Erano una vera e propria attrazione di opposti, quei due. Ned era piccolo, pelle e ossa, occhioni miti, voce sommessa, movenze aggraziate. Bostoniano di origine irlandese, famiglia cattolica praticante, cresciuto in scuole di preti, ancora al secondo anno di universita portava addosso un crocefisso e talvolta andava perfino a messa. Intendeva diventare poeta e scrittore di racconti. No, «intendeva» non e la parola giusta. Come ha spiegato una volta lui stesso, chi ha talento non
Divenne per noi una specie di mascotte. Era molto piu in confidenza con Oliver che con me, ma a me non dispiaceva averlo attorno: era un individuo diverso da me, con un modo di considerare la vita completamente diverso dal mio. La sua voce sommessa, i suoi occhi da cane frustato, il suo abbigliamento bislacco (indossava spesso la veste talare, suppongo per far credere che nonostante tutto era riuscito a diventare sacerdote), la sua poesia, la sua maniera caratteristica di fare del sarcasmo, la sua mente complicata (considerava sempre due o tre aspetti di ogni argomento, ed era capace di credere a tutto e a nulla contemporaneamente)… insomma, ogni cosa in lui mi affascinava. Oliver e io dovevamo essergli apparsi tanto estranei quanto lui a noi. Veniva tanto spesso a trovarci che finimmo con l’invitarlo a dividere con noi la stanza. Non mi ricordo da chi venne l’idea, se da Oliver o da me (o forse dallo stesso Ned?).
A quell’epoca non sapevo che era invertito. O meglio un «finocchio», per usare il termine che lui preferisce. Il guaio di vivere una ben protetta vita da protestante aristocratico e che si e a contatto con una ristrettissima fetta di umanita, e non si e portati ad aspettarsi l’insolito. Naturalmente sapevo che esistono gli omosessuali. Ne avevo incontrati anche a scuola. Camminavano con i gomiti in fuori, portavano i capelli inanellati, e parlavano con un accento caratteristico, il falsetto universale che si sente dal Maine alla California. Leggevano sempre Proust e Gide, e alcuni portavano addirittura il reggipetto sotto la camiciola sportiva a maniche corte.
Ma Ned non era cosa appariscente. E io non sono cosi ingenuo da prendere automaticamente per invertito chiunque scriva (o legga!) poesie. Era un po’ femmineo, si, aveva un’aria poco virile; ma in fin dei conti non ci si puo aspettare che un ragazzo di cinquanta chili s’interessasse molto al rugby. (Invece si dedicava al nuoto, quasi tutti i giorni. Nella piscina dell’universita nuotavamo senza costume, per cui Ned si godeva gratis uno spogliarello integrale ma a quell’epoca io ignoravo ancora la faccenda).
Una cosa e certa: non l’ho mai visto uscire con una ragazza. Il che, di per se, non e certo riprovevole. La settimana prima degli esami finali, due anni fa, Oliver e io e un paio di altri ragazzi tenemmo nella nostra stanza quella che si potrebbe definire orgia: Ned era presente, e non sembrava affatto sconvolto all’idea. Lo vidi io stesso farsi una pollastrella, una foruncolosa cameriera venuta dalla citta. Solo molto tempo dopo mi resi conto che: primo, per Ned un’orgia puo essere un interessante soggetto letterario; secondo, non e che le ragazze lo lascino indifferente ma i maschi gli piacciono di piu.
Ned ci porto Eli. No, non erano amanti, ma solo amiconi. La prima cosa che mi disse Eli, o quasi, fu: — Se hai dei dubbi, ti avviso subito che sono eterosessuale. Ned non cerca i tipi come me, e io non cerco i tipi come lui. — Non lo dimentichero mai. Fu la prima volta che qualcuno mi apri gli occhi sul fatto che Ned era quello che era; e credo che neppure Oliver se ne fosse reso conto, benche non si possa mai dire che cosa passa per la mente di Oliver.
Eli, naturalmente, aveva etichettato giusto il suo amico Ned. Era un ragazzo di citta, un intellettuale di Manhattan: sapeva classificare chiunque alla prima occhiata. Non gli piaceva il suo compagno di stanza e voleva cambiare, e noi avevamo un sacco di spazio; percio ne parlo con Ned e Ned ci chiese se Eli poteva trasferirsi da noi, all’inizio del secondo anno.
Il mio primo ebreo! Neanche questo, avevo intuito. Timothy Winchester quanto sei ingenuo! Fai la conoscenza di un certo Eli Steinfeld, che abita nell’Ottantatreesima Strada Est, e non ti viene neppure in mente che possa essere ebreo! Be’, sulle prime avevo pensato che fosse un cognome tedesco: di solito gli ebrei si chiamano Cohen o Katz o Goldberg. Non venni subito conquistato dalla personalita di Eli, per cosi dire; ma appena scoprii che era ebreo sentii che dovevo acconsentire al suo trasferimento da noi. Allo scopo di allargarmi la mente con lo studio di tutto cio che fosse diverso da me, si, e anche perche mi avevano insegnato a detestare gli ebrei e percio dovevo ribellarmi.
