Puntando saldamente i piedi per terra, si irrigidi e si butto tutto all'indietro.

Lui, il letto e Reiger si capovolsero. Reiger mollo la presa, cercando di liberarsi.

Fenner era in una brutta posizione. Inginocchiato, con la sinistra contorta dietro la schiena e il letto addosso. L'unica cosa da fare per liberarsi da quella posizione, era di capovolgere il letto un'altra volta. Mentre si alzava in piedi, tenendo il letto sulle spalle, Reiger gli allungo un calcio. Lo prese dietro il ginocchio. Fenner cadde. I muscoli del braccio legato sembrava che volessero sprizzare scintille e, quasi impazzito dal dolore, Fenner butto il letto contro Reiger. La testata in ferro battuto prese Reiger sotto il mento e Fenner si butto sul letto con tutto il suo peso. Gli occhi di Reiger parvero schizzare fuori dalle orbite; comincio ad agitare le braccia violentemente.

Fenner continuava a spingere.

Miller lo assali e comincio a picchiarlo sulla testa, ma Fenner non mollo.

Se fosse riuscito a sistemare Reiger, forse ce l'avrebbe fatta a toglier di mezzo anche gli altri due. Reiger era diventato bluastro, le braccia si agitavano molto debolmente, ora. Carlos si avvicino e butto indietro il letto con una grande spinta. Reiger cadde sulle mani e sulle ginocchia, emettendo suoni strozzati come il rantolo di un cane.

Fenner aveva una ferita al sopracciglio sinistro e gli dava fastidio il sangue che aveva cominciato a colare. Brancolo in avanti con la mano libera.

Mollo un diretto nel ventre di Miller, e lo agguanto per la cintura. Miller emise un lungo gemito e cerco di liberarsi, ma Fenner lo tenne saldo.

Sempre tenendo Miller a quel modo, si tiro addosso il letto che piombo sulla testa dell'uno e dell'altro.

Carlos stava a guardarli attraverso la rete, ma non poteva afferrarli. Cerco di alzare il letto, ma Fenner lo teneva stretto con il braccio. Nel frattempo non mollava Miller, che comincio a gridare e a scalciare. Cerco di colpire Fenner in viso coi pugni, ma Fenner, col capo basso contro il petto, tenne duro.

Carlos corse fuori dalla stanza. Fenner lo udi urlare qualcosa in spagnolo. Miller si accascio improvvisamente. Era di un colore verdastro, e, immobile, guardava Fenner con occhi pieni di terrore.

Fenner cerco di sorridere, ma non ci riusci. Con un calcio, scanso Miller e capovolse il letto lentamente. Mise il braccio in una posizione piu naturale. Poi, lavorando febbrilmente, strappo la sbarra di ferro dagli infissi del letto. Anche cosi, con il braccio legato alla sbarra di ferro, era in una gran brutta posizione, ma non tanto brutta come prima. Si avvio verso la porta.

Passando accanto a Reiger, che se ne stava piegato in due con la schiena contro il muro, gli diede una mazzata con la sbarra. Reiger cadde su un fianco, coprendosi la testa con le mani.

Fenner mosse qualche altro passo e usci dalla stanza. Aveva l'impressione di camminare sulla colla. I suoi passi si fecero piu lenti mentre arrivava in fondo al corridoio, e, all'improvviso, cadde in ginocchio. La testa gli girava vorticosamente, e il petto gli doleva. Si reggeva con le mani, e aveva una gran voglia di stendersi per terra, ma sapeva che doveva andare avanti.

Si aggrappo al muro con una mano e si rialzo. Lascio una lunga striscia di sangue sulla tappezzeria giallastra. Penso: 'Diavolo, non ce la faccio!' e cadde come un sacco.

Gli giungevano da pianterreno le urla, cerco di ritornare in camera. Li senti salire le scale di corsa. Penso: 'Maledizione a questa sbarra!' e tento ancora una volta di liberarsi. La mano sembrava incorporata alla sbarra.

Fece uno sforzo per rialzarsi mentre due cubani inferociti lo assalirono contemporaneamente. Uno di loro lo afferro per la gola e l'altro per i piedi.

Questi scagnozzi erano forti.

Udi la voce di Carlos gridare: «Non troppo forte!» poi qualcosa gli scoppio in testa. Nell'oscurita, la sua mano incontro un viso e sferro in quella direzione un debole pugno, poi una luce violenta gli lampeggio davanti agli occhi e infine un'oscurita soffocante cancello ogni cosa.

Fenner penso: 'Devo essere stato picchiato. Certo credono che non osero piu ribellarmi'. Lo penso perche questa volta non si erano preoccupati di legarlo. Avevano portato via il letto e lo avevano lasciato nella stanza vuota, sul pavimento. Si concesse un minuto di riposo ma poi, quando cerco di muoversi, scopri che riusciva a malapena a girarsi.

