Essendo cresciuta in un laboratorio, non ne sapro mai abbastanza di usanze umane ed etichetta, pero so che un ospite di sesso femminile deve vestirsi o svestirsi, come la padrona di casa.

Non sono abituata a starmene nuda in presenza di umani (il laboratorio era un altro paio di maniche), ma Betty mi metteva enormemente a mio agio. Chissa se mi avrebbe respinta, se avesse saputo che non ero umana. Probabilmente no, ma non ero ansiosa di fare la prova. Una colazione allegra.

Freddie mi deposito nell’atrio passeggeri alle undici e venti, mando a chiamare Ian e chiese una ricevuta. Ian gliela scrisse con solennita. Poi mi allaccio di nuovo la cintura della struttura antiaccelerazione, commentando piano: — L’altra volta non avevi nessun bisogno del mio aiuto, vero?

— No — ammisi — pero sono contenta di avere fatto finta. Mi sono divertita da matti!

— E ci divertiremo anche a Winnipeg. Ho chiamato Janet durante il conto alla rovescia e l’ho informata che sarai da noi per cena. Mi ha detto di informarti che sarai da noi anche a colazione. Ha detto di dirti che e stupido lasciare Winnipeg nel mezzo della notte. Potresti fare una brutta fine. Ha ragione. Gli immigrati clandestini che ci arrivano dall’Impero potrebbero ucciderti per un tozzo di pane.

— Ne discutero con lei quando arriviamo. — (Capitano Ian, razza d’imbroglione, mi avevi detto che non ti sposerai mai perche hai «l’istinto del lupo solitario». Chissa se lo ricordi? Credo di no.)

— E deciso. Forse Janet non si fida dei miei giudizi sulle donne. Dice che ho solo pregiudizi e istinti da porcellino. Pero si fida di Betty e a quest’ora Betty le avra telefonato. Conosceva Betty gia prima di conoscere me; erano compagne di stanza alla McGill. E li che io ho trovato Janet e Fred ha trovato la mia sorellina. Eravamo quattro sovversivi. Di tanto in tanto sganciavamo il mappamondo e appendevamo il polo nord all’ingiu.

— Betty e un tesoro. Janet e come lei?

— Si e no. Janet era il capo delle nostre attivita rivoluzionarie. Chiedo scusa, devo fare finta di essere un capitano. In realta e il computer che guida questa bara di latta, ma la settimana prossima voglio imparare anch’io a farlo. — Se ne ando.

Dopo la catarsi ristoratrice di una notte di ebbre follie con Ian e Freddy e Betty riuscivo a pensare in modo piu razionale alla mia ex famiglia. Mi avevano davvero ingannata?

Avevo firmato quello stupido contratto di mia volonta, compresa la clausola che mi aveva fregato. Avevo pagato per il sesso?

No. Quello che avevo detto a Ian e vero: il sesso si trova dappertutto. Avevo pagato per il felice privilegio di appartenere. A una famiglia; specialmente per la delizia domestica di cambiare pannolini bagnati e lavare piatti e carezzare cuccioli. Per me il Signor Sottoipiedi era molto piu importante di quanto lo fosse mai stata Anita, anche se non mi ero mai permessa di pensarlo. Avevo cercato di amarli tutti finche la storia di Ellen non aveva rischiarato gli angoli sporchi.

Vediamo. Sapevo esattamente quanti giorni ero riuscita a trascorrere con la mia ex famiglia. Un pizzico di aritmetica mi disse che dal momento che mi avevano confiscato tutto, la tariffa giornaliera di quelle dolci vacanze a pensione completa era stata piu di quattrocentocinquanta dollari ennezeta.

Una bella tariffa anche per un albergo di lusso. Ma la vera spesa sostenuta dalla famiglia per tenermi in casa era meno di un quarantesimo di quella cifra. Tutti gli altri, su quali basi economiche erano entrati a fare parte della famiglia? Non lo avevo mai saputo.

Era possibile che Anita, incapace di impedire agli uomini di invitarmi a unirmi al gruppo, avesse sistemato le cose in modo da non permettermi di lasciare il lavoro e vivere in casa, al tempo stesso legandomi alla famiglia con un accordo molto conveniente per la famiglia, cioe per Anita? E chi poteva dirlo?

Sapevo cosi poco dei matrimoni fra esseri umani che non ero mai stata in grado di giudicare, e ancora non lo ero.

