Ma soltanto uno del nostro gruppo ne ricavo un vantaggio. In un attimo, Harker lascio andare il suo fucile che rimase appeso alla tracolla, sfodero il suo kukri e, con coraggio inumano, si getto contro il muro di uomini armati che difendevano il carro. Dal lato opposto, Morris fece lo stesso con il suo coltello Bowie nello sforzo di raggiungere la cassa ma, ahime! Jonathan la raggiunse per primo e, con forza vampiresca, la sollevo e la getto a terra.

Balzo quindi giu e comincio ad aprirne il coperchio con il suo coltello; Morris, che era arrivato fin li con solo poche ferite superficiali sulle braccia e sul viso, salto giu anche lui e attacco l’altra estremita della cassa con il suo Bowie. Nel frattempo, vidi che la mira di Van Helsing era cambiata, e anche quella di Godalming, nel caso in cui Jonathan avesse preso la chiave.

Presto il coperchio della cassa fu aperto, e li giaceva Vlad, indifeso e in pericolo, con gli occhi rossi per la rabbia e per la luce del sole che stava tramontando. Poi la sua rabbia si trasformo in trionfo quando il sole scivolo giu oltre l’orizzonte…

Ma il suo trionfo duro meno di un secondo. Il coltello curvo di Harker trapasso la gola dell’Impalatore mentre, nello stesso istante, l’arma di Morris affondava profondamente nel cuore del Vampiro.

Gli spaventati tzigani voltarono i loro cavalli e corsero via, abbandonando il carro. Rimasi a guardare con amara gioia mentre il corpo del Vampiro si disintegrava in polvere: semplice polvere, sollevata dal vento che turbinava lasciando vedere al di sotto una piccola chiave d’oro.

Era piu vicina a Morris, che si chino per prenderla; immediatamente, Harker avanzo per abbracciarlo, come per fare festa. Ma, mentre si tirava indietro, vidi il chiaro lampo del coltello kukri… insanguinato, mentre lo estraeva dal petto di Morris.

L’uomo ferito gemette e cadde in avanti, a meta nella bara. Insensibile, Harker infilo un braccio sotto di lui, tastando per trovare la chiave; timorosi di fare altro male a Morris se avessero fatto fuoco sull’aggressore, gli altri due uomini corsero alle spalle della coppia. Il gentile Seward, che avevo giudicato incapace della minima violenza, alzo il calcio del suo fucile e lo abbasso con forza sul cranio di Harker, poi si chino per riprendere la chiave, ma io fui piu veloce e, con una rapida mossa, presi l’oggetto luccicante e mi diressi velocemente verso il castello.

Subito il cielo si oscuro: non per la notte, ma con uno scoppio di scintillante indaco che si rifletteva oscuramente sulla neve caduta. Elisabeth era apparsa, lo sapevo, ma io non osavo guardare dietro di me. Dato che gli altri non possedevano la chiave dorata, lei sarebbe stata troppo indaffarata nella ricerca per far loro del male.

Mi precipitai con la chiave verso il castello, senza altro piano che l’istinto, senza alcun desiderio se non quello di proteggere gli altri. Nel mio cuore, sapevo che dovevo trovare la seconda chiave, e nasconderla in qualche modo a Elisabeth… ma cio che il mio cuore desiderava, il mio cervello non riusciva a trovare un modo per farlo.

Anche cosi, volai verso le montagne in direzione del castello, con la chiave chiusa strettamente nella mano. Tutto era diventato silenzioso mentre gli uomini curavano Quincey; non udii niente tranne l’estrema tranquillita e un suono che mi seguiva, riecheggiando dalle montagne.

Era la risata di Elisabeth.

La risata di Elisabeth…

Il diario di Abraham Van Helsing

5 novembre, continua. Con orrore, Madam Mina e io guardammo mentre Jonathan pugnalava brutalmente Quincey; l’orrore di lei continuo quando John si fece avanti e diede a a suo marito un forte colpo sulla testa con il fucile ma, in verita, io provai solo sollievo. Mentre lei piangeva silenziosamente coprendosi il viso con le mani, le tolsi gentilmente il binocolo e guardai di nuovo.

Ma la mia speranza e l’emozione cambiarono ancora in paura quando John e Arthur cercarono inutilmente la chiave mancante nella cassa di terra. In qualche modo Elisabeth doveva averla rubata… o era stato Arkady, o Zsuzsanna? O non era mai stata nella cassa?

Quando Seward e Arthur rinunciarono alla ricerca e si inginocchiarono per curare il loro amico mortalmente ferito, la neve intorno ad essi brillo di colore indaco, con tale intensita da farmi comprendere che poteva annunciare soltanto l’arrivo di Elisabeth.

