piccola mano inerte del morto intorno al calcio, la tenni cosi per un istante, poi la lasciai andare. La rivoltella cadde al suolo con un tonfo. La posizione aveva un'aria naturale. Delle impronte digitali non mi preoccupavo. Certo lui aveva imparato da un pezzo a non lasciarne su nessun tipo di pistola.
Mi rimanevano ancora tre rivoltelle. Tirai fuori quella che Steelgrave teneva nella fondina a tracolla, la portai al bar e la deposi su un ripiano, sotto il banco, avvolta in un asciugamano. La mia Luger non la toccai. Rimaneva l'altra automatica dall'impugnatura bianca. Cercai di stabilire a quale distanza da lui era stato sparato. Non a bruciapelo; ma probabilmente molto da vicino. Mi piazzai a circa un metro dal morto e sparai due colpi al di sopra della sua spalla. I proiettili andarono ad annidarsi tranquillamente nel muro. Voltai la poltrona, in modo che guardasse la stanza. Poi deposi la minuscola automatica sul telo che copriva uno dei tavoli da roulette.
Tornai da Steelgrave. Tastai il muscolo grande al lato del collo, quello che di solito si irrigidisce per primo. Non riuscii a capire se aveva cominciato a indurirsi o no. Pero la pelle era piu fredda.
Non avevo tempo da perdere.
Andai al telefono e feci il numero della Centrale di Polizia di Los Angeles. Chiesi al centralinista di passarmi Christy French. Una voce della squadra omicidi venne in linea e mi annunzio che il tenente era andato a casa, e amen. Affermai che si trattava di una chiamata personale, che French aspettava. Mi diedero il suo numero privato, con riluttanza, non perche fosse proibito, ma perche i poliziotti odiano dover dare qualcosa a qualcuno in qualsiasi momento.
Chiamai di nuovo: venne una donna all'apparecchio e strillo: Christy.
Poi venne lui, tranquillo e riposato.
– Qui parla Marlowe. Che cosa stavate facendo?
– Leggevo i giornaletti al mio bambino. Dovrebbe essere a letto. Che novita ci sono?
– Vi ricordate ieri, al Van Nuys, quando avete detto che chi avesse fornito una prova contro 'Frigna' Moyer si sarebbe fatto un amico?
– Gia.
– Mi occorre un amico.
Il tenente non mi parve molto interessato.
– Che cosa sapete sul suo conto?
– Suppongo che sia la stessa persona. Steelgrave.
– Troppe ipotesi, figlio. L'abbiamo messo al fresco perche supponevamo la stessa cosa. Ma e andata buca.
– Avevate avuto un'informazione segreta. Ve l'aveva fatta arrivare lui.
In modo che la sera del lacrimato trapasso di Stein voi sapeste dove si trovava.
– State inventandovi tutto… o avete prove? – French mi pareva un po' meno placido.
– Se un tale esce di prigione con un lasciapassare del medico del carcere, potete provarlo?
Vi fu una pausa di silenzio. Udii la voce del ragazzino che si lamentava e una voce di donna che parlava al bambino.
– E successo – rispose il tenente, a fatica. – Non saprei. E una faccenda piuttosto complicata. Naturalmente lo manderebbero con una scorta.
E riuscito a corrompere la guardia?
– Io penso di si.
– Meglio dormirci sopra. C'e altro?
– Sono alle Stillwood Heights. In una enorme villa dove si sta allestendo una sala da gioco, nonostante il parere contrario degli abitanti della zona.
– Ho letto qualcosa in proposito. Steelgrave e li?
– E qui. Sono solo con lui.
Un altro silenzio. Il ragazzino strillo e mi parve di udire l'eco di uno scapaccione. Il ragazzino strillo piu forte. French urlo dietro a qualcuno.
– Fatelo venire al telefono – mi disse finalmente.
– Non siete molto sveglio, stasera, Christy. Perche chiamerei proprio voi?
