Scienza titanica… Scienza ancestrale. Anche noi ci abbiamo creduto, e a lungo, ma dopo molti studi e considerazioni le abbiamo accantonate moltissimo tempo fa. Il fatto che nel nostro progetto si uniscano tutte e due quelle scienze, e puramente casuale. Siamo giunti alla convinzione che il progetto e l’unico modo valido, grazie al quale l’uomo potra rendere la pariglia ai Titanici. Noi non fuggiamo, anche se la nostra posizione qui e diventata insostenibile. Noi c’infiltreremo fra loro, la dove essi sono piu numerosi, nel loro stesso ambiente, e cosi potremo molestarli con risultati migliori.»
«Ma come? Come parassiti?» disse Eric, con profonda amarezza. «Come parassiti che guastano, rubano… E questo il destino supremo della nostra razza?»
Un sorriso pieno di compassione comparve sul viso scavato dell’Aaron. «Eric, che cosa credi di essere, tu? Cosa credi di avere imparato in tutti gli anni che sei vissuto nei cunicoli? Credi di potere sovvertire tutto e ricominciare daccapo a piantare cereali o ad allevare bestiame, come i nostri antenati? E anche se fosse possibile, lo vorresti fare?»
Eric apri la bocca, ma la richiuse subito. Non sapeva cosa ribattere. Non sapeva cosa pensare. Rachel gli fece scivolare una mano nella sua, e lui la strinse disperatamente.
«Ecco perche abbiamo la certezza che il nostro progetto e attuabile, realistico» prosegui l’Aaron. «Il nostro progetto da per scontato un fatto, Eric: che sulla Terra, ora, nelle enormi case dei Titanici vivono piu uomini di quanti ne siano mai esistiti nel corso della storia. E il progetto si rende conto di un’altra cosa, relativa alla storia dell’Umanita.»
Incrociando le braccia, l’Aaron chiuse gli occhi e comincio a dondolarsi avanti e indietro. La sua voce, quando riprese a parlare, era cantilenante. «L’uomo ha alcune caratteristiche fondamentali in comune col topo e con lo scarafaggio: mangia quasi di tutto, e molto adattabile e riesce a vivere in quasi tutte le condizioni. Puo sopravvivere come individuo, ma preferisce riunirsi in gruppo. E se possibile preferisce vivere di quello che altre creature hanno prodotto naturalmente o artificialmente. E quindi inevitabile concludere che e stato designato dalla natura a essere una specie di parassita di categoria superiore, e solo la mancanza di un ospite abbastanza ricco nel suo primitivo ambiente, gli aveva impedito di assumere il ruolo di eterno ospite, costringendolo a vivere, famelico, insoddisfatto e irritabile, delle risorse che riusciva a procurarsi.»
25
Nove giorni dopo, Eric si trovava sulla rampa che portava alla nave spaziale dei Titanici e, alla luce della Luna, controllava, regolandosi su un lungo elenco che aveva in mano, il passaggio dei 192 membri della sezione quindici che gli sfilavano davanti per imbarcarsi.
Non avrebbe mai ritenuto possibile fare compiere con tanta rapidita e precisione un trasferimento cosi lungo a migliaia di uomini, donne e bambini, cioe a tutta la popolazione degli Aaron. Erano partiti dai cunicoli piu profondi, e risalendo lungo una via tortuosa che si snodava a spirale attraverso strati di materiale isolante inserito nei muri dell’edificio, puntavano a un’apertura che dava sul tetto. Non avevano perso un solo componente, per incidenti di viaggio od altro, sebbene fossero passati attraverso il territorio di oltre cento tribu. Uomini armati di tutto punto avevano provveduto alla sicurezza di tutti: uomini d’arme, che si erano anche rivelati esperti diplomatici e avevano saputo stabilire quando era meglio trattare, quando minacciare, quando pagare. Squadre di operai specializzati avevano tenuto in ordine le strade da percorrere, e che erano state scelte da esperti dopo lunghi e accurati studi sulle carte in base al criterio della via piu breve e piu sicura.
Era stata un’esperienza incredibile, una dimostrazione di coraggio e di disciplina data da tutto un popolo. Ma non bisognava dimenticare che quell’impresa era stata preparata da generazioni, e che ciascuno degli Aaron sapeva da sempre quello che avrebbe dovuto fare.
Nonostante le descrizioni fattegli da Rachel e da altri, Eric non sarebbe mai riuscito a immaginarsi il mondo esterno cosi com’era veramente. Ma quando si trovo sopra il tetto, nell’abbagliante luce del Sole, capi cosa significasse non avere un tetto, per quanto alto, sopra la testa, e nessuna parete, per quanto lontana, che chiudesse l’orizzonte. In un primo momento aveva dovuto lottare contro un’ondata di panico che gli aveva serrato lo stomaco, e si era fatto forza soltanto per non sfigurare davanti al gruppo di cui aveva il comando. Ma quando si accorse che erano spaventati anche molti dei suoi uomini, i quali dopotutto non erano arditi esploratori ma solo artigiani con le loro famiglie, dimentico la propria paura e riusci a infondere coraggio agli altri…
Quel primo giorno non fu certo piacevole. Le notti erano piu rassicuranti, perche nascondevano nelle tenebre la vastita degli spazi circostanti. Gli Aaron avevano viaggiato lungo il tetto, quasi sempre di notte, un po’ perche si trovavano piu a loro agio, un po’ perche raramente i Titanici uscivano all’aperto dopo il calare del Sole.
