secondi.

«Zsuzsanna!», ansimo Elisabeth, con il tono chiaro e deciso che segnalava che non avrebbe accettato un rifiuto.

Allora tornai da lei e guardai giu: i suoi superbi capelli erano stati tirati su, ed erano sparsi sopra di lei sul pavimento, circondandola come un alone… o come la pallida falce dorata della mezzaluna. Il grosso tzigano si agitava ancora convulsamente, con il viso ora premuto sul cuscino dolcemente profumato dei capelli di lei, a una lunghezza di mezzo braccio sopra la sua testa. Nel frattempo, lei premeva i suoi palmi contro il petto di lui, tenendolo su con facilita, mentre avrebbe schiacciato e soffocato una donna mortale.

«Non posso, Elisabeth. Io… io non ho cuore per questo».

«Non mi interessa se lo prendi dentro o no, cara, ma mordilo! Per me, per favore!».

«Non ho fame».

«Non c’e bisogno che tu beva! Mordilo soltanto — non lo uccidere — e lascia che il suo sangue mi scorra sul viso…».

Obbedii con un sospiro, muovendomi dietro la schiena madida di sudore del suo impalatore e chinandomi per colpirlo alle spalle. A cio, lui si irrigidi, ed emise un grido soffocato di terrore ed estasi.

Il sangue era dolce, ma io ero troppo addolorata, troppo confusa, troppo annoiata dalla vita in quel castello, per apprezzarlo. Mi ritrassi, infelicemente compiaciuta di negarmi, infelicemente compiaciuta di soffrire per i crampi della fame, e quindi tornai ad accucciarmi e a guardare mentre Elisabeth leccava la piccola e sanguinante ferita dello zingaro e vi strofinava sopra le guance cosi come un gatto strofina il naso contro le gambe della sua padrona.

«Tu sei mio», bisbiglio Elisabeth nel suo orecchio. «Tu obbedirai agli ordini di Vlad fino a che non ci danneggino, ma tu sei mio. E cosi, dopo che avrai portato via il Principe dal castello, tu ritornerai per noi… e dirai segretamente al tuo piu fedele amico — facendolo giurare — che, se tu dovessi morire misteriosamente, lui dovra venire a salvare noi, povere donne indifese. Tutto entro un giorno…».

Entro un giorno… E ora che il tempo e quasi arrivato, penso: verranno veramente?

Ma ci furono altri segni a convincermi che Vlad se ne sarebbe ben presto andato. Infatti, dopo pochi giorni, aveva rubato tutte le carte e i vestiti di Harker: lo capimmo quando facemmo la nostra rituale visita mattutina alle stanze dell’ospite. Queste incursioni sono diventate estremamente illuminanti ora che Harker trascrive attentamente i bizzarri scribacchiamenti del suo diario in inglese su una pergamena separata. Ha scritto l’intero diario per noi, e io so che ci servira in Inghilterra, poiche e pieno di astuti dettagli degni del diario di un avvocato.

«Sara la nostra spia a Londra», mi disse Elisabeth quel giorno, «e, prima che Vlad si alzi, celebrero un rito privato per essere sicura che Mr. Harker sopravviva abbastanza a lungo da esserci di aiuto. Ma, prima, un po’ di protezione piu pragmatica…».

Mentre parlava, si mosse verso il tavolino da notte e prese un crocifisso che vi si trovava, o piuttosto la catena d’oro che vi era attaccata e se lo lascio ciondolare davanti al viso.

Confesso che ansimai forte, poiche ero stata ben consapevole della sua presenza per tutto quel tempo e mi ero sentita a disagio. Lei vide il mio imbarazzo (o, piuttosto, francamente, il terrore) e rise, gettando la testa all’indietro mentre portava il piccolo Cristo impalato in alto finche esso sovrasto i suoi lineamenti perfetti, di porcellana.

«Non essere crudele», la supplicai con voce tremante, poiche mi sentivo improvvisamente sul punto di piangere. «Non giocare con me in questo modo, perche non lo sopporto… Ti taglierai la tua pelle preziosa!».

Lei continuo a ignorarmi, ridendo, come se tenere un attizzatoio incandescente sopra un viso tanto perfetto e bello fosse un piacevole divertimento. Allora mi arresi alle lacrime e mi coprii gli occhi.

Quando guardai di nuovo, lei si premette la cioce dorata sulle labbra e la bacio.

Gridai e stetti per svenire; all’improvviso, lei corse verso di me e mi prese tra le braccia, dicendo:

«Mia cara, mia cara, non volevo allarmarti cosi! Volevo soltanto provarti una cosa. Ecco…»

Mi porto immediatamente sul divano e si sedette vicino a me, dandomi gentilmente dei colpettini sulle guance finche osai aprire gli occhi.

