nemmeno guastato il sonno. E voi siete capace delle stesse prodezze. Quei soldi non ve li ha dati Leila.

Ve li ha dati Steelgrave. Perche?

– Siete un essere lurido, immondo! – scatto la ragazza. – Siete un miserabile! Come vi permettete di dirmi certe cose?

– Chi ha soffiato alla polizia che Lagardie conosceva Clausen? I questurini han creduto che fossi stato io. Ma io non avevo aperto bocca. Quindi siete stata voi. Perche? Per scoprire il gioco di vostro fratello, che non voleva darvi la vostra parte del malloppo… perche, proprio allora, aveva perso la sua arma segreta e aveva dovuto correre a nascondersi. Mi piacerebbe leggere qualcuna delle lettere che scriveva a casa. Dovevano essere ben succose! Mi par di vederlo, sulla breccia, che spia sua sorella, e le fa la posta, aspettando che si metta in posizione favorevole per la sua Leica, mentre il buon Lagardie, nel retroscena, se ne sta placido in attesa della sua parte di bottino. Perche mi avete assunto?

– Non sapevo niente – ribatte la ragazza, con calma. Si asciugo gli occhi, ripose il fazzoletto nella borsa e si preparo per andarsene. – Orrin non aveva mai fatto nomi. Non sapevo nemmeno che avesse perso le fotografie. Pero sapevo che le aveva fatte, e che valevano molto denaro. Sono venuta qui per assicurarmi.

– Assicurarvi di che?

– Che Orrin mi trattasse equamente. A volte era terribile. Avrebbe potuto tenere tutto il danaro per se.

– Perche vi ha telefonato, l'altro ieri sera?

– Aveva paura. Il dottor Lagardie non era piu contento di lui. Aveva perso le fotografie. Qualcuno le aveva portate via. Orrin non sapeva chi.

Ma aveva molta paura.

– Le avevo io – dissi. – E le ho ancora. Sono in quella cassaforte.

Lei si volto, molto lentamente, a guardare la cassaforte. Poi si passo un dito su un labbro, con aria perplessa e si volto di nuovo.

– Non vi credo – dichiaro, e i suoi occhi mi fissavano, come quelli d'un gatto che tien d'occhio la tana d'un topo.

– Che ne dite di fare a mezzo con me, quei mille dollari? Le foto restano a voi.

Lei ci penso sopra.

– Non potrei certo darvi tanto danaro per una cosa che non vi appartiene – affermo e sorrise. – Vi prego, datemi quelle foto. Vi prego, Philip.

Leila deve riaverle.

– Per quanto 'grano'?

Lei aggrotto la fronte, con aria addolorata.

– Leila e mia cliente, ora – soggiunsi. – Ma farle il doppio gioco potrebbe non essere un cattivo affare… se il prezzo e conveniente.

– Non credo che le abbiate voi.

– E va bene.

Mi alzai e andai alla cassaforte. Un istante dopo ero di ritorno con la busta. Riversai le copie e la negativa sul piano della scrivania… dalla mia parte della scrivania. Lei le guardo e allungo una mano.

Riunii le foto, le pareggiai e ne tenni una in modo che potesse vederla.

Quando torno ad allungare una mano mi ritrassi.

– Ma non ci vedo, cosi da lontano! – protesto.

– Avvicinarsi costa danaro.

– Non avrei mai pensato che foste un ladro – dichiaro lei, con dignita.

Non feci commenti e riaccesi la pipa.

– Potrei costringervi a consegnarle alla polizia.

– Potete provare.

A un tratto prese a parlare molto rapidamente.

– Non posso darvi questo danaro, davvero, non posso. Noi… ecco, mamma e io abbiamo ancora molti debiti, per via di papa, e c'e un'ipoteca sulla casa e…

– Che cosa avete venduto a Steelgrave per mille dollari?

Le cadde la mascella, e per un momento fu brutta. Poi chiuse la bocca e la strinse forte. Era una faccetta dura, chiusa e crudele, quella che mi stava davanti.

