notturna.
Fortunatamente, Lucy era alzata quando arrivai, e di buon umore. Sua madre riferi con orgoglio che si era vestita per la cena di buon’ora, che era scesa al piano di sotto e che aveva mangiato con appetito. Questa era la migliore notizia che avevo avuto da parecchi mesi, ma la mia allegria non riusciva a mascherare interamente la stanchezza. Lucy lo noto, e insistette perche mi riposassi sul divano nella stanza contigua alla sua, a portata di voce. Nel caso fosse sorto qualche problema, promise che mi avrebbe chiamato.
La mia stanchezza era tale che acconsentii, dicendomi che il miglioramento del mio dolce fardello era dovuto alle misure aggiuntive che il professore aveva preso contro il Vampiro, e che ora eravamo completamente al sicuro. Ad ogni modo, lo stesso professore avrebbe controllato silenziosamente e senza farsi vedere il resto della casa.
Cosi mi allungai sul divano, dove caddi ben presto addormentato, e non mi svegliai finche una mano premette contro la mia testa. Mi misi seduto di soprassalto, e vidi Van Helsing che mi fissava con un debole sorriso.
«Sei ben riposato, credo», disse con indulgenza, poi alzo una mano per chiedere silenzio mentre io cominciavo a scusarmi; non era stata certamente mia intenzione dormire per tutta la notte. «No, John, non c’e bisogno di spiegazioni. Sei stanco e ne avevi diritto. Comunque, sono rimasto di guardia intorno alle stanze della servitu e alla stanza di Mrs. Westenra. Li non c’e stato alcun disturbo, ne al piano sottostante. Voghamo andare a vedere come sta la nostra paziente?».
Assentii ansiosamente e insieme entrammo nella stanza di Lucy. Io (e il professore, ne sono sicuro) eravamo certi che sarebbe stata una visita felice, e che avremmo trovato Lucy ancora piu riposata e piena di salute. La stanza era completamente buia, cosi mi mossi verso la finestra ed aprii gli scuri, lasciando che la luce del sole del mattino entrasse nella stanza.
«Dio del Cielo!», bisbiglio Van Helsing.
Nell’udire il profondo orrore che percepii nel suo tono, un brivido di indescrivibile paura corse attraverso di me. Chiusi gli occhi e rimasi rivolto verso la finestra, poiche sapevo cosa avrei visto nell’istante in cui mi fossi voltato.
Ahime, non potevo restare cosi per sempre. Poi, alla fine, mi voltai e vidi, sul letto, uno spettacolo che mi lacero il cuore: Lucy era svenuta, grigia come i muri di pietra di Hillingham e altrettanto senza vita. Per un terribile istante, pensai onestamente che fosse morta.
Ma poi, fortunatamente, il suo petto si alzo, mentre lei lottava per respirare. Van Helsing si rivolse a me, immediatamente.
«Amico John, ora e il momento del tuo sacrificio. Chiudi a chiave la porta e poi siediti: io andro per un momento nell’altra stanza e poi, quando ritornero, lo faro rapidamente».
Non dissi una parola, ma andai direttamente alla porta e la chiusi bene mentre il professore entrava nella stanza adiacente. Poi mi sedetti e cercai di respirare lentamente, con regolarita, nella speranza di rallentare il mio cuore che batteva furiosamente. Un miserabile senso di fallimento si impadroni di me, insieme con l’irrazionale convinzione che, se Lucy fosse morta, io solo ne ero colpevole.
Ben presto Van Helsing usci, circondato ancora una volta dallo scudo blu brillante a forma di uovo della sua potente aura. Io lanciai un’occhiata accanto a me per vedere che la stessa Lucy irradiava un chiarore smeraldino pietosamente offuscato; per quanto mi riguarda, stesi la mano davanti a me, curioso di vedere quale colore vi potessi trovare… ma non vidi nulla (in seguito Van Helsing mi disse che io ho un’aura blu “molto sana” con delle zone dorate).
Oltre a cio, non ricordo virtualmente niente dello scambio, salvo che sembro finire quasi istantaneamente e che mi resi conto che il professore mi stava conducendo verso il divano nella stanza accanto. Dormii per un po’, poi feci un’abbondante colazione; anche cosi, l’esperienza mi lascio notevolmente indebolito.
