— La meta di quel che mi chiedi e sempre troppo. Ridusse la cifra di un quinto. Quando rifiutai ancora,
mi disse di cercarmi un altro confessore. Io non feci cenno d’andarmene ed egli fini col ridurre di malagrazia il suo prezzo ancora di un poco. Probabilmente era cinque volte quel che chiedeva di solito alla gente della Citta Vecchia per il medesimo servizio; d’altronde lui sapeva perfettamente che avevo denaro, e io non potevo permettermi di star li a mercanteggiare, con Noim che mi aspettava impaziente nel carro.
— D’accordo — dissi.
Subito dopo, mi porto il contratto. Ho gia detto che noi di Borthan siamo sospettosi, ma ho detto anche che facciamo assegnamento soltanto sui contratti? Le parole sono aria. Prima di portarsi a letto una prostituta, anche un soldato prende degli accordi con lei e li mette sulla carta. La formula era la solita: il confessore mi garantiva che tutto quel che avrei detto sarebbe rimasto segreto, dato che la sua funzione era unicamente quella di intermediario tra me e il dio che avrei invocato, e io, da parte mia, mi impegnavo a non ritenerlo responsabile della conoscenza che aveva di me, a non convocarlo come testimone, a non indicarlo come mio alibi in qualche processo, eccetera, eccetera. Firmammo e ci scambiammo le copie. Gli diedi il suo denaro.
— Quale dio vuoi convocare?
— Il dio che protegge i viaggiatori.
Non chiamiamo mai i nostri dei coi loro nomi ad alta voce.
Accese una candela del colore appropriato, rosa, e la pose davanti allo specchio. Da questo era inteso che il dio avrebbe ascoltato le mie parole.
— Guarda il tuo viso — disse il confessore. — Fissa gli occhi nei tuoi occhi.
Fissai lo specchio. Noi siamo soliti sfuggire la vanita e soltanto in queste occasioni religiose abbiamo modo di esaminare il nostro viso.
— Adesso apri la tua anima — ordino il confessore; — lascia che vengano in superficie le pene, i sogni, i desideri, i dolori.
— E il figlio dell’Eptarca che fugge da! suo paese — cominciai, e immediatamente il confessore si fece attento, stupefatto di quel che dicevo. Anche senza staccare gli occhi dallo specchio, mi rendevo conto che si stava dando da fare per cercare di leggere la firma che avevo apposto al contratto. — La paura che ha del fratello — continuai, — lo spinge a partire, ma il suo animo e gonfio di pena.
Continuai cosi per un po’. Il confessore mi incoraggiava quando esitavo, e con l’arte del suo mestiere riusciva a farmi continuare; ben presto, comunque, non ci fu piu bisogno della sua mezzaneria, perche le parole sgorgavano veloci. Gli dissi del desiderio che avevo di Halum, del turbamento che mi aveva dato il suo abbraccio, di come ero stato per mentire a Stirron, parlai dell’offesa che avrei fatto a mio fratello non partecipando alle sue nozze; confessai mille piccole colpe di autocompiacimento, di quelle che tutti commettiamo, ogni giorno.
Il confessore ascoltava.
Li paghiamo per ascoltare, nient’altro che per ascoltare, fino a quando ci siamo purificati e placati. Questa e la nostra santa comunione, togliere i rospi dal pantano e metterli nelle loro Case del Dio, assicurandoci la loro pazienza col denaro. Il Comandamento ci consente di dire tutto ad un confessore, anche le cose piu disgustose, i sordidi desideri soffocati, le oscenita nascoste. Abbiamo il diritto di annoiarlo, un diritto che non abbiamo coi parenti di legame, perche stendiamo con lui un contratto che lo obbliga a star li a sentirci, paziente come le montagne. Non dobbiamo preoccuparci dei suoi problemi, ne di quel che pensa di noi, ne del fatto che probabilmente preferirebbe fare qualcos’altro. Viene chiamato, prende il suo denaro e sta ad ascoltare quelli che hanno bisogno di lui. C’e stato un periodo in cui mi sembrava magnifico che ci fossero i confessori, che con la loro presenza ci liberavano dal dolore. Dovette passare molto, troppo tempo, prima che mi rendessi conto che sfogarsi con un confessore non e piu piacevole che far l’amore con la propria mano: ci sono modi migliori di amare, ci sono modi piu felici di confessarsi.
