– Ce li siamo passati, avanti e indietro, tante volte che ho perso il conto.

– Oh, me li avete resi. Grazie.

– Sicura?

– Non mi sbaglio mai, coi soldi. State bene? Non vi hanno picchiato?

– Alla polizia? No. E mi hanno trattato con una durezza infinitamente inferiore al normale.

Lei mostro un'innocente sorpresa. Poi le brillarono gli occhi.

– Dovete essere terribilmente coraggioso.

– E tutta questione di fortuna – affermai.

Presi una matita e ne tastai la punta. Era molto acuminata, ottima per chiunque desiderasse scrivere qualcosa. Io non desideravo scrivere niente.

Allungai il braccio, feci passare la matita nella cinghia della borsa della ragazza e la tirai verso di me.

– Non toccate la mia borsetta – scatto lei, e fece per afferrarla.

Sorrisi e misi l'oggetto fuori dalla sua portata.

– Va bene. Ma e una borsettina cosi carina. Vi somiglia tanto.

Lei si appoggio allo schienale della poltrona. C'era una luce vaga di preoccupazione, nei suoi occhi, ma le labbra sorridevano.

– Davvero mi giudicate carina… Philip? Sono un tipo cosi comune…

– Non direi.

– Davvero?

– Perdiana, no. Per me, siete una delle ragazze piu straordinarie che abbia mai conosciuto.

Afferrai la borsetta per la cinghia e l'appesi a un angolo della scrivania.

Orfamay vi incollo gli occhi sopra, immediatamente, ma si umetto le labbra e continuo a sorridermi.

– Scommetto che avete conosciuto una terribile quantita di ragazze.

Perche… – abbasso gli occhi e di nuovo traccio una riga sulla scrivania.

– Come mai non vi siete sposato?

Pensai a tutte le risposte che le potevo dare. Pensai a tutte le donne che mi erano piaciute tanto da farmi desiderare il matrimonio. No, non a tutte.

Ma ad alcune di loro.

– Credo di sapere la risposta – dichiarai. – Ma a voi parra stupida e sdolcinata. Le donne che forse sposerei volentieri… be' non ho quel che ci vuole, per loro. E le altre non e necessario sposarle. E sufficiente sedurle… sempre che non vi battano in velocita e non siano loro a sedurre voi.

Arrossi fino alle radici dei capelli color topo.

– Siete disgustoso; quando parlate cosi.

– E questo vale anche per alcune ragazze per bene – continuai. – Non quel che avete detto voi, quel che ho detto io. Nemmeno voi sareste stata una rocca inespugnabile.

– Non parlate cosi, vi prego!

– Be', sareste stata proprio cosi difficile?

Lei fisso il piano della scrivania.

– Vorrei che mi diceste che cosa e accaduto a Orrin – disse lentamente. – Sono tutta confusa.

– Vi avevo detto che probabilmente aveva perso la testa. La prima volta che siete venuta. Ricordate?

Lei accenno di si, ancora accesa in volto.

– Aveva avuto una vita familiare poco normale – continuai.

– Era un ragazzo pieno di inibizioni, e aveva un concetto esagerato della propria importanza. Saltava agli occhi, nelle fotografie che mi avete dato. Non voglio farvi una conferenza di psicologia, ma Orrin era il tipo da perdere la trebisonda completamente, se appena avesse fatto un passo fuori binario. Nella vostra famiglia, poi, tutti sono divorati da una spaventevole sete di danaro… tutti, meno una.

Mi sorrideva ora. Se pensava che intendessi parlare di lei non avevo niente in contrario.

– Vorrei farvi una sola domanda. Vostro padre era gia stato sposato in precedenza?

Accenno di si.

– Questo aiuta a capire molte cose. Leila ha avuto un'altra madre. Raccontatemi qualcosa di piu. Dopo tutto ho fatto una bella quantita di lavoro, per voi, per il modico prezzo di zero dollari netti.

– Siete stato pagato – replico aspramente. – Da Leila. E non vi aspettate che la chiami Mavis Weld. Non lo faro mai.

– Non sapevate che sarei stato pagato.

– Ebbene… – vi fu una lunga pausa durante la quale i suoi occhi andarono ancora a posarsi sulla borsetta. – Ma siete stato pagato.

