immobile per qualche secondo, poi stacco le mani, e il peso si trasferi tutto sulla cinghia. La fibbia lo colpi al collo e il cuoio gli sego la pelle.
'Funziona!' penso, trionfante. Il sangue gli scendeva alla testa. Lo spasimo dei polmoni era tale che stava per mettere le mani per terra, ma si astenne dal farlo. Davanti agli occhi, il buio completo. Poi, la maniglia della porta si spezzo e lui cadde sull'impiantito con un grande strepito.
Inebetito, respiro a pieni polmoni l'aria calda. Il morso della cinghia l'aveva ferito e colava sangue dal suo collo. Ma il senso di sconfitta era ben peggiore della sofferenza che martoriava il suo corpo stanco.
Sfilo la cinghia dal collo, e resto supino, fissando il soffitto sporco. Era talmente intontito che non riusciva a coordinare i pensieri, ma sapeva che se continuava a pensare, avrebbe trovato un'altra soluzione.
Rimase a lungo cosi, infine si alzo a sedere. Ancora una volta un lampo di furbizia brillo nei suoi occhi. Afferro la cinghia e ne esamino la fibbia.
C'era l'ardiglione, corto, aguzzo… Sulle vene del polso, penso. Bastava pungerle con l'ardiglione e sarebbe morto dissanguato.
«E una bella morte. Chissa perche non ci ho pensato prima» mormoro.
Freneticamente, cerco l'arteria. Quando credette di averla trovata, prese la fibbia e spinse l'ardiglione nella carne.
Apparve una macchiolina di sangue, spinse con piu forza. L'arteria comincio a pulsare violentemente. Poi all'improvviso l'ardiglione affondo nella carne e il sangue ne usci fluente. Fenner era cosi esausto che cadde riverso all'indietro. Batte la testa contro il muro e perse i sensi.
Un'ombra oscura si materializzo nella nebbia. Fenner guardo meglio e si chiese vagamente se fosse un angelo. No, non un angelo, bensi Ricciolina.
Si chino su di lui e gli disse qualcosa che lui non capi, ma rispose: «Ciao, bambola» sommessamente.
La stanza cominciava a prendere forma e la nebbia si diradava. Dietro a Ricciolina c'era un uomo in piedi, con una faccia che assomigliava a quella di una capra. Vago, come se fosse lontano, lontano, Fenner lo senti dire:
«Ora stara meglio. Basta che lo lasciate riposare. Se avrete ancora bisogno di me, tornero.»
«Dammi un bicchiere d'acqua» chiese Fenner e cadde addormentato.
Quando si risveglio, si sentiva meglio. Il battaglio in testa aveva smesso di martellare e la stanza non accennava a muoversi. Ricciolina era seduta su una sedia accanto a lui, gli occhi gonfi, come se non avesse dormito da molto tempo.
«Dio santo…» incomincio Fenner, ma Ricciolina salto in piedi e gli sistemo le lenzuola. «Non affaticarti» disse. «Ora stai bene. Rimettiti a dormire.»
Fenner chiuse gli occhi e cerco di far funzionare il cervello. Era inutile.
Il letto era buono e non aveva piu quel dolore per tutto il corpo. Riapri gli occhi.
Ricciolina gli porto un po' di acqua.
«Non posso prendere niente di piu forte?» chiese lui.
«Stammi a sentire, capoccione, tu sei malato.» Percio prendi quello che ti do «replico Ricciolina.»
«Dove sono, comunque?» chiese Fenner.
«A casa mia, in White Street.»
«Per favore, bambola, ti dispiace svelarmi il mistero e spiegarmi come ho fatto ad arrivare fin qui?»
«E tardi. Devi dormire. Te lo diro domani.»
Fenner si alzo sui gomiti. Gli girava la testa, ma non sentiva alcun dolore. Era debole, ma niente di piu. «Ho dormito troppo. Voglio sapere tutto, subito» disse.
Ricciolina sospiro. «Va bene, va bene. Voi, ragazzacci, me ne date di grattacapi!»
Fenner non apri bocca. Si rimise giu e aspetto.
Ricciolina corrugo la fronte. «Usignolo era furioso con te. Che cosa gli hai fatto?»
Fenner la guardo. «Non mi ricordo» rispose dopo un attimo d'esitazione.
Ricciolina fece una smorfia. «Mi disse che Carlos ti aveva tramortito e poi ti aveva portato al porto. Volevo sapere che cosa ti fosse successo.
