sufficiente per pagarmi il viaggio. Di tanto in tanto, giungevano al campo notizie dal mondo esterno e cosi venni a sapere che le autorita di Glin stavano cercando un giovane principe di Salla che si credeva fosse impazzito e stesse vagabondando chissa dove a Glin: l’Eptarca Stirron si augurava che l’infelice giovane venisse riportato al piu presto possibile in patria per le cure mediche di cui aveva cosi disperatamente bisogno. Sospettando che le strade e i porti fossero sorvegliati, prolungai la mia permanenza sulle montagne fino alla primavera e, per maggior prudenza, rimasi anche l’estate. Alla fine avevo passato lassu piu di un anno.
Fu un anno che mi cambio molto. Lavoravamo duro, abbattevamo alberi enormi sotto qualsiasi tempo, strappavamo via i rami, li portavamo alla segheria. La giornata era lunga, faticosa e fredda, ma la notte c’era vino caldo in abbondanza e ogni dieci giorni ci portavano dalla citta un plotone di donne a divagarci. Il mio peso aumento di piu della meta, tutto di muscoli potenti, e diventai tanto alto da sorpassare il piu alto dei tagliaboschi. Mi prendevano in giro per la mia statura. La mia barba divenne foltissima, i piani del mio viso mutarono e le rotondita della giovinezza mi lasciarono. Trovavo i tagliaboschi piu piacevoli dei cortigiani tra i quali avevo vissuto. Pochi di loro sapevano leggere, dell’etichetta non conoscevano nulla, ma erano di buon cuore, pieni di spirito, perfettamente a loro agio nei corpi. Non vorrei che pensaste che erano peccaminosamente aperti e inclini alle confidenze perche non esitavano a dire «io» e «me»: rispettavano il Comandamento nel modo piu assoluto, e probabilmente erano piu riservati della gente colta, su certe cose.
Sembrava pero che fossero piu gai di quelli che usavano passivi e impersonali, e forse fu proprio la mia permanenza tra di loro a piantare in me quel seme di ribellione, quell’idea della fondamentale ingiustizia del Comandamento che il Terrestre Schweiz doveva piu tardi portare a piena fioritura.
Non parlai del mio rango e della mia origine. Potevano capire da soli, dalla mia pelle delicata, che non avevo mai lavorato duramente in vita mia ed il mio modo di parlare mi classificava come un uomo educato, anche se non necessariamente di alta nascita. Non diedi spiegazione sul mio passato, comunque, e nessuno me ne chiese. Tutto quel che dissi fu che ero di Salla, dato che l’avrebbero comunque capito dal mio accento; da parte loro, mi garantirono il segreto della mia storia. Il mio capo, credo, comincio a sospettare molto presto che io dovevo essere il principe fuggitivo che Stirron ricercava, ma non mi domando mai nulla. Per la prima volta, nella mia vita, dunque avevo un’identita mia, che non aveva nulla a che fare col mio stato regale. Non ero piu Lord Kinnall, secondo figlio dell’Eptarca, ma Darival, il forte tagliaboschi che veniva da Salla. Imparai molte cose da questa trasformazione. Non ero mai stato uno dei tanti giovani nobili fanfaroni e spaccamontagne: essere un
Quella scoperta e la nuova coscienza di me stesso che mi aveva portato erano cosi preziose che la permanenza tra le montagne comincio a sembrarmi non piu un esilio ma una vocazione. Il sogno di andare a cercare a Manneran una vita facile mi lascio e, benche avessi da parte denaro piu che sufficiente per pagarmi il viaggio, non avevo alcun desiderio di partire. Non era soltanto la paura dell’arresto che mi tratteneva fra i tagliaboschi, era l’amore per l’aria smagliante, chiara e fredda degli Huishtor, per il mio nuovo arduo lavoro e per gli uomini duri e franchi che avevo intorno. Percio rimasi: lasciai passare l’estate e poi l’autunno, salutai il nuovo inverno e non avevo pensiero di partire.