Per quello che riguarda la povera Lucy, lei era migliorata, sebbene non cosi tanto come dopo l’operazione con Arthur. Quando ritornai dal professore, che si stava anche lui riposando nel salotto, lui confesso che non aveva preso tanta “forza vitale”, o
«Dopotutto», disse, «Mr. Holmwood non sta cercando di combattere il Vampiro, ma tu si».
Poi sospiro e fisso in modo sconsolato il freddo caminetto che stava di fronte al divano: nei suoi occhi blu c’era una profonda angoscia assai dolorosa a vedersi.
«Sto sbagliando, credo, a coinvolgerti ulteriormente in tutto cio, John. Pensavo di conoscere il pericolo che affrontavamo… ma ora comprendo che non ne so nulla. Finora Vlad e stato limitato nei modi e nei luoghi dove possa fare del male, eppure, nel caso di Miss Lucy, i talismani che un tempo lo respingevano, ora non lo rallentano affatto. E se lui puo andare e venire come crede, allora Miss Lucy — e tutti quelli che lui vuole — non hanno speranza alcuna. Ne tu ne io, John. Tu, la sola persona sulla terra che io avevo voluto proteggere da lui…».
Un improvviso spasmo di dolore gli attraverso il viso; senza cura si tolse gli occhiali e li getto di lato, poi si prese la faccia quadrata tra le mani e pianse piano.
La vista della sua disperazione mi commosse come la vista di Lucy, come la sua confessione di essere preoccupato per il mio bene (sebbene mi chiedessi perche si dovesse sentire piu protettivo nei miei confronti che in quelli di sua moglie). Misi una mano sulla sua forte spalla per confortarlo.
«Professore», dissi con gentilezza, «voi siete esausto, e l’intera situazione sembra del tutto senza speranza, ma oggi avete ancora una volta salvato Lucy. Ricordatelo, poi dormite e mangiate bene, poiche nessuno di noi puo servire a molto se non ci prendiamo cura di noi stessi».
Nell’udire cio, alzo gli occhi e disse con voce sofferente:
«Oggi riposero e mangero, John, e questa sera verro e restero io stesso con Miss Lucy durante la notte, mentre tu andrai a casa». Quando cominciai a protestare, lui alzo una mano. «No… niente obiezioni! Ricorda che sei stato indebolito nella maniera piu pericolosa; domani, pero, sarai nuovamente pronto per il tuo dovere, e allora potro riposare». «Benissimo!», acconsentii. Poi mi alzai per andarmene ma, prima che potessi fare un passo verso la porta, aggiunse piano: «In campagna e al manicomio, ho mandato una chiamata d’aiuto urgente dopo l’altra, questo prima ancora che sapessi quanto fosse disperato il nostro caso. Ora so che tutta la conoscenza e il potere che ho acquisito nell’ultimo quarto di secolo, sono stati vani. Se quell’aiuto non arrivera subito, figlio mio, allora sia tu che io siamo perduti».
Dopo gli eventi della notte scorsa, sono scosso fino al midollo. Io, che con arroganza mi credevo abbastanza potente da sfidare l’Impalatore, ho imparato che non sono niente, di nessuna utilita per nessuno. Io, “l’esperto” di Vampiri, non ho saputo nemmeno salvare la cara Miss Lucy dopo settimane di sforzi! Che consigli dovro adesso offrire loro, tranne che fuggire il loro paese natio e vivere il resto delle loro vite nel terrore di essere scoperti!
Ecco la triste storia: i fiori di aglio arrivarono l’undici, dopodiche Miss Lucy sembro rimettersi in forze. Osai sperare che, sebbene i miei talismani fossero falliti, gli stessi delicati fiori bianchi possedessero una naturale e percio piu forte magia, che avrebbe dovuto respingere l’Impalatore. Comunque, la nostra paziente dichiaro che essi le permettevano di dormire in pace.
La scorsa settimana, mi ero ancora rinchiuso nella mia cella nel manicomio durante il giorno, per ripetere il rito Abramelin, pregando per avere una risposta dal mio mentore o, in realta, da
La maggior parte delle sere andai a Hillingham e vegliai sulla nostra paziente; alcune notti, John mi diede il cambio dopo mezzanotte. Di nuovo, non so cosa ci aspettavamo di concludere, dal momento che Vlad era gia