«Avevo pensato di ucciderti. Potrei mentire al Capo, ma… no, non credo che ci riuscirei. Allora ti faro una minaccia. Credo che avrei buone probabilita di prenderti, se tu tentassi di scappare. Se tu riuscissi a fuggire, dedicherei tutto il mio tempo a cercare di riprenderti. Ecco la minaccia. Se ti riprendo, ci mettero molto tempo a ucciderti.»
«Ho capito.»
Vaffa continuava a meditare. Si massaggio la pelle lucente del cranio e allento la pressione sul petto di Lilo. Lilo respiro un po’ piu facilmente. Finalmente Vaffa la slaccio e le permise di rialzarsi. Le afferro la testa quasi con delicatezza, e la costrinse a guardarla negli occhi.
«Voglio che mi giuri che non cercherai di fuggire mentre siamo su Plutone. Faccio appello al tuo onore.»
«Cosa succede se non giuro? Mi uccidi subito e dici a Tweed che cercavo di scappare?»
Vaffa sembro sorpresa e un po’ offesa. «No. Non ti faro piu del male, qualsiasi cosa succeda. A meno che tu non tenti di fuggire. Non sto cercando di farti giurare con le minacce. Una promessa ottenuta con la forza non e vincolante.» Lo disse come se fosse stata una legge universale.
«D’accordo. Giuro che su Plutone non cerchero di fuggire.»
Suggellarono il patto con il sangue, addirittura. Farsi un taglio sul palmo senza prima anestetizzare i nervi fu uno degli atti piu coraggiosi che Lilo avesse mai compiuto.
Fu solo in seguito che Lilo si rese conto di quanto tutto fosse stato infantile. Poteva bastare un giuramento solenne a legarla a Vaffa, mentre erano in gioco la sua vita e la sua liberta? Non vedeva come potesse bastare, ma si sentiva piu turbata di quanto fosse disposta ad ammettere.
Piu tardi Vaffa si volto verso Lilo, nella debole luce della loro camera da letto. Iphis russava.
«Dobbiamo parlare.» Lilo aveva temuto che Vaffa volesse di nuovo cop. Mentre con Iphis si trovava bene sessualmente, Vaffa le faceva paura. Andarono nella piccola palestra senza gravita.
«Prima leggi questo.» Vaffa le porse un foglio. Era pieno di frasi in codice e sotto c’era una traduzione disordinata scritta nella calligrafia sismografica di Vaffa. Lilo noto il nome StarLine, il Topsecret e la classificazione AAA.
«Non so come il Capo l’abbia ottenuto,» esclamo Vaffa. «Ha le sue fonti di informazione.»
Lilo lo lesse tutto, poi lo rilesse, attentamente. Conosceva il sistema usato per decodificare le trasmissioni della Linea Calda. Spesso il segnale, dopo aver percorso diciassette anni luce, era molto confuso. Ma questa volta non poteva essere cosi, con trenta ripetizioni. Dunque, l’incertezza sulle parole chiave era dovuta alla mancanza di un contesto da parte del computer per una buona traduzione.
Lilo non ne fu sorpresa. La maggior parte delle persone, lo sapeva, pensava che le trasmissioni della Linea Calda fossero in una specie di codice sostitutivo; decifrato il codice, il risultato sarebbe stato espresso in corretta lingua sistematica.
Ma i dati ricevuti attraverso la Linea Calda erano il frutto di un modo di pensare extraterrestre. Finche si trattava di dati scientifici, espressi in termini matematici, era possibile fare una traduzione. Anche in quel caso c’erano ampie zone grigie che si pensava fossero dati ma non potevano ancora essere interpretate con i programmi esistenti. Lilo aveva le proprie idee sulle zone grigie. La sua ricerca in quel campo l’aveva fatta finire in prigione.
Le poche volte in cui erano arrivati messaggi che, secondo i computer, erano espressi in qualcosa di simile a una lingua, le traduzioni erano costellate di incertezze. I linguisti non ne erano sorpresi. Le lingue incorporano presupposti culturali, incoerenze, contraddizioni addirittura. Con una grande quantita di trasmissione, i computer avrebbero potuto avvicinarsi sempre di piu al significato delle parole. Ma gli Ophiuciti non si erano mostrati molto interessati ne a parlare di se stessi ne a fare altro che non fosse inviare oceani di dati ingegneristici. I pochi messaggi verbali potevano essere tutto, pubblicita, predicazione religiosa, o qualcosa di assolutamente sconosciuto al genere umano.