Ma allora non lo sapevo, e stavo li rannicchiato vicino allo specchio a ricevere la miglior purificazione che il denaro mi potesse dare. Tutta la mia pena scivolava via, sillaba dopo sillaba, lentamente come il dolce liquore dei nodosi e repellenti alberi-carne che crescono nel Golfo di Sumar quando si batte sui loro fianchi irti di spine. Mentre parlavo, la magia delle candele mi affascinava: al tremolio luminoso mi persi nella superficie ricurva dello specchio. Ero in un incantesimo, il confessore era solo un’ombra confusa nel buio, irreale, insignificante. Ormai parlavo direttamente col dio dei viaggiatori, che mi avrebbe placato e guidato. Credevo veramente che fosse cosi. Non che immaginassi che esistesse veramente un posto dove gli dei convocati venivano ad ascoltarci, ma a quel tempo avevo della religione un’idea astratta e metaforica e mi sembrava che tutto cio fosse reale, reale come lo e il mio braccio destro.
Il mio flusso di parole s’interruppe e il confessore non cerco di rinnovarlo. Mormoro le parole dell’assoluzione. Era finito. Spense la candela del dio stringendola tra due dita e si alzo per spogliarsi dei paramenti. Io rimanevo in ginocchio, stanco e stravolto dopo la confessione, perso in meditazioni. Mi sentivo pulito, liberato da tutte le macerie che avevo nell’anima, e, nell’armonia del momento, mi accorgevo ben poco dello squallore che mi circondava. La cappella era un luogo magico e il confessore era infiammato di una divina bellezza.
— Su — disse toccandomi con la punta del sandalo. — Fuori. Inizia il tuo viaggio.
Il suono di quella voce stridula ruppe l’incanto. Mi alzai, scossi la testa per risvegliarmi da quella nuova luminosita, mentre il confessore quasi mi spingeva per il corridoio. Non aveva piu paura di me, quel brutto omiciattolo, anche se io ero il figlio dell’Eptarca e potevo ucciderlo con uno sputo, perche ormai conosceva la mia codardia, la mia passione proibita per Halum, la mia meschinita, e il sapere tutto questo mi riduceva ai suoi occhi; chi si e appena confessato non puo incutere timore al suo confessore.
Pioveva ancora piu forte, quando lasciai l’edificio. Noim sedeva accigliato nel carro, con la fronte poggiata sul volante. Guardo in su e fece un cenno per farmi capire che avevo indugiato troppo nella Casa del Dio.
— Ti senti meglio, ora che hai vuotato la vescica? — mi chiese.
— Come?
— Voglio dire, la tua anima ha fatto una buona pisciata, li dentro?
— Che frase sciocca, Noim!
— Si diventa blasfemi, quando la pazienza viene messa a dura prova.
Avvio il carro e partimmo. In breve raggiungemmo le vecchie mura di Citta di Salla, presso la porta di Glin, ornata di torri. La porta era sorvegliata da quattro guerrieri insonnoliti e irritati, con indosso delle uniformi gocciolanti. Non ci prestarono attenzione. Noim oltrepasso il cancello e superammo un cartello che ci dava il benvenuto sulla Grande Strada di Salla. Citta di Salla spariva pian piano dietro di noi; ci lanciammo a Nord, verso Glin.
13
La Grande Strada di Salla attraversa una delle nostre zone meglio coltivate, la ricca e fertile Pianura di Nand, che ogni primavera riceve in dono la terra strappata via alla superficie di Salla Occidentale dagli indaffarati torrenti. A quel tempo era Eptarca del distretto di Nand un uomo notoriamente tirchio e, grazie alla sua avarizia, la strada era in pessime condizioni. Come Halum aveva predetto per scherzo, ci trovammo in gravi difficolta nel procedere in mezzo al fango che ostruiva la strada. Fu un grande sollievo superare Nand ed entrare in Salla Settentrionale, dove il terreno era un misto di roccia e di sabbia. La popolazione viveva di erba e di molluschi che prendeva dal mare.
Nel Nord di Salla era raro vedere dei carri da terra, e per ben due volte i rabbiosi e affamati abitanti, che trovavano offensivo il solo nostro frettoloso passaggio attraverso le loro terre amare, presero a scagliarci delle pietre. La strada era finalmente sgombra dal fango, comunque.
Le truppe del padre di Noim stazionavano nell’estremo Nord di Salla, sulla sponda piu bassa del fiume Huish, che e il fiume piu vasto di Velada Borthan. Comincia con un centinaio di piccolissimi ruscelletti che discendono lungo i versanti degli Huishtor, nella parte nord di Salla Occidentale e che, a valle, confondono le loro acque sino a formare un torrente grigio e impetuoso che precipita vorticosamente attraverso uno stretto