tese, senza riuscire a far presa su niente. Si, poteva essere astuto e opportunista, ma sotto le sue malizie era vulnerabile, appassionato, puro. Non potevo giudicare Schweiz duramente. Egli era me, io ero lui. Ondate delle nostre personalita ci sommergevano. Se condannavo Schweiz, dovevo condannare anche Kinnall Darival. La mia anima si riempi d’affetto per lui.

Sentii che anche lui mi sondava. Non alzai barriere intorno alla mia mente, quando egli venne a sondarla. Attraverso i suoi occhi vidi quello che egli vedeva in me. La paura che avevo di mio padre, il timore verso mio fratello, l’amore per Halum, la fuga a Glin, la scelta di Loimel. I miei piccoli difetti e le mie piccole virtu. Tutto, Schweiz. Guarda, guarda, guarda. E tutto rimbalzava indietro, riflesso dalla sua anima ed io non trovavo penoso l’osservare. L’amore verso gli altri comincia con l’amore di se stessi, pensai improvvisamente.

In quell’istante il Comandamento cadde, ando in mille frantumi dentro di me.

Pian piano Schweiz ed io ci staccammo, anche se il contatto duro diverso tempo ancora, mentre la forza di quell’unione si andava affievolendo. Quando finalmente si ruppe, sentii una vibrazione, come se una corda troppo tesa si fosse spezzata. Rimanemmo seduti in silenzio. Avevo gli occhi chiusi, un senso di nausea in fondo allo stomaco e mi rendevo conto, come mai prima, dell’abisso che isola ciascuno di noi per sempre. Dopo un po’ guardai Schweiz dall’altra parte della stanza.

Egli mi guardava, mi aspettava. Aveva quel suo sguardo demoniaco, quel sorrisetto selvaggio, quel luccichio negli occhi; soltanto che ormai mi sembrava piu un riflesso di gioia interna che uno sguardo di pazzia. Appariva piu giovane. Il suo volto era ancora arrossato.

— Io ti amo — disse dolcemente.

Quelle parole inaspettate mi sconvolsero. Incrociai le mani sul volto, con le palme all’infuori, come per proteggermi.

— Cos’e che ti turba tanto? — chiese. — La grammatica o il significato delle mie parole?

— Tutt’e due.

— Puo essere cosi terribile dire io ti amo?

— Non si e mai… non si sa come fare a…

— A reagire? A rispondere? — Schweiz rise. — Non voglio dire che ti amo fisicamente. Come se una cosa simile potesse essere cosi odiosa. Ma no. Intendo dire quel che ho detto, Kinnall. Sono stato dentro la tua mente e quel che ho visto mi e piaciuto. Ti amo.

— Parli in prima persona — gli ricordai. — Dici, io.

— Perche no? Devo negare me stesso persino ora? Andiamo, spezza le catene, Kinnall. So che lo vuoi fare. Pensi che cio che ti ho detto sia osceno?

— E talmente strano tutto questo.

— Nel mio mondo queste parole sono strane e sono sante — disse Schweiz. — Qui invece sono mostruose. Non avere mai il permesso di dire Ti voglio bene, eh? Un intero pianeta che si nega un piacere cosi piccolo. Oh, no, Kinnall, no, no, no!

— Per favore — dissi debolmente. — Non ci si e ancora completamente abituati a quel che la droga ha fatto. Quando tu gridi in questo modo…

Ma non volle smetterla.

— Anche tu sei stato nel mio cervello — disse. — Che cosa ci hai trovato? Ero cosi disgustoso? Forza, parla, Kinnall. Ormai non hai piu segreti con me. La verita, la verita!

— Lo sai di esserti dimostrato piu ammirevole di quanto ci si aspettasse.

Schweiz ridacchio. — Per me e stata la stessa cosa. Perche ora abbiamo paura l’uno dell’altro, Kinnall? Ti ho detto che ti amo! Siamo stati in contatto, abbiamo visto che esistevano delle zone di fiducia. Adesso dobbiamo cambiare, Kinnall. Tu piu di me, perche tu hai piu strada da percorrere. Avanti, avanti. Da delle parole al tuo cuore. Dillo.

— Non e possibile.

— Di: io.

— E difficile…

— Dillo. Non come un’oscenita, dillo come se tu amassi te stesso.

— Per favore.

— Dillo.

— Io — dissi.

— E stata una cosa cosi terribile? Andiamo, dunque, dimmi cosa provi per me. La verita, dal piu profondo di te stesso.

— Una sensazione di calore… di affetto… di fiducia…

— D’amore?

— D’amore, si.

— Allora dillo.

— Amore.

— Non e questo che voglio che tu dica.

— Che cosa, dunque?

— Una cosa che in duemila anni non e mai stata detta su questo pianeta, Kinnall. Ora dillo. Io…

— Io…

— Ti amo.

— Ti amo.

— Io ti amo.

— Io… ti… amo.

— E un inizio — disse Schweiz. Il sudore colava sul suo volto e sul mio. — Cominciamo col riconoscere che possiamo amare. Cominciamo col riconoscere che siamo capaci d’amare. E allora cominciamo ad amare. Eh? Cominciamo ad amare.

36

Piu tardi dissi: — La droga ti ha dato quel che cercavi, Schweiz?

— In parte.

— Come, in parte?

— Cercavo Dio, Kinnall, e non l’ho trovato veramente. Ma ho ricavato da quest’esperienza un’idea migliore dove cercare. Quel che ho trovato e stato come non essere piu solo. Come aprire completamente il proprio cuore ad un’altra persona. E il primo passo sulla strada che voglio percorrere.

— Si e contenti per te, Schweiz.

— Devi ancora parlarmi in terza persona?

— Non riesco a fare diversamente — dissi. Mi sentivo stanchissimo. Cominciavo di nuovo ad avere timore di Schweiz. Provavo ancora affetto per lui, ma il sospetto tornava a poco a poco. Mi stava usando per qualche suo fine? Traeva qualche piccolo sporco piacere da quel nostro rivelarci? Mi aveva spinto a diventare un esibizionista. La sua insistenza nel farmi dire «io» e «me», era un simbolo della mia liberazione, qualcosa di bello e di puro come egli dichiarava o era soltanto un rotolarsi nel fango? Ero troppo nuovo a quel gioco. Non potevo restar li tranquillamente seduto mentre un uomo mi diceva «Io ti amo».

— Esercitati — disse Schweiz. — lo, io, io, io.

— Basta. Per favore.

— E cosi doloroso?

— E nuovo, e strano. Ho bisogno… ecco, vedi, ho bisogno di calarmi in tutto questo in modo piu graduale.

— Prendi tutto il tempo che vuoi, allora. Non ti metto fretta. Ma non fermarti.

— Si provera. Io provero — dissi. — Bene.

E dopo un momento: — Vorresti provare ancora la droga?

— Con te?

— No, non con me, non credo che sia necessario. Con qualcuno come la tua sorella di legame. Se te ne

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