pavimento accanto al tavolo.»
«Non c’era nessuno in cucina quando sono entrato» disse.
Guardammo entrambi la scia di sangue che portava alla porta sul retro. Kwiatkowski accese la torcia e ando verso il cortile. Torno dopo qualche minuto.
«Difficile seguire la scia nell’erba con questo buio, ma c’e dell’altro sangue nel vicoletto dietro al garage. E probabile che abbia lasciato la macchina la dietro e che se ne sia andato.»
Incredibile. Stramaledettamente incredibile. Quell’uomo era come uno scarafaggio… bastava accendere la luce e lui spariva.
Rilasciai la mia deposizione e me ne andai. Ero preoccupata per la nonna. Volevo accertarmi che fosse al sicuro. E volevo sedermi nella cucina di mia madre. E soprattutto, volevo un pasticcino.
La casa dei miei ardeva di luci quando accostai per parcheggiare. Erano tutti nella stanza sul davanti a guardare il notiziario in TV. E conoscendo la mia famiglia, erano tutti alzati ad aspettare Valerie.
La nonna salto su dal divano quando mi vide entrare. «L’hai preso? Hai preso DeChooch?»
Feci no con la testa. «E scappato.» Non mi andava di scendere nei dettagli.
«E straordinario» disse la nonna, sprofondando nuovamente sul divano.
Andai in cucina a prendere un pasticcino. Sentii aprire e chiudere la porta di casa e Valerie entro in cucina e si abbandono a sedere al tavolo. Aveva i capelli lisciati dietro le orecchie e cotonati sulla parte alta. Versione lesbica e bionda di Elvis.
Spostai davanti a lei il piatto dei pasticcini e mi sedetti. «Allora? Come e andato l’appuntamento?»
«Un disastro. Non e il mio tipo.»
«Qual e il tuo tipo?»
«Non le donne, a quanto pare.» Scarto uno dei pasticcini al cioccolato. «Janeane mi ha baciato ma non e successo niente. Poi mi ha baciato di nuovo, un bacio quasi… appassionato.»
«Quanto appassionato?»
Valerie divento rosso fuoco. «Mi ha dato un bacio con la lingua!»
«E allora?»
«Strano. E stato molto strano.»
«Allora non sei lesbica?»
«Direi di no.»
«Ehi, ci hai provato. Chi non risica, non rosica» dissi.
«Pensavo che potesse essere qualcosa a cui ci si abitua col tempo. Ti ricordi per esempio quando eravamo piccole e mi facevano schifo gli asparagi? Be’, adesso li adoro.»
«Forse devi darti un po’ piu di tempo. Del resto ti ci sono voluti vent’anni per farti piacere gli asparagi.»
Valerie ci riflette su mentre mangiava il pasticcino.
Entro la nonna. «Che succede qui? Mi sto perdendo qualcosa?»
«Mangiamo i pasticcini» dissi.
La nonna ne prese uno e si sedette. «Hai provato la moto di Stephanie?» chiese a Valerie. «Ci sono montata sopra questa sera e mi ha fatto formicolare le parti intime.»
Valerie per poco non si strozzo con il pasticcino.
«Forse ti conviene smettere di essere lesbica e comprarti una Harley» dissi a Valerie.
Entro in cucina mia madre. Guardo il piatto dei pasticcini e tiro un sospiro. «Li avevo fatti per le ragazze.»
«Siamo ragazze anche noi» disse la nonna.
Mia madre si sedette e prese un pasticcino. Ne scelse uno alla vaniglia con gli zuccherini colorati. Rimanemmo tutte a bocca aperta. Mia madre non mangiava quasi mai un pasticcino tutto intero. Di solito mangiava quelli che si erano rotti a meta o che avevano la glassa rovinata. Mangiava i biscotti sbriciolati e le frittelle bruciate da un lato.
«
«Me lo merito» rispose mia madre.
«Scommetto che hai guardato un’altra volta Oprah Winfrey in TV» le disse la nonna. «Mi accorgo sempre se hai guardato Oprah in TV.»
