Un po’ sconcertato, Skank fece un passo indietro. «Uh, sicuro capitano. Sicuro.»

Shandy scosse infelicemente la testa mentre zoppicava fino alla porta della cabina ed entrava. Hurwood giaceva privo di sensi sulle tavole del ponte, il respiro che risuonava come lenti colpi di sega in un legno secco. La camicia era piu nera che bianca, e chiazze di sangue, quasi asciutto, scurivano il ponte intorno alle sue spalle, ma l’emorragia sembrava essersi fermata.

Shandy lo esamino e si domando chi fosse realmente quell’uomo. Il docente di Oxford, autore di In Difesa del Libero Arbitrio? Il padre di Beth? Il marito di quella Margaret intollerabilmente morta? Il pirata Ulysse Segundo? Le ossa erano sporgenti nella faccia dalla bocca spalancata, e Shandy cerco di immaginare quale fosse stato l’aspetto di Hurwood da giovane. Non vi riusci.

Shandy si inginocchio accanto a lui e lo scosse per la spalla buona. «Mr. Hurwood. Svegliatevi.»

Il ritmo del respiro non cambio, le palpebre rugose non sbatterono.

«Mr. Hurwood. E importante. Per favore, svegliatevi.»

Non ci fu reazione.

Shandy rimase inginocchiato la, a fissare il vecchio devastato cercando di non pensare, finche Skank non entro con passo pesante. La nuova luce arancione lotto debolmente con la luce solare proveniente da fuori.

«Acqua,» disse Skank, lasciando cadere con un rumore metallico sul ponte un secchio gocciolante, «e una lampada.» Dopo essersi guardato intorno, incerto, pose sul ponte anche quella.

«Ottimo,» sussurro Shandy. «Grazie.»

Skank usci, chiudendo la porta, e la fiamma inquieta della lampada divenne la fonte d’illuminazione della stanza.

Shandy raccolse una manciata di fredda acqua salmastra e la getto sugli occhi chiusi di Hurwood. Il vecchio aggrotto leggermente le sopracciglia, ma quello fu tutto. «Dio ti maledica,» esplose Shandy, quasi singhiozzando, «non costringermi!» Afferro un orecchio di Hurwood e lo torse selvaggiamente… senza alcun effetto. Con orrore e nello stesso tempo con rabbia Shandy si alzo, spingendo via la lampada con un piede, poi sollevo il secchio e ne getto l’intero contenuto sulla testa di Hurwood. Il peso dell’acqua fece voltare la testa del vecchio e gli incollo i capelli a mo’ di corona, ma il respiro continuo regolare come prima, senza neppure un colpo di tosse.

Davvero singhiozzando adesso, Shandy si volto e allungo una mano verso la lampada… e poi mormoro una preghiera di ringraziamento quando udi sputare e gemere alle sue spalle.

Si accovaccio accanto a Hurwood. «Svegliatevi,» disse, incalzando. «Non avrete mai un consiglio migliore di questo.»

Gli occhi di Hurwood si aprirono. «Sono… ferito,» disse, piano.

«Si.» Shandy si asciugo le lacrime dagli occhi per vedere con maggiore chiarezza il vecchio. «Ma probabilmente vivrete. Siete gia sopravvissuto una volta. Dov’e Beth, Elizabeth, vostra figlia?»

«Oh… e tutto finito, no? Tutto finito, ormai.» I suoi occhi incontrarono quelli di Shandy. «Tu! Tu l’hai distrutta… la testa di Margaret… ho sentito il suo spirito che l’abbandonava. Una semplice spada!» La sua voce era gentile, come se stesse discutendo degli eventi di un gioco che avevano visto entrambi. «Non semplicemente perche era ferro freddo…?»

«E legato al mio sangue. Si.» Shandy tento di imitare il tono calmo e colloquiale di Hurwood. «Dove avete nascosto vostra figlia?»

«Giamaica. A Spanish Town.»

«Ah!» Shandy annui e sorrise. «Dove a Spanish Town?»

«Una bella casa. E sorvegliata, naturalmente. Prigioniera. Ma con tutti gli agi.»

«La casa di chi?»

«Uh… Joshua Hicks.» Hurwood parve inorgoglito come un bambino per essere stato capace di rammentare il nome. Le spalle di Shandy ricaddero per il sollievo.

«Hai dei cioccolatini?» Chiese con garbo Hurwood. «Io non ne ho nessuno.»

«Uh, no.» Shandy si alzo. «Te li compreremo in Giamaica.»

«Stiamo andando in Giamaica?»