Lilo lesse una terza volta.
«Cos’e questa storia di conti, di sospensione del servizio? E di
«Forse quello che stanno dando a noi. Informazioni.» Vaffa alzo le spalle.
«Ma noi… cosa significa?»
«Immagino che significhi esattamente quello che dice. Questa e una bolletta telefonica per quattrocento anni di servizio.»
«Ma… e folle.»
«Davvero? E perche abbiamo pensato che la Linea Calda continuasse a trasmettere in eterno, senza che noi dessimo niente in cambio? Perche dovremmo aspettarci che siano meno mercenari di noi?»
Lilo si calmo e penso prima di rispondere.
«D’accordo. Capisco cosa vuoi dire. Ma cosa potremmo dargli? E come? Potremmo magari costruire un grande laser, come il loro — non dico che vi si riuscirebbe senz’altro, ma forse si — ma cosa trasmetteremmo? Tutto quello che abbiamo ricevuto sulla Linea Calda era di due o tremila anni piu avanzato di quello che sapevamo al momento. E come chiedere a un uomo primitivo come riparare il motore a fusione. Cosa potremmo sapere che a loro interessi?»
Vaffa fece una smorfia e riprese il messaggio. «Speravo che tu avessi qualche idea. Non mi viene in mente niente e sono preoccupata. Mi chiedo cosa siano le ‘pene severe’.»
«Non vedo quali potrebbero essere se non un’interruzione dei messaggi. Voglio dire, sono a diciassette anni luce di distanza. Cosa potrebbero fare?»
«Non lo so.» Vaffa rimugino per un po’ mentre Lilo cercava di immaginarselo. Poi alzo lo sguardo. «Tutti dicono che i viaggi stellari sono impossibili, o almeno che ci vorrebbe tanto che non ne varrebbe la pena. Una delle principali argomentazioni sono gli Ofiuciti. Se conoscessero il viaggio interstellare, sarebbero qui, no? Non se ne starebbero a casa a mandare messaggi.» Scosse la testa. «Ora non ne sono tanto sicura. Forse non li abbiamo capiti, forse avevano un altro motivo per non venire. Ma non credo che manderebbero questo messaggio se non facessero sul serio.»
Lilo voleva parlarne ancora, ma Vaffa si era ritirata in un mondo privato. La donna era spaventata. Lilo ancora non lo era, ma lo sarebbe stata.
13
Chi poteva pensare che sbagliassero? Nessuno. Lo sa il cielo da quanto la gente cercava di trovare qualcosa fra le stelle. Gia quando continuava a misurare il tempo nel vecchio modo, si era cominciato a stare in ascolto nell’ambito del Progetto Ozma. Niente da fare. Piu tardi puntammo le grandi orecchie in un’altra direzione. Centauri, Lupo, Lalande, Procione, 40 Eridani. Silenzio, silenzio completo. Li ascoltammo tutti. Nessun ronzio.
Poi ci spingemmo molto piu lontano. Al di la di Plutone, il doppio di quella distanza, e ci credereste?
Be’, non proprio voci, ecco. Ticchettii di computer. Per molto tempo nessuno riusci a leggerli. (Dovreste dargli un’
Aspettate un momento! Forse non mirano a noi. Cosi guardarono dietro, ma trovarono solo un paio di stelle sotto l’ascella di Orione. Tiravano a noi, d’accordo. Ma com’era che sbagliavano? Non avrebbero costruito un laser come quello se, non avessero saputo puntarlo!
Non era possibile che sbagliassero. Qualcuno disse: «Ehi! Forse non volevano parlare con noi finche non eravamo pronti! Volevano che fossimo abbastanza intelligenti per arrivare laggiu, o qualcosa del genere.» Ragionevole, eh? Certo. Ora sono quattrocento anni che ci parlano. Ci hanno sparato davanti di quindici miliardi di clic, come uno che tiri al piattello. Volete ascoltare, dovete venire quassu.