io, non lei, sono stato il tuo benefattore per tutti questi anni? No, mia cara, devo andare a curare i dettagli di una specialissima proprieta… in Inghilterra. Infine, ho trovato un modo per liberarci entrambi. E non lo faro senza prima pensare a te: lascero l’ospite inglese solo per te! Quando sara tutto pronto, prima che tu sia di nuovo affamata, io ritornero a prenderti».

Non volli incontrare il suo sguardo, ma tenni il mio fisso sulla finestra… e sulla liberta che c’era oltre di essa. Con voce bassa, ostile, lentamente proclamai:

«Arkady non c’e piu».

La sua abilita di ingannare era cosi raffinata che la sua espressione di abbietta sorpresa, contaminata dalla paura, era del tutto convincente. Ma io non ne fui ingannata.

«Cosa?»

«E vero?».

Troppo terribilmente vero. Sapendo che sarebbe ben presto venuto il momento in cui avrei lasciato per sempre quel castello — o mediante la morte o mediante il carro che mi avrebbe portato attraverso il continente — ero scesa quel mattino nella volta sotterranea, per dire addio al corpo del mio caro fratello.

Andato, svanito (sono troppo addolorata anche per piangerci sopra adesso). Nessuna traccia del cadavere, sebbene il palo senza sangue fosse sopra al nudo catafalco di terra dove lui si trovava. A quella scoperta, ero caduta sull’umido terreno polveroso, e singhiozzai al pensiero dei resti del mio dolce Kasha sottratti per qualche malvagio tentativo di magia da quel mostro. E come le Marie davanti alla tomba dissuggellata del Cristo, domandai in quel momento a Vlad:

«Dove lo hai portato?».

Le sue grige sopracciglia si unirono insieme come impetuose nuvole temporalesche, e il suo colorito divenne livido mentre gridava:

«Questo e un altro tradimento, non e vero? Qualche nuova trama per un’incauta vendetta! Sei stata ad ascoltare le bugie di Elisabeth… e io non ti daro altri avvertimenti, dato che non hai creduto al primo. La mia sola soddisfazione deriva dal sapere che presto ti accorgerai della tua stupidita nell’aver creduto in lei e aver abbandonato me… Ma allora tutte le tue suppliche di aiuto saranno tardive!».

Si volto quindi sui taccili e se ne ando con furia, sbattendo la porta dietro di se con tale forza che, con il rumore assordante di un colpo di pistola, il legno si fendette in diagonale, come fosse stato colpito da un fulmine.

Durante tutto questo dialogo, rimasi in silenzio. La mia vendetta non consistera di parole o argomenti, ma di azioni che lo faranno precipitare all’Inferno, nel dolore.

Cosi, finalmente, ci siamo separati… per sempre. Non provo tristezza, nessuna melanconica gratitudine per colui che mi diede il bacio immortale. Lui mi ha tolto mia madre, mio padre, mio fratello, la mia amica, la mia dignita; ha trasformato tutto il mio amore in ira vendicativa.

Bastardo! Ci incontreremo ancora in Inghilterra… in Inghilterra! Sembra un sogno irraggiungibile, un miraggio che chiama da lontano, ma io temo che quando, finalmente, si avvicinera, fluttuera e si dissolvera nella polvere.

No. Nessuna paura, nessun dubbio. Ti trovero a Londra. E li ti annientero…

Capitolo settimo

Telegramma. Abraham Van Helsing, M.D., D.Ph., D.Lit, ecc., ecc., Amsterdam, a John Seward, M.D., Purfleet, Inghilterra

28 giugno

Caro e fidato amico,

scusa in anticipo per l’imposizione: necessito tuo aiuto e discrezione, e imperdonabilmente presto. Porto paziente psichiatrico a Purfleet pomeriggio primo luglio, e necessito alloggio per entrambi: ma con supremo bisogno di segretezza. Nessun altro deve sapere che siamo in citta.

La mia compagna ha bisogno di una cella con sbarre e lucchetto; io chiedo lo stesso per me.

Distruggi immediatamente questo documento.

Il diario del dottor Seward

Primo luglio. Il professore e arrivato.

E arrivato come previsto nel pomeriggio, vestito di nero e con un cappello di paglia dalla tesa larga, guardandosi intorno come un prete di paese. Io stavo sull’entrata e lo guardai mentre scendeva dal tassi, poi si voltava e tendeva le braccia intanto che il conducente gli porgeva una donna piccola e fragile. Anche lei era vestita completamente di nero, incluso un velo che le copriva il viso. Lui la trasporto con facilita tenendola in braccio lungo il vialetto bordato di fiori, come se fosse da lungo tempo abituato a fare cosi. Quando mi vide sul portico, mi sorrise apertamente, e gli occhi blu gli si illuminarono all’istante. Mi feci avanti e gli afferrai una spalla; l’impulso di stringerci la mano venne ad entrambi, ma fu reso impossibile a causa della misteriosa paziente che teneva tra le braccia.

«Professor Van Helsing!», lo salutai cordialmente mentre, dietro a lui, l’autista metteva a terra due grandi valige. Io accorsi e mi occupai subito della mancia; il mio mentore non e in condizioni finanziariamente agiate, da quanto mi e dato di sapere. Credo che, di regola, faccia pagare poco i suoi pazienti o non li faccia pagare affatto, e io sarei un signore agiato ora se non fosse per il mio “hobby”, l’Istituto.

Al mio saluto, il sorriso del professore svani e un po’ di luce gli scomparve dagli occhi. Si morse le labbra come per indurmi al silenzio; se non avesse portato quel peso, vi avrebbe anche portato un dito. Compresi l’avvertimento, e immediatamente abbassai la voce in un bisbiglio.

«E bello vedervi ancora».

Il sorriso e la luminosita ritornarono immediatamente.

«E anche per me, amico John, sebbene sembriate piuttosto pallido e denutrito. Dovremo trovare una bella e giovane signora per mettervi all’ingrasso e indurvi a fare delle passeggiate al sole!».

Distolsi per un po’ gli occhi guardando le zinnie gialle e rosse che bordavano il vialetto, ma mantenni un’espressione compiaciuta. Qualunque cosa evocasse il pensiero di Lucy era ancora dolorosa, cosi non risposi.

Immediatamente il suo tono si addolci per la compassione.

«Ah… mi accorgo di essere andato direttamente alla fonte del problema. Perdonatemi, amico mio: sono un vecchio cieco e sciocco».

Credo di essere arrossito, cosa che non fece che accrescere il mio disagio, dato che per me e una reazione insolita. Poi guardai timidamente la paziente silenziosa, chiedendomi quanto potesse essere lucida e se avesse compreso la scambio di battute. Come avrei potuto ora fare una presentazione dignitosa?

Ancora una volta, Van Helsing sembro aver letto nei miei pensieri.

«Non preoccupatevi, John. E affetta da catatonia; la sua mente e lontana da noi. Anche se non fosse cosi, non sarebbe in grado di divulgare i vostri problemi, poiche non parla».

«Siete lontano dall’essere vecchio, e certamente non siete cieco», gli dissi. «Francamente, siete la persona piu percettiva che conosca». In verita, era stato cosi dalla prima volta che l’ho incontrato. A volte, la sua abilita nell’indovinare quello che io — o un’altra persona — stiamo pensando, e stupefacente. Non e soltanto che mi conosca bene; l’ho visto fare lo stesso con degli sconosciuti. Con il tempo, ho sviluppato due teorie: una, che abbia perfezionato le sue capacita di osservazione fino a una perfezione soprannaturale; due, che sia un sensitivo.

L’ultima cosa e difficile da provare anche se, ultimamente, sono arrivato a interessarmi molto di fenomeni occulti e degli insegnamenti di una organizzazione locale chiamata Alba Dorata (le mie letture mi hanno portato a concludere che il professore sa molto, o tutto, delle loro conoscenze. Cio si basa su innumerevoli commenti che lui

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