Teneva un pugno chiuso sul mio viso, poi lentamente lo apri per mostrare un crocifisso che teneva sul palmo bianco. Di nuovo indietreggiai e cominciai a coprirmi il viso, ma lei mi ordino bruscamente:

«Guardami Zsuzsanna. Guarda…».

Guardai. E vidi che la carne sotto il luccicante oggetto dorato era perfetta, intatta. Spaventata, alzai le mie dita tremanti fino alla sua bocca di rubino e la trovai completamente perfetta e bella.

Ma quando mi afferro il polso e volto il palmo della mia mano verso l’alto, con l’intenzione di porgermi la croce, gridai nuovamente.

«Non posso! Mi brucera… Lo so, perche e gia accaduto».

«Zsuzsanna!». Il suo tono divenne severo. «E come la luce del sole. Ti puo fare del male solo se ne hai paura. Queste sono le paure di Vlad, non le tue; perche le hai portate tanto a lungo?».

E, troppo rapidamente perche potessi resistere, mi spinse l’oggetto nel palmo teso e vi chiuse strettamente le dita intorno.

Io ero troppo spaventata per gridare, per reagire… per fare qualsiasi cosa veramente, tranne che restare a bocca aperta di fronte all’immagine luccicante della mia mano. Alcuni secondi dopo, venne la rivelazione: la croce era fredda e tagliente nel mio palmo ma non mi bruciava la pelle, ne la sua presenza risvegliava l’atteso dolore.

«Vedi?», disse Elisabeth, sorridendo ancora. «E un pezzo di metallo, nient’altro, ma Vlad non lo crede, e quindi usiamo le sue superstizioni contro di lui. Avanti, Zsuzsanna… mettilo intorno alla testolina addormentata di Mr. Harker».

Cosi feci, meravigliandomi della mia stessa impenetrabilita, del mio potere.

«E ora, caro Jonathan», disse Elisabeth piano, rivolta all’avvocato che russava, «devi indossare questa collana dovunque tu vada e, se la catena si dovesse rompere, devi sempre portare la croce sulla tua persona. Se Vlad… il conte», e qui mi lancio un’occhiata, sorridendo alla intenzionale ripetizione dell’informazione sbagliata di Harker, «dovesse minacciarti, sbattigli questo ciondolo in faccia».

Fu cosi che Mr. Harker divenne il nostro agente.

Quindici giorni dopo, il grappo degli tzigani ritorno con dei grandi cani, e la trama del piano di Vlad si preciso piu chiaramente. Non ci sono dubbi: egli sta veramente abbandonando questo luogo, se non per sempre, per un periodo molto lungo. Quella volta, l’amante tzigano di Elisabeth ritorno, ma il loro secondo incontro si limito agli accordi per il viaggio: il nostro e quello di Vlad. Lui prendera la via per lui piu sicura — una nave — ma noi non siamo cosi vincolate e lo attenderemo quando, alla fine, arrivera.

Quando vidi i grossi carri scoperti, ognuno abbastanza grande per contenere parecchi bauli colmi di terra (un’altra delle ridicole superstizioni di Vlad, credere che non possa lasciare la Transilvama senza portarne un po’ con se), la mia rabbia per essere abbandonata scoppio nuovamente, e supplicai Elisabeth di fare qualsiasi cosa fosse in suo potere per distruggerlo in quel momento. Lei insistette che un tale sforzo allora sarebbe con molta probabilita fallito (cosa non mi sta dicendo adesso per evitare di preoccuparmi?), ma che nondimeno avrebbe provato, utilizzando il nostro inglese per tentare l’azione.

E cosi fece, spedendo Mr. Harker in una missione diurna per uccidere Vlad (cosa che lui quasi riusci a fare), ma quello sciocco si fece prendere dalla paura.

E cosi ora sono seduta, sopraffatta allo stesso modo dall’eccitazione e dalla paura. Stanotte, Vlad e finalmente venuto da me: non l’ho visto per quasi un mese, ma non sono stata sorpresa di vederlo ulteriormente ringiovanito, con i capelli non piu bianchi ma scuri, e la carnagione leggermente rosata. La sua espressione era di esultanza mescolata a condiscendente generosita.

«Domani sera», disse, sorridendo, «lui sara tuo».

Finsi un’espressione di disperazione e dissi risentita:

«Mi stai abbandonando qui a morire di fame. Non pensare che non lo sappia».

Con le sopracciglia arcuate in un gesto di finta innocenza, si mise il palmo aperto sul suo cuore senza vita.

«Io? Zsuzsanna, sei arrivata a comprendere, nella tua infatuazione per Elisabeth, che

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