confortami, sta con me. Avrei preferito conquistarti nella forza, piuttosto che nella debolezza. Ma, purtroppo, adesso sono debole. C’e questo universo di silenzio che sta accumulandosi nella mia testa, espandendosi, espandendosi, riempiendo tutto il mio cranio, creando questo enorme spazio vuoto. Sto vivendo un lento sgocciolio della realta. Riesco soltanto a vedere il bordo delle cose, non la loro essenza; e adesso anche i contorni si fanno indistinti. Oh, Cristo. Kitty, ho bisogno di te. Kitty come ti trovero? Kitty, ti ho appena conosciuto. Kitty Kitty Kitty.

Dlang. La corta lamentosa. Dling. La cordicella tesa al limite di rottura. Dlong. La lira scordata. Dlang. Dling. Dlong.

Cari figli di Dio, oggi il mio sermone sara brevissimo. Voglio soltanto che voi ponderiate e meditiate il profondo significato e mistero di alcune righe che intendo estrarre dal santo Tom Eliot, una guida su cui meditare in tempi di turbamento. Miei diletti, oriento la vostra attenzione sui suoi Quattro Quartetti, a quella sua riga paradossale, «Nel mio principio sta la mia fine», che egli, qualche pagina piu avanti sviluppa con il commento: «Quello che noi chiamiamo principio spesso e la fine / E il porre fine e un dare inizio». Alcuni di noi proprio adesso sono alla fine, figlioli; il che vuoi dire che alcuni aspetti della loro vita, una volta centrali per loro, stanno trascinandosi verso la fine. Si tratta di una fine o di un principio? E possibile che la fine di una cosa non sia il principio di un’altra? Io penso che sia cosi, carissimi. Ritengo che chiudere una porta non precluda la possibilita di aprirne un’altra. Naturalmente ci vuole coraggio per passare attraverso questa nuova porta quando non sappiamo affatto che cosa ci sia dietro, ma chi ha fede in Nostro Signore che e morto per noi, chi crede completamente in Lui che e venuto per la salvezza dell’uomo, non puo aver paura. Le nostre vite sono pellegrinaggi verso di Lui. Noi possiamo morire ogni giorno di tante piccole morti, pero siamo rigenerati da morte a morte, finche finalmente andiamo negli oscuri, vacui spazi interstellari dove Egli ci attende; e perche mai noi dovremmo aver paura, se Egli e la? E finche non arriva quel tempo, viviamo le nostre vite senza dare spazio alla tentazione di rattristarci per noi stessi. Ricordatevi sempre che il mondo e ancora pieno di meraviglie, che ci sono sempre nuove ricerche, che quelle che possono sembrare delle fini non sono fini sul serio, ma soltanto passaggi, stazioni lungo il cammino. Perche dovremmo lamentarci? Perche dovremmo abbandonarci al dolore, anche se le nostre vite sono una quotidiana sconfitta? Se noi perdiamo questo, perdiamo anche quello? Se arriva il sospiro, arriva anche l’amore? Se il sentimento illanguidisce, perche non possiamo ritornare ai vecchi sentimenti e prendere conforto da quelli? Tante delle nostre sofferenze sono soltanto confusione.

State dunque in una buona disposizione di spirito in questo giorno di Nostro Signore, carissimi, e non disponete trappole in cui potreste cadere voi stessi, e neppure concedetevi indulgenti peccati di miseria; non fate nessuna falsa distinzione tra inizio e fine, andate invece avanti, anche se a tentoni, verso nuove estasi, verso nuove comunioni, verso nuovi mondi, e non lasciate spazio nelle vostre anime alla paura, ma conservatevi nella Pace di Cristo e aspettate quello che deve venire. Nel Nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.

Adesso arriva un oscuro equinozio fuori stagione. La luna sbiancata brilla come uno spregevole vecchio teschio. Le foglie avvizziscono e cadono. Le fiamme si estinguono. La colomba, affaticata, vola rasente terra. L’oscurita si allarga. Tutto viene soffiato via. Il sangue purpureo trema nelle vene che si restringono; il freddo si insinua nel cuore sotto sforzo; l’anima deperisce; persino dei piedi non ci si puo piu fidare. Le parole vengono meno. Le nostre guide ammettono che ci siamo perduti. Quello che un tempo era solido si e fatto trasparente. Le cose passano, i colori sbiadiscono. Questo e un tempo di grigio, e io ho paura che sara ancora piu grigio, uno di questi giorni. La casa occupata solo da pensieri di un cervello inaridito in una stagione inaridita.

18

Quando Toni sloggio dal mio appartamento sulla 114a io aspettai due giorni senza fare niente. Avevo supposto che sarebbe tornata indietro una volta che si fosse calmata; mi ero immaginato che avrebbe telefonato, tutta pentita, dalla casa di qualche amico dicendo che le spiaceva di essersi lasciata prendere dal panico e che potevo andarle incontro con un tassi. Per di piu, in quei giorni io non ero in grado di prendere nessuna iniziativa, perche ero ancora sotto l’effetto dei postumi di quel mio viaggio vicario; mi sentivo come se qualcuno mi avesse spaccato la testa e poi me l’avesse ricucita, tirandomi il collo quasi fosse un elastico e alla fine lasciandolo andare al posto di colpo con un secco toc! doloroso. Passai quei due giorni a letto, per lo piu sonnecchiando, ogni tanto leggendo, e precipitandomi come un matto in corridoio tutte le volte che il telefono suonava.

