— Ah — disse Schweiz, — ma voi avete parlato ad uno straniero, ad uno che non e parte integrante della vostra cultura, a qualcuno che in segreto sospettate abbia tentacoli e artigli! Vi sentireste cosi libero con un cittadino di Manneran?
— Nessun altro, a Manneran, avrebbe fatto le domande che avete fatto voi.
— Forse no. E difficile comportarsi in modo adeguato, quando si manca di tutta un’educazione all’autorepressione. Allora queste domande sulla vostra filosofia della religione sono un’intrusione nella vostra intimita, Vostra Grazia, vi offendono?
— Non ci sono obiezioni, a parlare di queste cose — dissi, senza troppa convinzione.
— Ma e un discorso proibito, non e vero? Non abbiamo usato parole tabu, se si esclude quella mia piccola distrazione, ma abbiamo discusso di cose proibite, abbiamo stabilito una relazione proibita. Voi avete abbassato un po’ la guardia, eh? E una cosa che merita gratitudine. Si e qui da tanto tempo, anni, ormai, e non si e mai potuto parlare liberamente con un uomo di Borthan, nemmeno una volta. Fino a quando non si e capito, oggi, che avevate intenzione di aprire un poco il vostro cuore. E stata un’esperienza straordinaria, Vostra Grazia. — Il sorriso selvaggio riapparve. Si mosse a scatti per l’ufficio. — Non si intendeva criticare il vostro modo di vivere — disse. — In effetti si voleva lodarne certi aspetti e nello stesso tempo cercare di capirne gli altri.
— Quali lodare, quali capire?
— Capire il vostro costume di erigervi intorno delle mura. Lodare la facilita con cui voi accettate la presenza divina. Questa si invidia. Come gia si e detto, quando non c’e stata nessuna educazione alla fede, e difficile riuscire a conquistarla. Si ha la testa sempre piena di domande maligne e scettiche. Per natura non si riesce ad accettare quello che non e visibile o sensibile e percio si e costretti a vagare soli per la galassia alla ricerca della porta che conduce alla fede, provando questo, provando quello e senza mai trovare… — Schweiz fece una pausa. Aveva il volto arrossato e sudato. — Percio capite, Vostra Grazia, voi avete qui qualcosa di prezioso, questa vostra capacita di divenire parte di una forza superiore. Si vorrebbe imparare da voi. Naturalmente, e questione di condizionamento culturale. Borthan conosce ancora gli dei e la Terra e loro sopravvissuta. La civilta e giovane, su questo pianeta, ci vogliono migliaia di anni per corrodere l’impulso religioso.
— Inoltre — dissi, — questo pianeta e stato colonizzato da uomini con forti credenze religiose, che vennero qui proprio per difenderle e che si sforzarono di inculcarle nei loro discendenti.
— Anche questo e vero. Il vostro Comandamento. Eppure questo accadde, quanto, millecinquecento, duemila anni fa? Poteva essere crollato, ormai, ma non e stato cosi. E piu forte di prima. La vostra devozione, la vostra umilta, il vostro negare voi stessi…
— A quelli che non potevano accettare e trasmettere gli ideali dei primi colonizzatori — spiegai, — non fu permesso rimanere. Questo ebbe la sua influenza sul modello di cultura, se ammettete che caratteristiche come la ribellione e l’ateismo possano esser cancellati da una razza. I consenzienti rimasero, i ribelli se ne andarono.
— Parlate degli esuli che si diressero a Sumara Borthan?
— Conoscete la storia, allora?
— Naturalmente. S’impara sempre la storia del pianeta cui si e assegnati. Si, Sumara Borthan. Ci siete mai stato Vostra Grazia?
— Pochi di noi visitano quel continente.
— Avete mai pensato d’andarci?
— Mai.
— C’e gente che ci va — disse Schweiz, sorridendomi in modo strano. Volevo chiedergliene la ragione, ma in quel momento entro un segretario con un fascio di documenti e Schweiz si alzo in fretta. — Non si vuole rubare troppo del prezioso tempo di Vostra Grazia. Forse questa conversazione potrebbe essere ripresa in un altro momento?
— Si spera di avere questo piacere — risposi.
