disordini.»

Fenner si fermo. «Di che cosa state blaterando?»

«I miei clienti hanno paura a salire al terzo piano. C'e una specie di cane bulldog seduto la fuori, che non lascia passare nessuno. Ho minacciato di chiamare la polizia, ma quello mi ha risposto che gliel'avete ordinato voi, di restare di guardia. Che cosa significa?»

«Preparatemi il conto. Me ne vado» disse Fenner. Sali le scale di corsa, lasciando il direttore solo a protestare. Non c'erano segni di Bugsey fuori dalla porta, che spalanco con un calcio.

Glorie era seduta sul letto e Bugsey accanto a lei. Stavano giocando a carte. Bugsey aveva addosso solo un paio di mutandine bianche e il cappello. Il sudore gli correva giu per la schiena.

Fenner rimase immobile. «Cosa sta succedendo qui?»

Glorie butto giu le carte. «Dove sei stato?» chiese. «Cosa ti e successo?»

Fenner entro e chiuse la porta. «Un sacco di cose» rispose. Poi rivolgendosi a Bugsey: «Che cosa fai, lo spogliarello?»

«Voleva vincermi la camicia da notte, ma io l'ho battuto» spiego Glorie.

Bugsey afferro i pantaloni. «Stai certo che sei arrivato al momento giusto» brontolo febbrilmente. «Questa ragazza e un diavolo con le carte.»

Fenner non aveva voglia di ridere. Disse: «Scendi subito, e procurati una macchina con le tende ai finestrini. Parcheggiala davanti all'entrata di servizio dell'albergo, tra un quarto d'ora.»

Bugsey lotto con i vestiti. «Ti hanno preso a pugni, mi pare.»

«Non ti preoccupare di me» rispose Fenner, freddamente. «Quanto ti ho detto e urgente.»

Bugsey usci infilandosi la giacca. Fenner chiese: «Te la senti di alzarti?»

Glorie butto via il lenzuolo e scivolo sul pavimento. «Sono rimasta a letto soltanto per sconvolgere un po' il povero Bugsey» spiego. «Che cosa e successo?»

Fenner cerco un nuovo abito e si cambio. «Non star li a bocca aperta» le grido. «Vestiti. Dobbiamo andarcene da qui al piu presto.»

Lei comincio a vestirsi. «Non puoi dirmi dove sei stato?»

Fenner era occupato a vuotare i cassetti dentro un paio di valigette.

«Sono stato assalito da una banda di scagnozzi. Me li sono scrollati di dosso.»

«Dove andiamo adesso?»

«Traslochiamo da Noolen» fece l'investigatore.

Glorie scosse il capo. «Io non vengo» disse.

Fenner fini di chiudere le valigette e poi alzo la testa. Attraverso la stanza con un paio di passi veloci, e poi afferro il polso della ragazza. «Tu fai quello che ti dico io» disse.

«Non da Noolen.»

«Ho detto da Noolen. Non ho intenzione di aspettare i tuoi comodi. O ci vieni con le tue gambe, o ti ci porto a forza.»

Si avvicino al telefono e chiese il conto. Mentre aspettava, passeggiava per la stanza, inquieto. Glorie si era seduta sul letto e lo guardava imbronciata.

«Hai in mente di fare qualcosa?» gli chiese.

Fenner alzo gli occhi. «Moltissime cose» rispose. «Questi banditi mi hanno pestato i piedi e adesso io li distruggero. Non mi fermero finche non avro risolto il mistero che c'e sotto tutta questa faccenda e finche non avro fatto una poltiglia di quel grasso maiale.»

Il fattorino porto il conto e Fenner pago. Poi afferro le due valigette con una mano e prese Glorie per il gomito con l'altra. «Andiamo» disse, e scesero insieme le scale.

Trovarono Bugsey al volante di un macchinone. Bugsey pareva perplesso, ma non disse niente. Fenner sali dietro con Glorie. «Da Noolen. Presto» comando.

Bugsey si giro per guardare Fenner. «Da Noolen? Stammi a sentire, non vorrai mica andare da quell'idiota!»

Fenner si chino in avanti. «Da Noolen» ripete, guardando Bugsey molto intensamente. «Se non ti va, scendi. Guido io.»

