi domando come fate a sapere tutto questo. O meglio come fa a saperlo Orrin. O se effettivamente lo sa. Avete trovato vostro fratello: e quello che volevate da me. Forse e stato lui a trovare voi; ma a conti fatti e la stessa cosa.

– Non e la stessa cosa! – esclamo vivamente la ragazza. – Non l'ho ritrovato del tutto. Non ha voluto dirmi dove abita!

– Be', se e un posto come l'altra pensione non posso biasimarlo.

Lei strinse le labbra, in una linea dura di disgusto.

– In fondo non ha voluto dirmi niente di niente.

– Vi ha solo parlato di delitti, e altre bazzecole del genere.

Diede una risatina che pareva una cascatella.

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