29
Dopo che Schweiz se ne fu andato, rimasi a lungo con la schiena appoggiata alla scrivania, ad occhi chiusi, ripetendo tra me e me le cose che ci eravamo appena detti. Quanto poco ci aveva messo ad abbattere le mie difese! Quanto presto avevamo incominciato a parlare di questioni intime! Certo, era di un altro mondo, e con lui non mi sentivo veramente legato alle nostre usanze, ma ci eravamo avvicinati l’uno all’altro in un modo pericoloso e in un tempo straordinariamente breve. Altri dieci minuti e mi sarei confidato con lui come con un fratello di legame, ed egli avrebbe fatto lo stesso con me. Ero meravigliato e preoccupato della facilita con cui avevo lasciato cadere le regole, dal modo astuto con cui egli mi aveva portato a tanta intimita!
Era tutta colpa sua? Ero stato io a chiamarlo, io a rivolgergli le prime domande intime, io a stabilire il tono della conversazione. Egli aveva avvertito in me una certa insicurezza, se n’era fatto forte e aveva rapidamente invertito i ruoli, in modo che fossi io a rispondere alle domande e lui a farle. E io gli avevo dato corda. Riluttante ma pieno di desiderio, gli avevo aperto il mio cuore. Ero attratto da lui e lui da me. Schweiz il tentatore! Schweiz, che aveva approfittato della debolezza che avevo nascosto cosi a lungo, nascosto perfino a me stesso! Come poteva aver capito che ero pronto a lasciarmi andare?
Quel suo rapido discorso, quella sua voce acuta sembravano avere ancora un’eco nella stanza. Domande, domande, domande. E poi le rivelazioni.
Come poteva sapere, quando io stesso non sapevo?
Era nata una strana amicizia. Chiesi a Schweiz di cenare a casa mia. Mangiammo e parlammo e bevemmo il vino blu di Salla e il vino d’oro di Manneran. Quando il bere ci ebbe riscaldati, discutemmo ancora di religione, dei problemi di Schweiz con la fede, del mio credere negli dei. Venne Halum e rimase con noi per un’ora; piu tardi mi fece notare il potere di Schweiz di sciogliere le lingue, dicendo: — Non ti avevo mai visto cosi ubriaco, Kinnall, eppure vi siete divisi soltanto tre bottiglie di vino. Dev’essere stato un altro il motivo che ti faceva brillare gli occhi e parlare cosi liberamente. — Risi e le dissi che mi sentivo spensierato quando ero con il Terrestre, e che mi riusciva difficile comportarmi secondo le regole, con lui.
Quando ci incontrammo di nuovo, in una taverna presso il Tribunale, Schweiz disse: — Siete innamorato della vostra sorella di legame, eh?
— Naturalmente si e affezionati alla propria sorella di legame.
— No, si vuol dire che voi ne siete
Mi irrigidii. — Era dunque tanto grande l’ubriachezza, l’altra sera? Cosa vi e stato detto di lei?
— Niente — rispose. — Avete detto tutto a lei. Con gli occhi, col sorriso. Senza aprir bocca.
— Possiamo parlare d’altro?
— Se volete, Vostra Grazia.
— E un argomento delicato, doloroso.
— Perdonate allora, Vostra Grazia. Si voleva soltanto la conferma di una intuizione.
— Un simile amore e proibito, tra noi.
— Il che non significa che qualche volta non esiste, eh? — chiese Schweiz e tocco il mio bicchiere col suo.
In quel momento decisi di non rivederlo piu. Era troppo percettivo e parlava con troppa liberta di quel che vedeva. Ma quattro giorni dopo, incontrandolo su una banchina del porto, lo invitai di nuovo a cena. A Loimel l’invito dispiacque. Non venne neppure Halum, con la scusa di un altro appuntamento; alle mie insistenze rispose spiegandomi che Schweiz la faceva sentire a disagio. Noim invece era a Manneran e si uni a noi. Si bevve poco e la conversazione rimase forzata e impersonale fino al momento in cui, senza neppure accorgerci del cambiamento di tono, ci trovammo noi a raccontare a Schweiz di quando avevo lasciato Salla per sfuggire alla gelosia di mio fratello, e Schweiz a raccontare a noi la sua partenza dalla Terra; quando il Terrestre se ne fu andato, Noim mi disse con disapprovazione: — Quell’uomo ha i diavoli nell’anima, Kinnall.