invocato quella potente entita di nuovo, sperando di sconfiggerci. Poiche lui ci teme e, qualunque cosa, o chiunque sia piu forte di lui… e che lui teme, e costretto a distruggerla. Ecco come lui ripaga me, dopo che sono venuta a offrirgli aiuto… e te, che sei rimasta la sua leale compagna per cinquant’anni, nonostante ti abbia trattato in modo meschino».

Il suo sguardo era cosi gentile, cosi afflitto, e pieno di partecipe dolore, che il mio cuore fu trafitto da una nuova angoscia, quella della consapevolezza di averla ferita ingiustamente.

«Mi dispiace, mi dispiace», mormorai, rinnovando il pianto, e mi strinsi con piu forza contro la sua calda pelle d’avorio, contro i morbidi capelli profumati che le cadevano come Godiva sulle spalle, sul seno e sul ventre. «Capisco… hai invocato l’Oscuro Signore per la protezione di noi tutte, ma tu devi avere la stessa protezione che ho io perche, se mi alzo e ti trovo distrutta», a questo punto feci un gesto verso il pietoso mucchio di ossa dietro di me, «moriro veramente di infelicita. Cosa devo fare per salvarti? Insegnamelo, e io verro a patti con lo stesso Demonio!».

L’accenno di una smorfia si fece strada sul suo viso, e lei mi rimprovero con rapidita a bassa voce.

«Non Lo chiamare Demonio, Zsuzsanna; e cosi superstizioso e medievale». Immediatamente dopo, si raddrizzo e disse a voce piu alta: «Non ti faro scendere a patti con Lui, cara. E troppo pericoloso, anche per quelli di noi che hanno una lunga pratica delle Arti Nere. E un negoziatore scaltro, e mercanteggia soltanto le vite e le vite dopo la morte; fin troppo rapidamente si impossesserebbe della tua anima».

«La mia anima? Che cosa ne deve fare, se non e il Diavolo?».

Lei abbasso gli occhi e, in un ovvio sforzo di distrarmi, disse:

«Vieni via da quelle ossa, cara: sono troppo lugubri!».

Quindi mi sollevo prendendomi per la vita con tanta facilita quasi fossi una bambina, e mi mise giu accanto a lei per spazzolarmi via dal vestito la polvere e i pezzetti di ossa. Distratta, spaventata, mi afferrai a lei che mi porto nel corridoio, e ritornammo verso la stanza che dividevamo.

Ma io ancora riflettevo sulla strana frase circa il suo Maestro; se Lui non era il Demonio, allora era Dio? Sicuramente Dio non si sarebbe abbassato a fare commercio di anime! Poiche il dolore aveva vanificato tutto il mio controllo della cortesia, domandai di nuovo:

«Perche la mia anima?»

«Una questione di parole», mi rispose, ma il suo sguardo era fisso in avanti, sulla sua destinazione, piuttosto che su di me; non potei fare a meno di sentire che desiderava disperatamente evitare del tutto l’argomento, come se fosse troppo spiacevole anche da prendere in considerazione. «Saresti assorbita. Annichilita. Divorata!».

E questo quello che Vlad ha fatto a Dunya? La sua anima e stata mangiata dall’Oscuro con gli occhi pieni d’amore?

Ma se cio e quello che io sentii in Sua presenza — quel senso estatico del Nulla e del Tutto — allora non posso, come fa Elisabeth, temerLo. Se e li che Dunya si trova, allora asciughero le mie lacrime che ancora scorrono…

E desiderero con ardore raggiungerla.

Elisabeth non mi insegnera nulla della conoscenza necessaria per contattarLo direttamente onde cercare la vendetta nei confronti di Vlad e un’uscita sicura per noi da questo castello. Ma io Lo trovero.

Lo trovero…

29 giugno. Niente da registrare per tutto questo tempo; il dolore ha fatto svanire la mia forza e la mia determinazione. Penso spesso ai defunti: i miei buoni madre e padre, i miei fratelli — Arkady e il piccolo Stefan — e la cara Dunya. Talvolta penso anche a tutte quelle povere anime i cui corpi e ossa giacciono a corrompersi in questo castello e nella vasta foresta circostante. Quanta morte e sofferenza da qualunque parte mi volti! La quantita mi sopraffa, permea la mia mente e il mio cuore…

Ma sono accadute cosi tante cose che le devo registrare prima che i dettagli sbiadiscano dalla mia memoria. Stanotte, per la prima volta in tanti mesi, la mia mente e diretta verso qualcosa di diverso dalla mortalita, verso un paese lontano che ho sempre desiderato vedere ma che sono arrivata a pensare non potro mai farlo.

Circa un mese fa, degli tzigani arrivarono con i loro carri all’interno del cortile del castello e si accamparono li. Era una giornata calda, e ancora piu calda per gli zingari, dato che avevano deciso di cuocere il loro pasto di mezzogiorno: un capretto.