– Gia – fece lui. – Che stupido. Qual e l'indirizzo?
– Non lo so. Ma la villa e in fondo a Tower Road, sulle Stillwood Heights, e il numero telefonico e nove cinque zero tre tre, centrale di Halldale. Vi aspetto qui.
Il tenente ripete il numero, poi disse adagio:
– Questa volta aspettate, eh?
– Doveva pur venire la volta buona.
La comunicazione si interruppe, e io deposi il ricevitore.
Rifeci il giro della casa, accendendo le luci man mano che trovavo gli interruttori e uscii dalla porta posteriore che dava sulla gradinata. C'era un riflettore nel cortile delle macchine. Accesi anche quello poi scesi la scala e mi diressi alla macchia di oleandri. Il cancello della via privata era aperto, come prima. Lo chiusi con violenza, agganciai la catena e feci scattare il lucchetto. Tornai lentamente sui miei passi guardando la luna, odorando l'aria notturna, ascoltando i grilli e le raganelle. Sulla facciata c'era un grande parcheggio e un prato tondeggiante pieno di rose. Ma bisognava sgattaiolare sul retro della casa, per potersene andare.
Il luogo era un vicolo cieco, a parte il viale che correva lungo la tenuta d'un vicino. Mi domandai chi potesse essere, quel vicino. Molto lontano, fra gli alberi, scorgevo le luci di una grande casa. Un pezzo grosso di Hollywood, probabilmente, un asso del bacio bavoso e della dissolvenza pornografica.
Ritornai nella grande sala e tastai la rivoltella che avevo appena sparato.
Era abbastanza fredda. Quanto al signor Steelgrave cominciava ad aver l'aria di voler rimanere morto in definitiva.
Niente sirena. Ma il rombo di una macchina che saliva la collina, finalmente. Scesi a incontrarla. Io e il mio magnifico sogno.
CAPITOLO XXVIII
Entrarono come dovevano, grossi, rudi, flemmatici, con gli occhi irrequieti, guardinghi, pieni d'incredulita.
– Bel posticino – osservo French. – Dov'e il cliente?
– La – annunzio Beifus, senza aspettare la mia risposta.
Attraversarono la stanza senza fretta e si piantarono davanti al cadavere, osservandolo con aria solenne.
– Piuttosto morto, no? – osservo Beifus, dando inizio alla commedia.
French si chino e raccolse la rivoltella che giaceva al suolo reggendola per la guardia del grilletto, col pollice e l'indice. Poi diede una rapida occhiata da un lato e fece un cenno col mento.
Beifus sollevo l'altra rivoltella dall'impugnatura bianca infilando una matita nella canna.
– Le impronte digitali saran tutte al posto giusto, spero – disse Beifus e annuso l'arma. – Oh, si, questo giocattolino si e dato da fare. Che ne e del tuo, Christy?
– Ha sparato – dichiaro French, e fiuto di nuovo. – Ma non di recente. – Trasse di tasca una torcia elettrica a matita e diresse il fascio di luce nell'interno della canna. – Ore fa.
– A Bay City. In una casa di Wyoming Street – dissi.
– Tirate a indovinare? – mi chiese French lentamente.
– Si.
Il tenente si avvicino al tavolo coperto e depose la piccola automatica a una certa distanza dall'altra.
– Ci conviene contrassegnarle subito, Fred. Sono gemelle. Firmeremo entrambi le etichette.
Beifus annui, si frugo in tasca e pesco un paio di etichette con due spaghi a un capo; il genere di cose che i poliziotti si portano sempre dietro.
French torno da me.
– E adesso smettiamo di lavorare di fantasia e veniamo a quel che sapete veramente.
– Una ragazza che conosco, questa sera mi ha telefonato che una mia cliente era quassu; minacciata di morte… da lui. – E col mento indicai il cadavere, sulla poltrona.
– Poi e venuta a prendermi e mi ha condotto qui in macchina. Siamo passati dal posto di blocco. Ci hanno visti