Adesso, si stavano imbarcando, ed era notte. La rampa che portava all’astronave era ripida e molto lunga, e loro si affrettavano perche, secondo la tabella di marcia, l’orario della partenza era molto vicino.
Ogni tanto Eric distoglieva per un momento lo sguardo dall’elenco che teneva in mano e dalla fila di passeggeri, e guardava un po’ piu su, lungo la rampa dove Rachel e le altre donne manovravano i neutralizzatori per annullare gli effetti di certe corde arancioni disposte a intervalli regolari attraverso la rampa. I Titanici avevano tanta fiducia in quelle corde che avevano lasciato aperto il portello dell’astronave, con la rampa calata. Diversamente dalle corde verdi della sala delle gabbie, quelle corde color arancio respingevano violentemente il protoplasma, e bastava avvicinarsi per essere scagliati lontano con violenza incredibile. Ma, grazie ai neutralizzatori, erano state rese inoffensive.
Roy passo davanti a Eric, agitando una mano per indicare che tutta la sezione era gia passata. Eric controllo l’elenco, e cancello con un trattino l’ultimo nome, quello appunto di Roy. Restavano solo il suo nome e quello di Rachel. Ripiegato l’elenco, se l’infilo sotto il braccio e si avvio, mentre dietro di lui iniziava la sfilata della sezione sedici. Quando passo davanti a Rachel, si fermo un attimo per stringerle una mano.
«Hai l’aria stanca» le disse. «Sei sicura di non affaticarti troppo? Non dimenticare che sei incinta.»
Senza staccare il neutralizzatore dalla corda su cui lo teneva appoggiato, lei si sporse per dargli un bacio. «Ci sono altre cinque donne nelle mie condizioni, sulla rampa. Non te n’eri accorto? Comunque, il mio turno sta per finire. Tra poco ti raggiungero a bordo.»
All’ingresso della stiva, dove la folla si accalcava ancora in attesa di raggiungere le rispettive destinazioni, un giovane, che portava il bracciale della polizia, gli riferi un messaggio.
«Devi raggiungere l’Aaron al piu presto» gli disse. «E insieme agli uomini che hanno l’incarico di praticare un buco nella paratia. Nel frattempo, prendero io il comando della tua sezione.»
Eric gli porse l’elenco. «Quando arriva mia moglie, dille di raggiungermi, per favore» disse. Poi fece cenno a Roy di seguirlo, e i due amici s’incamminarono nella direzione indicata dal poliziotto. Lungo il tragitto, ogni trenta passi, erano dislocati altri uomini. Tutt’intorno, c’erano enormi recipienti che riempivano la stiva dal pavimento al soffitto. Anche li, come ovunque in territorio titanico, la luce era abbagliante. I Titanici lasciavano sempre le luci accese, anche quando dormivano.
Eric e Roy arrivarono a destinazione nello stesso momento in cui gli uomini, stanchi e sudati, stavano togliendo il pezzo di paratia che avevano tagliato. Intorno, una folla di curiosi osservava con ansia il progredire dei lavori. L’alba era vicina e tutti lo sapevano.
Anche l’Aaron era stanco e sudato, e aveva gli occhi arrossati. Pareva che stesse per crollare dalla stanchezza. «Eric» disse, «adesso tocca a te. Da questo momento non ci possiamo piu basare sulle carte. La dentro» e indico il foro praticato nella paratia, «solo un Occhio ci puo guidare.»
Eric annui, si adatto la lampada alla fronte, ed entro nell’apertura.
Gli basto una rapida occhiata per assicurarsi che davanti a lui si stendevano gallerie e corridoi simili a quelli a cui erano abituati. Era una fortuna. Sarebbe stato molto spiacevole infatti scoprire che i Titanici usavano un diverso materiale isolante sulle loro astronavi. Ma li dentro, gli uomini avrebbero potuto vivere comodamente.
Riferi quello che aveva visto, e tutti mandarono un sospiro di sollievo. «Magnifico» commento per tutti l’Aaron. «Vai avanti. Sai quello che devi cercare. Noi, intanto, allargheremo l’apertura.»
Eric si avvio, seguito da Roy e da un gruppo di giovani agili e robusti.
Sapeva quello che cercava, ma mentre procedeva lungo le gallerie buie e sconosciute, era turbato da qualcosa. Qualcosa che non avrebbe saputo definire. Poi, quando dopo una curva sbocco in uno spiazzo abbastanza ampio per accogliere sia pure senza troppe comodita tutti gli Aaron, capi di che cosa si trattava: