punta nel largo torace di Venner con tale forza che la lama si spezzo ed entrambi volarono nell’aria pregna di pioggia verso, e sopra, la battagliola di babordo. Shandy lascio la spada spezzata e si afferro al sartiame, ma Venner e la spada di Davies si persero roteando fuori bordo. Poi la prua ricadde e la poppa sali, costringendo Shandy a mollare la presa e scaraventandolo giu sul ponte.
CAPITOLO VENTISEIESIMO
Torno alla coscienza a tappe lente, abbandonando con riluttanza i sogni che erano cosi preferibili a quella situazione fredda e dolente che sembrava essere la realta — sogni della memoria, come viaggiare con suo padre e le marionette, e sogni del desiderio, come ritrovare Beth Hurwood e finalmente dirle quelle cose che voleva dirle. All’inizio era parso che lui potesse scegliere la situazione in cui risvegliarsi, semplicemente concentrandosi su di essa; ma quella umida e fredda e ondeggiante divenne molto piu insistente, e quando apri gli occhi si trovava sul ponte della Jenny.
Cerco di alzarsi a sedere, ma una nausea improvvisa lo getto di nuovo sulla schiena, debole e sudato. Apri di nuovo gli occhi e vide la faccia preoccupata di Skank. Shandy fece per parlare, ma i suoi denti stavano battendo. Serro la mandibola per un momento e poi ritento. «Cosa… e accaduto?»
«Hai colpito duramente il ponte dopo aver ucciso Venner,» disse Skank.
«Dov’e Davies?»
Skank aggrotto le sopracciglia, perplesso. «E… uh, morto, capitano. Quando Hurwood prese il Carmichael. Ricordi, no?»
A Shandy parve di ricordare qualcosa del genere. Tento nuovamente di alzarsi a sedere, e nuovamente ricadde, tremando. «Cos’e accaduto?»
«Beh… tu eri la, capitano. Te ne ho parlato oggi, ricordi? Di come uno dei marinai morti di Hurwood lo ha ucciso?» Skank si guardo intorno, tristemente.
«No, voglio dire cos’e accaduto adesso?»
«Sei caduto sul ponte. Te l’ho appena detto.»
«Ah.» Shandy si alzo a sedere per la terza volta e si costrinse a resistere. La nausea afflui e poi deflui. «Avresti potuto continuare a dirmelo.» Si alzo faticosamente in piedi e rimase eretto, vacillando e rabbrividendo, afferrandosi alla battagliola per bilanciarsi e guardandosi intorno stordito. «Uh… la tempesta e… passata.» noto, orgoglioso di essere in grado di dimostrare la sua consapevolezza delle cose.
«Si, capitano. Mentre tu eri svenuto. Ci siamo limitati a tenere la barca in panna per farle superare la tempesta. La tua ancora galleggiante ha fatto la differenza.»
Shandy si strofino con forza la faccia. «La mia ancora galleggiante.» Decise di non chiedere. «Bene. Qual e la rotta?»
«Sud-ovest, piu o meno.»
Shandy fece cenno a Skank di avvicinarsi di piu, e quando il giovane si fu accovacciato accanto a lui gli chiese, piano. «Dove stiamo andando?»
«In Giamaica, hai detto.»
«Ah.» Si acciglio. «Cosa speriamo di trovare laggiu?»
«Ulysse Segundo,» disse Skank, apparendo sempre piu preoccupato col passare dei secondi, «e la sua nave, l’Orfeo Risalito. Hai detto che e Hurwood, e che l’Orfeo in realta e il Carmichael. Abbiamo seguito le segnalazioni che lo riguardavano a partire dalle Cayman, dove sentisti dire che si stava dirigendo di nuovo verso la Giamaica. Ah, e anche Woefully Fat voleva andare la, in Giamaica, prima di morire.» Skank scosse tristemente la testa.
«Woefully Fat e morto?»
«La maggior parte di noi crede di si. Il pennone di randa lo ha arpionato come un pollo allo spiedo, e lui dopo averne staccato il pezzo piu grosso e avertelo dato e crollato a terra. Lo abbiamo portato sottocoperta, per seppellirlo quando raggiungeremo la riva, perche non puoi semplicemente gettare in mare un bocor morto se hai buonsenso — ma un paio di uomini dicono di aver avvertito un battito nel suo polso, e Lamont dice di non riuscire a tenere la mente sul suo lavoro perche Woefully Fat continua a mormorare sottovoce, anche se io non sento nulla.»