«Hai maledettamente ragione. Non appena renderemo questo vecchio scafo un po’ piu adatto a tenere il mare. Possiamo permetterci di riposare un po’, adesso che so dove lei si trova. Beth resistera per un altro giorno o due mentre faremo alcune riparazioni.»

«Oh, certo, Hicks si prendera buona cura di lei. Gli ho dato istruzioni severissime, e anche una domestica per essere sicuro che faccia tutto nella maniera esatta.»

Una domestica? penso Shandy. Non riesco a immaginare una domestica che dia ordini a un membro della casta dei proprietari terrieri. «Beh, ottimo. Noi…»

«Che giorno e oggi?»

«La Vigilia di Natale.» Non lo hai dedotto dal comportamento festoso di tutti quanti? penso.

«Domani dovrei fargli il segnale.»

Shandy, che ancora stava sorridendo sollevato, inclino la testa. «Fare il segnale a chi?»

«Hicks. Sara su una scogliera a Portland Point, domattina all’alba, con un telescopio.» Hurwood ridacchio. «Non gli piace l’idea — dara una cena domani sera, e avrebbe preferito di gran lunga restare a casa per i preparativi — ma ci sara. Mi teme. Gli ho detto di attendere l’arrivo di questa nave e assicurarsi di vedermi sul ponte, di vedere me che agito un braccio verso di lui.»

«Non saremo da nessuna parte vicino alla Giamaica, domattina all’alba,» disse Shandy. «Non credo che questa nave ce la farebbe.»

«Oh.» Hurwood chiuse gli occhi. «Allora non gli faro il segnale.»

Shandy era stato sul punto di andarsene, ma si fermo, fissando il vecchio. «Perche dovevi fargli il segnale? Perche sara la di vedetta?»

«Voglio dormire adesso.»

«Dimmelo.» Gli occhi di Shandy dardeggiarono verso la lampada, poi se ne allontanarono. «Altrimenti niente cioccolatini.»

Hurwood strinse le labbra, con dispetto, ma rispose. «Se non proseguiro e non gli faro il segnale, lui concludera che non arrivero in tempo, e cosi eseguira la prima parte della magia. La parte che dev’essere eseguita nel giorno di Natale. Era mia intenzione trovarmi in Giamaica oggi, per risparmiargli anche il disturbo di uscire, ma la tempesta ieri e tu oggi…» Hurwood apri gli occhi, anche se non del tutto. «Pensavo solo che se ci fossimo trovati da quelle parti domani, avrei risparmiato a lui e a tutti il disturbo. Dopo tutto, tu hai reso impossibile l’intera procedura distruggendo la testa.» Richiuse gli occhi.

«Cos’e questa… prima parte della magia?» chiese Shandy, sentendo le prime tenui ragnatele dell’ansieta ricadere su di lui.

«La parte che puo essere eseguita sulla terra. La parte piu importante, che avrei dovuto fare io, doveva essere fatta in mare. Domani a mezzogiorno lui fara la prima parte. Avrebbe preferito che la facessi io. Non sara contento di non vedermi.»

«Fara cosa? Dio vi maledica, cos’e questa prima parte?»

Hurwood riapri gli occhi e fisso con stupore Shandy. «Accidenti… l’asportazione della sua mente. La mente di Elizabeth… la sua anima. La strappera via dal suo corpo, con la magia. Gli ho mostrato come deve fare. Tuttavia,» aggiunse con uno sbadiglio, «e una perdita di tempo ora. Ora non c’e nessuno da mettere al suo posto.»

Un dolore subitaneo alle rotule fece capire a Shandy che era caduto in ginocchio. «Lei potra tornare, dopo?» domando, costringendosi a non gridare. «L’anima di Beth tornera nel suo corpo?»

Hurwood rise — la risata leggera e spensierata di un fanciullo. «Tornare indietro? No. Quando lei sara andata, sara… andata.»

Shandy si trattenne dal colpire o strangolare il vecchio, e non parlo finche non fu sicuro di poter nuovamente imitare il tono noncurante di Hurwood. «Beh,» comincio, ma c’era uno spigolo scabro nella sua voce, cosi ricomincio. «Beh, sai cosa succedera adesso? Faro in modo che questa nave sia in Giamaica domattina all’alba. E allora tu farai il segnale al tuo… amico, questo Hicks, va bene?» Stava sorridendo, ma le sue mani menomate erano strette a pugno, serrate come nodi sottoposti a tensione.

«Molto bene.» Hurwood sbadiglio di nuovo. «Preferirei dormire, adesso.»

Shandy si alzo. «Ottima idea. Ci sveglieremo maledettamente presto domani.»

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