Sarei ancora li, se non fossi stato costretto a fuggire. In un disgraziato pomeriggio d’inverno, col cielo che sembrava ferro e la minaccia di una tormenta, portarono su dalla citta le prostitute per la programmata notte di svago. Quella volta c’era tra loro una nuova venuta e il suo modo di parlare dichiarava che veniva da Salla. La sentii subito, non appena la donna entro ancheggiando nella nostra sala di svago; avrei voluto sgusciar via, ma lei mi vide, sussulto e si mise a gridare: — Guardate la. Quello e di certo il nostro principe scomparso!
Risi, cercai di persuadere gli altri che la donna era ubriaca o pazza, ma il rossore delle mie guance mi accusava, e i tagliaboschi presero a guardarmi in modo diverso. Un principe? Un principe? Che storia era quella? Bisbigliavano tra loro toccandosi col gomito e ammiccando. Sentendomi in pericolo, reclamai la donna per me, la condussi da parte e quando fummo soli tornai a dirle che si sbagliava: non sono un principe, dicevo, sono solo un comune tagliaboschi. Non voleva saperne. — Lord Kinnall camminava nella processione al funerale dell’Eptarca — disse. — Lo si e visto con questi occhi. Tu sei lui! — Piu io protestavo, piu lei si convinceva, non c’era verso di farle cambiare idea. Anche quando l’abbracciai aveva un tale timore ad aprirsi al figlio dell’Eptarca che il suo sesso rimase asciutto ed io le feci male nel penetrarla.
Quella notte, sul tardi, quando la baldoria fu finita, venne da me il mio capo: era solenne e preoccupato. — Stasera una delle ragazze ha detto delle strane cose sul tuo conto — mi disse. — Se sono vere, sei in pericolo perche quando quella ragazza tornera al villaggio spargera la notizia e la polizia non ci mettera molto ad arrivare.
— E necessario che si parta, dunque? — chiesi.
— A te la scelta. Stanno ancora cercando quel principe: se tu sei lui, qui nessuno ti puo proteggere contro le autorita.
— Allora bisogna partire. All’alba…
— Subito — disse. — Mentre la ragazza e ancora qui addormentata.
Mi premette in mano del denaro di Glin, molto di piu di quanto non me ne dovesse; io raccolsi le mie poche cose e uscimmo insieme. Era una notte senza luna e il vento d’inverno era selvaggio. Alla luce delle stelle, vidi scintillare la neve che cadeva. Il mio capo guido in silenzio giu per la discesa, oltrepasso ai piedi dei monti il villaggio da cui venivano le prostitute e sbuco su una strada secondaria che seguimmo per qualche ora. All’alba eravamo nel centro-sud di Glin, non molto lontano dal fiume Huish. Li si fermo, alla fine, in un villaggio che si chiamava Klaek, un posto invernale di piccole capanne di pietra grigia circondate da ogni parte da campi ricoperti di neve. Mi lascio nel camion ed entro nella prima capanna uscendone un momento dopo in compagnia di un uomo magro che ci riverso addosso un torrente di istruzioni gesticolando senza posa. Con l’aiuto delle sue indicazioni, trovammo la strada del posto che il mio capo cercava, l’abitazione di un certo agricoltore di nome Stumwil. Questo Stumwil era un uomo dai capelli bianchi, piu o meno della mia statura, con gli occhi di un blu slavato ed un timido sorriso. Forse era parente del mio capo, o, piu probabilmente, era in debito con lui; non l’ho mai chiesto. In ogni caso, aderi prontamente alla sua richiesta ed accetto di tenermi li. Il mio capo mi abbraccio e riparti nella neve; non l’ho mai piu visto. Spero che gli dei siano stati cortesi con lui quanto lui lo e stato con me.
18
La villetta era composta di una sola grande stanza, divisa in varie zone da tende leggere. Stumwil mise su un’altra tenda, mi dette della paglia per il giaciglio e cosi fu pronta la mia nuova abitazione. Eravamo in sette sotto quel tetto: Stumwil, io, la moglie di Stumwil, una donna stanca che sembrava sua madre, i loro tre figli, due ragazzi ancora fanciulli e una ragazza adolescente, e la sorella di legame della ragazza, che quell’anno viveva con loro. Era gente allegra, innocente e fiduciosa. Benche non sapessero niente di me, mi accolsero immediatamente come un membro della famiglia, come uno zio sconosciuto inaspettatamente tornato da un viaggio. Non ero preparato alla