Penso ancora: 'Cosa diavolo mi succede?'. Sapeva di non essere legato, perche non si sentiva nessuna corda addosso, ma non poteva muoversi. Poi si rese conto che la luce era sempre accesa, ma aveva gli occhi cosi gonfi che vedeva solo una macchia indistinta. Appena fece per muovere il capo, un dolore lancinante lo attraverso da capo a piedi e dovette restare immobile; poi cadde addormentato.

Si sveglio perche qualcuno lo prendeva a calci nelle costole. Non erano dati con violenza, ma egualmente tutto il suo corpo si contrasse dal dolore.

«Svegliati, gradasso» diceva Reiger, continuando a prenderlo a calci.

«Non fai piu il galletto, ora, eh?»

Fenner raccolse tutte le forze che aveva in corpo, rotolo in direzione della voce, e allungo le braccia a tentoni. Trovo le gambe di Reiger, le afferro e tiro. Reiger diede un grugnito strozzato, cerco di tenersi in equilibrio, e poi cadde all'indietro. Fece un tonfo tale che scosse la stanza. Fenner annaspo ferocemente verso di lui, ma Reiger lo respinse con un calcio e si drizzo in piedi.

Il suo volto era sconvolto da una fredda collera omicida. Si chino su Fenner, respinse con una manata le braccia alzate, poi l'agguanto per il bavero della camicia. Lo sollevo da terra e lo ributto giu, con violenza.

Entro Carlos. «Ti diverti?» chiese. C'era un leggero raschio nella sua voce.

Reiger si volse. «Stammi a sentire, Pio» disse tra i denti. «Costui ha la testa dura. Gliela sto rammollendo.»

Carlos si avvicino e abbasso gli occhi su Fenner. Lo mosse con il piede.

Poi guardo Reiger. «Non deve morire. Deve dirmi perche e venuto fin qui da New York e perche voleva entrare nella mia banda. Tutta questa faccenda mi suona falsa, e non mi piace.»

«Va bene. Devo cominciare subito a sciogliergli la lingua?»

Carlos abbasso lo sguardo su Fenner. «Non e in grado di essere strapazzato, per ora. Aspettiamo.»

Fenner riprese conoscenza un po' piu tardi. Gli pareva di avere un battaglio di ferro che gli martellasse in testa. Appena apri gli occhi, le pareti della stanza gli caddero in testa. Terrorizzato, chiuse gli occhi, cercando scampo nella ragione.

Rimase immobile per un poco, poi riapri gli occhi. Questa volta le pareti si muovevano, ma con lentezza, e non ne ebbe piu paura. Striscio carponi fino alla porta e provo la maniglia. Avevano chiuso a chiave. Aveva un solo pensiero fisso, ora: non avrebbe parlato, non voleva parlare. Lo avevano picchiato sulla testa cosi forte che aveva perso in parte l'uso della ragione, ma non sentiva piu il dolore che gli dilaniava il corpo.

'Devo scappare' penso. 'Altrimenti continueranno a picchiarmi, fino alla morte.' Si ricordo di cio che avevano fatto a quel povero cinese, e sudo freddo. 'Non lo sopporterei' penso. Un lampo di furbizia gli illumino gli occhi e mise mano alla fibbia della cintura. La slaccio e la sfilo dai passanti dei pantaloni. Poi si alzo in piedi, vacillando. Dovette appoggiarsi con la mano al muro per reggersi.

Con cura esagerata fece passare la lunga cinghia di cuoio lungo la fibbia.

Aveva cosi formato un cappio, e se lo passo attorno al collo, tirando la cinghia ben stretta.

«Devo trovare un gancio, un chiodo, qualcosa. Devo fissare l'altra estremita da qualche parte» mormoro. Vago per la stanza, scrutando le pareti nude. Fece un giro completo e si fermo davanti alla porta, per la seconda volta.

«Allora, che faccio?»

Rimase cosi, con la testa ciondoloni, e la cinghia appesa al collo. Ripercorse la stanza ancora piu lentamente, ma le pareti erano nude. Non c'erano ne finestre, ne ganci, solo una lampadina in mezzo alla stanza. Si sedette sul pavimento e si mise a pensare. Il battaglio continuava a martellargli in testa, si strinse il capo tra le mani.

Poi vide la soluzione. «Non sono piu cosi sveglio, come una volta» disse a se stesso. Annaspo carponi fino alla porta e fisso la cinghia alla maniglia.

A testa in giu, avrebbe potuto impiccarsi benissimo. Ci voleva tempo, ma ci sarebbe riuscito.

Impiego un sacco di tempo a legare saldamente la cinghia alla maniglia.

Tenne la cinghia corta, in modo che il collo sarebbe stato a pochi centimetri dalla maniglia, poi alzo i piedi lentamente finche non si fu completamente capovolto, con tutto il peso appoggiato sulle mani.

Non pensava minimamente alla morte. L'unica sua preoccupazione era di farla in barba a Carlos. Rimase

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