Cosi fu. Apparve in una gloria radiosa, piu chiara della luna piena e infinitamente piu irresistibile, e con un gesto della mano fece cadere John e Arthur silenziosamente sulla neve. Lo svenuto Harker provoco da parte sua solo un’alzata di spalle in segno di disgusto ma, quando guardo nella bara vuota, scopri i denti con rabbia ferina e poi alzo lo sguardo in direzione del castello e comincio a ridere.

«Zsuzsanna!», grido, con maliziosa gaiezza. «Mio sciocco amore! I mortali possono proteggersi da me — per il momento — con i loro sciocchi incantesimi, ma tu, mia cara, non puoi. Certamente la chiave non puo proteggerti… Sai bene cos’ha fatto a Vlad!».

All’improvviso scomparve, e John e Arthur si rialzarono lentamente in ginocchio. Io porsi a Madam Mina, che era ancora sconvolta, il binocolo e, prendendola per le braccia in modo rassicurante, dissi:

«Cara Madam Mina, non siate addolorata. Siete libera dall’influenza del Vampiro… e presto lo sara anche vostro marito. Rimanete qui nel cerchio, che vi proteggera da ogni male e, se Jonathan si dovesse avvicinare, non gli date retta e restate dentro!».

Quindi corsi verso il castello. Cio che avrei potuto fare li, non lo sapevo, ma Elisabeth sapeva che Zsuzsanna si era recata li con la prima chiave, e cosi io ero costretto a seguirle. Ma il panico piu profondo che abbia mai conosciuto mi strinse il cuore e i polmoni, tanto che faticavo a respirare. Dovevo trovare la prima chiave in qualche modo e impedire che Elisabeth trovasse la seconda… ma come?

Sopra il castello si stava raccogliendo una grande ombra che incombeva su lutto: un’oscurita piu nera delle profondita della notte, un segno dell’imminente arrivo dell’Oscuro. Sotto il cappotto, la mia pelle rabbrividi; quella era l’immagine di cui ero stato avvertito in sogno, il sogno in cui ero stato completamente, irrevocabilmente, inghiottito, divorato da quell’oscurita.

Lungo la strada sul fianco della collina, pregai fervidamente con ogni affannoso respiro.

«Arminius, aiutaci! Arminius, aiutaci…».

Il diario di Zsuzsanna Tsepesh

5 novembre, continua. Con la chiave in mano, sono entrata nel castello dopo una corsa disperata, sebbene non sapessi dove avrei trovato rifugio. Cosi corsi follemente di luogo in luogo, cercando, senza sapere cosa cercavo. Prima nella stanza del trono di Vlad, poi nella stanza che Dunya e io avevamo diviso, e nelle camere in cui mi ero divertita con Elisabeth…

Infine andai nella cappella, pensando a Carfax e all’“incrocio”, ritenendo che forse li avrei potuto trovare la seconda chiave e consegnare entrambi i tesori nelle mani di Van Helsing. Ma, mentre stavo li tentennando, in mezzo a bare rotte e in rovina, i miei occhi furono feriti da una radiosita abbagliante, fortissima: un chiarore che era, nello stesso tempo, oscuro.

Mi ritrassi, ma era troppo tardi. Elisabeth stava accanto a me, piu soprannaturalmente bella di quanto l’avessi mai vista, e piu crudele. Le sue labbra erano fisse in una smorfia di scherno, e i suoi occhi… la freddezza, il vuoto, l’odio, che vidi in essi, non lo dimentichero mai! Ebbi la sensazione di guardare una vipera squisitamente ingioiellata, pronta a colpire.

Mi afferro il polso, cosi forte che l’osso scricchiolo, e allora gridai per il dolore; nell’udire il mio gemito, il suo sorriso si allargo.

«Di noi due», disse, «direi che il tempo ha trattato me con piu gentilezza: tu hai un aspetto meno bello, mia cara».

«Faccio un uso migliore del mio potere», risposi, poi gridai ancora mentre lei mi torceva la mano facendole fare un giro completo e apriva un dito per volta; sorridendo, mi prese la chiave.

Un improvviso chiarore risplendette dal suo ventre; vi lascio cadere la chiave, poi tiro fuori dallo stesso luogo la bianca pergamena rilucente. Mentre la spiegava, sotto il testo dorato apparve un’altra riga di lettere lucenti:

Nella prigione in mezzo alle ossa giace la donna con il cuore d’oro: la seconda chiave.

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