Mia madre si mise a giocherellare con la carta. «Non e solo questo…»
Smettemmo tutte di mangiare e la fissammo.
«Ricomincio a studiare» disse. «Ho fatto domanda al Comune e ho appena saputo di essere stata accettata. Studiero part time. Hanno dei corsi serali.»
Feci un sospiro di sollievo. Temevo volesse annunciare che stava per farsi un piercing sulla lingua o magari un tatuaggio. O addirittura che voleva andarsene di casa e seguire un circo. «E eccezionale» dissi. «A che corso ti sei iscritta?»
«Per il momento si tratta di un corso generico» disse mia madre. «Ma un giorno mi piacerebbe diventare infermiera. Ho sempre pensato di essere portata per fare l’infermiera.»
Era quasi mezzanotte quando tornai al mio appartamento. La scarica di adrenalina era ormai passata e ora mi sentivo esausta. Avevo fatto il pieno di pasticcini e latte ed ero pronta a scivolare sotto le coperte e dormire per una settimana. Presi l’ascensore e quando le porte si aprirono sul mio piano uscii e rimasi immobile come una statua. Non credevo ai miei occhi. In fondo al corridoio, davanti alla porta di casa mia, era seduto Eddie DeChooch.
DeChooch si tamponava la testa con un grosso asciugamano fissato con la cintura dei pantaloni, con la fibbia ben allacciata all’altezza della tempia. Alzo gli occhi quando mi avvicinai a lui, ma non si alzo in piedi ne mi sorrise, non mi sparo e neanche mi saluto. Rimase li seduto con lo sguardo fisso.
«Devi avere un mal di testa coi fiocchi» dissi.
«Non mi farebbe schifo un’aspirina.»
«Perche non sei entrato da solo? Lo fanno tutti.»
«Non ho gli attrezzi. Ci vogliono gli attrezzi giusti.»
Lo aiutai a mettersi in piedi e lo feci entrare in casa. Lo misi a sedere sulla sedia comoda del soggiorno e tirai fuori la bottiglia mezza vuota di liquore che la nonna aveva lasciato nascosta nel mio armadio quando era rimasta da me per un paio di giorni.
DeChooch ne butto giu tre dita e riacquisto un po’ di colore.
«Cristo, credevo che volessi aprirmi come un’oca per il pranzo della domenica» disse.
«Ci e mancato poco. Quando sei rinvenuto?»
«Quando parlavate di segarmi le costole. Gesu. Se ci ripenso mi formicolano le palle.» Fece un altro sorso dalla bottiglia. «Me ne sono andato appena voi due avete cominciato a scendere le scale.»
Era proprio da ridere. Avevo attraversato la cucina cosi velocemente che non mi ero neanche accorta che DeChooch non c’era piu. «Che succede adesso?»
Si lascio nuovamente andare sulla sedia. «Ho girato per un po’ con la macchina. Volevo andarmene, ma mi fa male la testa. Mi ha portato via mezzo orecchio. Sono stanco. Accidenti quanto sono stanco. Ma sai una cosa? Non sono poi tanto depresso. E cosi ho pensato, che diamine, vediamo cosa riesce a fare per me il mio avvocato.»
«Vuoi che ti consegni alla polizia?»
DeChooch sgrano gli occhi. «Che diavolo, no! Voglio che sia Ranger a consegnarmi. E solo che non so come contattarlo.»
«Dopo tutto quello che abbiamo passato, mi merito almeno di portare a buon fine l’arresto.»
«Ehi, e a me chi ci pensa? Ho solo meta orecchio!»
Feci un sospiro profondo e chiamai Ranger.
«Mi serve aiuto» dissi. «Ma e una cosa un po’ strana.»
«Come sempre.»
«Sono qui con Eddie DeChooch che non vuole essere portato alla polizia da una donna.»
Sentii Ranger ridacchiare all’altro capo del telefono.
«Non c’e niente da ridere» dissi.