Shandy cerco di concentrarsi. Aveva rammentato alcune di quelle cose, vagamente, quando Skank gliele aveva descritte, e ricordava una sensazione di urgenza disperata che le riguardava, ma non riusciva a rammentarne la ragione. Cio che piu desiderava in quel momento era una cosa impossibile: un posto asciutto per dormire.
«Quella tempesta,» disse. «E stata cosi improvvisa? Non avremmo potuto ripararci da qualche parte?»
«Avremmo potuto tornare indietro a Gran Cayman,» gli disse Skank. «Venner voleva farlo. Tu hai detto che dovevamo proseguire.»
«Ho… detto perche?»
«Hai detto che la tempesta ci avrebbe raggiunti in ogni caso, e quindi potevamo anche continuare a inseguire l’Orfeo. Venner ha detto che tu volevi farlo a causa di quella ragazza. Sai, la figlia di Hurwood.»
«Ah!» Stava cominciando a vedere qualche tratto di disegno compiuto nei suoi ricordi scompigliati dall’urto. «Che giorno e oggi?»
«Non so. E venerdi… e, uh, domenica e Natale.»
«Capisco,» disse Shandy, teso. «Continua a ricordarmelo, va bene? E ora che la tempesta e passata, issate piu vele che potete.»
La mattina dopo, all’alba, scorsero l’Orfeo Risalito… e non ci fu disaccordo su quello che si doveva fare, poiche avevano trascorso tutta la notte a sgottare acqua dalla Jenny, e nonostante avessero tirato una vela incatramata intorno alla chiglia prodiera, e avessero martellato rotoli di stoffa riempiti di riso nelle fessure del fasciame, stavano imbarcando acqua sempre piu rapidamente col passare delle ore. Shandy dubitava che la vecchia e malconcia corvetta potesse reggere abbastanza a lungo da fare un altro approdo. La maggior parte delle vele erano issate, e la Jenny avanzava sbandando sulla distesa di acqua azzurra verso la nave.
Accovacciato sulla prua della corvetta, Shandy scrutava nel telescopio, stringendo gli occhi contro il riflesso accecante del sole del mattino sulle onde. «E danneggiata,» fece notare agli uomini sofferenti e tremanti intorno a lui. «Mancano degli elementi di alberatura e c’e un groviglio di sartie sull’albero di trinchetto… ma e ancora solida. Se svolgeremo bene il nostro compito nella prossima ora, ci saranno rum e cibo e abiti asciutti.»
Ci fu un brontolio generale di approvazione, perche la maggior parte dei suoi uomini aveva trascorso la notte a lavorare alle pompe di sentina sotto la pioggia, non vedendo l’ora di fare una breve pausa occasionale nella quale ingurgitare una manciata di biscotti umidi; e il barile di rum si era sganciato ed era andato in pezzi durante la burrasca, colmando la stiva dell’odore di un irraggiungibile liquore.
«E rimasta un po’ di polvere asciutta?» domando Shandy.
Skank fece spallucce. «Forse.»
«Hm. Beh, ad ogni modo noi non vogliamo far naufragare l’Orfeo.» Abbasso il telescopio. «Presumendo che il nostro albero non si spezzi, dovremmo essere in grado di virare a sud e di superarlo… e poi penso che dovremmo semplicemente tentare di abbordarlo.»
«O questo o cominciare a nuotare per la Giamaica,» convenne un giovane pirata cencioso e con gli occhi rossi.
«Non credi che cerchera di scappare quando si accorgera che lo stiamo inseguendo?» domando Skank.
«Forse,» disse Shandy, «anche se scommetto che possiamo raggiungerlo, pur malconci come siamo… e comunque, non abbiamo un aspetto particolarmente formidabile.» Torno a sollevare il telescopio. «Beh, non dobbiamo preoccuparci,» disse un momento dopo. «Di fatto, e lui che sta venendo da noi.»
Ci fu un attimo di silenzio. Poi, «Abbiamo perso alcuni uomini in quella tempesta, penso,» fece notare uno degli uomini piu anziani, tetro. «Occorrono rimpiazzi.»
Skank si morse un labbro e guardo in cagnesco Shandy. «L’ultima volta che ti sei scontrato con lui ti ha sollevato e scaraventato nell’oceano. Hai… qualche ragione per credere che non accadra la stessa cosa?»