– Avevate una cosa sola da vendere – continuai. – L'indirizzo di Orrin. Per Steelgrave quest'informazione valeva mille dollari. Comodamente.

Era una questione di convalidare una certa prova. Voi non potreste capire.

Steelgrave e andato laggiu e l'ha ucciso, vostro fratello. E vi ha pagato danaro sonante per l'indirizzo.

– Glie l'ha dato Leila l'indirizzo – ribatte la ragazza, con voce lontana.

– Leila mi ha detto di averglielo dato – ammisi. – Se fosse necessario Leila lo direbbe al mondo, di averglielo dato. Esattamente come griderebbe al mondo di aver ucciso Steelgrave, se questa fosse l'unica via d'uscita.

Leila e una tipica ragazza di Hollywood, piuttosto facile e con una moralita molto dubbia. Ma quando entrano in gioco il coraggio e la generosita, non e seconda a nessuno. Non e un tipo da scalpello da ghiaccio. E nemmeno un tipo da quattrini insanguinati.

Il colore le si ritiro tutto dal viso. Rimase pallida come il ghiaccio. La bocca le tremo, e lei la strinse forte, in un piccolo nodo duro. Respinse la poltrona e si chino un poco in avanti, per alzarsi.

– Quattrini insanguinati – ripetei quietamente. – Vostro fratello. E voi avete sistemato le cose in modo che potessero accopparlo. Mille dollari tutti pieni di sangue. Spero che vi diano tanta felicita.

La ragazza si alzo, e fece un paio di passi indietro, poi, a un tratto, diede in una risatina infantile.

– E chi puo provarlo? – chiese, quasi strillando. – Chi e vivo per provarlo? Voi? Chi siete voi? Un avvocatuccio da due soldi, una nullita!

– Scoppio in una risata alta, stridula. – Ma se bastano venti dollari, per comprarvi!

Avevo ancora in mano il mazzetto di fotografie. Accesi un fiammifero, lasciai cadere la negativa nel portacenere e la guardai consumarsi, in una vampata.

Lei si fermo di botto, agghiacciata dall'orrore. Cominciai a strappare le fotografie in strisce sottili. E sorrisi alla signorina Quest.

– Un awocatuccio da due soldi – ripetei. – Be', che cosa vi aspettavate? Non ho ne fratelli ne sorelle da vendere. Cosi vendo i miei clienti.

Lei rimase immobile, rigida, a fissarmi con odio. Terminai di stracciare le foto e diedi fuoco ai frammenti, nel portacenere.

– Una cosa sola mi dispiace – dichiarai. – Non assistere al vostro incontro con la cara vecchia mamma, laggiu a Manhattan, Kansas. Non vedervi accapigliare per decidere in che proporzioni dividervi quei mille dollari. Senza dubbio sara uno spettacolo degno di nota.

Mossi i pezzetti di carta col fondo d'una matita, perche continuassero a bruciare. La ragazza si avvicino lentamente, passo passo alla scrivania, con gli occhi fissi sul mucchietto di braci fumanti.

– Potrei dirlo alla polizia – mormoro. – Potrei dire moltissime cose.

Senz'altro mi crederebbero.

– Io potrei dire chi ha ucciso Steelgrave – affermai. – Potrei, perche so chi non l'ha ucciso. Forse mi crederebbero.

La testa minuta s'alzo di scatto. La luce si riflette in un lampo sugli occhiali senza montatura. Non c'erano occhi, dietro le lenti.

– Non vi preoccupate – dissi. – Non mi costerebbe abbastanza. E costerebbe troppo a qualcun altro.

Il telefono squillo, e lei trasali violentemente. Mi voltai, portai il ricevitore all'orecchio, e dissi:

– Pronto.

– Amigo, state bene?

Vi fu come un rumore di fondo. Mi voltai e vidi la porta chiudersi. Ero solo, in ufficio.

– State bene, amigo?

– Sono stanco. Sono stato in piedi tutta notte. Senza contare che…

– La piccola vi ha telefonato?

– La sorellina? E stata qui fino a un istante fa. Ora e in viaggio per Manhattan col malloppo.

– Il malloppo?

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