Il sudore bagno le mani di Falcon, gli colo sulla fronte. Possibile che avesse ancora tanti liquidi nel corpo? Prese la pistola: era carica. Tolse la sicura con il pollice, contemplo l'arma, poi la rivolse lentamente contro se stesso. In quel momento il suicidio non mancava di attrattive per lui, era la soluzione piu semplice di fronte a quel nulla improvviso che gli si era spalancato davanti, il passato scomparso, il futuro fragile e incerto. L'amore di suo padre… mai esistito. Solo odio, odio che lui, Javier, aveva alimentato… unicamente vivendo. E poi, chi era adesso? Era forse ancora Javier Falcon? I fili che lo tenevano insieme erano il rimorso e il dolore; tirando l'uno o l'altro, sarebbe andato in pezzi. Ed ecco che tutto avrebbe potuto finire, essere superato. Una piccola pressione sul grilletto e il serbatoio della sofferenza sarebbe saltato in aria.

All'improvviso un muro nella memoria crollo e dalla breccia, nell'intrico della sua mente, in luogo di un'ulteriore sofferenza si affaccio il ricordo del bacio di sua madre, il bacio che lo aveva segnato con il suo amore per sempre. E, sotto la pressione delle labbra di lei, Javier seppe chi era, ritrovo il bambino che era stato per lei. E qualcosa, una parte di quel vasto nodo, si sciolse in lui; all'improvviso fu in grado di vedere chiare linee di pensiero che, pur non prive di complessita, erano perlomeno concepibili.

Una delle pressioni che lo schiacciavano si era allentata. Lui non apparteneva all'uomo che aveva conosciuto come suo padre, eppure… c'era sempre stato qualcosa, loro due erano uniti in modo inestricabile, ma… ma che cosa? Era davvero cosi semplicistico come aveva detto Julio? Javier era stato davvero un costante promemoria per suo padre di tutti i suoi fallimenti? Era stato davvero l'emblema dell'odio? Oppure l'atto finale di suo padre era ambiguo come tutte le azioni umane? Le nostre costanti esigenze ci rendono deboli, le avversita ci conducono lungo sentieri infidi ad atti indegni e spregevoli, ma esiste sempre il polo di attrazione del legame originario. Raul con Arturo. Ramon con Carmen. Francisco Falcon con Javier.

Suo padre, mettendogli in mano quei diari, non avrebbe potuto volergli dire: «Ora mi conosci veramente, sentiti libero di odiare me e assolvere te stesso»?

Javier si giro. Julio era ancora in piedi sulla soglia, in attesa. Tremante, Javier tese il braccio e punto l'arma contro il viso di Julio, la cui bellezza superficiale era scomparsa, lasciando solo i lineamenti distorti dalla follia.

«Vieni qui», ordino Javier con un tono non privo di gentilezza, e Julio ubbidi.

Si avvicino, anzi, finche la canna della pistola lo sfioro tra gli occhi.

«Non ho intenzione di ucciderti», dichiaro Falcon, che aveva il polso sinistro ancora legato alla sedia.

Accadde tutto in un attimo. Prima che Falcon potesse cercare parole capaci di penetrare nella mente sconvolta che gli stava di fronte, le mani del ragazzo scattarono, una afferro il polso di Javier, l'altra premette il dito sul grilletto e il fragore assordante dello sparo riempi la stanza e il patio, rimbombando nella casa deserta.

Julio fu proiettato all'indietro e piombo nel patio, frantumando i vetri della porta. Il sangue si allargo sulle lastre di marmo verso il cerchio di pietra della fontana.

Alle undici di sera le operazioni del levantamiento del cadaver erano terminate e il Juez de Guardia, che non era Esteban Calderon, aveva lasciato la casa. Ramirez aveva terminato di raccogliere la deposizione preliminare di Falcon alla presenza del Comisario Lobo, mentre tutti gli elementi di prova venivano portati via.

Alle undici e mezzo Lobo stava accompagnando Javier all'ospedale per fargli medicare la palpebra. Lobo gli racconto come aveva fatto a determinare le dimissioni del Comisario Leon. Javier non reagi.

«Sa», riprese Lobo entrando nel parcheggio dell'ospedale, «su questo caso l'attenzione dei media sara molto grande, specialmente a causa… dell'imprevisto coinvolgimento di suo padre.»

«Era questa l'intenzione di Julio», disse Javier, «voleva la massima visibilita, la piu impressionante… come tutti gli artisti. La cosa non e piu nelle mie mani. Io mi limitero a…»

«Be', spero… credo di poterla aiutare a controllarla.»

Javier inarco un sopracciglio con aria interrogativa.

«Dovremmo affidare la storia a un solo giornalista», spiego Lobo. «In questo modo lei potrebbe far pubblicare immediatamente la sua versione dei fatti, prima che la cosa le venga strappata di mano e trasformata in un'orrenda storia di fantasia.»