Cosi apprestarono un grande fuoco, vi misero sopra uno spiedo, e si sedettero intorno mezzi nudi, con i petti scoperti e le schiene all’aria che brillavano per il sudore.

La loro presenza era una prova lampante (sebbene io non ne avessi mai dubitato) che Vlad intendeva veramente lasciarmi qui poiche, quando Elisabeth e io cercammo di fare dei segni da una finestra a colui che sembrava il capo del gruppo, gli uomini risero in segno di disprezzo e ci ignorarono… proprio come ignorarono Mr. Harker, che gridava anche lui dalla sua finestra (ovviamente, lui e prigioniero come noi, sebbene fosse del tutto ignaro di aver a che fare con degli zingari. Lo sciocco getto loro del denaro… che naturalmente quelli intascarono prima di andarsene).

«Fallo stare zitto!», ordino Elisabeth, con gli occhi socchiusi per la frustrazione a causa degli ammiccanti ruffiani sotto di noi.

Come una schiava obbediente, corsi subito nella stanza di Harker e lo feci cadere in trance. Quando ritornai, trovai Elisabeth che si comportava come una parodia femminile di quegli uomini; appoggiandosi in modo seducente alla finestra aperta, con il vestito e la camicia entrambi aperti e tirati giu fino alla vita, scoperti i seni, cantava una canzone indecente nel dialetto degli zingari agli ammaliati osservatori sottostanti.

La mia prima reazione fu quella di essere un po’ gelosa del suo sfacciato mettersi in mostra davanti a quelle meschine e inaffidabili creature, ma la gelosia fu rapidamente sostituita dal divertimento per l’audacia di Elisabeth e le espressioni comiche sul volto degli zingari maschi.

Quella era la prima volta dalla morte di Dunya che venivo presa dal riso, e questo lo rese ancor piu potente; chiudevo la bocca e mi mordevo la lingua nello sforzo di spegnere quella risata che mi montava dentro, ma tutto invano. La risata veniva, nonostante tutto; cosi rimasi un po’ arretrata rispetto alla finestra in modo da non essere vista, ma se da poter vedere sia Elisabeth che il suo pubblico adorante.

Il suo piccolo spettacolo raggiunse il suo intento; il capo degli tzigani si allontano immediatamente dal suo posto davanti al fuoco — ordinando agli altri uomini di restare — e arrivo all’entrata del castello. Questa era, in apparenza, chiusa con il chiavistello dall’esterno perche, quando accorremmo per farlo entrare, udii lo strusciare del legno contro il metallo, e poi il risuonare di una spranga di legno che colpiva la pietra.

Sebbene fossimo costrette a restare all’interno, lui non ebbe difficolta nel varcare la soglia; come un toro innamorato, getto di lato la pesante porta e corse dritto verso Elisabeth e il suo seno nudo. Le afferro i seni, uno con ogni mano e, con un allarmante disprezzo per la civilta, la rovescio all’indietro sul pavimento freddo.

Con mio stupore, lei non fece resistenza (sebbene avrebbe potuto facilmente resistere, facendolo cadere all’indietro come se avesse sbattuto contro una montagna). Invece si lascio andare all’indietro ridendo e, quando lui le tiro su le gonne e la sottogonna, rise ancora di piu, come se provasse il piu grande divertimento, e si lascio allargare le gambe nude.

Non era un uomo brutto — di fatto i suoi luccicanti capelli dal colore del carbone e il naso aquilino mi ricordarono un po’ mio fratello — ma c’era una volgarita nella sua faccia larga, nel corpo grassoccio e dal petto prominente, nella sua pelle olivastra e lucida e nei suoi baffi incerati ridicolmente lunghi, che trovai estremamente ripugnante.

Quando si apri velocemente i pantaloni e cadde su di lei, penetrandola, gridando, e stringendo sempre i suoi morbidi seni con le sue grosse e rozze dita, l’intera scena mi colpi come se fosse nauseabonda, e distolsi lo sguardo, pensando di andarmene prima che mi chiamassero per essere la prossima.

Ma, in quel momento, Elisabeth circondo la faccia dello tzigano con le sue mani (cosi bianche e delicate in contrasto con le guance scurite dal sole) e con forza lo tiro a se per un bacio. Dapprima lui fece resistenza: quegli sciocchi desideri femminili non dovevano essere soddisfatti, soprattutto non quelli di una puttana che lo aveva tanto sfacciatamente adescato li per una e solo una cosa! Ma io vidi, di profilo, Elisabeth aprire gli occhi mentre premeva appassionatamente le labbra su quelle di lui, e vidi l’eccitazione dell’uomo diventare sorpresa, poi lentamente farsi vacua e sognante, mentre la sua volonta svaniva.

Nel frattempo, il suo disperato spingere non cesso mai, poiche tutto questo accadde nello spazio di alcuni

Вы читаете Il Signore dei Vampiri
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату