dell’Alto Giudice ed il mio stipendio non era cresciuto di molto, ma tutta Manneran sapeva che ero io a dirigere le decisioni di Segvord e questo mi procurava una rendita da gran signore in «regali». Pian piano Segvord comincio a ritirarsi dal lavoro e ad affidarlo a me. Passava settimane intere nel suo ritiro sull’isola nel Golfo di Sumar, mentre io firmavo e scrivevo documenti a nome suo. Avevo 24 anni quando lui a cinquanta, abbandono l’incarico. Dato che io non ero nato a Manneran, non potevo diventare Alto Giudice al suo posto, ma Segvord fece in modo che gli succedesse una nullita, un certo Noldo Kalimol, suo amico, con l’intesa che Kalimol mi avrebbe mantenuto al mio posto di responsabilita.

Non avreste torto a pensare che la mia vita a Manneran e stata facile e sicura, ricca e potente. Le settimane si succedevano serene e, benche la perfetta felicita non sia dell’uomo, io avevo ben poche ragioni di scontento. Avevo accettato senza drammi il fallimento del mio matrimonio, dato che nella nostra societa e difficile incontrare un sincero amore tra coniugi; avevo sepolto profondamente nella mia anima l’altra mia pena, l’amore senza speranze per Halum. Quando questo si affacciava dolorosamente alla superficie della mia anima, mi placavo con una visita a Jidd, il confessore. Avrei continuato a vivere in quel modo sino alla fine dei miei giorni, se non fosse entrato nella mia vita il Terrestre Schweiz.

28

I Terrestri vengono raramente a Borthan. Prima di Schweiz, ne avevo visti solamente due e tutti e due nei giorni in cui mio padre era a capo dell’Eptarchia. Il primo era un uomo alto, dalla barba rossa, che venne a Salla quando io avevo circa cinque anni; era un viaggiatore che vagava di mondo in mondo per svago. Aveva appena attraversato, a piedi, da solo, le Terre Basse Bruciate. Ricordo di aver studiato con grande attenzione il suo volto, per scoprirvi le tracce della sua provenienza da un altro mondo, un occhio in piu, forse, o corna, tentacoli, artigli.

Naturalmente, non trovai nulla di tutto questo, percio misi apertamente in dubbio la sua origine terrestre. Stirron, che aveva il vantaggio di due anni di scuola piu di me, mi disse in tono canzonatorio che tutti i mondi del cielo, incluso il nostro, erano stati colonizzati dagli uomini della Terra e che percio un Terrestre aveva lo stesso aspetto di uno di noi. Cio nonostante, quando, alcuni anni dopo, un secondo Terrestre si presento a corte, continuai a cercare gli artigli e i tentacoli. Costui era un uomo robusto, allegro, abbronzato, uno scienziato che collezionava la fauna del nostro pianeta per conto di un’universita di qualche lontana parte della galassia. Mio padre lo condusse nelle Terre Basse Bruciate per catturare un uccello-spada; io insistetti tanto per andare con loro che finii per essere bastonato per la mia insistenza.

Sognavo la Terra. Cercai nei libri e vidi la fotografia di un pianeta blu con molti continenti ed una grossa luna come segnata dal vaiolo che le girava intorno. Pensai: e da qui che veniamo tutti, questo e l’inizio di tutto. Lessi dei regni e delle nazioni, della vecchia Terra, delle guerre e delle devastazioni, dei monumenti, delle tragedie. I viaggi nello spazio, la conquista delle stelle. Ci fu un periodo in cui immaginavo persino di essere anch’io un Terrestre, nato in quell’antico pianeta di meraviglie e portato piccolissimo a Borthan per essere sostituito al vero figlio di un Eptarca. Mi dicevo che da grande sarei andato sulla Terra, avrei camminato nelle citta vecchie di diecimila anni, cercando di individuare la linea di emigrazione che aveva portato i bisnonni dei miei bisnonni dalla Terra a Borthan. Desideravo anche avere un qualcosa della Terra, un frammento di vaso, un pezzetto di roccia, una moneta ammaccata, come legame tangibile con un mondo che era il cuore delle migrazioni umane. Desideravo tanto che qualche altro Terrestre arrivasse a Borthan, per subissarlo di domande e per elemosinare da lui un frammento della Terra; ma non venne nessuno, io diventai grande e la mia ossessione per il primo dei pianeti dell’uomo fini coll’affievolirsi.

Poi Schweiz attraverso il mio cammino.

Schweiz era un commerciante. Molti Terrestri lo sono. Quando lo conobbi, era a Borthan da un paio d’anni come rappresentante di una ditta d’esportazioni che aveva la base in un sistema solare non lontano dal nostro; egli scambiava dei manufatti con le nostre pellicce e le nostre spezie. Durante la sua permanenza a Manneran, si era trovato impegolato in una controversia con un importatore locale a proposito di un carico di pellicce di «scudo-di- tempesta» provenienti dalla costa nordoccidentale. Questi aveva cercato di dare a Schweiz della merce scadente ad un prezzo piu alto di quello convenuto, Schweiz lo aveva denunciato ed il caso era finito davanti al Tribunale del Porto. Tutto cio e avvenuto tre anni fa, poco piu di tre anni dopo il ritiro di Segvord Helalam.

I fatti erano chiari e non c’erano dubbi sulla sentenza. Uno dei giudici minori approvo la richiesta di Schweiz e ordino all’importatore di rispettare il contratto con l’imbrogliato terrestre. In condizioni normali, io non sarei stato coinvolto nella questione, ma quando i documenti del caso giunsero all’Alto Giudice Kalimol per la consueta revisione, precedente la conferma della sentenza, io detti loro un’occhiata e vidi che a sporgere denuncia era stato un Terrestre.

La tentazione era lancinante. L’antico incantamento che mi legava a quella razza, la mia fantasia delusa di artigli, tentacoli, occhi in piu, mi riprese. Dovevo parlargli. Cosa speravo di ottenere da lui? Le risposte alle domande che non avevo potuto fare da ragazzo? Qualche indizio sulla natura delle forze che avevano portato l’uomo verso le stelle? O semplicemente un diversivo, un momento di svago in una vita troppo tranquilla?

Chiesi a Schweiz di presentarsi nel mio ufficio.

Entro quasi di corsa, una figura frenetica, energica, con un abito vistoso. Ghignando quasi come un maniaco mi strinse la mano per salutarmi, appoggio le nocche sulla mia scrivania, indietreggio di qualche passo e comincio a camminare su e giu per la stanza.

— Gli dei vi proteggano, Vostra Grazia — disse a voce alta. Attribuii il suo strano comportamento, quel modo frenetico di muoversi che lo faceva somigliare ad una molla elicoidale, quello sguardo intenso degli occhi sbarrati, alla paura per la mia persona; d’altronde avrebbe avuto ragione a preoccuparsi, dato che era stato convocato da un alto ufficiale per una causa che egli pensava di aver gia vinto. Scoprii piu tardi che i modi di Schweiz erano manifestazioni della sua natura esuberante e non di una tensione momentanea e specifica.

Era un uomo di media statura, molto magro, senza un grammo di grasso addosso. La sua pelle era dorata ed i capelli, color miele scuro, gli scendevano lisci sulle spalle. Gli occhi erano brillanti e arguti, il sorriso pronto e malizioso. Emanava da lui un’energia fanciullesca, un dinamismo, un entusiasmo che mi incantarono immediatamente, anche se facevano di lui un compagno un po’ stancante. Tuttavia non era un ragazzo: il suo volto portava i primi segni dell’eta e i capelli, anche se abbondanti, cominciavano a diradarsi sulla sommita.

— Sedetevi — dissi, dato che quel suo saltellare mi infastidiva. Mi domandai come cominciare la conversazione. Quante cose potevo chiedergli prima che invocasse il Comandamento e sigillasse le labbra? Avrebbe parlato di se stesso e del suo mondo? Avevo il diritto di frugare nell’anima di uno straniero come non avrei osato fare con un uomo di Borthan? Si sarebbe visto. La curiosita mi spinse. Sollevai il fascio di documenti che riguardavano il suo caso, dato che egli lo stava guardando con aria afflitta, e lo spinsi verso di lui, dicendo: — Le prime cose al primo posto. La sentenza e stata approvata. Oggi l’Alto Giudice Kalimol dara il suo benestare ed entro un ciclo lunare avrete il vostro denaro.

— Parole felici, Vostra Grazia.

— E questo conclude la parte legale.

— Un incontro cosi breve? Sembra quasi superflua una visita per pochi istanti di chiacchiere, Vostra Grazia.

— Si deve riconoscere che siete stato chiamato per parlare anche di altre cose, oltre al processo.

— Eh, Vostra Grazia? — Sembrava sorpreso e allarmato.

— Per parlare della Terra. — dissi. — Per soddisfare l’inutile curiosita di un burocrate annoiato. Vi va? Siete disposto a parlare un poco, adesso che siete stato attirato qua col pretesto degli affari? Sapete, Schweiz, si e sempre subito il fascino della Terra e dei terrestri. — Per guadagnarmi un po’ di confidenza, giacche era ancora dubbioso e accigliato, gli raccontai la storia degli altri Terrestri che avevo conosciuto e di come credevo ingenuamente che dovessero avere forme aliene.

Egli si rilasso, ascolto divertito e, prima che avessi finito, comincio a ridere di cuore. — Artigli! — esclamo. — Tentacoli! — Si passo le mani sulla faccia. — Ma davvero, Vostra Grazia? Credevate davvero che i terrestri fossero creature tanto bizzarre? Per tutti gli dei, Vostra Grazia, io vi assicuro che vorrei avere qualche stranezza nel mio corpo, in modo da divertirvi!

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