Pero una cosa l’avevo imparata: Brian mi aveva sorpreso mettendosi contro di me. Lo avevo giudicato il membro della famiglia piu adulto, saggio, colto, l’unico che potesse accettare la realta della mia origine biologica senza rifiutarla.

Forse lo avrebbe fatto se per la mia dimostrazione avessi scelto qualche altra capacita, qualche abilita che non lo minacciasse.

Ma lo aveva vinto in una prova di forza, un campo in cui il maschio nutre la ragionevole convinzione di primeggiare. Lo avevo colpito nel suo orgoglio virile.

A meno che non abbiate intenzione di ucciderlo subito dopo, non prendete mai un uomo a calci nelle palle. Nemmeno simbolicamente. O forse soprattutto simbolicamente.

9

La caduta libera fini ed entrammo nelle sensazioni incredibilmente eccitanti del volo planato ipersonico. Il computer se la stava cavando bene nello smorzare la violenza, ma si sentivano ancora le vibrazioni nei denti; e io le sentivo in altre parti, dopo quella notte movimentata.

Uscimmo dal transonico piuttosto bruscamente, poi restammo a lungo in subsonico, con l’urlo che continuava a crescere.

Poi atterrammo e si accesero i retrorazzi, e dopo un po’ ci fermammo. E io respirai a pieni polmoni. Per quanto mi piacciano gli Sb, fra l’atterraggio e la sosta non sono mai rilassata.

Eravamo partiti dall’Isola del Nord a mezzogiorno di giovedi, e cosi arrivammo quaranta minuti piu tardi a Winnipeg il giorno prima (mercoledi), alle 19,40 di sera. (Non prendetevela con me; andate a guardarvi una carta geografica che riporti i fusi orari.)

Aspettai di nuovo, fui l’ultimo passeggero a scendere. Di nuovo il capitano prese la mia sacca, ma questa volta mi scorto con la confidenza di un vecchio amico; e io mi sentii enormemente intenerita.

Mi guido a una porta laterale, poi supero con me Dogana, Sanita e Immigrazione, presentando per prima la sua borsa da viaggio.

L’impiegato della Dsi non la tocco. — Ciao capitano. Oggi cosa contrabbandi?

— La solita roba. Diamanti illegali. Segreti industriali. Progetti di armi. Droghe.

— Tutto qui? Gesso sprecato. — L’uomo scarabocchio qualcosa sulla borsa di Ian. — Lei e con te?

— Mai vista in vita mia.

— Io squaw pellirossa — intervenni. — Capo bianco promesso molta acqua di fuoco. Capo bianco no mantiene promesse.

— Questo potevo dirvelo anch’io. Vi fermate molto?

— Vivo nell’Impero. Sono di passaggio. Potrei fermarmi per una notte. Sono transitata qui il mese scorso. Andavo in Nuova Zelanda. Il mio passaporto.

L’impiegato diede un’occhiata al passaporto, lo stampiglio, scarabocchio sulla mia sacca senza aprirla. — Se decidete di fermarvi un po’ di piu, vi offriro acqua di fuoco. Ma non fidatevi del capitano Tormey. — Ce ne andammo.

Appena superata la barriera, Ian lascio cadere i bagagli, alzo da terra una donna per i gomiti (una dimostrazione del suo eccellente stato fisico; lei era piu bassa solo di una decina di centimetri) e la bacio con entusiasmo. Poi la rimise giu. — Jan questa e Marj.

(Se Ian aveva a casa quel bocconcino delizioso, perche sprecava tempo con le mie modeste doti? Perche io mi trovavo ad Auckland e lei no, senza dubbio. Ma adesso Ian era li. Mia dolce signora, hai un buon libro da prestarmi?)

Janet mi bacio e mi sentii meglio. Poi, continuando a tenermi abbracciata, mi scosto un poco da se. — Non la vedo. L’hai lasciata sulla nave?

— Lasciato cosa? Ho solo questa sacca. Il resto dei miei bagagli e al deposito automatico.

— No, tesoro, la tua aureola. Betty mi ha fatto capire che dovevo aspettarmi un’aureola.

Riflettei. — Sei sicura che abbia parlato di un’aureola?

— Be’, ha detto che sei un angelo. Forse sono balzata alle conclusioni.

— Forse. Non mi pare di aver avuto l’aureola, ieri sera. Non la porto mai, quando viaggio.

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