quello che vedevo. Poi, quando ci credetti, non riuscii a pensare ne a muovermi: non potevo intervenire. Che cosa avrei dovuto dire? Cosa avrei dovuto fare? Avrei dovuto liberare quella povera ragazza morente e ucciderla per fermare il suo dolore? L’unica morte che io potevo offrirle non le avrebbe portato alcun vero riposo.

Sarebbe morta onestamente abbastanza presto, senza quel tormento privo di amore che la morte vivente porta con se; cosi non feci niente, assolutamente niente.

Assolutamente niente tranne lasciare che un’unica lacrima di orrore e pieta mi scorresse lungo la guancia, sia per la ragazza morente che per Elisabeth. E, con il crescere dell’emozione, il mio controllo vacillo; troppo sconvolta per lottare, semplicemente lo lasciai cadere e rimasi senza protezione e senza nascondermi davanti agli attori di quella scena infernale.

La ragazza era troppo sconvolta per accorgersi della mia presenza ma, alla fine, Elisabeth percepi un cambiamento intorno a se, abbasso lo sguardo e mi vide.

«Zsuzsanna! Cara!». La sua voce era scioccata, esasperata, infastidita… e, infine, terrorizzata; il suo volto macchiato di sangue era una maschera macabra che si oscuro rapidamente fino a diventare di un violetto scuro. Apri le sue braccia macchiate di rosso, implorando, chiamandomi «Non mi giudicare duramente, carissima. Cio che ho fatto, l’ho fatto per te. Vieni da me e permettimi di insegnarti la dolcezza piu vera; vieni da me e abbi fiducia che tutto questo e solo per il meglio».

Non dissi una parola. Rimasi soltanto immobile e le restituii lo sguardo senza odio, senza rabbia; ma la repulsione nei miei occhi era, di per se, un rimprovero.

Non restai su quel malvagio suolo sconsacrato oltre il tempo necessario a due battiti di cuore umano. Poi tornai al piano di sopra, presi Amico nelle braccia e me ne andai per sempre.

Capitolo undicesimo

Il diario del dottor Seward

7 settembre. Durante gli ultimi cinque giorni sono rimasto accanto a Lucy per tutta la notte; mai ho eseguito un compito piu dolce e amaro. Per tutto il tempo non ho avuto notizie dal professore, e ogni giorno ho spedito il telegramma che mi aveva richiesto riguardo alle condizioni di Lucy, ad un certo “Mr. Windham”, nella vecchia casa di campagna dei miei genitori nello Shropshire. La segretezza di tutto cio mi imbarazza, anche se ne capisco la necessita.

Per quattro giorni e quattro notti, Lucy e andata avanti piuttosto bene e ha cominciato a migliorare considerevolmente; la “magia” del professore stava sortendo degli effetti. Ma, la quinta notte, la stanchezza ebbe la meglio su di me, e Lucy (che aveva ritrovato il suo spirito) insistette affinche, invece di continuare la veglia, dormissi nella stanza adiacente sopra un comodo divano. Io rifiutai ma, poiche non riuscii a resistere completamente alle lusinghe di Morfeo, e poiche il crocifisso d’argento, che non avevo notato, era ancora al sicuro nel suo posto sopra la finestra, mi concessi un “breve sonnellino” sulla sedia.

Fu cosi che caddi nel sonno piu profondo e non mi svegliai fino al mattino inoltrato, quando udii le voci ansiose delle cameriere:

«Oh, povera Miss Lucy!».

«Il dottore! Sveglia il dottore!».

Udii le parole attraverso il velo del sonno, ma il loro contenuto mi porto alla piena coscienza, proprio come il grido acuto di un bambino provoca una risposta immediata da parte della madre che dorme. Balzai immediatamente in piedi e seguii lo sguardo pieno d’orrore delle domestiche verso la donna sul letto.

Li giaceva la mia dolce Lucy, i capelli d’oro sparsi sul cuscino, la pelle e le labbra di un terribile colore grigio cenere, il respiro difficoltoso. La povera ragazza riusciva a malapena a respirare. Corsi verso di lei e le presi la mano, che era molto fredda, poi diedi ordine a una delle domestiche di portare subito un bicchiere di Porto, ma di non dire niente a Mrs. Westenra, se l’avessero incontrata nel tragitto. L’altra la mandai all’ufficio del telegrafo, per spedire un telegramma a “Mr. Windham”, chiedendogli di ritornare subito a Hillingham. A Lucy ordinai di restare in silenzio, soprattutto perche non riuscivo a sopportare la sua lotta.

La cosa seguente che feci fu quella di guardare di nascosto lo stipite sopra la finestra, poiche mi aspettavo che il piccolo crocifisso fosse stato in qualche modo rimosso dal suo posto, o fosse caduto, e fosse stato raccolto da una delle cameriere.

Ma no: vidi l’argento brillare nello stesso posto in cui era stato la notte precedente, e fui preso dal panico. Come poteva essere? Avevo riposto una completa fiducia nelle spiegazioni di Van Helsing ma, adesso, un pezzo del puzzle non andava piu bene. E se si sbagliava riguardo alla sicurezza assicurata da un talismano, non poteva sbagliarsi su tutto il resto?

Non c’era nient’altro da fare che sedersi accanto a Lucy ad aspettare il Porto e, quando arrivo, portai teneramente il bicchiere alle sue labbra e l’aiutai a bere, mentre lei mi guardava con un’espressione di tale dolce scusa che mi tormento il cuore spezzato. Fece del suo meglio con il Porto, che non era molto, e poi si lascio cadere stancamente sul cuscino, sospiro, e si addormento.

La cameriera mi porto della cancelleria dalla scrivania di Lucy, e cosi scrissi frettolosamente un biglietto ad Art dicendogli dell’improvviso peggioramento della sua fidanzata, poi lo spedii con la posta di meta mattina.

Le ore nell’attesa di Van Helsing sembravano trascinarsi eternamente, specialmente quando la notte cadde ancora e lui non era ancora arrivato. La cosa peggiore era il fatto che, semplicemente, non c’era altro da fare per Lucy. Nella mia disperazione riflettei sul fatto di tentale un nuovissimo metodo sperimentale — la trasfusione di sangue — ma, poiche non c’era nessuno ad Hillingham tranne me, Mrs. Westenra e le tre giovani cameriere, non sembrava esserci nessuno adatto a donare il sangue eccetto me. Ma, anche se avessi avuto l’attrezzatura (che non avevo) sarebbe stato impossibile eseguire il metodo su di me, perche potevo svenire e cosi perdere sia il dottore che la paziente.

Prima di sera, ricevemmo una risposta da “Mr. Windham” nella quale diceva che sarebbe arrivato con il primo treno del mattino. Sebbene la mia fiducia riguardo al talismano costituito dal crocifisso fosse stata seriamente scossa, fui nondimeno grandemente sollevato nell’udire che il professore stava bene ed era, realmente, sulla via del ritorno.

Grazie a Dio passammo una notte priva di avvenimenti; questa volta, non mi permisi un secondo sonno. La colpa che sentivo per aver tradito la mia paziente — colei che amavo piu di ogni altra cosa — faceva scomparire ogni fatica.

Fu cosi che il professore, finalmente, arrivo. Era di umore cupo… cosi cupo che, nonostante la terribile situazione di Lucy, sospettai che avesse, nella sua mente, dei dolori anche piu grandi. La prima cosa che mi bisbiglio, dopo che la madre di Lucy (che sembro grata di essere tenuta all’oscuro riguardo alla salute di sua figlia) gli ebbe dato il benvenuto in casa, fu:

«Il crocifisso, l’ha tolto qualcuna delle cameriere?»

«No», risposi, mentre cominciavamo a salire le scale. «Vedrete. E proprio dove l’avete lasciato».

«Allora qualcun altro deve averlo invitato a entrare», disse gravemente. «Non Mrs. Westenra…».

«No», convenni, sorpreso di me stesso, «non lei…».

Nonostante la situazione, Van Helsing fece un sorriso debole e triste.

«Sei proprio un talento psichico, amico John. Sicuramente non hai preso da me; le miserabili abilita che possiedo le acquistai soltanto dopo il piu grande degli sforzi». Il suo sorriso si trasformo immediatamente in un’espressione a labbra serrate di infelice determinazione. «Hai ragione riguardo a Mrs. Westenra. Non e stata toccata da coloro che combattiamo; tali cose si vedono prima, invariabilmente, nell’aura, anche se solo in misura minima. Ma dobbiamo fare delle domande a chiunque abbia dormito in questa casa ieri notte, anche a coloro che hanno fatto visita dopo il tramonto. Li troveremo la risposta a questo mistero».

Si fece nuovamente silenzioso mentre ci avvicinavamo alla stanza di Lucy, quindi la piccola cameriera apri la porta con un piccolo inchino. Chiedemmo di essere lasciati soli per effettuare il nostro esame, cosa a cui la ragazza acconsenti con riluttanza; una cosa ben fatta poiche, quando Van Helsing entro e vide Lucy che dormiva, bisbiglio:

«Mio Dio!».

Per un po’ nessuno di noi due parlo e, mentre entrambi restavamo a studiare Lucy nella luce del primo

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