Bugsey sposto gli occhi su Glorie.

«Su sbrigati, cuor di leone, quest'uomo vuole essere obbedito quando da degli ordini» l'incoraggio lei.

«Oh, be'» fece Bugsey e avvio il motore.

Glorie stava seduta in un angolino, un'espressione cupa in viso. Fenner fissava la strada nascosto dietro le grosse spalle di Bugsey. Arrivarono da Noolen in silenzio. Quando infilarono il breve viale davanti al Casino, Glorie disse: «Non voglio entrarci.» Lo disse piu per protestare che nella speranza di essere ascoltata. Fenner apri la portiera e salto fuori.

«Scendete, tutt'e due.»

Erano le undici e mezza quando entrarono nel vestibolo deserto del Casino.

Nella sala principale trovarono un cubano in maniche di camicia che manovrava svogliatamente un aspirapolvere. Alzo gli occhi quando si avvicinarono e li guardo a bocca aperta. Punto lo sguardo su Glorie che gli fece gli occhiacci.

«C'e Noolen?» chiese Fenner.

Il cubano premette l'interruttore dell'aspirapolvere, spegnendolo quasi con tenerezza.

«Vado a vedere.»

Fenner gli fece cenno di no con la testa. «Tu resta dove sei» disse, secco.

Attraverso la sala diretto verso l'ufficio di Noolen. Il cubano si oppose debolmente: «Ehi!» ma non si mosse da dov'era.

Glorie e Bugsey si affrettarono a seguire Fenner, che spalanco la porta dell'ufficio e si fermo sulla soglia. Noolen era seduto alla scrivania. Stava contando un grosso rotolo di dollari. Appena vide Fenner, il suo viso divenne paonazzo e butto i dollari nel cassetto.

Fenner entro nello studio. «Non sono qui per una rapina» disse, asciutto «sono venuto per un consiglio di guerra.»

Volse il capo e disse a Glorie e a Bugsey, che si erano fermati sulla soglia: «Entrate, voi due, e chiudete la porta.»

Noolen se ne stava immobile dietro la scrivania. Quando Glorie entro, porto una mano al collo della camicia, come se gli desse fastidio. Glorie non guardava verso di lui. Si diresse verso una sedia, in un angolo, in fondo alla stanza, e si sedette. Bugsey chiuse la porta e ci si appoggio contro.

Nemmeno lui guardava Noolen. C'era una strana tensione nella stanza.

«Che diavolo succede?» riusci a dire Noolen.

Fenner prese uno dei sigari verdi di Noolen dalla scatola sulla scrivania, lo addento e accese un fiammifero con l'unghia del pollice. Spese un lungo minuto per accendere bene il sigaro, poi butto via il fiammifero e si sedette sull'orlo della scrivania.

«Hai una bella faccia tosta, Ross» disse Noolen. «Ti ho gia detto che non mi interessa la tua merce. Sono sempre dello stesso parere.»

«Non si chiama Ross» disse Glorie con voce piana. «E Fenner, un agente investigativo con tanto di licenza.»

Fenner volse il capo e la guardo, ma lei si stava aggiustando la gonna sulle ginocchia con un'espressione imbronciata e indifferente.

Bugsey si succhio un labbro. I suoi occhi da uva spina uscirono dalle orbite. Noolen, che stava allungando un braccio per prendere un sigaro, appena senti Glorie, si fermo. La sua mano bianca e grassoccia ondeggio sulla scatola dei sigari come un gabbiano in volo, poi la ritrasse, e l'appoggio sul sottomano.

«Se tu non fossi cosi addormentato, la notizia ti sarebbe giunta prima» fece l'investigatore.

Noolen giocherellava con la mano. «Esci da questa stanza» disse con voce roca. «Gli investigatori privati sono veleno, per me.»

«Abbiamo qualcosa da fare assieme, tu ed io» replico Fenner, guardandolo con intensita. «Non c'entra la legge in questa faccenda.»

«Esci» ripete Noolen con cattiveria.

Senza sforzarsi, Fenner lo colpi alla mascella. Noolen fece un balzo indietro; le sue grosse cosce puntate sotto

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