Intorno al 1923, mio nonno paterno aveva fatto una brutta esperienza con certi scaltri ebrei di Wall Street che l’avevano persuaso a investire una grossa somma in una societa radiofonica che volevano fondare; ma erano dei truffatori, e lui ci perse un cinque milioni, per cui nella nostra famiglia divenne una regola non fidarsi mai degli ebrei. Mi sono sempre sentito dire che sono grossolani, trafficoni, pusillanimi, eccetera eccetera; che fanno di tutto per soffiare a un onesto milionario protestante la ricchezza duramente ereditata, eccetera eccetera. Per la verita, una volta mio zio Clark mi confido che il nonno avrebbe raddoppiato il suo capitale se avesse venduto entro otto mesi, come avevano fatto segretamente i suoi soci ebrei; ma no, volle tirare in lungo per ricavarne un guadagno ancora piu pingue, e rimase fregato.
Comunque io non ho intenzione di osservare
Sempre a caccia di ragazze, solitamente finisce col non combinare un bel nulla. E le sue prede sono delle scorfane, perdipiu. Non i rottami spettacolosamente orripilanti che Ned (Dio solo sa perche) predilige; Eli va in cerca di un tipo diverso di femmine senza femminilita. Ragazze introverse, insignificanti, macilente, piatte come una tavola, con lenti spesse come fondi di bicchiere: roba del genere, insomma. Naturalmente sono nevrotiche come lui, terrificate dal sesso; e non lo incoraggiano certo, il che rende piu grave il suo problema. Sembra che Eli abbia una paura matta a corteggiare una normale pollastrella attraente e sensuale. L’autunno scorso, per carita cristiana, gli ho buttato fra le braccia Margo: e riuscito soltanto a comportarsi in maniera inconcepibilmente sciocca.
Si, siamo proprio un bel quartetto. Credo che non dimentichero mai la prima (e probabilmente unica) volta in cui i genitori di noi tutti si sono riuniti insieme, durante le vacanze di carnevale. Suppongo che fino allora nessuno di loro fosse riuscito a farsi un’immagine chiara dei compagni di stanza del rispettivo figlio. Un paio di volte, in occasione del Natale, io avevo invitato Oliver a venire a trovare mio padre; ma Ned e Eli no, ne ero mai andato a casa loro.
Dunque ci siamo riuniti tutti insieme. Niente genitori di Oliver, naturalmente. E anche il padre di Ned era morto. Sua madre era una stangona ossuta sul metro e ottanta, con occhi infossati e tutta in nero, che parlava con accento dialettale. Impossibile indovinare che Ned era suo figlio, se non lo si sapeva prima. La madre di Eli era grassottella, bassa, ancheggiante, vestita in modo troppo vistoso; suo padre era pressoche invisibile, un omettino triste in volto che continuava a tirare sospironi. Apparivano entrambi molto piu anziani di Eli. Devono averlo avuto sui trentacinque o quarant’anni. Poi c’era mio padre, il cui aspetto e quello che presumibilmente avro io fra venticinque anni: guance lisce e rosee, folti capelli di colore variante dal biondo al grigio, sguardo che parla di ricchezza.
Un bell’uomo grande e grosso, il tipo del consigliere d’amministrazione. Con lui c’era Saybrook, sua moglie: alta, tirata a lucido, lunghi capelli biondi, corpo atletico dall’ossatura forte, proprio il tipo dell’amazzone nella caccia alla volpe. Suppongo che sia sui trentotto anni, ma ne dimostra dieci di meno.
Immaginiamo questo gruppetto — seduto a un tavolo sotto un ombrellone nel cortile interno dell’universita — che cerca di fare conversazione. La signora Steinfeld che si sforza di alitare calore materno su Oliver, il povero caro orfano. Il signor Steinfeld che occhieggia inorridito il completo italiano di mio padre (seta pura, 450 dollari). La madre di Ned che e completamente nelle nuvole e non capisce nulla ne di suo figlio, ne degli amici di suo figlio, ne dei loro genitori, ne di qualsiasi altro aspetto del ventesimo secolo. Saybrook che si butta con entusiasmo su ogni argomento, con vero impeto da amazzone, e cicala allegramente di te di beneficenza e dell’imminente debutto della sua figliastra. (- E un’attrice? — domanda stupita la signora Steinfeld. — Intendevo il debutto in societa — risponde Saybrook, altrettanto stupita). Mio padre che si contempla le unghie, senza quasi guardare in faccia gli Steinfeld e Eli. Il signor Steinfeld, tanto per fare conversazione, si mette a parlare di Borsa con mio padre. Il signor Steinfeld non possiede azioni, ma legge a fondo il