Sbollita la rabbia, anche Usignolo comincio a inquietarsi. Diceva che significava abbandonare Crotti se non ti difendeva. Non c'e voluto molto per convincerlo a venire a cercarti. Quando ti ha portato qui, eri conciato maluccio. Mi ha detto di cercare un dottore e di farti curare.»
Fenner non ci credeva. «Quell'ometto mi ha portato via dalla casa di Carlos? Ma Carlos non ha detto niente?»
Ricciolina sbadiglio. «Lui non c'era. Erano tutti all'albergo.»
«Capisco» Fenner rimase immobile, pensieroso, infine chiese: «Che giorno e oggi?» Lei glielo disse. «Sempre di maggio?» insistette. La ragazza annui. L'investigatore fece un calcolo a fatica. Aveva lasciato Glorie, sola, per quattro giorni. Sembrava che fosse passato molto piu tempo.
Poi chiese: «Carlos si e gia accorto della mia scomparsa?»
Ricciolina torno a sbadigliare. «Uhm, uhm, ma non ha ancora cercato ne me ne Usignolo. Si fara vivo, prima o poi. Lui le pensa tutte.»
Fenner si mosse. Le passo le dita tra i capelli, gentilmente. La cute era molto tenera.
«Non ti vorra tanto bene, quando lo sapra.»
Ricciolina fece spallucce. «E vero» rispose, e sbadiglio un'altra volta.
«Questo letto e grande. Ti metto in imbarazzo se mi sdraio accanto a te?»
Fenner sorrise. «Vieni pure, se ti fa piacere. Ricciolina restitui il sorriso e usci dalla stanza. Poco dopo ritorno avvolta in una vestaglia di lana rosa.»
«Be', ti da un'aria casalinga» constato lui.
Lei si avvicino e si sedette dall'altra parte del letto. «Puo darsi, ma e calda» rispose. Si libero delle pantofole con un calcio e si tolse la vestaglia.
«Non ci crederai, ma ho sempre freddo, a letto» spiego. Portava un pigiama di flanella leggera.
Fenner la guardo salire sul letto, accanto a lui. «Anche quel pigiamino ha un'aria poco romantica, vero?» disse.
Lei abbandono la testolina bionda sul cuscino. «Ebbe'?» Sbadiglio e sbatte gli occhi. «Sono stanca» annuncio. «Badare a un ragazzaccio come te e una faticata.»
Fenner disse gentilmente: «Certo. Dormi. Vuoi che ti canti la ninna nanna?»
«Matto» brontolo Ricciolina mezza addormentata e piombo nel sonno.
Fenner giaceva nell'oscurita, ascoltando il respiro profondo della ragazza, e cercando di ragionare.
Si sentiva ancora intontito, con la mente intorpidita. Poco dopo, si addormento anche lui.
La luce del mattino lo sveglio. Apri gli occhi e si guardo in giro, conscio di avere la mente libera e il corpo senza piu dolori. Sebbene si sentisse un po' irrigidito muovendosi nel letto, gli parve di star bene.
Ricciolina si alzo a sedere lentamente e sbatte le palpebre.
«Ciao, come ti senti?» lo saluto.
Fenner le sorrise. Era un sorriso un po' contorto, ma gli illuminava anche gli occhi. «Sei stata buona con me» disse. «Chi te l'ha fatto fare, piccola?»
Ricciolina si volto dall'altra parte. «Non spremerti le meningi per questo» rispose. «Te l'ho detto fin dal primo momento che sei un bell'uomo» chiuse gli occhi.
«A che cosa pensi?» chiese Fenner, piano.
Lei gli passo una mano sul viso, con dolcezza. «Stavo solo pensando che e brutto incontrare un ragazzo come te quando e ormai troppo tardi.»
Fenner si scosto. «Non devi prenderla cosi» rispose serio.
Lei scoppio a ridere, all'improvviso, ma i suoi occhi erano seri. «Ti porto la colazione. In bagno troverai il rasoio.»
Quando ebbe finito di farsi la barba, trovo la colazione che l'aspettava sul tavolo. Si mise a sedere. «Che fame!» esclamo, guardando il cibo.
La vestaglia che aveva trovato nell'armadio doveva essere di Usignolo.
Gli arrivava alle ginocchia e lo stringeva alle spalle.
Ricciolina ridacchio nel vederlo. «Sei uno schianto.»