– E va be', passiamoci sopra. Perche non avete voluto dirmi chi era?

– Avevo vergogna. Mamma ed io, tutt'e due ci vergognavamo.

– Orrin no. La cosa gli piaceva immensamente.

– Orrin? – Vi fu un breve silenzio educato, durante il quale lei torno a guardare la borsetta. Stava cominciando a incuriosirmi, quella borsetta. – Ma Orrin abitava qui da un certo tempo, e immagino che ci si fosse abituato.

– Lavorare nel cinema non e una cosa cosi tremenda, ve l'assicuro.

– Non si trattava solo di questo – sbotto, poi affondo un dente nel labbro inferiore e negli occhi le brillo una luce improvvisa che poi si spense, molto lentamente. Io mi limitai ad avvicinare un altro fiammifero alla pipa.

Ero troppo stanco, per mostrare le mie emozioni, se pure ne avevo.

– Lo so. O, se non altro, l'avevo piu o meno indovinato. Come ha fatto Orrin a scoprire una certa cosa sul conto di Steelgrave? Una cosa che la polizia non era riuscita a scoprire?

– Non… non saprei – fece lei, lentamente, facendosi strada fra le parole con cautela, come un gatto che cammina su uno steccato. – Non potrebbe essere stato quel dottore?

– Oh, sicuro, – dissi con un sorriso largo, affettuoso. – Lui e Orrin avevan fatto amicizia per una ragione o per l'altra. Avevano un interesse comune per gli strumenti acuminati, forse.

Lei si appoggio all'indietro, sulla poltrona. Il suo visetto era angoloso e tirato, ora. Aveva un'espressione guardinga.

– Ecco, ora siete di nuovo odioso – disse. – Ad ogni pie sospinto vi sentite in dovere di comportarvi cosi.

– Che peccato! – esclamai. – E dire che sarei una creatura adorabile, se solo fossi capace di lasciarmi stare. Bella borsetta.

Allungai la mano, presi la borsa e feci scattare la cerniera. La ragazza balzo in piedi e fece per agguantarla.

– Lasciate stare la mia borsetta!

La guardai dritto negli occhi.

– Volete tornare a casa, a Manhattan, no? Quest'oggi? Avete il biglietto e tutto quanto?

Lei mosse le labbra, lentamente, e torno a sedersi.

– D'accordo – continuai. – Io non ve l'impedisco. Sono solo curioso di sapere quanto siete riuscita a guadagnare, in questa faccenda.

Lei si mise a piangere. Apersi la borsa e cominciai a frugarvi dentro.

Niente, finche non arrivai alla tasca posteriore. Apersi la cerniera lampo e affondai le dita nello scomparto. C'era un pacchetto di banconote nuove, la dentro. Le tirai fuori e le feci scorrere tra le dita. Dieci fogli da cento. Tutti nuovi. Tutti puliti. Mille dollari netti. Una sommetta simpatica, da portare in viaggio.

Mi appoggiai all'indietro e battei la costo del pacchetto sull'orlo della scrivania. La ragazza non piangeva piu ora, e mi fissava con gli occhi umidi. Trassi un fazzoletto dalla sua borsa e glielo gettai. Lei si asciugo gli occhi. Di tanto in tanto emetteva un grazioso singhiozzo implorante.

– Me l'ha dato Leila, quel danaro – disse con voce soffocata.

– Di che dimensioni era il torchio che avete usato?

La ragazza spalanco la bocca, una lacrima le corse giu per la guancia e vi cadde dentro.

– Lasciate perdere – dissi. Gettai il pacchetto di banconote nella borsetta, feci scattare di nuovo la cerniera e spinsi la borsa verso di lei. – Immagino che voi e Orrin apparteniate a quella categoria di persone che riesce sempre a convincersi che tutto quello che fa e ben fatto. Lui ha potuto ricattare sua sorella, e quando un paio di piccoli malviventi imbroglioni han scoperto il suo gioco, e l'hanno soppiantato, non si e peritato di prenderli a tradimento e di mandarli al Creatore con uno scalpello da ghiaccio nella nuca. Probabilmente questo non gli ha

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