«Non temo affatto una cosa del genere, commissario, unicamente perche non penso che vi sia un redattore capace di immaginare qualcosa di piu orrendo del fatto che mio padre sia stato un bruto, un pirata, un ladro, un impostore per due volte uxoricida.»

«Perlomeno, in questo modo, la prima versione della storia si avvicinera il piu possibile alla verita. Credo sia sempre meglio che la prima impressione…»

«Forse lei si e gia messo d'accordo con un giornalista, commissario», disse Javier.

Silenzio. Lobo si offri di entrare con lui nel pronto soccorso, ma Javier non volle.

All'ospedale resto seduto sotto la vivida luce al neon della sua nuova vita mentre gli mettevano due punti di seta nella palpebra. La sua mente si ritrasse di fronte alla luce potente e lui chiuse gli occhi mentre i pensieri gli si contorcevano nella testa. Come avrebbero reagito Manuela e Paco all'assalto dei media? Che cosa avrebbe detto ai suoi fratelli? Vostro padre… ma non il mio, era un mostro? Manuela si sarebbe liberata subito da quel pensiero oppure tutta la cosa sarebbe semplicemente rimbalzata via da lei, Manuela non l'avrebbe fatta entrare in se. Ma Paco… Suo padre lo aveva salvato dopo l'incidente con il toro, gli aveva donato la finca, lo aveva avviato alla sua nuova vita. Il rigetto non sarebbe stato facile per Paco. E Javier fu sollevato scoprendo che il legame esisteva ancora, che cio non avrebbe cambiato niente per lui.

«Le faccio male?» domando il medico.

«No.»

«Infermiera, asciughi le lacrime.»

A mezzanotte lasciava l'ospedale, con la camicia ancora sporca di sangue. Prese un taxi per tornare a casa. Si fermo al centro del patio contemplando la statua di bronzo che emergeva dalla fontana. Sempre in movimento, quel ragazzo. Sali nello studio di suo padre e la nera pupilla della fontana lo segui per tutta la galleria. Entro nel ripostiglio e porto fuori tutti i tentativi di suo padre di copiare i lavori di Chefchaouni e le cinque tele che avevano formato l'osceno dipinto che raffigurava sua madre. Butto tutto quanto giu nel patio, insieme con la scatola con le banconote e la pornografia. Discese con un bottiglione da cinque litri di alcol e ammucchio tutto vicino alla fontana, verso l'alcol sulla pira improvvisata e vi getto un fiammifero acceso. Le fiamme presero vita e una luce itterica tremolo nel patio silenzioso.

Ando nel suo studio dove la cassetta di peltro era ancora posata sulla scrivania, prese le cinque preziosissime miniature e le dispose l'una accanto all'altra. L'opera di suo padre. Del suo vero padre. Per un istante fu di nuovo sollevato in aria e guardo giu, verso il volto che non aveva mai ricordato e che ora vedeva per la prima volta.

Dopo la doccia, indosso una camicia pulita. Non aveva voglia di andare a letto o di stare in casa. All'improvviso sentiva il bisogno di vedere gente, anche persone che non conosceva… soprattutto persone che non conosceva. Uscendo nel buio della notte, fu attirato dalle luci lungo il fiume, nero e coriaceo, e poi da quelle di plaza de Cuba, dove la folla lo trascino verso la Feria, su per calle Asuncion. Si ritrovo davanti all'Edificio Presidente dove era cominciato tutto, un'intera vita prima, e rammento Consuelo Jimenez, con i suoi occhi audaci. Ammirava il suo coraggio. Non aveva mai vacillato sotto gli assalti continui e, Calderon aveva ragione, la sua era stata una figura centrale. Ricordo la sua proposta per una cena e il rumore dei tacchetti sulle lastre di marmo. Scosse la testa. Troppo presto.

Si volto ed entro nella Feria de Abril attraverso l'imponente cancello illuminato in modo sgargiante, in quel mondo surreale dove tutti erano belli e felici. Dove le ragazze ancheggiavano nei trajes de flamenca che le abbracciavano, con i fiori e i pettini di tartaruga nei capelli, mentre i loro uomini si mettevano in posa nei boleri grigi e con i cappelli dalla tesa larga. Cammino, guardandosi intorno affascinato come un bambino sotto le lanterne e le bandiere, passando davanti a padiglioni su padiglioni dove la gente mangiava, beveva fino e ballava, l'aria profumata d'incenso e di allegria: musica, cibo e tabacco. Sotto i soffitti di tela le donne muovevano le braccia flessuose al di sopra della testa, gli uomini dritti nella persona, il mento rialzato, le spalle atteggiate al modo dei toreri.

Cammino tra la gente che sorrideva, rideva, come se fosse drogata. Possibile che fossero tanti e tanto contenti? Pareva che in quella piccola galassia fosse lui l'unico essere umano ad avere un filo diretto con l'infelicita, l'unico che avesse ricordi e sensi di colpa, disperazione e paura. Sarebbe mai riuscito ad avere una vita completa,

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