Lei, pero, non ritorno e non telefono; il martedi dopo il viaggio con l’acido mi misi a cercarla. Prima di tutto telefonai al suo ufficio. Teddy, il suo capo, un uomo mite dolce colto, gentilissimo, molto allegro: No, non era venuta al lavoro quella settimana. Era una cosa urgente? Volevo il suo numero di casa? — Sto chiamando da casa sua — dissi io. — Lei non c’e e non so dove sia andata. Sono David Selig, Teddy. — Oh — disse lui. Molto sotto voce, con una grande compassione. — Oh. — E io: — Se capita che lei telefoni, le direte di mettersi in contatto con me? — Poi cominciai a telefonare alle sue amiche, quelle delle quali ero riuscito a trovare il numero: Alice, Doris, Helen, Pam, Grace. Alla maggioranza di loro, lo sapevo, non piacevo per niente. Non avevo bisogno di essere telepatico per rendermene conto. Pensavano che lei stesse buttandosi via per me, stesse sciupando la sua vita con un uomo senza carriera; senza prospettive, senza soldi, senza ambizioni, senza talento e neanche bello. Tutte e cinque mi dissero che non avevano avuto sue notizie. Doris, Helen e Pam mi parvero sincere. Le altre due, cosi sembro a me, stavano mentendo. Saltai su un tassi per andare da Alice nel Village e lanciai su di lei una sonda, zac! nove storie nella sua testa, e imparai un mucchio di cose sul suo conto che non mi ero mai sognato; ma non riuscii a tirarci fuori dove stava Toni. Mi sentii in colpa per aver spiato e non sondai Grace. Telefonai invece al mio datore di lavoro, lo scrittore, visto che la pubblicazione del suo libro la stava curando Toni, e gli chiesi se l’aveva vista. No da settimane, mi rispose lui, gelido. Era la fine. La pista era persa.

Il mercoledi ero sovreccitato, e non sapevo piu cosa fare. Alla fine, melodrammaticamente, chiamai la polizia. A un sergente di ufficio, seccato, diedi la sua descrizione: alta, esile, lunghi capelli neri, occhi scuri. Non sono stati trovati recentemente dei corpi in Central Park? Nei tunnel del metro? Nei basamenti delle abitazioni di Amsterdam Avenue? No. No. No. Senti, fratello, se abbiamo qualcosa te lo facciamo sapere; ma mi sembrava parlasse poco sul serio. Questo e quanto, per la polizia. Agitato, disperato, mi incamminai per il Great Shanghai per un miserabile pasto buttato giu, cibo buono andato di traverso (ci sono bambini che muoiono di fame in Europa, Duv. Mangia. Mangia). Poi, seduto davanti ai miei magri sparuti rimasugli di gamberetti con riso abbrustolito e sentendomi profondamente immerso nel lutto, inserii un dispositivo di caccia a buon mercato che avevo sempre disprezzato: scandagliai una per una tutte le ragazze che c’erano in quel grande ristorante, e tra loro ce n’erano molte alla ricerca di qualcuno che fosse solo, frustrato, vulnerabile, sessualmente disinibito e in generale con un bisogno urgente di un rinforzamento dell’ego. Non c’e tanto da faticare per portarsele a letto se hai un mezzo sicuro per sapere chi e disponibile, ma naturalmente la caccia non ha piu niente di sportivo. Quella che pescai era una signora sposata passabilmente attraente sui 25 anni, senza bambini, con il marito, un assistente alla Columbia, evidentemente troppo interessato alla sua tesi di dottorato. Passava tutte le notti murato vivo fra le cataste della Butler Library, a far ricerche, scivolando a casa molto tardi, esausto, irascibile, e generalmente impotente. La portai nella mia stanza, che non avevo riordinato (il che la turbo; lei lo prese come un segno di rifiuto) e passai due ore di tensione ad ascoltare la storia della sua vita. Alla fine mi diedi da fare per scoparla, e venni quasi immediatamente. Non fu certo il mio momento piu bello. Quando ritornai dopo averla accompagnata a casa, a piedi — Riverside Drive, 110a Strada — il telefono stava squillando. Era Pam. — Ho avuto notizie di Toni — disse lei, e di colpo mi sentii sudicio, con un senso di colpa per la mia superficiale consolatoria infedelta. — Si e messa con Bob Larking, nell’appartamento di lui nell’83a Strada Est.

Gelosia, disperazione, umiliazione, agonia.

— Bob chi?

— Larking. E quell’arredatore specializzato in tappezzeria d’alta qualita, di cui lei parla continuamente.

— Non con me.

— Uno dei piu vecchi amici di Toni. Sono molto intimi. Penso che abbia cominciato a frequentarla quando lei

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